QUERCIA (coraggio, aiutare gli altri)
Tutti gli alberi della foresta erano spaventati.
Il vento soffiava prepotente tra le loro fronde.
Un temporale, molto forte, di lì a poco si sarebbe abbattuto su di loro.
Tuoni e lampi si intuivano già all’orizzonte e gli alberi, terrorizzati, cercavano il più possibile di rannicchiarsi su se stessi, per sfuggire alla furia della tempesta.
Ciò che spaventava tutti, erano i fulmini.
Se il vento soffiava forte, al massimo si rompeva qualche ramo… nulla di grave, in primavera sarebbero rifioriti.
Con i fulmini il discorso era diverso.
Quei lampi che abbagliavano il cielo e lo coloravano di una luce strana e spaventosa, finché rimanevano tra le nuvole non erano pericolosi però, delle volte capitava che i fulmini cadessero a terra e colpissero alcuni di loro.
Sopportare la scossa di un fulmine non era semplice, molti di loro non ne erano capaci.
Successe che, mentre tutti gli altri urlavano spaventati, la grande Quercia che stava nel centro esatto del bosco, iniziò ad allargare il più possibile le sue fronde.
Continuò a tirarsi e a stirarsi fintanto che non coprì tutti i suoi compagni alberi.
Il temporale era ormai sopra la foresta, ma tutti gli alberi erano coperti dall’abbraccio protettivo della grande Quercia.
“Perché lo fai? Così rischi di farti male”
domandò un Salice dando voce ai dubbi di tutti.
“Io sono forte, se un fulmine mi colpisce non morirò!”
tutti la guardarono sorpresi.
“E’ compito dei più forti proteggere i più deboli”
spiegò
La tempesta infuriò per ore: l’acqua cadeva, i tuoni rombavano, il vento ululava ed un fulmine cadde.
Quando il temporale ebbe fine tutti la fissarono preoccupati.
“Come state?”
chiese
Tutti la guardarono sorpresi, nonostante tutto, la grande Quercia si preoccupava ancora per loro.
“Bene”
mormorarono in coro.
Ci vollero alcuni mesi perché le sue ferite guarissero.
Però, passato quel periodo, ricominciò a svettare come prima.
Anzi, ora era anche più rigogliosa e forte… pronta a proteggere ancora i suoi amici se ce ne fosse stato nuovamente bisogno.