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Autore: Prof    07/11/2010    4 recensioni
Così lui disse: “Qual è il problema, baby?”
E l'indicatore di rabbia di Romano superò di gran lunga il limite massimo di sicurezza.
“Qual è il problema? Qual è il problema?!” ululò l'italiano, calcando per benino sulla frase incriminante, in un crescendo che di poco mancava l'isterismo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Accidentally In Love
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Italia Romano, America
Genere: comico, romantichino, fluff; (finto pOrn)
Rating: giallo
Avvertimenti aggiuntivi: shonen ai
Prompt: Italia Romano/America, “casco di banane”; di margherota   (meme)
Note: titolo dall'omonima canzone “Accidentally in Love” dei Counting Crows; perché una relazione amorosa tra Romano e America può essere solo “accidentale”. XD
Riassunto: Così lui disse: “Qual è il problema, baby?”
E l'indicatore di rabbia di Romano superò di gran lunga il limite massimo di sicurezza.
“Qual è il problema? Qual è il problema?!” ululò l'italiano, calcando per benino sulla frase incriminante, in un crescendo che di poco mancava l'isterismo.

 

Accidentally in Love

Houston, we have a problem

 

 

 

Così lui disse: “Qual è il problema, baby?”
E l'indicatore di rabbia di Romano superò di gran lunga il limite massimo di sicurezza.
“Qual è il problema? Qual è il problema?!” ululò l'italiano, calcando per benino sulla frase incriminante, in un crescendo che di poco mancava l'isterismo.
“Non lo so, qual è il problema!” sbottò infine, alzando le braccia al cielo e facendole ricadere a peso morto un istante dopo lungo i fianchi, senza nemmeno aspettare un'inutile risposta dell'altro.

 

Ora, se America avesse avuto anche una minima e microscopica capacità di leggere l'atmosfera della situazione, avrebbe capito che si era appena giocato la cena e la serata, se non anche la nottata e pure la mattinata successiva. D'altronde, il viso rosso di rabbia e l'espressione irata di Romano, e quelle braccia adesso incrociate sul petto in segno di “assoluto diniego”, non davano la possibilità di molti fraintendimenti.

Si dà il caso, invece, che quella sera il suo cervello, il suo neurone vagante per precisione, fosse così intento a progettare altri piani, altre tipologie di divertimento, da aver praticamente azzerato ogni facoltà atta alla decifrazione di messaggi, ben poco subliminali, altrui.

Del resto, le sue orecchie avevano ben percepito il “non lo so”, e il neurone, che aveva ben altro da progettare, aveva archiviato in tutta fretta quelle tre, piccole, apparentemente innocue parole, come segno che tutto andava bene. In fondo, se c'è un problema, ma non si sa qual è, perché perderci dietro energie fisiche e mentali? Meglio dedicarle a qualcosa per cui ne valga la pena; tipo il progettino per la serata, ad esempio.

Per America questo è un ragionamento che non faceva una piega. Per Romano, no.

 
“Beh, se allora non c'è nessun problema...”

“Il problema c'è!” abbaiò d'un tratto l'italiano, facendo un piccolo saltello sul divano che portò ad una debita distanza tra i due.
Fermi tutti, il neurone solitario ha captato che c'è qualcosa che non va.

America congelò il sorriso sulle proprie labbra, cominciando ad avere un terribile sospetto. Il neurone mise in stand-by il suo progettare instancabile, e si accinse ad operare sul nuovo dilemma, che, a quanto pareva, riguardava un problema che sembrava non esserci ma che invece c'era. Complicato.

Arrivato a quel punto, America si rese conto che per attuare il piano A doveva fare una piccola deviazione, che passava per l'identificazione del fantomatico “problema”. Richiamò i muscoli delle gambe, e si sollevò quel tanto che gli bastava per avvicinarsi di nuovo al ragazzo; una volta seduto, e annullata l'inopportuna distanza, ebbe anche l'accortezza di far scivolare il braccio sullo schienale del divano, a pochi centimetri dalle spalle dell'obiettivo. Rilassò i muscoli della faccia, chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio sulla ricerca di un'espressione adeguata allo scopo. Quando li dischiuse appena, la sua ricerca mentale lo aveva munito di un sereno sorriso, che, a dirla tutta, faceva molta fatica a non trasformarsi in uno sornione.

"Allora, - iniziò, con la voce più controllata che gli riusciva. - qual è questo problema?”
Se uno sguardo avesse avuto il potere di uccidere, America adesso avrebbe dovuto giocare ai videogiochi con l'arcangelo Gabriele. Un atomo sperduto della sua persona, nascosto in chissà quale punta dei capelli o unghia del piede, ringraziò di aver fatto abbastanza esperienza con una certa ex-madrepatria altrettanto scorbutica.

 
“Qual è il problema?! Tu osi chiedermi qual è il problema?!”

Gli occhi di Romano saettarono pericolosamente, mentre la colorazione delle sue guance si faceva sempre più accesa, insieme all'aumentare esponenziale del tono della voce.

“Il problema sei tu! - e per dare maggiore enfasi gli piazzò un dito accusatore dritto in fronte. - E... e... quella robaccia lì!”

Per un attimo America ebbe il fondato timore che gli volesse saltare al collo, ma non nel modo carino, no, no. Diciamo pure nel modo “omicida”.

“Quale robaccia?” chiese, il sorriso diventato titubante.

