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Autore: Elelovett    29/10/2010    8 recensioni
- Toglietevi quella maschera. Perché la portate?
- La devo portare.
- Siete malato?
- Possiamo dire così.
- Devo radervi, non posso se non vi togliete la maschera.
- Siete sicuro di volerlo?
- Volerlo? Ahah, mi state prendendo in giro signor Destler? Siete voi che mi avete chiesto di farvi la barba!
In una notte tempestosa un incontro casuale...O forse no...Due uomini apparentemente diversi ma che condividono lo stesso tragico passato e un solo desiderio...
Fic per festeggiare Halloween! [Sweeney Todd e Il Fantasma dell'Opera]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erik/The Phantom
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era buio pesto e cominciava a piovere quando Sweeney Todd si apprestò a chiudere il negozio e a raggiungere la vicina, la signora Lovett, per un pasto frugale al piano di sotto. La giornata non era stata una delle migliori: due soli clienti nella botola. Il barbiere stava riponendo i suoi preziosi rasoi e il panno da lavoro quando sentì tintinnare il campanello sopra la porta.

- Siamo chiusi, ripassate domani.- disse senza neanche voltarsi.

Nessuno rispose, nessuno indietreggiò. Ora che ci pensava, Sweeney non aveva nemmeno sentito dei passi. Si voltò e vide un uomo avvolto in una pesante mantella nera, una sciarpa che gli copriva il viso fin sopra al naso ma non abbastanza per nascondere una strana maschera bianca che dominava metà della sua faccia. Il barbiere corrugò la fronte ma si limitò a ripetere:

- Sto chiudendo, è tardi signore.

L’uomo disse:

- Vi prego monsieur, vi chiedo solo una rasatura, niente di più. Domani non sarò più qui.

"A Londra o su questa terra?" pensò Sweeney sogghignando fra sé e sé. In un’altra occasione avrebbe mandato al diavolo quel cliente e se ne sarebbe andato al piano di sotto, ma quel particolare individuo aveva un non so che di speciale che affascinava il barbiere, e soprattutto aveva l’aria di essere solo al mondo: insomma, un’ottima materia prima per i nuovi pasticci della Lovett. Sweeney sfoderò uno dei suoi ingannevoli sorrisi:

- La mia vicina potrà aspettare allora, accomodatevi.

Subito riprese il panno e spolverò la sedia da residui di capelli invisibili, mentre il cliente si levava la mantella con un gesto a dir poco plateale, "degno di Pirelli" pensò Sweeney. Quell’uomo era sempre più strano, eppure…Così simile a lui…

- Questa stanza è sempre stata il vostro negozio?- chiese sorprendentemente il cliente, guardandosi intorno senza accennare a volersi sedere.

Sweeney rispose:

- Be’, ormai è da un po’ che sono qui…Da quando mi ci sono stabilito faccio il barbiere. Come mai siete così curioso signor…

- …Destler. Erik Destler.

- Sì, signor Destler…Non mi sembrate inglese.

- Non lo sono infatti: vengo da Parigi.

Sweeney aspettava in piedi di fianco alla sedia, stranamente imbarazzato: perché non si sedeva? Doveva di nuovo invitarlo cortesemente? Erik si avvicinò al mobile su cui il barbiere teneva i suoi effetti personali e i suoi attrezzi e prese in mano il ritratto di Lucy e Johanna:

- Sono vostra moglie e vostra figlia?

Sweeney non riuscì a trattenersi:

- Signore non credo che siano affari che vi riguardano, state abusando già abbastanza del mio tempo, volete accomodarvi o posso chiudere bottega?

Erik posò il ritratto e si mise seduto mormorando:

- Scusatemi…

Sweeney distese con un gesto rapido il panno e lo sistemò al colletto del cliente. Si chiedeva quando Erik si sarebbe tolto la maschera, come sperava che l’avrebbe raso? Mentre mescolava la schiuma da barba, il barbiere tentò di farlo parlare, per essere sicuro di potersene liberare senza incorrere in spiacevoli incidenti…Ma se ne voleva davvero liberare? C’era qualcosa nello sguardo di quel Destler che gli ricordava la sua stessa vita, tutto il suo dolore. Perché?

- Scusate se sono stato troppo brusco signore. Sì, quelle sono…Erano mia moglie e mia figlia.

- Volete dire che sono morte?

- …Sì.

Erik rimase stranamente in silenzio. Poi aggiunse piano:

- So cosa vuol dire perdere chi si ama…Che quella persona sia morta o se ne sia…Semplicemente andata. Così ha fatto la mia Christine.

Il barbiere fu contento di spostare la conversazione su qualcosa che non riguardasse il suo passato:

- Avete una famiglia?

- Io sono la mia famiglia.

- Christine era vostra madre? O vostra moglie?

- Non credete che adesso siate voi a immischiarvi in cose che non vi riguardano monsieur Todd?

- Perdonatemi, avete ragione. Volevo solo chiacchierare, abitudine di barbiere.

- …Christine era madre, moglie e figlia. Era il sole e l’oscurità, era la voce armoniosa che accompagnava il mio canto, era tutto ciò che dovevo proteggere e tutto ciò che mi è stato sottratto. L’unica cosa per cui valeva la pena vivere e l’unica che non ho saputo controllare. L’ho persa monsieur Todd…Lui me l’ha portata via.

Sweeney ebbe un brivido a sentire quella frase così familiare, e rimase così colpito dalla conversazione che per un attimo smise di mescolare:

- Chi ve l’ha portata via?

- Il visconte De Chagny…- le parole di Erik erano cariche d’odio, odio che alimentava le vene di Sweeney.

