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Autore: Il Romanticismo Perduto    31/10/2010    4 recensioni
Al Night "Il Tempation" c'è un corridoio chiamato "La Via della Lussuria" di cui si conoscono varie leggende. Nella notte di Halloween Artemiya viene rapita, come Alice dal Bianconiglio, a cadere in questo corridoio da due occhi scuri.
Il passato ritorna. E la leggenda sui vampiri diventa realtà.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Vita Sulla Pelle'
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Special Halloween

 

Solo per incantarvi a proposito della notte più terrificante dell’anno.

Solo un piccolo brivido per voi.

Solo un piccolo morso… per me.

Il conte Eriok

 

Elisa giocherellava col vino pregiato nel bicchiere, stando seduta in quel piccolo bar angusto. Una camicia nera contornava il suo busto, e pantaloni bianchi fasciavano le gambe incrociate. I capelli elegantemente spettinati e la pelle diafana metteva in contrasto i suoi profondi occhi scuri.

Al collo una croce.

E nell’aria risuonarono i rintocchi funerei della mezzanotte.

«Ehi, signorina… un altro bicchiere?» chiese l’uomo, vedendo la donna bere tutto d’un sorso il liquido sanguineo.

Elisa spostò lo sguardo scuro in quello del barista, che sentì un lieve brivido prenderlo.

«No, grazie…» mormorò la donna, dopo un minuto di silenzio inquietante.

“… il tuo sangue non è di mio gradimento.” Aggiunse poi, nella propria mente.

Le campane zittirono il loro grido.

«… la notte dei fantasmi è iniziata.» mormorò, alzandosi dal tavolo, elegante e silenziosa. Con stivali ferrati che scandivano il suo passo. Uscì dal bar, illuminata dalla luce piena della luna.

«Che la caccia abbia inizio.» sentenziò, guardando un gruppo di ragazzi ridenti dirigersi al bar più in della città: “Il Temptation”.

Il suo sguardo puntato all’unica vittima che desiderava quella notte.

 

Artemiya rideva agli scherzi di Marco ed Eduardo, mentre spaventavano Ines con racconti orripilanti.

«Basta! Smettetela!» continuava a dire la rossa, quasi alle lacrime.

Artemiya sorrideva, poi decise di intervenire.

«Dai ragazzi, adesso basta… altrimenti mi tormenta la notte perché non riesce a dormire.» chiese con voce calda. Un’ombra nera dietro sé le catturò l’attenzione. Volse lo sguardo, indagando l’oscurità con il suo chiaro sguardo verde. Ma non scorse niente di strano.

Gli amici notarono l’inquietudine dell’amica.

«Cosa c’è?!» chiese isterica la rossa, aggrappandosi al braccio della bionda.

Silenzio. Persino Marco ed Eduardo tacevano, ammantati dall’alone di mistero e finta quiete della strada.

«Niente.» rispose la bionda, non sciogliendo però la fredda domanda che ancora aleggiava nell’aria. D’un tratto l’ambiente divenne ostile, inquietante. Le ombre dei fari erano lunghe unghie nere, e gli edifici orribili maschere di terrore.

«Dai, ragazzi… raggiungiamo in fretta il night.» suggerì Artemiya, prendendo a camminare con le unghie dell’amica che trafiggevano il suo braccio dalla paura.

Anche se era sempre la più coraggiosa del gruppo, la bionda poteva sentire la paura scorrerle nelle vene. Le mani le tremavano, il cuore pompava in velocità.

L’unica cosa che non capiva era la dolce frenesia e piacere che creava in lei quella sensazione.

 

Il Tempation era un night strano, ma decorato per la sera di Halloween ispirava tutt’altro.

All’entrata uomini travestiti da demoni sorridevano con cattiveria, e sensuali diavolesse ballavano sui numerosi cubi. Lasciando i pesanti giubbotti alla custodia ad un’affascinante strega in minigonna, s’inoltrarono nell’ammasso di corpi e peccatori dentro l’ambiente bollente della disco. Eduardo e Marco svanirono subito, persi nell’intricata fila per i drink, mentre Ines e Artemiya aspettavano vicino ad un tavolino occupato. La coppia vicino a loro si stavano già letteralmente ingoiando l’una con l’altro, mentre Ines li guardava quasi malinconica. Era stata scaricata due giorni prima della festa, e quella visione faceva suscitare dolci ricordi in lei.

