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Autore: Taila    07/11/2010    0 recensioni
Per sopravvivere era scesa fino al limite estremo dell’abiezione, si era immersa nel male assoluto, aveva trasformato il suo stesso essere e questo aveva creato una spaccatura insanabile dentro di lei.
Non sarebbe mai più ritornata ciò che era prima.
Per questo Shadea a’Ru meritava un trattamento speciale. Doveva guardare anche lei l’abisso e sentire il terrore colare dentro di lei goccia dopo goccia, fino a perdere completamente il controllo. Aveva rifiutato la sua proposta di andare volontariamente in esilio e in questo modo si era consegnata a lei e alla sua vendetta.
Attenzione:Spoiler dal libro "La Regina degli Straken"!
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Grianne Ohmsford
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: Lo scontro decisivo
Autore: Taila
Serie: Libri – Shannara
Genere: Fantasy, azione, spoiler
Tipo: Long-fic, what if…?
Raiting: Arancione
Disclaimers: Le ambientazioni e i personaggi presenti in questa fic non appartengono a me, ma al maestro Terry Brooks (inchino), alla Mondadori e a tutti colori che ne detengono i diritti. Io li ho presi in prestito per puro divertimento e senza scopo di lucro.
Ambientazione: Questa fic è ambientata alla fine de “La Regina degli Straken”, ultimo libro della trilogia del Druido Supremo di Shannara.
Note: Questa fic è nata un po’ per caso e si è evoluta seguendo linee tutte sue. Appena iniziai a leggere il ciclo in questione, ho iniziato a provare un’antipatia profonda per Shadea a’Ru. Se gli altri avversari affrontati dalla famiglia Ohmsford nel corso delle loro avventure, erano in qualche modo giustificati dalla loro natura malvagia, che semplicemente seguivano, Shadea è mossa solo dalla sua incredibile fame di potere. Gli altri congiurati hanno tutti, chi più chi meno, motivi di risentimento nei confronti di Grianne, ma Shadea no, è un concentrato di arroganza ingiustificata ed ego spropositato. Mi ha scatenato un odio a pelle, tanto che già dopo poche pagine sono corsa a prendere il terzo libro del ciclo per vedere che fine faceva. La morte di Shadea è coerente con la nuova natura di Grianne, con il suo bisogno di sdoganarsi dall’ombra della Strega di Ilse. Eppure non mi ha soddisfatta. Proprio per questa mia antipatia nei suoi confronti, ho continuato a pensare a una fine alternativa in cui avrebbe pagato per la sua arroganza, la sua idiozia, la sua cecità e la sua incapacità. E seguendo questo pensiero è nata questa fic. All’inizio avrebbe dovuto essere una one – shot, ma alla fine le pagine si aggiungevano alle pagine e così eccola trasformata in una fic a capitoli. Spero di aver fatto un lavoro discreto, di assicurato c’è la mia passione per il ciclo di Shannara e la mia buona volontà.
Avvertenze: I dialoghi fino alla morte di Traunt Rowan sono tratti dal libro, li ho solo riposizionati all’interno del mio scritto.
Ringraziamenti: Ringrazio chiunque leggerà e commenterà.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo \^O^/



Lo scontro decisivo



Capitolo I: L'inizio

Shadea a’Ru salì di corsa i gradini della torre che portavano alla stanza dell’Ard Rhys, seguita da Traunt Rowan e Pyson Wence.
Era furibonda.
Aveva visto il potere che aveva raggiunto sgretolarsi tra le sue dita come sabbia umida, lo stava perdendo con la stessa facilità con cui l’aveva conquistato. I suoi progetti di dominare le Quattro Terre con un nuovo Consiglio dei Druidi fedele solo a lei era perduto.
Anche Shadea aveva dovuto scontrarsi contro la terribile magia e la sfrontata fiducia degli Ohmsford, e ora si trovava sul punto di perdere definitivamente tutto. Nella penombra digrignò i denti al pensiero di quanto fosse arrivata vicina a cancellare tutti i membri viventi di quella famiglia, a riuscire là dove avversari più potenti e terrificanti di lei avevano fallito ed erano morti.
