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Autore: emmahp7    01/11/2010    32 recensioni
- Se restassi qui sdraiato, se solo restassi qui, rimarresti con me e dimenticheresti il resto del mondo? -
Hermione e Ron devono far forza su loro stessi e mettere da parte quello che provano l'uno per l'altro per adempiere al loro destino, ma forse saranno proprio i loro sentimenti a spingerli ad accettare il gravoso compito che li aspetta. Missing moment DH.
Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Just forget the world

 

 

If I lay here

If I just lay here

Would you lie with me

And just forget the world?

 

Chasing carsSnow Patrol

 

 

 

 

 

Erano settimane che in cielo non si vedeva un raggio di sole; pur non essendo ancora giunta al termine, ormai dell’estate non rimaneva che il ricordo dell’anno precedente.

Pioveva.

Come al solito.

Le nuvole scure si attorcigliavano su loro stesse, lottavano una contro l’altra, si respingevano, si dilatavano, sembravano piangere le lacrime che Hermione credeva di aver definitivamente esaurito.

Se ne stava seduta sul davanzale della finestra nella stanza che divideva con Ginny. Era  sola, Hermione. La schiena poggiata addosso ad una delle ante aperte, le ginocchia vicino al petto, le mani abbandonate in grembo, la tempia premuta sul vetro freddo. Guardava la pioggia e cercava di coglierne il ritmo, di concentrare i pensieri sulla cadenza delle gocce che toccavano terra.

Non voleva pensare ad altro.

Non voleva ricordare di non avere più una famiglia.

Preferiva convogliare le energie nello sforzo di tenere la mente sgombra dalle inquietudini, di tentare di immedesimarsi nel viaggio di una goccia di pioggia.

Le sarebbe piaciuto scivolare sulle foglie di un albero, scorrere sui tetti della città, spruzzare il giardino della Tana…

Le sarebbe piaciuto essere pioggia. Cadere senza dover preoccuparsi di nulla, agire senza prima ragionare, e non dover ragionare neanche dopo aver agito.

Saper riflettere, a volte, si rivelava davvero troppo doloroso.

Da quando aveva loro cancellato la memoria e lasciati partire, la tormentava l’idea di trovarsi nella possibilità di non rivedere più i suoi genitori. Accettare che probabilmente non sarebbe tornata a casa, e che né sua madre né suo padre avrebbero mai ricordato di aver avuto una figlia, le pungeva nel petto come se portasse perennemente una spina conficcata nel cuore.

Aveva scelto il bene degli altri prima del proprio, aveva deciso di seguire Harry nella sua impresa eroica – e disperata – ed era consapevole che ciò significava dover fronteggiare delle privazioni, ma ora che tutto quello che aveva sempre fatto parte di lei stava scomparendo, si chiedeva se sarebbe stata capace di portare quel pesante fardello fino in fondo.

Non esisteva più. Semplicemente Hermione Granger non esisteva più.

Non era mai esistita.

Forse non sarebbe mai più esistita.

Forse avrebbe avuto la stessa importanza della goccia di pioggia che i suoi occhi seguivano al di là del vetro: presto sarebbe finita nel fango e nessuno l’avrebbe ricordata. Si domandò se quella goccia, divisa da tutte le altre, manteneva comunque la sua identità, o se si trasformasse in qualcos’altro, se semplicemente, considerata da sola, smettesse di essere pioggia…

Il cigolio della porta che si apriva adagio la distrasse dai suoi pensieri.

Lei non cambiò posizione.

Non si voltò neanche quando sentì il rumore dei passi di qualcuno che entrava nella stanza.

Non aveva bisogno di guardare per sapere chi fosse arrivato.

Conosceva a memoria, quasi fosse una canzone, il suono del suo incedere, come i suoi piedi spingessero a terra, come il suo passo sembrasse, in qualche modo, sempre un po’ incerto. Avrebbe potuto riconoscerlo anche in mezzo al frastuono.

Rimase ad osservare il temporale anche quando Ron si avvicinò a lei, le prese una delle ginocchia tra le mani e vi appoggiò sopra il mento.

Anche lui ora fissava la pioggia. In silenzio.

