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Autore: LadyoftheSea    03/11/2010    1 recensioni
Le occhiaie, i vestiti larghi e semplici, la stanchezza dipinta sul suo volto non potevano cancellare il fatto che Jin Akanishi era sempre e comunque splendido.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jin, Kazuya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è dedicata a Nori-chan! Spero che ti piaccia, anche se non è venuta proprio come volevo... la prossima volta scriverò qualcosa di più bello, promesso! *_*


Care

Kame si svegliò con le prime luci dell'alba, quella mattina. Era presto, ma si sentiva in gran forma. E il motivo era uno solo. Richiuse gli occhi e sorrise, girandosi nel letto e coprendosi meglio, ricordando il giorno precedente.

"Kaaaameeee, sei sicuro di non voler venire con noi?" cantilenò Junno, col suo tono di voce allegro.
"No." fece lui, secco, scuotendo la testa. "Ci vediamo domani al lavoro." disse solamente, prima di lasciare il camerino, dirigendosi verso la sua auto. Voleva solo andare a casa, rannicchiarsi sul divano e non muoversi da lì fino alla mattina dopo. Dentro di sè, era un miscuglio di emozioni: provava nervosismo, rabbia, ansia, malinconia, preoccupazione, e più di tutto... nostalgia. Quel sentimento si faceva di minuto in minuto più struggente, ma non sapeva come fare per scacciarlo. Era da molto tempo ormai che lo sentiva farsi strada dentro di sè, era nato molto tempo prima e cresceva, cresceva ogni giorno di più, fino a lacerargli quell'organo che batteva nel petto a cui si attribuivano tante emozioni. Il suo, di cuore, era ormai fragile e disastrato.

"Buongiorno..." si stiracchiò nel letto, abbracciando la sagoma sdraiata di fianco a lui e sorridendo ancora di più.

Arrivato a casa si era cambiato, infilandosi pantaloni da tuta e una vecchia maglietta, per poi sedersi davanti alla tv, iniziando a fare zapping. Ma non poteva fare a meno di lanciare occhiate all'orologio. Chissà se gli altri... no, non li avrebbe chiamati... a che sarebbe servito? Ormai, lui era solo, e solo sarebbe rimasto.

"Mmm... ancora cinque minuti..." una voce sonnacchiosa gli rispose, mugugnando quelle parole così prevedibili da parte sua.

Stava decidendo se andare a dormire o meno, nonostante fossero solo le nove di sera, ma fu sorpreso dal campanello. Brontolando, andò a controllare. Chi poteva essere? Se si trattava di nuovo del vicino che voleva chiedergli di firmare autografi per la figlia e le amiche, lo avrebbe mandato a quel paese. Ma rimase così stupito, quando guardò attraverso lo spioncino, che gli cadde di mano il cellulare. Aprì lentamente la porta. "Akanishi..."

"E dai, Jin... non devi venire anche tu in ufficio, oggi? Vorranno vederti di sicuro... apri gli occhi, su..." Kame sfiorò le clavicole del ragazzo, quel tanto che bastava per farlo saltare a sedere nel letto. "AAAAH!" strillò Jin, con voce acutissima. "Ti odio, Kamenashi!" protestò, guardandolo con gli occhi aperti appena.
"Non è quello che dicevi ieri notte..." rise Kame, baciandolo sulle labbra.