Aveva progettato tutto alla perfezione, curando ogni minimo dettaglio, ma non era servito a niente, non contro di loro e gli avvenimenti che si erano accumulati bloccandole la strada. La sua parabola discendente era iniziata già quando Sen Dunsidan aveva sferrato l’attacco con quella sua nuova, terribile arma, sbaragliando le forze dei Liberi e portandosi sul punto di risolvere la guerra che da trent’anni stava dissanguando le Quattro Terre e annettere così il Prekkendor alle Terre del Sud. Distruggendo gran parte della flotta degli Elfi, che costituivano il fulcro di tutto l’esercito dei ribelli che combattevano contro la federazione, e uccidendo Kellen Elessedil con i suoi eredi aveva segnato molti punti a suo favore, che avevano riabilitato il suo prestigio agli occhi della Federazione. Evitando di chiedere consiglio ai Druidi su quell’attacco, che in teoria erano i suoi alleati, il Primo Ministro aveva dimostrato che non aveva bisogno di loro per regnare, minando così alla base la loro credibilità.
E se pensava che dietro tutto ci fosse l’ombra di Iridia… Quella maledetta Strega degli Elfi e il suo stupido amore per Ahren Elessedil erano stati il primo tassello caduto di quel domino gigantesco che stava portando alla sua rovina. Aveva sperato che avesse superato la sua ossessione per il principe degli Elfi, ma evidentemente aveva compiuto un errore di giudizio.
Lo stesso si poteva dire per gli altri alleati che aveva scelto per portare a termine la sua congiura contro Grianne Ohmsford. All’apparenza le erano sembrati forti, pericolosi e fermamente determinati a togliere per sempre di mezzo l’Ard Rhys, semplici pedine da eliminare una volta che la sua posizione come Druido Supremo di Paranor sarebbe stata consolidata. Druidi potenti che alla prova dei fatti si erano dimostrati un totale fallimento. Terek Molt aveva inseguito Penderrin Ohmsford, nipote di Grianne, per tutte le terre settentrionali, senza mai riuscire a catturarlo, rimanendo anzi ucciso negli Slag insieme ad Ahren. La scomparsa del principe degli Elfi era stata l’unica buona notizia in tutta quella disfatta. Persino Aphasia Wye aveva trovato la morte nel tentativo di assassinare il ragazzo, ucciso dagli spiriti che dimoravano nella città abbandonata di Stridegate.
Solo Traunt Rowan e Pyson Wence erano riusciti in parte nell’intento. Erano calati di sorpresa sul gruppo degli alleati di Penderrin Ohmsford, circondandoli con le loro navi da guerra quando erano più esposti, obbligando il ragazzo ad arrendersi e a consegnarsi a loro. Peccato che non si fossero resi conto che Penderrin aveva deciso di seguirli solo per arrivare a Paranor più rapidamente e liberare così sua zia dalla prigione in cui l’avevano confinata.
Mai avrebbe creduto che qualcuno potesse sopravvivere nel mondo del Divieto e tornare indietro praticamente illeso. Il triagenel era stato più una precauzione che una reale necessità, ma quella maledetta era riuscita a spezzare anche quella rete, a sfuggire a quell’ennesima trappola che le avevano teso.
Aveva sottovalutato Grianne Ohmsford, aveva dimenticato chi era stata in passo. Era stata l’allieva prediletta del Morgawr, uno dei maghi oscuri più antichi, potenti e malvagi che si conoscessero, che l’aveva trasformata con l’inganno in un essere tenebroso e senza alcun sentimento oltre la rabbia e l’odio. Durante il viaggio al di là dello Spartiacque Azzurro, Grianne con la sua magia aveva sopraffatto e ucciso il maestro, ritornando nelle Quattro Terre diversa, presa totalmente dalla missione di ricostruire il Consiglio dei Druidi. Molti non avevano creduto al suo cambiamento e continuavano a portarle rancore per ciò che aveva fatto come Strega di Ilse. All’interno stesso di Paranor c’erano diversi Druidi che avrebbero volentieri affondato un pugnale nella sua carne.
