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Autore: Haydee    12/11/2005    5 recensioni
"Non smettere mai di sognare Pearl, e lotta tutta la vita per realizzare i tuoi sogni. Non lasciare che qualcuno si metta sulla tua strada e blocchi le tue ali, sei libera come un'aquila"... "Non è mai passato un solo, dannatissimo, giorno in questi 6 anni durante il quale non mi sia chiesto cos’avrei potuto fare per aiutarlo!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scorcio di vita di una vittima

Scorcio di vita di una vittima

 

Ancora alla sede della società di intermediazione mobiliare Rush

 

- Prego, si accomodi. – le disse una volta superato il momento di imbarazzo mentre si dirigeva alla sua poltrona.

Quando si sedette aveva già curriculum e altri documenti sotto il naso.

Li prese con aria fintamente grave e prese a sfogliarli.

La prima cosa che guardò fu l’età della ragazza… Nata nel 1979, quindi ha 26 anni… sembra più giovane… pensò lanciandole una fugace occhiata e vedendola rigida sulla poltroncina.

Mise una mano davanti alla bocca per nascondere un sorriso e proseguì la sua indagine.

Laurea in economia… massimo dei voti… master in finanza… sembra il mio stesso percorso formativo!

La guardò ancora. Era strano, gli sembrava di averla già vista… qualcosa gli diceva che doveva conoscerla. Gill Porter… Porter… molto strano, non riusciva a figurarsela con quel nome.

Aveva come l’impressione che si facesse chiamare in un modo diverso, eppure tutti i suoi dati erano lì, sotto i suoi occhi, con indirizzo e tutto!

E questo? I suoi hobby?! Interessante… le piace leggere, e si era capito, e adora il tennis. Beh, ma allora è la donna della mia vita!

Pensò sorridendo nuovamente, mentre Pearl davanti a lui lo guardava sorpresa. Che aveva da ridere quel tizio?!

- Bene signorina, il suo curriculum è notevole, devo ammetterlo. Mi chiedevo se le andrebbero bene 15 giorni di prova, intendo rinnovare la sezione contabile e ho bisogno di qualcuno di giovane e dinamico. Le interessa? – chiese prendendo in mano una stilografica e rigirandola nervosamente tra le dita forti. Pearl tornò a guardarlo dopo un istante:

- Certamente! Spero che sarà soddisfatto del mio lavoro e che deciderà di assumermi stabilmente. – lui puntò gli occhi scuri nei suoi, guardandola intensamente:

- Ne sono certo signorina Porter… allora può cominciare domattina, la aspetto per le 9 per mostrarle le sue mansioni. – fece alzandosi e porgendole la mano.

Lei la strinse con decisione, guardandolo con occhi brillanti:

- Benissimo. Allora a domani signor Rush! – esclamò soddisfatta. E chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato così facile?!

Damon la accompagnò alla porta, e le sorrise:

- Non vedo l’ora che arrivi domattina… - mormorò divertito facendola sobbalzare. E questo cosa significava?!

- A-arrivederci signor Rush. – balbettò affrettandosi ad allontanarsi da quel tipo, consapevole che due occhi scuri e penetranti studiavano attentamente ogni sua mossa.

 

Damon la guardava con un sorriso enigmatico dipinto sulle labbra. Gli piaceva quel suo modo di camminare così altero, la faceva sembrare una regina dei tempi andati. Indugiò sulla figura della ragazza finché questa non svanì lungo le scale, poi si richiuse nel suo studio con un’espressione indecifrabile.

Si sedette sulla sua poltrona e la volse verso la vetrata che gli garantiva una vista perfetta sull’ingresso.

Dopo pochi istanti la vide uscire, camminava svelta e un po’ meno rigida di prima, quindi probabilmente sapeva di essere osservata quando era uscita dal colloquio.

La vide frugare nella borsetta ed estrarne le chiavi dell’auto sempre senza fermarsi, poi fare un gesto aggraziato per scostarsi i capelli dal viso. Era l’eleganza fatta persona, non aveva mai incontrato una ragazza così di classe, oltre che bella.

Una lieve ruga gli solcò la fronte quando la vide rallentare e osservare un’auto scura, alla quale stava appoggiato un ragazzo biondo.

 

Pearl sbatté le palpebre per vedere meglio. Tarik?