Hermione percepiva il calore dei palmi che le circondavano la rotula, il peso confortante della testa di Ron sul ginocchio.

Stava cominciando ad abituarsi al tocco delle mani di lui, così leggero eppure stranamente deciso; non le aveva mai parlato apertamente, ma ogni suo gesto era un palese e silenzioso ripeterle che teneva a lei. Ron non perdeva occasione di sfiorarle le dita, di poggiarle un braccio sulle spalle, di sorriderle, di infilare un complimento per lei nei loro discorsi.

Lentamente lui stava conquistando ancora più spazio nel suo cuore di quanto non ne avesse avuto in passato.

Hermione si era resa conto troppo tardi dell’importanza che stava assumendo Ron nella sua vita; non era riuscita a restare indifferente a quelle nuove attenzioni, aveva tentato di rimanere razionale, ma ad ogni carezza appena accennata, ad ogni sguardo rubato, il cuore prendeva a batterle forsennato nel petto, a supplicarla di annullare la distanza tra i loro corpi.

Ne voleva sempre di più.

Averlo accanto era diventato un bisogno.

A ciascun nuovo approccio corrispondeva una smania crescente di averlo più vicino, di voler passare con lui ogni momento disponibile.

Ron voltò il viso verso di lei, spostando una guancia sulle mani unite. Hermione colse il cambio di posizione con la coda dell’occhio, distolse la vista dalla pioggia per guardare lui.

Annegò nella limpidezza dei suoi occhi, l’unico mare in cui avrebbe voluto sprofondare.

Ron la teneva ancorata a terra, il solo appiglio che le permetteva di non smarrirsi. Lui era il collante che teneva insieme i pezzi, era lo specchio in cui rincontrava sé stessa. Dentro di lei sentiva aumentare la consapevolezza che se fosse scomparso, lei si sarebbe sgretolata fino ad estinguersi, sarebbe precipitata nell’abisso dell’incertezza.

Il desiderio di un ulteriore contatto risultò così pressante che qualcosa, intorno alle viscere di Hermione, cominciò a fremere.

« Va tutto bene? » le chiese Ron dopo un po’.

Il tono della domanda le fece capire che lui era a conoscenza che non stava bene, e che era lì per confortarla.

Il fremito che la scuoteva dall’interno aumentò fino a diventare insopportabile.

Era stanca di lottare per rimanere a galla, aveva esaurito le forze, capì di non poter contrastare l’attrazione che la spingeva verso di lui. Non ci provò nemmeno: il suo  braccio si protese in avanti fino a posare il palmo della mano sulla sua testa rossa.

I suoi capelli erano morbidi, le dita ci passavano attraverso senza incontrare ostacoli, ogni carezza liberava quel particolare profumo così tipico di Ron; le ricordava l’odore del legno che si consuma nel camino acceso misto a quello delle foglie che cadono dagli alberi al limitare della Foresta Proibita.

Hogwarts.

Il profumo dell’autunno.

Hermione adorava l’autunno.

Inspirò profondamente, finché le narici non si riempirono di quella fragranza, poi liberò un lento sospiro.

« Andrà bene… » disse lei piano.

Continuò a far scorrere la mano sulle ciocche fulve, sulla guancia e sul mento lievemente ispidi. Non poteva smettere.

Ron socchiuse le palpebre e sul volto si dipinse un’espressione beata.

Le ricordò Grattastinchi mentre rispondeva con le fusa alle sue coccole.

Hermione sorrise appena, e già immaginava la malinconia mettere radici nel proprio animo: quella era una delle ultime volte che avrebbe potuto godere delle affezioni di Ron. Presto, troppo presto, sarebbe arrivato Harry.

C’erano piani da realizzare, questioni da sistemare prima della partenza. Il loro tempo sarebbe stato impiegato per pianificare il viaggio imminente.

Fermò la mano e abbassò gli occhi in preda ad un nuovo attacco di sconforto.

Ron si sarebbe allontanato. Succedeva sempre quando c’era Harry.

Hermione amava Harry come un fratello - quello che non aveva mai avuto - ma la sua presenza le rammentava continuamente che lei, Ron ed Harry erano uniti dall’amicizia, che esisteva una sorta di tacito patto grazie al quale sarebbero stati amici per sempre.

