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Autore: MrEvilside    06/11/2010    9 recensioni
Grell era solito dondolarsi sull’altalena nel cortile dell’asilo, durante l’intervallo; quel giorno, l’altalena era occupata da un altro bambino, che sollevò il capo e lo squadrò con il suo medesimo sguardo intriso di solitudine – e poi gli disse pacatamente che, dal momento che non gli avrebbe ceduto l’altalena soltanto perché era Grell ad ordinarglielo, avrebbe dovuto trovarsene un’altra, ma non si lamentò quando il bambino si sedette tra l’erba dinanzi a lui per poter contemplare ancora quello sguardo tanto simile al proprio.
[per la community 1frase; dedicata a Rota e a Red Diablo]
[Sebastian/Grell]
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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A Rota e a Red Diablo:
perché sono le mie donne (cit. da Red), perché è stato bellissimo, perché le amo, perché sono le mie ukette (tutt'e due u__u), perché, una volta tanto, non potevo dedicare loro una cosa troppo disastrosa (un po' di commediuola leggerezza non fa mai male), in virtù della bellissima giornata che mi hanno permesso di trascorrere, e perché sì, semplicemente.

Drawn In Numbers At The Mirror

 
#10 – Sguardo
Grell era solito dondolarsi sull’altalena nel cortile dell’asilo, durante l’intervallo; quel giorno, l’altalena era occupata da un altro bambino, che sollevò il capo e lo squadrò con il suo medesimo sguardo intriso di solitudine – e poi gli disse pacatamente che, dal momento che non gli avrebbe ceduto l’altalena soltanto perché era Grell ad ordinarglielo, avrebbe dovuto trovarsene un’altra, ma non si lamentò quando il bambino si sedette tra l’erba dinanzi a lui per poter contemplare ancora quello sguardo tanto simile al proprio.
 
#39 – Ossessione
Ancora adesso Grell amava osservarli, quegli occhi scarlatti – sua ossessione, come peraltro era divenuto ogni singolo centimetro del corpo di Sebastian –, sebbene la solitudine fosse oramai sepolta al di sotto di quel che lui denominava amore e che Sebastian, al contrario, definiva svago: a letto, le iridi cremisi si tingevano di desiderio.
 
#17 – Cane
Grell aveva avuto paura dei cani, da bambino, in particolare di quello che viveva lungo la strada che dalla scuola elementare conduceva alla sua abitazione; mentre Sebastian lo accompagnava a casa suo malgrado – abitavano a pochi quartieri di distanza – e Grell sussultò e si irrigidì nell’udire il ringhio dell’animale, Sebastian scrutò il cane con tanta freddezza che non lo si vide più – invero non le sopportava, quelle bestie, stupide e sgraziate com’erano.
 
#07 – Denti
Sebastian gli aveva chiesto perché nutrisse tanto, irrazionale timore nei confronti dei cani; Grell si era stretto nelle spalle: quegli animali avevano denti simili ai suoi, innaturalmente aguzzi, quella medesima dentatura che allontanava le persone da lui – Sebastian non aveva mai più fatto commenti su quanto sciocche fossero le sue paure: si limitava a stringerlo a sé, durante la notte, quando il giovane gli si raggomitolava contro dopo un incubo.
 
#28 – Oscurità
Grell aveva gli incubi da quando andava a sedersi sull’altalena, all’età di tre anni, e si dondolava in silenzio sino a che le maestre non richiamavano gli alunni in classe: nell’oscurità, mostri dai denti affilati e imbrattati di sangue dilaniavano i corpi dei suoi genitori, ai quali andava a far visita una volta alla settimana; adesso, oramai, gli incubi somigliavano di più ad una scusa per sentire, nel tiepido buio del loro letto, le braccia di Sebastian attorno alla vita e la sua bocca sul collo.
 
#48 – Lingua
Alla bocca seguiva la lingua, che scivolava lascivamente fuori dalle labbra, sulla sua pelle, e inevitabilmente Grell lasciava da parte il suo incubo: e si ricordava di quando i loro baci erano sulle guance – e soltanto da parte sua – ed in seguito sulla bocca, come mero sfiorarsi di labbra – ma poi la lingua di Sebastian pretendeva la sua, e dimenticava ogni cosa.
 
#18 – Rossetto
Sebastian aveva imparato ad essere il primo a prendere l’iniziativa, quando lo baciava, e a non permettersi mai di farsi cogliere di sorpresa: non tanto perché gli piacesse, quanto più perché Grell sembrava adorare lasciargli sulla pelle quegli irritanti resti di rossetto che suscitavano la curiosità delle altre persone.
 