«Mia, ascolta, io vado a farmi un giro, se non ti dispiace… voglio divertirmi stanotte, e dimenticarmi per un attimo Giacomo… ti dispiace se ti lascio da sola? Intanto tra poco dovrebbero arrivare Marco ed Eduardo…»

parlò l’amica all’orecchio dell’altra. La musica era talmente alta da annullare ogni singolo rumore.

Artemiya comprese il desiderio dell’amica, e con un gesto della testa la lasciò andare. La osservò camminare e svanire nella folla danzante e ubriaca del night, mentre la sensazione d’esser osservata la penetrò nell’anima.

Si voltò, guardando un corridoio buio che conosceva solo per fama.

Si parlava sempre della “Via della Lussuria”. Un corridoio buio, di cui si dice non abbia fine. Fioche luci, con una porta ogni cinque, sei metri. Alcuni dicono che all’interno ci siano camere sempre pronte e pulite per chi voglia passare momenti di fuoco con qualcuno.

Altri pensano che le persone aspettano davanti ad una camera, per poi afferrare le persone curiose e portarle via.

Testimoni affermano che dietro le porte ci siano un altro corridoio uguale, pieno di porte. Un intricato labirinto da cui nessuno ne è uscito vivo.

La curiosità s’infiltrò nell’animo di Mia, portandola ad avvicinarsi all’imboccatura, ma non le diede il coraggio di entrare. Come Alice di fronte alla porta della tana del Bianconiglio, che la portò all’uscio ma che le mancò il coraggio di buttarsi. Ma è vero anche che senza quel cedimento di terra, non si conoscerebbe la strampalata storia di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Stava osservando curiosa il corridoio, con delle flebili luci rosse inquietanti e sanguigne, quando vide, nel buio più totale, delle pupille scure ad osservarla. La stavano fissando, quel castano scuro ammaliante e dolce, con riflessi rossi. Un rosso che Artemiya dedusse, fosse il riflesso delle luci in quel corridoio.

Furono quegli occhi scuri il cedimento di terra che portarono la bionda Artemiya nel mondo del nonsense.

Camminò, con gli stivali bianchi e il corto abito nero, tentando di raggiungere quegli occhi scuri e identificarli. Le parvero familiari, ma più lei si avvicinava e più sentiva la sensazione pulsante della paura prenderla. Ed era magnifico.

S’inoltrò talmente tanto nel corridoio, seguendo quelle lanterne di oscurità, che la musica divenne un flebile suggerimento di realtà.

D’un tratto si fermarono, e un cigolante rumore di porta prese le sue orecchie. Vide una porta aprirsi e, con il cuore in palpitazione e la mente spenta, entrò, lasciando quegli occhi dietro di lei. Entrò nella stanza soffusa, semplice. Pareti rosse, senza nessuna decorazione. Un letto di lenzuola nere e venature rosse. Una poltrona vicino ad un caminetto, vivo di fuoco finto.

Quando si voltò, vide il corpo che possedeva quegli occhi incantevoli. Di fronte a lei una donna, poco più alta di lei, capelli corti e dolcemente spettinati. Una sensuale camicia nera enfatizzava il corpo asciutto e le larghe spalle. La scollatura arrivava fino all’insenatura del seno, i pantaloni bianchi stringevano le gambe, finendo in stivali alternativi, che ispiravano il sadomaso.

E finalmente ricordò chi era quella donna.

«Elisa…» mormorò la bionda, guardando con lieve fastidio la mora.

Elisa sorrise, quel sorriso sghembo che tradiva il piacere interno nel vederla, mentre la fissava.

«Artemiya… che bello rivederti…» rispose, chiudendo la porta dietro sé. Un rumore ferroso fece intuire che la serratura era chiusa a chiave.

«… pensavo tu avessi capito che volevo chiudere con quella storia…» disse la bionda, ricordando il passato con lei. Erano compagne in una setta che tentava di seguire la via dei vampiri. Quando la bionda scoprì che non era solo un semplice passatempo, ma un vero e proprio movimento, decise di uscirne. Vedere come i compagni gioivano nel bere sangue umano rubato dagli ospedali la disgustava.

«Non sono qui per questo.» rispose la mora, ricordando anche lei il passato non tanto remoto.

Silenzio.

«E allora cosa vuoi da me?» chiese Artemiya, leggermente spaventata dal non intuire cosa la mora voleva.

Di nuovo quel sorriso sghembo. Quel sorriso che Artemiya ricordava più luminoso. Più bello. Più rilucente di vita. Adesso pareva morto.