Amici. Solo amici. Per sempre.

Quello che provava per Ron era, in qualche modo, sbagliato.

Il livello d’intimità da loro raggiunto scemava fino ad annullarsi nell’istante in cui compariva Harry.

Sarebbe successo anche quella volta, avrebbe perso l’affiatamento con Ron.

Ci era abituata, ma rinunciare alle sue attenzioni diventava sempre più difficile.

« Cambierà tutto. » disse ad alta voce a sé stessa, sconsolata, mentre incrociava le braccia al petto e tornava a scrutare il paesaggio oltre il vetro.

Ron si raddrizzò, le prese le mani nelle proprie sciogliendo l’intreccio delle braccia.

Hermione non se l’aspettava, alzò il viso ed incontrò l’espressione determinata di lui, che la portò a voltare le spalle alla finestra per seguire il suo spostamento. Ora le gambe penzolavano dal davanzale verso l’interno della stanza, Ron era in piedi di fronte a lei.

Lui spostò lo sguardo sulle loro mani, studiandole assorto, come se nella loro unione potesse scoprire chissà quale segreto.

« Non voglio che cambi tutto, non credo di poter rinunciare a questo… »

Hermione, per un attimo, sospettò che lui potesse leggerle nella mente, poi si rese conto che, probabilmente, gli stessi pensieri che le avevano appena affollato il cervello avessero sfiorato anche lui. Forse non era la sola a soffrire per l’ambiguità della situazione.

Ron si scostò da lei per sedersi a terra. Hermione rimase con le mani a mezz’aria, le dita di lui si separarono dalle sue senza che potesse impedirlo.

Mentre si posizionava sul pavimento, lui parlò ancora.

« Ripetimi perché lo facciamo. »

Non era la prima volta che le chiedeva di persuaderlo con le parole che, il destino infelice a cui stavano andando incontro, fosse l’unico possibile, ma, in quel momento, era lei stessa a dubitarne. Non poteva regalare sicurezza oggi che ne cercava.

L’inconsistente allontanamento di Ron le risultò inconcepibile. Avvertiva di aver bisogno del contatto col suo corpo come fosse aria da respirare.

Il tremito che la invadeva s’incrementò assieme alla bramosia di ritrovare il tocco delle sue mani. Dovette serrare forte i pugni per evitare di vibrare tutta.

Se ci fosse stata sua madre l’avrebbe abbracciata, le avrebbe detto che non doveva avere paura di ciò che provava, che anche quello significava diventare adulti.

Si sentì travolgere dalla nostalgia e sopraffare dal sentimento che nutriva per Ron.

Scivolò, languida, sul pavimento e si aggrappò a lui.

Ron la accolse tra le sue braccia senza dire una parola, senza stupirsi di quel gesto imprevisto, come se la aspettasse da sempre, come se il suo posto fosse esattamente quello.

Si strinsero forte, tentando di lasciare meno spazio possibile tra i due corpi, arrivando a fondersi uno nell’altra.

Hermione affondò il viso nell’incavo del collo di lui. Le parve di essere circondata da Ron, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.

« Hermione, stai tremando… » sussurrò lui dopo un istante.

« Ho freddo. » mentì lei.

Ron la avvolse ancora più stretta ed Hermione scoprì di sentirsi così appagata che si sarebbe messa a piangere dalla gioia.

« Ti prego, Hermione, dimmi perché non possiamo semplicemente restare qui e far finta che fuori va tutto bene, perché adesso non riesco a ricordarlo… » la supplicò lui.

Hermione alzò il mento, in modo da poter sfiorare il collo di lui con le labbra.

« Harry ha bisogno di noi… è costretto a combattere, e noi dobbiamo proteggerlo. Dobbiamo lottare al suo fianco, dobbiamo difendere ciò in cui crediamo…  »

Ogni parola era stata soffiata sulla pelle di Ron, che fremette impercettibilmente e si avvicinò ancora di più, se possibile, a lei.

Hermione sorrise.