Shadea a’Ru non era mossa da simili, nobili motivazioni, ma le aveva sfruttate a suo vantaggio. Era stato per la sua ambizione di dominare sulle Quattro Terre come Druido Supremo di Paranor, che aveva accettato di usare la notte liquida e di esiliare Grianne Ohmsford nel Divieto, nonostante ignorasse la provenienza di quella magia e i suoi veri effetti.
L’unica cosa veramente importante era che facesse scomparire l’Ard Rhys senza lasciare tracce materiali che avrebbero potuto portare direttamente a lei e ai suoi alleati. Ma si era messo di mezzo quello sciocco ragazzino e i suoi genitori. Tutti i suoi piani e tutti i suoi progetti erano andati in fumo in tempo così breve da sembrare quasi ridicolo, se confrontato con quello che avevano speso per mettere a punto la loro congiura e impadronirsi di Paranor.
L’espressione sul volto di Shadea a’Ru divenne una maschera feroce, mentre apriva la porta della stanza dell’Ard Rhys con un gesto brusco. Fece pochi passi all’interno della stanza e si fermò. C’era una presenza estranea, che permeava l’aria rendendola oppressiva. Un brivido gelido le scorse lungo la schiena. Solo una persona possedeva una magia così potente da impregnare l’interno di una camera in quel modo senza fare realmente nulla. Nel silenzio della torre riecheggiarono i passi dei suoi due alleati che la stavano seguendo.
Piano si volse, girando su se stessa e la vide. Grianne era in piedi contro la parete alle sue spalle, un’enorme macchia scura su cui spiccava in un contrasto inquietante il volto pallido ed emaciato, molto più di quanto ricordasse. Per un attimo Shadea a’Ru non riuscì a credere ai suoi occhi. Era davvero riuscita a tornare viva dal Divieto, ma non indenne. C’era qualcosa di diverso in lei. Era una sensazione sfuggente e impalpabile, ma metteva in allerta il suo sesto senso come mai era riuscita a fare prima del suo esilio. Le era accaduto qualcosa di terribile nel Divieto, realizzò Shadea a’Ru osservandola. Qualcosa che aveva provocato un sottile cambiamento in lei, che aveva scheggiato le convinzioni che l’avevano sostenuta negli ultimi anni come Ard Rhys e le aveva fatto fare un passo indietro verso ciò che era stata in passato. Lo leggeva in quello sguardo che le stava rivolgendo. Era freddo e distaccato come sempre, ma sotto la solita coltre di ghiaccio divampava un fuoco crudele e vendicativo che non le aveva mai visto.
Ferma al centro della stanza, Shadea a’Ru comprese che non aveva davanti l’Ard Rhys, non solo almeno, ma anche della Strega di Ilse, risvegliata dal suo viaggio nel mondo del Divieto, e per la prima volta nella sua vita ebbe paura. Non aveva mai incontrato di persona Grianne Ohmsford quando era ancora al servizio del Morgawr, ma conosceva i racconti che circolavano su di lei ed era giunta alla conclusione che era un nemico con cui non poteva scontrarsi apertamente. E ora l’aveva davanti, pronta a usare su di lei tutta la terribile potenza del canto magico.
- Non hai un bell’aspetto, Grianne. Dai l’impressione di poter essere spazzata via dalla prima folata di vento. Immagino che il Divieto non sia stato molto piacevole, vero?- la provocò sperando di spingerla a reagire.
Doveva scoprire quanto fosse rimasto dell’Ard Rhys e quanto fosse rinato della Strega di Ilse nella donna che aveva davanti, prima di fare una qualsiasi mossa. Ma Grianne rimase immobile, ferma nella sua posizione come una statua, e la fissava con quei suoi occhi azzurri, scintillanti come quelli di un felino a caccia, che dovevano aver osservato l’Abisso ed essersi lasciati scrutare da esso. Erano strani quegli occhi e la mettevano a disagio con la loro impenetrabilità.
- Penso che tu sia venuta a Paranor un’ultima volta. – la minacciò Shadea a’Ru a voce bassa – Penso che tu abbia sprecato la tua unica possibilità di fuggire e salvarti la vita!- .