- Ciao! Allora, ti hanno assunta?! – le chiese a voce alta, tanto che anche Damon lo sentì. La ragazza annuì:

- Sì, per un periodo di prova… e tu che cosa ci fai qui? – chiese riprendendo ad avvicinarsi. Tarik con un paio di lunghe falcate le era accanto, le circondò la vita con le braccia e la sollevò da terra:

- Sono venuto per festeggiare!! Ero sicuro che ti avrebbero presa, perciò sono venuto per essere il primo a congratularmi! – fece girando su sé stesso e ridendo allegro. Pearl non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere:

- Che fai?! Mettimi giù, pazzoide! – fece dandogli dei leggeri pugnetti sulle spalle. Lui la lasciò andare, ma non prima di averle dato un bacio veloce sulla fronte.

Pearl alzò lentamente lo sguardo su di lui:

- Tarik, che cosa stai… - ma lui la zittì mettendole l’indice sulle labbra:

- Ssst! Non sta bene che una bella ragazza come te non abbia il ragazzo, così sono qui per fare la parte del fidanzatino premuroso! Non ti sta bene? – chiese divertito. La ragazza scosse il capo sorridendo:

- E va bene, ma non prenderti troppe libertà! Ho un’immagine seria da difendere io! – esclamò come una brava maestrina avvicinandosi alla sua auto. Tarik la seguì:

- Sissignora!! Fai guidare me, ti porto in un bel posticino per fare bisboccia! -

- Sei pazzo, guarda che è mattina! – lui scosse le spalle ridendo:

- E allora?! Andiamo in qualche bel ristorante e ci facciamo una mangiata di quelle da cenone di Natale! Che mi dici, ti va? – la ragazza lo guardò un istante, poi scosse il capo:

- Fa un po’ quello che ti pare, tanto non credo proprio che riuscirò a farti cambiare idea! – fece porgendogli le chiavi. Lui le prese divertito e la spinse dal lato del passeggero, aprendole lo sportello e mettendosi serio:

- Prego madame… - fece in tono di sussiego mentre lei scoppiava in una risata allegra:

- Pagliaccio! – gli urlò mentre lui le sbatteva galantemente la portiera in faccia.

Partirono rapidamente e se ne andarono tranquilli, mentre Rush sprofondava nello schienale della poltrona con i muscoli della mascella contratti e lo sguardo pensoso.