Il barbiere rimase freddo mentre dentro di lui qualcosa si scioglieva lentamente:

- Siete qui per riprendervela allora.

- Sì…Sono venuti qui a Londra e voglio rivederla…E voglio che scelga me.

- E immagino che cerchiate vendetta contro colui che ve l’ha sottratta.

- Sì…Se lei non vorrà seguirmi, se lui la incanterà ancora, allora non avrò altra scelta. Deve pagare per quello che mi ha fatto: lui aveva tutto, io solo lei. Ed era così bella…I suoi ricci castani, mentre cantava sul palco…

"I suoi capelli dorati mentre cullava la nostra bambina…" pensava il barbiere improvvisamente assente. Sweeney aveva lo sguardo perso nel vuoto, la mente correva ai giorni lontani del suo passato:

- Quando lui si prese la mia famiglia io non potei fare niente. Quel verme mi trascinò via da tutto ciò che amavo e mi spedì in un luogo dimenticato da Dio da dove pensava non sarei mai tornato. Mi ha privato dell’infanzia della mia bambina, ha abusato di mia moglie e l’ha portata alla morte. Ha distrutto la mia esistenza e non avrò pace finché la mia lama non gli avrà trapassato la gola da orecchio a orecchio.

Si accorse troppo tardi di quello che aveva detto, ma forse non gli importava. Erik non lo guardava con ribrezzo, ma con uno sguardo fermo, lo sguardo di chi ha capito perché prova quello che provi tu ogni singolo istante della sua esistenza. L’uomo sorrise sotto la maschera:

- Vendetta- disse- è questo che cercate. E che cerco io.

Sweeney realizzò tutto a un tratto cosa aveva confessato e riprese a mescolare più velocemente:

- Non avrei dovuto parlare con voi, e voi avreste dovuto tacere con me. Uscito da qui dovrete dimenticare il mio volto, il mio nome, ogni cosa.

Erik esclamò:

- Uscire? Non volete uccidermi quindi? Mi sembra di aver capito come gestite il vostro negozio…

Sweeney lo afferrò per un braccio e gli puntò il rasoio alla gola senza sapere perché lo stesse facendo: paura di quello che lo straniero avrebbe potuto raccontare? Paura del suo passato? O paura di quanto incredibile fosse la somiglianza tra lui ed Erik Destler? Quasi nello stesso istante Erik lo agguantò alla gola mormorando minaccioso:

- Vorreste premere quel pedale? Credete che non mi sia accorto di che razza di marchingegno disponete? Non sapete cosa io ho architettato nel teatro dell’Opera, trucchetti che nemmeno vi potreste immaginare…E sapete quanti uomini ho strangolato in vita mia? Credete che mi importi se ne uccido uno in più o uno in meno?

In effetti Sweeney faticava a respirare sotto la morsa dell’uomo. Sussurrò:

- Lasciatemi immediatamente.

Come se stessero solo giocando e l’avessero sempre saputo, Erik obbedì all’istante. Sweeney aveva ancora in mano il rasoio:

- Toglietevi quella maschera. Perché la portate?

- La devo portare.

- Siete malato?

- Possiamo dire così.

- Devo radervi, non posso se non vi togliete la maschera.

- Siete sicuro di volerlo?

- Volerlo? Ahah, mi state prendendo in giro signor Destler? Siete voi che mi avete chiesto di farvi la barba! Cos’altro potrete nascondere là sotto? Qualcosa più nero di ciò che dimora nel vostro cuore?

- Il mio cuore è nero quanto il vostro!

Dicendo questo Erik si strappò la maschera dal viso e Sweeney indietreggiò terrorizzato, trattenendo un conato di vomito. Non si aspettava certo un simile volto! Erik si alzò dalla sedia e si avvicinò al barbiere afferrandolo per il colletto della camicia:

- Sono orrendo, non è vero? È questo che tutti pensano, che anche Christine ha pensato! Per questo l’ho lasciata andare…Ma se non ci fosse stato lui forse mi avrebbe amato! E invece guardate, guardate con chi e come devo competere! Siete inorridito? Sono forse peggio dei cadaveri sgozzati che spedite all’altro mondo? Ma sì, sono più orrendo…Be’, sono un mostro ma anche voi lo siete a vostro modo! Reietti della società, la merda di questo schifo di mondo: nessuno ci considera, tutti ci calpestano e ci rubano la vita in nome di chissà quale stupido diritto. Siamo costretti a vivere nell’ombra e a rinunciare ai nostri sogni vivendo come animali, strisciando nell’oscurità più assoluta elemosinando sprazzi di luce. Voi ed io siamo uguali, fantasmi di qualcosa che eravamo o non siamo mai stati, e viviamo solo per la vendetta che ribolle nelle nostre vene! Così ci riscatteremo, distruggendo chi ci ha disprezzati, ma mi chiedo è la soluzione? È giusto monsieur Todd?!

Sweeney non era più spaventato. Disse calmo:

- L’avete detto: siamo fantasmi. Cosa abbiamo da perdere ormai?

Erik lo guardò, sconvolto dalla foga del suo stesso discorso, respirando affannosamente; lasciò lentamente la presa, come se all’improvviso Sweeney gli avesse aperto gli occhi. Ma non sembrava felice. In fretta si rimise la maschera e la mantella e si avviò verso la porta. Si voltò:

- Addio monsieur Todd, spero che riusciate ad ottenere ciò che volete. Forse i nostri destini si incroceranno ancora.

Sparì nella notte silenzioso com’era venuto, lasciando Sweeney a riflettere nell’oscurità.
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Buon Halloween a tutti!!! Recensite please!!!! ç___ç

  
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