Doveva allontanare quella sensazione di oppressione che le stava stringendo la gola e recuperare la padronanza di sé. Doveva mostrarsi potente e tranquilla davanti Traunt Rowan e Pyson Wence, solo così non l’avrebbero abbandonata e l’avrebbero sostenuta anche in quell’ultimo combattimento. Era un’azione folle, che aveva poche speranze di realizzarsi, ma se fossero riusciti a eliminare Grianne Ohmsford definitivamente, nessuno ostacolo si sarebbe più parato davanti a lei nella sua scalata al potere.
Per la prima volta da quando erano entrati in quella camera, l’Ard Rhys parlò. Spiegò loro l’enormità della sciocchezza che avevano nell’accettare e usare la notte liquida. Avevano liberato un cambiatore di forma che aveva avuto dal suo signore il compito di distruggere l’Ellcrys, infrangendo così la barriera del Divieto e consentendo ai demoni di invadere il loro mondo. Nonostante il tarlo del dubbio avesse iniziato a rodere piano le sue certezze, Shadea a’Ru non credette alle parole di Grianne. Non poteva darle credito, non davanti a Traunt Rowan e Pyson Wence. Se lo avesse fatto, avrebbe dato alla sua nemica un potere su di lei che non poteva permettersi di concederle, non nello stato in cui si trovava.
La risposta di Shadea a’Ru fu un attacco magico. Il fuoco dei Druidi esplose violento dalle sue mani, per poi infrangersi sulla barriera che Grianne aveva eretto attorno a sé per difendersi, senza arrecarle alcun danno.
- Non sei alla mia altezza, Shadea. Non lo sei mai stata. Non lo sarai mai. Sei bandita dall’Ordine e da queste mura. Lo siete tutti. Se ve ne andate adesso, vi lascerò vivere. Ho visto abbastanza morti e vendette e non desidero vederne ancora. Meritereste ben più dell’esilio, ma se ve ne andrete adesso, la finiremo qui. Avete la mia parola.- .
La voce dell’Ard Rhys era calma e ferma, ma vibrava di una nota di autorità che non lasciava equivoci su cosa sarebbe spettato loro se non avessero accettato la sua offerta. Ma Shadea a’Ru non voleva cedere, non era abituata a farlo, non quando aveva ciò che desiderava era a portata delle sue mani. Grianne Ohmsford era tornata dal Divieto, ma non aveva avuto tempo di riposarsi dalle traversie che aveva affrontato in quel luogo e quindi non era riuscita a ricaricare la sua magia. Non avrebbe potuto opporre una difesa decisa, se loro tre avessero combattuto insieme e unito le loro magie, avrebbero potuto sopraffarla. La partita non era ancora finita, mancava l’ultima mano da giocare.
- Non credo che l’esilio faccia per me. E reste da vedere se non sono alla tua altezza.- rispose in tono strafottente, sfidando apertamente la sua avversaria.
Stava accumulando la sua magia nelle mani, pronta a sferrare un altro attacco e sicura che i suoi compagni l’avrebbero aiutata, quando Traunt Rowan si fece avanti, le braccia incrociate al petto e nascoste sotto la stoffa delle maniche. Il viso era contratto in una maschera di impotenza e di rabbia, ma il suo corpo era rilassato e per nulla pronto alla lotta. Shadea a’Ru comprese immediatamente cosa volesse fare l’Uomo del Sud.
- Shadea aspetta. – esclamò aprendo le mani nel gesto di un supplice – Basta. È finita. Non vedi?- .
Traunt Rowan era diverso da Shadea e dagli altri congiuranti. Non era mosso dalla brama di potere, né da una sfrenata ambizione personale. Si era schierato contro l’Ard Rhys solo per il rancore che nutriva verso di lei. La Strega di Ilse aveva ucciso i suoi genitori e lui non aveva mai creduto alla sua redenzione. Il male in cui era stata immersa era così profondo e assoluto, che niente al mondo avrebbe potuto sradicarlo da lei. Però non era diventato un Druido solo per avere l’occasione di vendicarsi di lei, ma perché credeva in quello che facevano, credeva che avrebbe potuto guidare le Quattro Terre verso una via di saggezza e pace. Quello che non credeva era che Grianne Ohmsford fosse la persona adatta a rivestire il ruolo di Ard Rhys di Paranor. Era una persona troppo controversa, che aveva spaccato il Consiglio in innocentisti e colpevolisti, impedendogli così di svolgere serenamente il suo compito.