 

~~~~~

 

Ore 21:00, appartamento in centro

 

L’uomo entrò senza accendere la luce.

Depositò la ventiquattrore su un tavolino nell’entrata e si avvicinò lentamente a un divano in pelle nera, allentando il nodo della cravatta e sbottonando i primi bottoni della camicia.

Si sentiva soffocare, ma sapeva bene che non era solo dovuto ai vestiti che indossava, infatti anche dopo essersi liberato di qualsiasi impaccio continuava a sentire il desiderio di aria fresca, diversa e nuova.

Tentò di rilassarsi contro lo schienale, arrovesciando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.

Miriam non era in casa, per la milionesima volta gli aveva dato appuntamento e non si era fatta trovare.

Per fortuna che avrebbero dovuto parlare…

 

Stare seduto però lo faceva pensare troppo, quindi si alzò e sfilandosi la giacca con un fruscio si avviò al mini-bar, versandosi una dose più che generosa di un amaro.

Tracannò il liquido scuro d’un fiato, stringendo le labbra mentre il liquore gli bruciava la gola, poi sospirò stanco.

 

“Dedichi più tempo alla tua stupida società che a me!”

La voce petulante che gli urlava nella testa era quella della sua ormai quasi ex compagna, durante la lite di quel mattino.

Forse non aveva tutti i torti, ma d’altra parte come poteva mettere al primo posto una donna che lo aveva tradito?

 

Già, Miriam lo aveva tradito, anche se forse non fino in fondo, ma questo era un particolare che voleva risparmiarsi a tutti i costi.

Alcuni mesi prima.

Era tornato a casa prima del previsto, quel giorno aveva un mal di testa terrificante e non era riuscito a proseguire la giornata in ufficio.

Era tornato all’ora di pranzo, stupito di non trovare la donna visto che non lavorava. Non ci aveva fatto troppo caso, sapeva che era un patita dello shopping sfrenato quindi non aveva ritenuto necessario preoccuparsi.

Poche ore dopo, mentre vagava per la casa come uno zombie alla ricerca di qualcosa che lo facesse stare meglio, la porta d’ingresso si era aperta e Miriam aveva fatto il suo ingresso avvinghiata a un uomo.

Era talmente impegnata a baciarlo e a togliergli la giacca che si era accorta di lui solo quando le aveva lanciato una battuta acida sulle sue occupazioni mentre lui era al lavoro.

 

Naturalmente il terzo incomodo non aveva aspettato nemmeno un minuto a battere in ritirata, evidentemente poco deliziato dall’idea di finire male con quel tipo tutto muscoli che conviveva con la signorina frivola.

Quindi aveva lasciato i due “piccioncini” a sbrigarsela da soli.

 

Lei aveva piagnucolato per ore, singhiozzando che si sentiva sola e ignorata, che lui non la portava mai a cena e altre balle del genere.

Diceva che non era successo niente con quel tipo, si erano solo baciati e lei non si era rifiutata, si sentiva troppo persa. Damon l’aveva guardata ironicamente:

- Ma certo: è stato lui a portarti fin qui, tu di certo non gli hai indicato la strada, vero cara? E poi si sa, questo è il modo migliore per affrontare i problemi, il tradimento! Fammi il piacere Miriam… - aveva sbottato deluso e amareggiato.

La discussione era andata avanti per le lunghe, poi il suo mal di testa era andato aumentando perciò si era infilato nel letto senza proseguire quel colloquio assurdo.

 

Il mattino dopo Miriam era ancora lì, gli aveva chiesto scusa con mille fusa e lui aveva deciso di perdonarla, cosciente nel profondo che se ne sarebbe pentito, ma deciso a ignorare quella vocetta insistente. Era ancora interessato da lei, ma non aveva capito che era solo attrazione fisica.

In realtà le cose da quel giorno sembrarono migliorare, Miriam voleva accompagnarlo quando aveva degli affari fuori città e lui la accontentava: faceva colpo sui clienti con quella sua aria civettuola, era un’ottima spalla da quel punto di vista.

 

La settimana precedente però era successo il fattaccio: la donna lo aveva accolto con una sottoveste di pizzo praticamente inesistente, aveva cominciato a spogliarlo sulla soglia dell’appartamento e lui era rimasto impassibile, poi aveva cominciato a rispondere ai suoi baci e si era lasciato travolgere.

 

Si erano appena gettati sul letto quando con voce rauca Miriam gli aveva detto che voleva un bambino.

Immediatamente si era staccato da lei, guardandola come se fosse impazzita:

- Che cosa?! Un… bambino!? – aveva balbettato con voce strozzata. Lei aveva sorriso sensualmente, accarezzandogli il petto attraverso la camicia quasi del tutto sbottonata:

- Sì amore, perché? – Damon si era tirato indietro sgomento:

- Io non voglio un figlio… non da te!! – si era ritrovato ad esclamare.

 

Sul momento non sapeva esattamente nemmeno lui perché le aveva detto una cosa del genere.

Era stato colto di sorpresa e poteva essere stato lo shock, certo, ma quando più tardi ci aveva ripensato con calma aveva capito il vero motivo per il quale le aveva detto quella cattiveria: non voleva veramente avere dei figli da lei.

Gli ripugnava addirittura l’idea che i suoi figli sarebbero dovuti crescere con una madre del genere, con una donna che per noia era capace di tradire, che non sapeva pensare ad altro che a comprare scarpe alla moda e che non aveva la minima idea di come cucinare un uovo.

Lui era cresciuto con una madre casalinga, in un caldo nido familiare, e Miriam non era assolutamente la donna che immaginava di sposare per mettere su famiglia.

 

Immaginava una brava ragazza, di certo non casalinga, ma se la figurava dolce, premurosa e amorevole, ma allo stesso tempo indipendente e forte.

Di certo per una del genere avrebbe lavorato come le persone normali, non anche il giorno di Natale e Pasqua. Anzi, avrebbe anche potuto chiudere quella società che ormai gli procurava più grattacapi che soddisfazioni e trovarsi un lavoretto stipendiato. Non era certo a corto di soldi…

L’avrebbe portata in vacanza in qualche bel posticino in montagna, che lui amava particolarmente, e si vedeva seduto sotto a un pino in un praticello fiorito, mentre lei canticchiava a occhi chiusi respirando le fragranze nell’aria, abbracciata a lui.

Poi apriva gli occhi e gli sorrideva dolcemente, avvicinandosi per dargli un bacio leggero e morbido…

Il problema era che questa donna meravigliosa non aveva un viso. Era, e temeva che avrebbe continuato a rimanere per sempre, un suo sogno.

Sapeva solo una cosa: che il suo profumo sarebbe stato simile a quello del miele, dolce e fragrante. Non sapeva dire il perché, ma era sempre stata la sua fissazione.

 

Potete immaginare la sua sorpresa quando quel mattino Pearl, che lui conosceva come Gill, gli era passata accanto e lo aveva inondato dell’esatto profumo che lui aveva sempre cercato.

In un primo momento non ci aveva creduto, aveva pensato di esserselo sognato perché desiderava sentirlo, poi con il passare delle ore la sensazione di aver trovato finalmente quel qualcuno di particolare aveva cominciato a farsi sempre più chiara e decisa nella sua mente.

Ora fremeva al pensiero che l’avrebbe rivista l’indomani, e così via per chissà quanto tempo.

Però era una pessima idea farla lavorare in contabilità, non sapeva neanche che faccia avesse il contabile da quanto poco lo vedeva!!

No, le serviva un incarico che la tenesse sempre al suo fianco.

 

Gli tornò alla mente il biondino del parcheggio solo quando la porta si aprì di scatto, lasciando entrare Miriam:

- Ah, sei qui. Bene, ho bisogno di parlarti. – esordì gelidamente.

Damon si sistemò sul divano, infastidito che i suoi pensieri fossero stati interrotti:

- Dimmi pure… - mormorò distratto. Lei gli sedette di fronte, accavallando le belle gambe messe in vetrina dalla minigonna:

- Voglio l’appartamento. -

 

Damon la guardò una volta, poi osservò il bicchierino di amaro che teneva ancora tra le dita e tornò nuovamente a osservarla, quasi incredulo:

- Sei pazza? È casa mia e non siamo sposati! Non puoi pretendere nulla, non stiamo divorziando! – sibilò con un sorriso sinistro. Lei fece un gesto noncurante:

- Beh, sei tu a lasciarmi: qualcosa mi devi. E siccome sei stato tu a offendermi dicendomi che da me un figlio non lo vorrai mai, mi sembra che lasciarmi l’appartamento non sia un grande sforzo, anche perché di soldi ne hai. – osservò con la massima calma.

Rush osservò la donna davanti a lui con un misto di odio e ammirazione.

Odio perché le sue richieste erano assurde, oltre che sproporzionate come… “risarcimento”, neanche fossero sposati.

Ammirazione perché era certo che nemmeno il più profittatore degli scrocconi avrebbe mai avuto la faccia tosta di fare una proposta del genere in una situazione simile.

 

Alla fine si alzò e le sorrise gelidamente:

- Come vuoi, è tutto tuo. – mormorò depositando il bicchiere su un basso tavolino di cristallo e allontanandosi.

E chi voleva restare a vivere nell’appartamento che aveva diviso con quella strega?!? Probabilmente di lì a qualche giorno lo avrebbe cambiato comunque, perciò non era poi un grande sforzo spostarsi subito.

 

