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Autore: screaming_underneath    27/10/2010    12 recensioni
"Il freddo ci stava uccidendo."
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Gli ultimi momenti di Jack Dawson, aggrappato alle mani della donna che ama.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Rosalinda Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri




Il freddo ci stava uccidendo.

Mi serrava le membra in una morsa metallica, trascinandomi giù, sempre più giù. Mille lame mi percorrevano il corpo, costantemente, provocandomi un dolore assurdo e quasi irreale. Soffrivo, ma lo stesso, il dolore più grande era vedere Rose morire davanti a me.
Volevo salvarla, e non c'ero riuscito.
Chiusi gli occhi, perdendomi in una fantasticheria dove, a quella maledetta partita a carte, avevo perduto tutto. Non ero mai salito su quella dannatissima nave. Senza soldi, avevo provato a farmi reclutare in un peschereccio, riuscendo a trovare lavoro come mozzo. Il Titanic, un sogno che non si era realizzato, si allontanava senza di me.
Sorrisi quasi, con un'innaturale pace nel mio cuore. Mi addormentai per un po'.
Titanic
Titanic. Maledetto il suo nome e il suo destino. Maledetto me che mi ero infilato dove non dovevo. Ormai, mi dissi, ne ero troppo dentro.
Mi maledissi ancora, sapendo che quello che stava accadendo intorno a me, la mia morte, la morte della mia amata Rose, era colpa mia. Tutta colpa mia. Non meritavo l'amore di quella ragazza. Non meritava di morire a causa mia. Se solo non mi fossi voltato... Se solo avessi continuato a parlare con... Qual'era il suo nome? Il freddo mi avvolgeva, annebbiandomi i pensieri.
Se solo non l'avessi salvata io.
Se solo avessi pensato agli affari miei, se solo fossi rimasto al mio posto... Rose non sarebbe morta così, vicino a me, stringendo forte le mie mani tremanti per l'ipotermia, ma si sarebbe salvata su di una delle scialuppe. Al sicuro, con la madre e il fidanzato.
Forse non sarebbe stata felice, intrappolata in una vita fatta di dolore e urla represse nel cuore, ma sarebbe vissuta. Invece, ormai il freddo ci portava via pian piano, addormentandoci senza neppure rendercene conto.

Mi costrinsi ad aprire gli occhi, che invece si volevano sigillare senza il mio permesso.
Rose, di fronte a me, gli occhi chiusi, le labbra violette, viveva ancora. Vedevo il suo petto muoversi impercettibilmente, segno che ancora il freddo non l'aveva vinta del tutto. Forse, mi dissi - con una speranza infinitesimale nel petto - forse si sarebbe salvata, grazie a quel relitto dove l'avevo fatta salire.
Avrebbe vissuto a lungo, me lo sentivo. Quello non era il suo giorno.
Cercai di stringerle più forte le mani, ma il freddo aveva me le aveva bloccate e, anche guardandole, non riuscivo più a sentirle mie. Capii che non avevo più forze per combattere. 
Il sonno venne strisciando, invitante, accompagnato da una strana sensazione di calma e e pace: sapevo che non mi sarei più risvegliato. 
Aprii le labbra e, con le ultime forze, sussurrai il nome della mia amata. «Rose. Ti. Amo.»

Ero felice di morire così, senza che se ne accorgesse.
Mi era insopportabile l'idea che fosse testimone della mia morte. Avrebbe voluto seguirmi, e io non volevo. Le avevo fatto promettere di vivere il più a lungo possibile. Sarebbe morta nel suo letto, al calduccio, lei. Non si meritava tutto quel freddo. 
Chiusi gli occhi.
La pace mi avvolgeva, faceva caldo, adesso.
Davanti a me, una sorridente Rose mi veniva incontro, assieme a due bambini, un maschietto e una femminuccia, i capelli ramati di tutti e tre al vento. La mia famiglia.
Vidi mia figlia slanciarsi verso di me, chiamandomi a gran voce. Rose mi sorrideva da lontano.
(Ero a casa.)
Infine, il nero.



Salivo, o scendevo.
Non riuscivo a capirlo. Era tutto troppo buio. In lontananza, sotto di me intuii, una voce melodiosa mi chiamava.
Volevo ritornare indietro, indietro verso quel suono celestiale... ma non potevo. Continuai la mia salita, impotente.
«Jack! Jack! La scialuppa! Jack!».
La voce mi chiamava, addolorata.

Sorrisi.
Si sarebbe salvata.
(Rose. Ti amo.)







Due parole.
Questa è la prima fanfiction che abbia mai scritto. 
E' un pietoso tentativo di metabolizzare la mia prima visione di Titanic, seriamente T R A U M A T I C A.
Adesso, a distanza di anni, non avuto cuore di modificarla; ho giusto corretto due o tre orrori grammaticali e risistemato l'html, oltre che le note. In ogni caso, se siete arrivati fino a qui vuol dire che avete letto, pietoso tentativo o meno, e ne sono felice.

   
 
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