Eppure ora, nonostante tutto, vedeva tutto con chiarezza. Avevano sbagliato tutto. Lui aveva sbagliato tutto. Se aveva ritenuto che Grianne Ohmsford non fosse la scelta la scelta giusta per guidare i Druidi, ora comprendeva appieno che eleggere Shadea a’Ru Ard Rhys era stato un errore imperdonabile. Quella donna era come un serpente rinchiuso dentro a una scatola, pronto a scattare e a mordere chiunque sollevasse il coperchio. Avrebbe portato tutti sull’orlo del baratro, avrebbe distrutto l’Ordine dall’interno per le sue brame di dominio, divenendo quasi un secondo Signore degli Inganni. Era sicuro che appena lui e Pyson Wence non le fossero più stati utili, sarebbero stati eliminati per far spazio ad alleati più fedeli. Se erano ancora vivi era perché Shadea aveva ancora bisogno di loro.
E Traunt Rowan non era disposto a sfidare la morte per lei. Purtroppo era sicuro che lo gnomo non la pensasse come lui e che avrebbe sostenuto Shadea in quell’ultimo disperato tentativo di uccidere l’Ard Rhys. Lui non si sarebbe fatto trascinare a picco con loro. Avrebbe scelto la strada dell’esilio, abbandonando definitivamente il suo desiderio di vendicare la morte dei suoi genitori. Sperava soltanto che Grianne meditasse sulle sue parole e lasciasse il ruolo di Ard Rhys a qualcuno di più indicato, come le aveva consigliato la sera prima che Shadea usasse la notte liquida.
- Traditore!- gli urlò contro la donna.
Un’altra fiammata di fuoco magico esplose dalle sue mani, investendo in pieno l’Uomo del Sud e scagliandolo contro la parete, uccidendolo sul colpo. Nessuno l’avrebbe mai abbandonata, non lo avrebbe mai permesso. Il giorno in cui avevano deciso di seguirla nella congiura contro l’Ard Rhys, avevano anche accettato di arrivare fino in fondo, tutti insieme, qualsiasi fosse stato il risultato. Traunt Rowan non avrebbe fatto eccezione.
Shadea a’Ru spostò lo sguardo su Pyson Wence, fermò pochi passi dietro di lei. Lo gnomo rabbrividì leggendo la furia repressa in quegli occhi che lo stavano fissando come due lame affilate e pronte a vibrare il corpo ferale.
- E tu invece che intenzioni hai? Vuoi seguire quello smidollato nella tomba?- lo minacciò mostrandogli i palmi delle mani, su cui vorticava violenta la magia che vi aveva concentrato.
Pyson Wence non aveva mai avuto paura di niente. Feroce e astuto era sempre riuscito ad avere ragione dei suoi nemici. Libero da ogni logica o morale, non aveva mai avuto padroni al di fuori di se stesso. Ma la faccia che stava mostrando Shadea in quel momento, era tanto impressionante da fargli rabbrividire l’anima e costringerlo a obbedirle ciecamente, anche se questo avrebbe significato la morte per lui.
Lo gnomo borbottò una negazione e si volse verso Grianne Ohmsford che, ancora ferma nella sua posizione, aveva assistito a tutta la scena. La guardò. Scrutò la donna che era stata capace di sopravvivere al Divieto e di tornare indietro. Lei era stata la causa di tutto. Aveva desiderato eliminarla, farla scomparire dalle Quattro Terre, troppo stanco di vederla concludere un insuccesso dietro l’altro. Grianne Ohmsford non aveva le capacità di guidare l’Ordine, di dargli un vero ruolo politico, e lui desiderava il potere, quello che solo ritrovarsi ai vertici del comando poteva dargli. Per questo si era unito alla congiura di Shadea, ma non aveva calcolato che anche lei sarebbe del tutto incapace di tenere legato a sé Sen Dunsidan e di assicurare un ruolo di supremazia ai Druidi nella guida delle Quattro Terre. Aveva lottato per se stesso, per emergere, e, ora che erano arrivati al dunque, non si sarebbe tirato indietro. Avrebbe giocato anche quella partita, sperando che il risultato fosse loro propizio.