#12 – Massaggio
Ogni volta che accadeva, Grell rideva e gli domandava come avrebbe mai potuto ottenere il suo perdono; Sebastian suggeriva un massaggio, in parte perché le sue spalle erano spesso indolenzite a causa del tempo trascorso piegato sulla tastiera del computer, in parte perché il massaggio terminava con Grell steso sotto di lui, piacevolmente nudo – piacevolmente tutto.
 
#31 – Occhiali
Sebastian portava gli occhiali perché la passione per la scrittura gli aveva sottratto preziosi decimi di vista; Grell li portava senza un motivo particolare, da quando lo aveva visto indossarli per la prima volta: spesso Sebastian, nell’intimo momento immediatamente successivo all’amplesso, glieli sfilava e rimetteva sul naso più volte, profondamente assorto, come indeciso se stesse meglio con o privo di essi – in realtà ciò che più gli piaceva era osservare gli occhi verdi dell’amante intorbidirsi di voluttà senza avere l’impressione di guardarli attraverso il vetro d’una finestra, di essere lontano.
 
#38 – Significati
Grell lo lasciava fare, perché comprendeva quanti significati potesse avere quel semplice gesto, quasi giocoso, per Sebastian – sebbene non riuscisse ad afferrarli tutti; di uno soltanto era del tutto certo: il compagno non lo avrebbe mai lasciato solo.
 
#25 – Gelo
Come al contrario era avvenuto con i suoi genitori, in quell’istante di gelo in cui li aveva trovati riversi in una pozza di sangue – e anche se aveva infine compreso che non era stata colpa loro, nient’altro gli aveva mai più trasmesso tanto freddo, nemmeno gli occhi vitrei dell’assassino della sua mamma che l’avevano guardato senza avere la possibilità di vederlo per davvero.
 
#15 – Fotografia
Che Sebastian non l’avrebbe mai lasciato solo gli appariva più che mai palese quando il suo sguardo si soffermava sulla fotografia posta sul comodino: li raffigurava entrambi da bambini, in un’istantanea di morbido calore che non l’aveva abbandonato nemmeno quando era stato processato come pazzo omicida.
 
#50 – Manette
Inevitabilmente, nel contemplare quella fotografia, i suoi occhi scivolavano sui polsi sottili, un tempo chiusi nella morsa di ferro delle manette – Sebastian non diceva nulla, si limitava a rovesciare il portafoto, di modo che se ne potesse vedere soltanto il retro, l’afferrava per un braccio e lo traeva nuovamente a sé, sul letto: erano quelle mani calde le manette preferite di Grell.
 
#20 – Computer
Dopo aver fatto l’amore, Sebastian si sedeva al computer e scriveva per ore; Grell ascoltava il picchiettare ritmico delle sue dita sulla tastiera e osservava il suo profilo stagliarsi contro la luce azzurra prodotta dallo schermo – era bello, rifletteva, quanta vita il loro amplesso sapesse dare, se non a dei figli, perlomeno ai fogli di carta.
 
#47 – Penna
Non sempre, tuttavia, Sebastian sceglieva di far uso del computer; talvolta prendeva un foglio e permetteva che la penna sibilasse su di esso migliaia di parole, mentre Grell ascoltava e tentava di raccoglierle tutte nel cuore.
 
#05 – Melodia
Grell in fondo lo sapeva, che Sebastian scriveva con la penna perché era a lui che piaceva la melodia che essa produceva sulla carta, quell’intricato intrecciarsi di suoni che costruivano universi, persone e sentimenti incisi con l’inchiostro nero: ogniqualvolta Sebastian sfilava il tappo alla stilografica, lui scendeva dal letto e andava in cucina a preparargli un caffè.
 
#03 – Caffè
Talvolta Sebastian trascorreva la notte scrivendo; Grell gli teneva compagnia il più possibile e, quando infine si arrendeva alla stanchezza e si infilava nel letto, Sebastian cessava di fingere di bere il caffè che l’amante gli aveva preparato e si limitava a lasciarlo sulla scrivania di fianco alla tastiera e a gettargli uno sguardo, di tanto in tanto, se il foglio restava ostinatamente bianco troppo a lungo ed era tardi per andar in cerca della presenza di Grell – calda come il fumo che si elevava dalla bevanda scura.
 
#24 – Maglia
Quando Sebastian scriveva sino a tarda notte e Grell non aveva il suo calore tiepido accanto a sé, nel letto, prendeva una delle sue maglie – quella che preferiva – e si addormentava con il naso affondato tra le sue pieghe confortevolmente tiepide.
 