«Diciamo che volevo solo farti vedere che, quello che cercavamo, io l’ho trovato…» rispose, portando una mano al colletto alto della camicia, scostandolo quel tanto che bastava per far scorgere due buchi profondi nella carne, uno vicino all’altro, in simmetria tra di loro, alla base del collo.

Artemiya inorridì.

«… O mio Dio…» mormorò, strabuzzando gli occhi. Collegò tutto. Ecco perché quella strana attrazione per lei, tecnica usata dai cacciatori per attirare le prede. Ecco spiegato quel barlume rosso nei suoi occhi, non un riflesso ma la natura stessa dell’iride. Ecco il perché della pelle diafana e della sensazione di pericolo nella sua carne.

Iniziò lentamente ad allontanarsi, preda della paura naturale per il cacciatore più pericoloso del mondo: il vampiro. Eppure, nel suo profondo, l’attrazione che prima provò s’accendeva ancora di più. Nella sua mente si creavano pensieri osceni. Desiderò che quel corpo scolpito la possedesse.

Desiderò che quelle labbra la baciassero.

Desiderò che quelle zanne le penetrassero il corpo.

I suoi occhi scuri rilucevano, pieni di desiderio e fame. S’avvicinò, e Artemiya, presa dal fervore che lentamente nasceva in lei, si fermò dall’arretrare. La voleva. La desiderava.

Pochi centimetri le dividevano e nei verdi occhi di Artemiya ardeva il desiderio misto all’eccitazione del pericolo.

«Cosa desideri da me, Elisa?» chiese la bionda, in un soffio. Il cuore non la smetteva di accelerare il suo battito e il respiro si faceva via via più corto.

Elisa ammirò i suoi occhi, verdi praterie rilucenti di vita. La vita che lei aveva sacrificato per l’immortalità.

Inalò il suo caldo respiro, profumato. Si beò della sua bollente voce, sensuale a melodiosa. Ascoltò il suono del suo cuore, unico palpitante in quella stanza. Unico corpo il cui sangue ancora scorreva vivo. Il suo era morto, fermo in una pausa eterna dalla vita.

«… desidero te. Il tuo corpo. Le tue labbra. La tua anima… il tuo sangue.» sussurrò, con forte desiderio.

Il Bianconiglio era morto. Alice era stata abbandonata, da sola in mondo così strano e inquietante da farla rabbrividire. Non era più nella favola divertente che rallegrava i bambini. Alice era stata balzata nella storia che più la terrorizzava. Vittima di quel mostro che volava, all’ombra della luna, ammantato dalle fiamme dell’Inferno: Dracula.

Solo che nei panni dell’uomo ottocentesco vestiva ora l’amica da tempo dimenticata.

«… allora prendimi, Elisa. Fammi tua.» e con quel desiderio nella mente e nel cuore voltò lo sguardo, mettendo in mostra il collo scoperto.

Elisa sorrise, quel sorriso che Artemiya scoprì amare più della sua stessa vita. Ma vide la testa di lei negare.

«Non farò quello che pensi. Non desidero la dannazione della tua anima.» rispose, standole sempre a pochi sospiri da lei.

«Bramo il tuo corpo perché mi eccita. Bramo le tue labbra perché le amo. Bramo la tua anima perché è pura. Bramo il tuo sangue perché passa attraverso il tuo cuore. Bramo il tuo cuore.» e con quelle parole la baciò.

Artemiya incanalò dentro sé il suo respiro morto, accendendolo di vita.

Morse quelle labbra fredde, riscaldandole di passione.

Toccò quel corpo scultoreo e gelato, facendolo vivere un altro secondo di passione umana.

S’amarono, unendo i loro corpi. Artemiya sentì i suoi morsi sulla sua pelle. Ma non erano maligni, erano bramosi di più passione. Elisa sentì il suo corpo sussultare. Sentì il suo respiro irregolare incanalarsi in lei, facendola sussultare. Percepì sensazioni che non sperava di vivere ancora.

In quel giorno, dove i non-morti camminano, si sentì più viva che mai.

E quel giorno, per lei e per Artemiya, non fu mai l’ultimo.

 

 

 

Ecco a voi una one-shot tutta speciale. Dedicata alla sera più terrificante dell’anno.

Nata in modo strano. Stavo fissando un pupazzo di vampiro quando mi sorse una domanda nella mia mente bacata: “E se Elisa fosse un vampiro?”. Immaginate il resto.

Aspetto un vostro morso! Ehm volevo dire commento! ^_^

Bacioni e…

 

Buon Halloween!

 

   
 
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