“Quella che mi hai portato, imbecille!” soffiò Romano, rosso in viso e indicando con mano tremante di rabbia l'oggetto in questione.

Istintivamente America seguì con lo sguardo l'indicazione offertagli, lasciando che gli occhiali gli cadessero sulla punta del naso. Quando si rivoltò verso l'italiano, il suo faccione presentava un'espressione sinceramente sorpresa.

“Quelle? Ma se ti piacciono tanto!”

Questa volta Romano scattò in piedi come una molla, offeso nel profondo. Si posizionò di fronte al suo poco sveglio interlocutore, gambe divaricate e mani sui fianchi, e un cipiglio sul volto per nulla rassicurante.

America, quasi senza accorgersene, si appiattì contro lo schienale del divano.

“Quelle, – scandì con eccessiva calma. - quelle sono banane. Ba-na-ne. Gialle, lunghe e schifose banane. Schifosissime giallognole banane dall'aspetto insano. Tu mi hai portato un intero casco di schifose banane!”

America provò ad aprire bocca, più per abitudine che per un bisogno di dire qualcosa di ponderato.

“Ma non ti piacevano?”

Il risultato fu che disse la cosa più cretina che potesse pronunciare. Il neurone voleva dare le dimissioni.

“A me piacciono i pomodori! Po-mo-do-ri! Quei cosi tondi e rossi! I pomodori, Dio santissimo! Quelli con cui faccio il sugo per quei stramaledetti spaghetti che ti divori, troglodita! Quelli che metto nell'insalata! Quelli che uso per le bruschette! Diamine! I pomodori! I cosi rossi, non le schifosissime banane gialle, porco cane!”.

L'ultima volta che America aveva provato un terrore simile, fu quando per sbaglio il primo numero di Superman finì nelle prossimità di un camino, acceso. Le strilla indignate del compagno avevano addirittura fatto drizzare Nantucket dalla paura.

“Beh, ma in fondo siamo lì, come genere...” provò a scusarsi, la testa sempre più infognata nel tessuto del divano.

Romano ringhiò, avvicinando pericolosamente il viso.

“Si chiamano frutta, signor Cretinetti! - sbuffò, dandogli le spalle. - Aaah, ma che sto a parlare qui con te!”

L'immagine di Romano che si allontanava a passo rapido venne elaborata con qualche secondo di scarto di troppo. America fece in pratica un salto da seduto, alzandosi e raggiungendo con due falcate l'italiano. Deciso a non farselo scappare, lo abbracciò da dietro, immobilizzandolo. Poggiò dunque il mento sulla testa dell'altro, trovandosi a pochi centimetri dal naso il suo ricciolo.

I tentativi di opposizione furono totalmente stroncati sul nascere.

“Mollami, cretino!” gli abbaiò contro, ma, com'era ormai sua abitudine, l'insulto entrò da un orecchio e uscì dall'altro.

“Banane, pomodori... Che importanza vuoi che abbiano? Ho commesso una piccola svista, tutto qui.”

Romano bloccò ogni forma di resistenza, e chinò il capo verso terra. Quando riprese a parlare questa volta il tono era ben più basso rispetto alle urla sdegnate di poco prima, e ben più mesto.

“Siete tutti uguali, voi altri. - disse quasi in un sussurro. - Non riuscite nemmeno a ricordarvi cosa mi piace e cosa no.”

America sentì le mani dell'altro aggrapparsi alle sue braccia, e il suo naso affondare nella manica dell'orribile giacca. Il silenzio che seguì dopo quell'esternazione, ebbe il potere di procurargli un peso non troppo piacevole al livello dello stomaco; e qualcosa gli diceva che non era fame, quella.

 
A poco a poco il fardello si sciolse, trasformandosi ben presto in qualcosa che aveva la vaga sembianza di un latente senso di colpa, che cominciò a pervadergli il petto sinuoso come fumo, provocandogli una fastidiosa sensazione di disagio.

No, proprio quello strato di silenzio non gli piaceva; sembrava quasi accusarlo; di cosa poi...
Sotto le sue braccia Romano tremò. Per un istante ebbe timore che stesse sul punto di piangere.

 No no, non andava per nulla bene. Gli eroi non devono far piangere; per non parlare del piano A che stava andando a farsi friggere. Urgeva un'idea...
Il ciuffo moro gli cadde sotto gli occhi, provvidenziale. America soffocò una risatina di giubilo.

 “Beh, magari non riesco a ricordarmi che ti piacciono i pomodori... - liberò un braccio, alzandolo e poggiando la mano sulla testa del piccolo burbero - …ma conosco un'altra cosa che ti potrebbe piacere...”

Due dita andarono a stringere con delicatezza la base del ciuffo; la stretta delle mani sul suo braccio si fece di colpo più forte. America inspirò il profumo dei capelli di Romano, e cominciò a percorrere lentamente la sagoma di quel ciuffo tanto speciale. Ripeté il gesto più volte, su e giù, con lentezza esasperante, avendo ben cura di attorcigliare l'indice lì dove c'era quel bellissimo ricciolo.

Romano alzò la testa, fino ad appoggiarla sul suo petto.

“Scemo.” biascicò, gli occhi socchiusi.

America gli stampò un bacio rumoroso sull'orecchio, mentre l'altra mano si dedicava all'esplorazione del bordo dei pantaloni.

Il neurone solitario esultò. Il fallimento del piano A era stato scongiurato.

 

 

 

 

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