"Kazu... sono tornato..." esclamò Jin, incerto, esitando sulla soglia. Aveva con sè una grossa valigia e un capiente borsone, pareva essere venuto direttamente dall'aeroporto. Aveva l'aria stanca, i capelli in disordine, un paio di occhiali da sole pendevano dalla sua maglietta, doveva averli tenuti per tutto il tragitto dall'aeroporto a casa di Kame, conoscendolo. Era leggermente più in carne rispetto a quando era partito per Los Angeles, sei mesi prima, i capelli erano più lunghi, lui era un po' più trasandato forse, ma la sua bellezza era immutata. Anzi, se possibile, era ancora più bello. Le occhiaie, i vestiti larghi e semplici, la stanchezza dipinta sul suo volto non potevano cancellare il fatto che Jin Akanishi era sempre e comunque splendido.
"M-ma... come... cosa..." Kame lo fece entrare, senza parole. Non si sarebbe mai aspettato di trovarlo lì. In quel momento, squillò il suo cellulare e rispose automaticamente, senza leggere il display. Era Koki, che agitato stava dicendo che non avevano trovato Jin in aeroporto, che era preoccupato. "Va tutto bene... mi ha... contattato... è arrivato a casa." mormorò Kame, prima di chiudere la chiamata e seguire Jin, che si era accomodato in sala. "Perchè sei qui?" chiese, con tono leggermente ostile. Si stava riprendendo dalla sorpresa e non era sicuro che gli facesse piacere trovarsi Jin in casa, così improvvisamente.
"Perchè... io..." Jin chinò il volto, imbarazzato. "Non volevo, Kazu..." sussurrò flebilmente. "Non volevo andare... e lasciarti..."
"Ma l'hai fatto... che vuoi da me, ora?" domandò, cercando di suonare freddo e distaccato, quando voleva solo abbracciare Jin, stringerlo a sè, respirare il suo profumo buonissimo che nessun altro al mondo possedeva.
"Kazuya..." Jin alzò lo sguardo, finalmente, e Kame vide che era sincero. Jin non voleva andare in America. Lo conosceva e poteva leggerglielo negli occhi. Lo conosceva meglio di quanto conoscesse se stesso. "Kitagawa mi ha mandato, diceva che era meglio così... che avrei messo nei guai anche te, rimanendo... e io non volevo dirtelo, prima di partire, non volevo che ti sentissi in colpa, perchè lo so che ti saresti preso anche le colpe che non hai! Io ho preferito partire... piuttosto che causare problemi anche a te... ma non volevo, non volevo andare là! Sì, poi... poi ho cercato di approfittare del tempo lontano dal Giappone, di conoscere gente, di dimenticare... ma come potevo dimenticare te?" chinò il capo, a disagio. "Sono sincero, Kazu... io... non vedevo l'ora di tornare... da te. Se tu mi vuoi ancora... questa volta sarà diverso. Questa volta io non ti lascerò... non mi farò più allontanare..."
Jin sembrava pronto a continuare, a spiegare tutto nei minimi dettagli, ma quando alzò una mano Kame notò il suo dito indice. O meglio, l'anello che portava all'indice. Lo stesso anello dei tempi di Gokusen, quando loro due portavano due anelli agli indici, quando Kame aveva scritto Kizuna per parlare del loro legame...
"Sssh..." Kame posò un dito sulle labbra di Jin. "Parleremo domani... io... ti odio, Jin..." Kame vide Jin sgranare gli occhi, preoccupato, e si affrettò a finire la frase. "Ti odio perchè mi hai fatto innamorare troppo... e senza di te, niente aveva un senso, qui! Non sai quante volte avrei voluto venire a Los Angeles, raggiungerti... ma non avevo tempo... il gruppo aveva troppi impegni, e io due drama, e... e me ne pentivo ogni giorno..." si morse un labbro. "Ma mi mancavi ogni secondo, ogni istante! E ora... non ho voglia di sprecare fiato... ora... voglio solo starti vicino..." piano, esitando appena, lo baciò. E fu sollevato nel constatare che Jin ricambiò subito il bacio.

"Mmm... è vero..." Jin si sfregò gli occhi, prima di sorridere. "Vieni qui, Kamenashi!" lo abbracciò e lo fece sdraiare sopra di sè. "E' solo l'alba... abbiamo tempo, no?" sorrise malizioso, scalciando via le coperte che lo disturbavano.
Kame sorrise. "Perchè credi che ti abbia svegliato?" bisbigliò nel suo orecchio, suadente, prima di avventarsi sulle sue labbra. E Jin realizzò appieno, ancora di più della notte precedente quando era sbarcato su suolo giapponese, che finalmente era tornato, finalmente era a casa, e non avrebbe più abbandonato le braccia del suo Kazuya per niente al mondo.
  
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