#14 – Regalo
La maglia di Sebastian che più gli piaceva aveva un’elaborata trama di righe perpendicolarmente intrecciate l’una nell’altra, in un’alternanza di nero e rosso che creava un elegante motivo a quadretti – era stato lui a regalarla al compagno e, sebbene Sebastian arricciasse il naso ogni volta che la tirava fuori dall’armadio, Grell gliela scopriva addosso ogni singolo giorno.
 
#45 – Sesso
Doveva scoprirlo, sì, perché Sebastian l’indossava sempre al di sotto di felpe e maglioni, di modo da dissimularne la presenza – un vero peccato, dunque, che tale proposito venisse poi ad essere tradito dallo stesso che lo perseguiva, quand’egli permetteva alle mani di Grell d’introdursi ovunque al di sotto dei suoi vestiti con la palese intenzione di far ben più che ritrovare quella maglia.
 
#22 – Pelle
Inoltre, Sebastian dimenticava – e faceva in modo che l’amante dimenticasse – di dover avere una giustificazione per la presenza della maglia, quando le mani di entrambi arrivavano alla pelle ed infine aveva la possibilità di toccare, baciare, mordere e leccare quella tenera carne che si contraeva deliziosamente sotto di lui.
 
#23 – Dolce
E com’era dolce la voce di Grell che sfuggiva alle labbra morse dai denti aguzzi e gli dimostrava quanto al giovane fossero gradite le viziose attenzioni che gli venivano concesse.
 
#49 – Note
Era un armonioso mescolarsi di note, quella voce, e avrebbe potuto ascoltarla in eterno mentre invocava il suo nome, gemeva, gridava, sussurrava sconnesse parole d’amore che entravano a far parte di quell’interminabile spartito che scrivevano insieme, notte dopo notte.
 
#13 – Sete
Ed era in quei momenti in cui pretendeva sempre più della sua pelle, della sua voce, del suo corpo e della sua anima che intimamente si avvedeva di quanta sete avesse di lui: voleva, voleva tutto e, quando lo otteneva, desiderava ancora di più, con le gambe intrecciate alle sue, le dita intrecciate alle sue, le dita intrecciate ai suoi capelli, la bocca intrecciata alla sua – avrebbe considerato la sua sete come disgustosamente puerile, forse, se non vi fossero stati tutti quegli intrecci.
 
#37 – Sfumature
E quante sfumature assumevano ogni volta i loro gesti: come sapevano essere talvolta inconsapevolmente sensuali e altre volte sin troppo volutamente voluttuosi i movimenti di Grell, il modo in cui si strusciava contro di lui o lo baciava od ancora tirava una sua ciocca di capelli; com’erano più scuri o più chiari i suoi capelli color del vino quando la luna decideva o meno di baciarli; e com’erano verdi quegli occhi – ogni volta di più, sembrava – quando l’amplesso giungeva al culmine.
 
#02 – Lenzuola
Infine le lenzuola li coprivano morbidamente e celavano tutto con infinita delicatezza – sesso, lussuria e odore di sperma –; Grell appoggiava la testa sul petto di Sebastian e gli mormorava che l’amava attraverso la stoffa bianca, ed il lenzuolo diveniva il segreto custode di tutte le dichiarazioni alle quali Sebastian non rispondeva – in fondo, tuttavia, andava bene così.
 
#32 – Latte
A Sebastian non era mai piaciuto il sapore dolciastro del latte, sin da quando era bambino; adesso seguitava a rifiutarsi di berlo, ma non lo disdegnava più del tutto, dacché Grell gli aveva mostrato della biancheria intima che aveva definito color bianco latte.
 
#11 – Biancheria
Succinto ed avvolgente, l’indumento si avvitava squisitamente attorno alle cosce e alle natiche del giovane ed era d’un bianco tanto chiaro che effettivamente ricordava il latte ed era persino in grado di risaltare sulla carnagione pallida di Grell; «Ti piace?» aveva voluto sapere il giovane, ma non aveva ben compreso se interpretare il hmm che aveva seguito la flemmatica risposta – sono soltanto delle mutande, Sutcliffe – come un’interiezione senza particolare significato oppure come un apprezzamento.
 
#29 – Lacrime
Grell non piangeva mai, da bambino – non aveva pianto nemmeno dinanzi i cadaveri dei suoi genitori –; era inspiegabile, dunque, che avesse cominciato a singhiozzare dopo essere inciampato ed aver rovinato sull’erba: Sebastian allora era troppo giovane per intuire che lo scopo di Grell era quello di farsi aiutare da lui.
 