« Dobbiamo scegliere di fare la cosa giusta, Ron, non possiamo pensare solo a noi stessi… » disse alla fine; anche se, tra le sue braccia, le risultava difficile credere che restare con lui al sicuro alla Tana, mentre il resto del mondo si affannava per non soccombere sotto la minaccia di Voldemort, non fosse la cosa giusta.

Ron sospirò.

« Ti odio quando hai così ragione! »

« Allora mi odi molto spesso… » mugugnò Hermione.

Lui ridacchiò, una risata bassa. Erano talmente avvinghiati l’uno all’altra che quella breve risata scosse entrambi i loro corpi.

Quando smise di ridere, sussurrò serio nell’orecchio di lei :« Non ti odio affatto, mai! Sei la persona più straordinaria che conosco. »

Il contatto della bocca di Ron con il suo orecchio fece rabbrividire Hermione di piacere.

« Lo dici solo per tirarmi su di morale… » disse lei, mentre di nuovo avvicinava le labbra al suo  collo per permettere loro di lambirne la pelle.

« Anche! » ammise Ron premendo il viso contro quello di lei.

Fu il turno di Hermione di ridere.

Quando era con lui tutto sembrava meno spaventoso.

Ron possedeva la facoltà di riempire quel vuoto che la partenza dei suoi genitori le aveva lasciato dentro.

In quel momento non poteva farne a meno.

Forse non avrebbe mai potuto farne a meno…

Desiderò che il loro abbraccio non potesse più essere sciolto, che rimanessero legati per la vita.

Voleva che Ron fosse suo, che fosse suo per sempre.

Sognava di sentirsi bene come in quell’istante per il resto dei suoi giorni.

« E’ pronto in tavola! »

L’urlo della signora Weasley arrivò loro ovattato dal piano di sotto.

Nessuno dei due si mosse.

Continuarono a rimanere avvinghiati, in silenzio, ad ascoltare il suono dei loro respiri.

Se qualcuno fosse entrato nella stanza non avrebbe potuto riconoscere dove finiva il corpo di Ron e dove iniziava quello di Hermione.

Erano uno dentro l’altra, stretti, appassionati, emozionati.

Non avevano nessuna intenzione di lasciarsi.

La situazione fu interrotta dal rumoroso brontolio dello stomaco di Ron che pretendeva la cena.

Si scostarono lievemente per potersi guardare negli occhi.

Hermione sorrideva, non c’era più traccia dell’angoscia di poco prima sul suo viso.

« Beh, pare che il tuo stomaco abbia deciso che sia ora di scendere. »

Sciolse l’abbraccio di malavoglia ma senza darlo a vedere, si mise in piedi e porse la mano a Ron per aiutarlo ad alzarsi.

Lui prese il suo palmo con un lamento di disapprovazione.

« Il mio stomaco è uno stupido! Se fosse per lui passerei le mie giornate a mangiare… » protestò.

Hermione diresse qualche passo verso la porta chiusa, Ron si bloccò prima che lei potesse arrivare alla maniglia. Lei tornò sui suoi passi, di fronte a lui. Ron si morse le labbra e corrugò le sopracciglia, concentrato, doveva dirle qualcosa.

Hermione gli sorrise incoraggiante.

Lui deglutì visibilmente teso.

« Che diresti se ti chiedessi di non andare, di rimanere qui, insieme? Se ti chiedessi di pensare a te per una volta, di pensare a noi? » si riferiva al viaggio che avrebbero dovuto compiere con Harry.

Hermione ritornò seria, scosse la testa, gli lasciò la mano con impeto, come se si fosse scottata.

« Non chiedermelo, Ron, ti prego. »

Aveva cancellato la memoria ai suoi genitori in modo che non avrebbero mai sofferto la sua mancanza se lei non fosse tornata. Aveva rinunciato all’istruzione per seguire il suo migliore amico nella ricerca dell’anima di Voldemort. Aveva accettato di mettere a repentaglio la sua stessa vita per cercare di salvare persone che neanche conosceva. Hermione sapeva che il compito che si era prefissata di eseguire non era facile, ma era determinata portarlo a termine senza voltarsi indietro, eppure, se lui le avesse chiesto di restargli accanto dimenticando gli impegni presi, lei avrebbe risposto “Sì” mille volte.