~~~~~

 

Circa due ore dopo era in auto, aveva tutte le sue cose ed era diretto all’albergo più costoso ed elegante della città.

Avrebbe alloggiato lì finché non avesse trovato un appartamento che gli piacesse, e soprattutto che non gli ricordasse in nessun modo l’abitazione che aveva lasciato a Miriam.

 

Sorrise tra sé: da quel giorno aveva inizio una nuova vita.

Magari poteva abbandonare tutto, dopotutto chi gli ordinava di restare a fare il grande manager?

Aveva studiato tanto per far piacere a suo padre, il vecchio dispotico lo aveva praticamente obbligato a seguire le sue orme e a diventare un esperto di alta finanza.

Gli aveva fatto un lavaggio del cervello talmente accurato che non ricordava nemmeno più se aveva o meno avuto un sogno da bambino.

Che so, tutti i maschietti sognano di fare il pompiere, il poliziotto, o magari il capitano di una nave!

Lui che aveva sognato quando aveva 4-5 anni?

Di ottenere il massimo rendimento dalla vendita di stock-option in difficoltà?

Non poteva essere così… magari aveva sognato di diventare un grande musicista, o un pittore… o addirittura di avere una fattoria con animali di ogni tipo!

Rise immaginandosi alle prese con la mungitura all’alba: chissà, magari gli avrebbe fatto veramente bene una vita del genere.

 

Magari sarebbe riuscito a riavere i suoi sentimenti.

Già, perché doveva averglieli presi qualcuno per sbaglio e rinchiusi in un qualche cassettino dimenticato.

Di certo lui la chiave non ce l’aveva.

O meglio, l’aveva anni prima, ma da quando sentiva gravare sulla sua coscienza l’esistenza infelice di un uomo non era più riuscito a essere sereno, soprattutto ripensando alla famiglia di quest’ultimo.

 

Proprio così, signore e signori, il ricchissimo Damon Rush, giovane presidente di una società di intermediazione mobiliare tra le più potenti del paese, aveva uno storpio e la sua disgraziata famiglia sulla coscienza.