#33 – Taglio
«È un taglio insignificante: perché piangere tanto?» gli chiese dopo aver valutato accuratamente la piccola ferita che solcava la gamba del bambino – ma Grell aveva già smesso di singhiozzare ed approfittò della riconoscenza che gli doveva per gettargli le braccia al collo.
 
#26 – Pallone
Sebastian non l’aveva più visto piangere, tuttavia aveva trovato riflessa nei suoi occhi la tristezza della solitudine, quando i loro compagni di prima media si erano ripresi di malagrazia il pallone che Grell aveva gentilmente restituito loro e avevano crudelmente respinto la sua richiesta di unirsi a loro – non aveva mai provato prima tanto piacere, Sebastian, come nello scagliare il pallone nell’esatto centro del volto del ragazzino che si era rivolto a Grell con tanta sgarbatezza.
 
#21 – Salato
Quello era stato il giorno del loro primo bacio sulle labbra: aveva sospinto Grell contro la parete esterna della palestra e si era appropriato della sua bocca; vi aveva indugiato a lungo, immobile, come per raccogliere quanta più memoria possibile del gusto salato che avevano le labbra vogliose del ragazzino sulle sue.
 
#16 – Istante
«Sai, Sebby, io l’ho ucciso: ho ucciso l’uomo che mi ha portato via i miei genitori» gli aveva sussurrato Grell all’orecchio, palesemente compiaciuto, e gli aveva cinto il collo con le braccia, come un bambino del tutto certo d’essere lodato; ed in quell’istante Sebastian si rese conto che il ragazzino aveva appreso il significato dell’omicidio in modo distorto, quasi fosse qualcosa di buono – dopotutto non lo si sarebbe potuto biasimare, a ben pensarci –, e lo strinse a sé come mai aveva fatto con alcuno.
 
#04 – Interrogatorio
Grell sapeva che non era stato Sebastian a rivelare che era lui l’assassino; rispose onestamente alle domande dei poliziotti, chiarendo loro come un ragazzino di undici anni avesse potuto uccidere un uomo di quaranta – un mero incidente, una distrazione mortale a favore del bambino, che aveva potuto spaccargli la testa con un mattone –, ed infine si prese la libertà d’essere lui, per un momento, ad interrogare, e chiese quando avrebbe potuto rivedere il suo fidanzato.
 
#42 – Viaggio
Sebastian non era uno sciocco, Grell ne era perfettamente consapevole, tuttavia, anziché rivelargli che avrebbe frequentato un istituto per la salute mentale dei minori – a causa del piacere e dell’innaturale placidità con cui aveva raccontato dell’omicidio, nonché per l’atto in sé, naturalmente – preferì affermare in tono vago che stava partendo per un viaggio e che non si sarebbero visti per un poco.
 
#41 – Aereo
Un viaggio in aereo, disse: aveva sempre desiderato di volare; dieci anni più tardi, dopo l’istituto di correzione minorile, gli arresti domiciliari, la libertà vigilata e soltanto infine il totale condono della pena, quando chiese di rivedere Sebastian – seppur timoroso che egli non lo volesse più – e lui accettò d’incontrarlo, sebbene non fosse mai salito su un aereo credette di sapere che cosa significasse volare.
 
#09 – Chiave
«Non farti venire strane idee,» l’ammonì Sebastian, quel giorno «non è a causa del mio presunto – quanto inesistente – amore per te che sono venuto»; in realtà il motivo non era tanto differente, a ben pensarci: si era reso conto, durante quei dieci anni, che Grell era la sua personale chiave per sfuggire alla noia dell’ordinario che permeava le giornate.
 
#40 – Sabbia
«Oh, ma io lo so che in fondo in fondo mi ami» sogghignò Grell, mentre, come innumerevoli granelli di sabbia in una clessidra, nella sua mente scorrevano i ricordi di una vita – quasi – trascorsa insieme a lui.
 
#19 – Orologio
Da bambino, Grell odiava l’orologio da polso che Sebastian indossava: scandiva sin troppo bene il trascorrere del tempo e ricordava al suo proprietario che si stava facendo tardi proprio quando stava per ottenere un bacino con la lingua – temo proprio che sarà per un’altra volta, Sutcliffe.
 
#06 – Lavoro
Adesso Sebastian non portava più quell’orologio, tuttavia il tempo seguitava a tormentare il suo amante: precisa come soltanto un fastidioso servo del tempo sa essere, la sveglia gli rammentava che quel mattino avrebbe dovuto presentarsi al lavoro – a William, in particolare, il suo noioso supervisore – e non rimanere a letto, a strusciarsi felicemente contro il compagno.
 
#01 – Gelosia
Ma dopotutto non era poi del tutto negativo, il suo lavoro, se quando pronunciava il nome di William le labbra di Sebastian si increspavano in una smorfia così deliziosamente gelosa.
 