Non poteva permettersi di cedere.

« Ti prego… » sarebbe stata disposta a supplicarlo.

Vide passare negli occhi di Ron confusione, poi rabbia e alla fine tristezza. Lui abbassò il capo, sconfitto, le riprese la mano, depositando un piccolissimo bacio sul dorso. Incrociò di nuovo lo sguardo di lei e le rivolse un breve sorriso deluso.

« Non te lo chiederò. »

Hermione sospirò sollevata.

« Grazie. »

Con la mano libera gli carezzò una guancia, il collo, la spalla, il braccio ed alla fine incontrò le dita che s’intrecciarono con le sue.

Ron fece spallucce, quasi a volersi scusare.

« Vorrei avere la metà della tua forza. Senza di te io ed Harry non saremmo in grado di muovere neanche un passo. »

Lei si rilassò ulteriormente.

« Tu sei forte, Ron, e coraggioso. Non hai bisogno di me per fare ciò che è giusto. »

L’espressione di Ron si fece intensa, tanto che lei si sentì improvvisamente avvampare.

« Avrò sempre bisogno di te. »

Si avvicinò di più a lui.

Voleva essere di nuovo abbracciata, desiderava che la cingesse come qualche minuto prima, che la baciasse, la accarezzasse, voleva dimenticare di aver appena disilluso il suo cuore…

« Ron! Hermione! »

Il grido isterico della signora Weasley interruppe definitivamente il momento.

Entrambi distolsero lo sguardo dagli occhi dell’altro, sorridendo impacciati.

« Scendiamo prima che a tua madre venga un esaurimento. »

Ron emise una sbuffata scettica.

« Non credo che dovremmo preoccuparci della salute mentale di mia madre. Se è sopravvissuta a Fred e George fino ad ora… »

Percorsero le scale mano nella mano. Si separarono solo quando giunsero nella cucina affollata. Nessuno dei presenti se ne accorse.

Si sedettero uno vicino all’altra, di fronte alle pietanze fumanti apparecchiate sulla tavolata imbandita.

Evitarono di incrociare gli sguardi, ma il cuore di Hermione mancò un battito mentre la mano di Ron ricercava di nuovo la sua e la stringeva nascosta dalla tovaglia.

Hermione era sicura che i prossimi mesi sarebbero stati lunghi e difficili, ma era altrettanto certa che finché Ron fosse stato al suo fianco avrebbe potuto affrontare qualsiasi impresa.

 

 

 

 

 

 

 

Se pensate che stavolta abbia esagerato con lo “zucchero”, non posso che darvi ragione.

Ma dovete cercare di capirmi.

Se siete tra i miei lettori affezionati – non potrò mai ringraziarvi abbastanza per il supporto che mi regalate – sapete perfettamente quanto io ami i missing moment sulla coppia Ron/Hermione – se non lo sapete, un salto sulla mia pagina per leggere le altre cose che ho scritto non costa niente! -.

La mitica zia Rowling – dio, quanto amo questa donna! – ha effettivamente lasciato un sacco di scene non narrate, però ci ha raccontato di un solo bacio tra i miei due beniamini, e per di più alla fine dei libri. Quindi va da sé che, se voglio continuare a scrivere su questi due rimanendo fedele allo scritto originale e inserendoci un po’ di giusto romanticismo, devo inventarmi questo genere di roba.

Forse sto straparlando… anzi strascrivendo!

Credetemi, creare questo tipo di scene senza infilarci un bel bacio nel mezzo, provoca una frustrazione immensa.

Immagino che tra poco cederò all’ AU.

Vedremo…

Intanto spero comunque che sia stato di vostro gradimento.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: qualsiasi commento, critica, opinione, consiglio è bene accetto, perciò non siate avari e recensite numerosi! Le recensioni spingono gli autori a dare il meglio.

Un grazie infinito a tutti coloro che continuano ad inserire le mie storie tra le preferite, ricordate, seguite, ovviamente a quelli che commentano ed a tutti i lettori silenziosi.

Ciao e alla prossima.

 

Emmahp7

 

 

 

   
 
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