Non era ancora stato capace di cancellare o quantomeno alleviare il senso di vergogna che aveva provato alla notizia dell’incidente di Garner.

 

Si era affezionato al suo vecchio collega, in un certo senso era stata la figura paterna affettuosa che non aveva mai avuto.

Ma proprio quando Vincent aveva avuto bisogno di lui, proprio quando era lui a doverlo aiutare, si era comportato in un modo che ancora lo faceva svegliare alla notte con i sudori freddi.

Era stato un vigliacco.

Aveva lasciato che l’ingiustizia e la cattiveria consumassero la vita del suo mentore e che lo spingessero a un gesto estremo quanto folle.

Ma chi al suo posto non avrebbe fatto lo stesso? Lui probabilmente avrebbe preferito darsi una revolverata. Più sicura e infallibile di un aleatorio incidente d’auto.

Aveva messo la sua carriera, e il desiderio di dimostrare a suo padre che poteva essere uno spietato uomo d’affari quanto lui, davanti alla vera amicizia che Vincent gli aveva dimostrato… aveva ribrezzo di sé!

 

Scosse il capo chiudendo gli occhi per un istante, tanto era fermo al semaforo con il rosso.

Non doveva pensare a quella storia, non quella sera.

Avrebbe finito col pentirsi di aver lasciato Miriam, e di certo quella era una delle cose peggiori che potesse fare.

 

Tornò col pensiero al discorso dell’amore, e ricordò che un paio di anni prima Laura… o Lisa… beh, una sua ex, mentre lo mandava al diavolo, gli aveva detto che non sapeva amare. Forse era vero.

O forse è tutta opera del Rimorso.

 

 

Earinë: Allora è deciso: le spedisco tutte al ministero della salute e le faccio brevettare come l’ultimo ritrovato della chimica nella lotta contro al raffreddore, faresti da testimone per l’utilità del medicamento? Grazie! E grazie anche per i complimenti ai miei personaggi femminili, avevi intuito giusto! Sono la prova vivente e sfigata che gli scippi vanno a finire sempre o comunque spesso al contrario.

 

AyLa: Forse ho aspettato un po’ troppo a inserire questo personaggio, o anche solo a dare la descrizione di Pearl… bah, vedremo se le cose miglioreranno, in ogni caso finirò anche questa… non appena mi verrà in mente una fine naturalmente…;p Ho notato anch’io che siamo tutte donne, ma d’altra parte nella sezione “Romantico”mi farebbe strano trovare un maschio, per definizione loro odiano le sdolcinatezze, almeno nella maggior parte dei casi! Poi naturalmente non si deve generalizzare, ma sai il mio Arkel mi spinge a pensarla così! Speravo che Damon sarebbe piaciuto, da quando ho cominciato a pensarlo è sempre piaciuto molto anche a me. Adesso però devo stendere un bel profilo psicologico, vedremo come fare.

 

Jennifer: Non c’è bisogno di scusarsi, sono io che ti ringrazio per aver letto anche questa mia storiella! E grazie di trovarla carina, farò del mio meglio anche qui!

 

Antheameiko: Ah, volevo dirti che le risposte alle tue recensioni non sono state inserite a caso. Sono pignola in certe cose (sottolineo “certe cose”) e le ho inserite guardando l’orario in cui le hai scritte e infilandole tra quelle scritte nella sezione recensioni… lo so, sono pazza! MA COME?!? L’ho appena inserito e tu me lo lapidi così, alla sua prima comparsa?!! Vi state rivoltando contro i miei personaggi maschili donne ,la cosa mi preoccupa assai… Ripeto che dovete conoscerlo prima, potrebbe non essere poi così malaccio… già da questo capitolo spero tu lo abbia rivalutato! E comunque volevo precisare che il padre di Pearl non è morto, non si era capito? È semplicemente disabile. Un’ultima cosa: non posso dirti se si innamoreranno, l’unica cosa certa è che non lo so nemmeno io!

 

Damynex: E io che ti avevo detto?! Me lo sentivo che avresti cambiato idea su di lui, basta saper aspettare!

 

Elenim: Ma ciao!! Farò del mio meglio, e sono la prima ad essermi accorta che questa storia non sta nemmeno a un anno luce di distanza dall’altra… mi sa che ho già esaurito la mia vena artistica folle… sign!

 

Clover: Onorata che ti interessi, è felice della tua recensione e chiede di poter approfondire la tua conoscenza… ^_^

  
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