#34 – Anniversario
«Oggi non è il nostro anniversario: noi non stiamo insieme» osservò pigramente Sebastian dopo che Grell gli ebbe sdegnosamente fatto presente che aveva dimenticato la data del loro anniversario – prima o dopo, Sebastian se ne vendicava sempre, di quel ghigno che riceveva in cambio del fastidio che gli si palesava involontariamente in viso all’udir nominare William T. Spears.
 
#30 – Tatuaggio
«Ma, Sebby, viviamo insieme da dieci anni!» si lamentò Grell, offeso; Sebastian l’afferrò per un braccio e gli mostrò una data incisa sulla pelle candida del suo avambraccio: il giorno in cui era stato rilasciato – e fu dannatamente serio nel ribattere: «Credi che non lo sappia?»
 
#44 – Bracciale
«Coprilo con questo» soggiunse, Sebastian, e gli strinse un bracciale attorno al polso, laddove sbocciava rigoglioso l’inchiostro nero del tatuaggio; Grell sorrise e sollevò il braccio per ammirare il regalo, le cui pietre nere scintillarono alla luce mentre il gioiello scivolava lungo il suo braccio – «No, è una data che voglio ricordare; potremmo farla incorniciare: “il giorno in cui Sebastian Michaelis ricordò d’avere un cuoricino”, che ne pensi?»
 
#35 – Quadro
E l’aveva fatta incorniciare davvero: un semplice foglio bianco sul quale aveva scritto quelle sei cifre, protetto dal vetro e decorato da una cornice dal moderno motivo rosso e nero.
 
#43 – Bosco
Sebastian sostituiva la data con il dipinto di un bosco perlomeno quando avevano ospiti, ma ogni volta Grell ignorava bellamente il suo desiderio almeno d’apparire ordinari: orgogliosamente mostrava i numeri e ne raccontava la storia – quantomeno si limitava a qualcosa di vago a proposito della ragione della sua reclusione.
 
#27 – Alba
Talvolta, all’alba, Sebastian scopriva il compagno seduto sul divano a contemplare quel quadro – l’immagine della foresta giaceva dimenticata su un cuscino; Sebastian sospirava, si sedeva accanto a lui e riprendeva a dormire – come se senza il suo calore non potesse riuscirci.
 
#08 – Libro
Il titolo del libro era stato l’ultimo particolare che aveva definito e, sebbene al suo editore fosse tanto piaciuto per la sua originalità, non ne era ancora del tutto certo; dinanzi il sorriso che si disegnò sulla bocca di Grell ed ai suoi baci, principio d’una ludica attività che invero apprezzava molto, considerò che, dopotutto, quella data che per il suo amante era tanto preziosa non suonava poi così male, come titolo della propria opera.
 
#46 – Polvere
Grell aveva tanto insistito perché fosse la cremazione: perché la loro esistenza si concludesse con lo stesso fuoco della passione – così l’aveva chiamato – che si era perpetuato con il loro rapporto; talvolta il becchino sbirciava nelle loro urne: e ridacchiava nell’osservare come scintillasse la polvere di ciò che erano stati alla luce artificiale delle lampade del suo obitorio, quasi che davvero si trattasse di braci ardenti.





Cioè, il titolo doveva essere un riferimento alla fantomatica data, ma alla fine è diventato una cosa stranissima - disegnato in numeri allo specchio...? XDXD Comunque, mi piace<3.
Se Sebby dovesse apparire dolce, gentile e generoso e altre simili stronzate, sappiate che è solo in virtù del fatto che la frase è dal punto di vista di Grell, quindi più di tanto non si può rendere quanto sia realmente stronzo... E poi, insomma, in fondo stanno insieme: un minimo di fluff è concesso, no?
Oh: siccome a Grell piace ascoltare il suono della penna ed apparire controproducente che quando Sebastian la usa, lui vada in un'altra stanza, ho pensato che nel silenzio totale lo scribacchiare di una penna sia ben udibile anche da una camera un po' più lontana. Okay, passatemela: ho dovuto scrivere una frase, una sola frase per prompt, dannazione...! XD
E poi, per una volta, ho voluto inventare qualcosa che non avesse per forza a che fare con Grell che vorrebbe avere dei figli - ho pensato che perdere i genitori possa essere equivalente a non poter avere bambini, cioè che entrambe le mancanze possano portare alla follia, almeno nel caso di un individuo instabile com'è Grell.
Oh, be', that's all.
(Grazie in anticipo a chi lascerà un segno della sua presenza<3)
bows
  
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