Pyson Wence sfoderò con calma i lunghi coltelli che portava alla cintura dal fodero, producendo un sibilo sinistro come un lamento d’agonia, che riecheggiò a lungo nel silenzio della stanza. Piantò i suoi occhi in quelli di Grianne, sfidandola con lo sguardo, e poi si slanciò verso di lei con le lame alzate sopra la testa.
L’Ard Rhys rimase immobile contro la parete, come se fosse caduta in uno stato catatonico e ciò che le accadeva intorno non la interessasse. Soltanto un brillio che illuminò l’azzurro cupo dei suoi occhi, rivelò che era presente a se stessa. Pyson Wence era ormai a un paio di passi da lei, quando sferrò il suo attacco.
Fu tutto così rapido che lo gnomo non capì cosa gli stava accadendo, fino a quando il canto magico non lo colpì in pieno, come un macigno scagliato a piena forza contro di lui. Sentì i polmoni espellere di colpo l’aria, mentre un universo di luci colorate gli esplose dietro le palpebre chiuse e il sangue iniziò a ruggirgli dentro le orecchie. Pyson Wence fu sbalzato fuori dalla stanza, contro il muro del corridoio e ricadde a terra privo di sensi. Il forte spostamento d’aria fece chiudere la porta della camera con un rumore secco, lasciando sole le due donne all’interno. Kermadec e i suoi troll si sarebbero occupati dello gnomo, quando sarebbero arrivati.
Grianne spostò la testa e piantò il suo sguardo su Shadea. Per un momento rivisse tutte le sevizie che aveva subito da Tael Riverine, le umiliazioni che le aveva inflitto e il senso di angoscia, prostrazione e smarrimento che l’aveva accompagnata nei giorni di prigionia. Riassaporò il dolore bruciante del collare magico con cui il Signore degli Straken l’aveva sottomessa. Provò ancora una volta lo strappo nella sua identità che le aveva causato il trasformarsi in una furia per superare la prova impostale da Tael Riverine e restare così viva.
Il viaggio nel mondo del Divieto aveva minato alla base le sue convinzioni di non essere una creatura del male, di essere riuscita a mettere una linea di demarcazione fra l’Ard Rhys e la Strega di Ilse. Durante la sua prigionia era stata costretta a fare un passo indietro verso ciò che era stata e aveva scoperto quanto fosse debole e fragile, quanto ancora dovesse lavorare per allontanare il male che ancora dimorava dentro di lei. Per sopravvivere era scesa fino al limite estremo dell’abiezione, si era immersa nel male assoluto, aveva trasformato il suo stesso essere e questo aveva creato una spaccatura insanabile dentro di lei.
Non sarebbe mai più ritornata ciò che era prima.
Per questo Shadea a’Ru meritava un trattamento speciale. Doveva guardare anche lei l’abisso e sentire il terrore colare dentro di lei goccia dopo goccia, fino a perdere completamente il controllo. Aveva rifiutato la sua proposta di andare volontariamente in esilio e in questo modo si era consegnata a lei e alla sua vendetta.
- Sei rimasta sola Shadea. Arrenditi e avrai salva la vita!- volle tuttavia provare e darle un’ultima chance.
Sul volto dell’altra donna comparve un sorriso feroce, che alterò i suoi tratti e accese i suoi occhi di una luce folle.
- Mai. Non mi arrenderò mai, non ora che posso batterti. Basta guardarti per comprendere che sei sfinita fisicamente e mentalmente. Non avrò un’altra occasione simile per batterti.- disse mentre piegava le spalle in avanti, pronta a lottare.
Le labbra di Grianne si tesero in un piccolo sorriso soddisfatto. Era quello che voleva: trascinare l’avversaria in uno scontro, nel quale le avrebbe insegnato cosa volesse dire mettersi contro di lei. Ma non doveva sottovalutare la sua avversaria: era una donna potente, pericolosa e abile, e questo la poneva su un livello diverso dagli altri congiuranti. Accumulò una buona quantità di magia dentro di sé e schiuse le labbra.

  
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