Sbatté il ricevitore del telefono con rabbia. Chiamò
Mizuki e con voce imperiosa le disse che per quella mattina non voleva più
essere disturbato.
L’efficiente
segretaria chinò il capo in segno di assenso ed uscì chiudendosi piano la porta
alle spalle.
Masumi Hayami si alzò dall’elegante poltrona in pelle. Lo sguardo fisso verso gli
edifici di Tokyo che si stagliavano dietro la grande vetrata del suo ufficio.
Appoggiò la fronte al vetro chiudendo gli occhi.
L’immagine di Maya che correva via dal party del suo fidanzamento gli provocò una stretta
al cuore. L’aveva ferita di nuovo.
Desiderava solo proteggerla ma il risultato era stato che lei, probabilmente, lo odiava
ancora di più. I tentativi fatti per avvicinarsi a lei erano stati spazzati via
nell’arco di quei brevi istanti nei quali, pensando alle parole crudeli del
padre, aveva recitato, come meglio non gli sarebbe mai riuscito, la parte
dell’affarista senza scrupoli. L’aveva denigrata e derisa di fronte a tutti. Un
atteggiamento imperdonabile.
Colpì la vetrata con un pugno, sentendosi impotente. Eppure doveva fare qualcosa.
Le voci che Hijiri gli aveva riportato non erano incoraggianti. Gli aveva
descritto con dovizia di particolari le difficoltà che Maya incontrava
nell’entrare nella parte della dea scarlatta a causa di problemi personali che
nemmeno il suo fidato uomo ombra era riuscito a scoprire.
Una morsa di gelosia si impadronì di lui quando nella sua mente riaffiorarono le
ultime parole di Hijiri.
- Signor Hayami, le devo riportare un’ultima cosa. L’amicizia tra Maya e
Sakurakoji sta diventando sempre più stretta. Sembra che lui si prodighi molto
per risollevarle il morale.
Strinse la mascella cercando di calmarsi. Doveva assolutamente escogitare una
soluzione. Avvicinare di nuovo Maya dopo averla trattata in modo meschino era impensabile.
La telefonata appena ricevuta da Shiori gli aveva sottolineato l’urgenza di
trovare una via d’uscita.
La rabbia gli era cresciuta dentro mentre ascoltava controvoglia la dettagliata
descrizione di come si sarebbe dovuto svolgere il loro matrimonio. Non riusciva
a pensare a lei come alla sua futura moglie.
Si sistemò la cravatta e uscendo dall’ufficio informò Mizuki che non sarebbe
rientrato fino all’indomani.
Non aveva idea di che cosa le avrebbe detto, ma aveva deciso di seguire il fugace
pensiero che gli aveva attraversato la mente.
Con passo elegante si diresse verso l’ascensore chiedendosi in che modo Chigusa
Tsukikage lo avrebbe accolto.
La brezza del mattino attraverso la finestra semichiusa le accarezzò il volto
costringendola controvoglia ad aprire gli occhi.
I tiepidi raggi del sole autunnale facevano capolino all’interno della stanza
quasi a volerle ricordare che era ora di alzarsi. Le prove della dea scarlatta
la attendevano.
Maya si stiracchiò pigramente. Finalmente dopo diversi giorni era riuscita a
dormire. Un sorriso amaro le comparve sulle labbra. La notte era trascorsa
senza sogni e le aveva concesso di riposare. Masumi.
Il suo primo pensiero come sempre era rivolto a lui. Anche senza volerlo
l’immagine del presidente della Daito si delineava nella sua mente e le
provocava la solita stretta alla bocca dello stomaco.
Tutti gli sforzi fatti per dimenticarlo non avevano prodotto altro che l’effetto
opposto.
Non lo aveva più rivisto dopo il party del suo fidanzamento con Shiori. A quel
pensiero calde lacrime le solcarono le guance. Perché non riusciva a reagire
all’apatia che l’aveva imprigionata? Doveva essere forte e dimostrargli che i
suoi insulti non l’avrebbero sconfitta.
Dov’era finito il suo amor proprio? Si asciugò le lacrime con il dorso della mano in un
gesto rabbioso. Non poteva cedere. Di questo passo avrebbe perso la sfida con
Ayumi.
MasumiHayami aveva così tanto potere su di lei da privarla della propria volontà?
Aveva lottato per la Dea Scarlatta per anni, non poteva crollare ora ad un passo
dalla realizzazione dei propri sogni. Con un sospiro si alzò dal letto.
Stropicciandosi gli occhi si recò pigramente in cucina.
La vista della colazione pronta sul tavolo le strappò un sorriso. Rei era
veramente un tesoro di amica. Pur non conoscendo la causa dei suoi tormenti
interiori la ricopriva di attenzioni. Il biglietto accanto al bicchiere di
latte catturò la sua attenzione.
"Buongiorno Maya. Non ti ho svegliato perché ho visto che dormivi profondamente. Ti ho
preparato la colazione. Devi mangiare se vuoi sostenere i ritmi che ti impone
Kuronuma. La signora Tsukikage ha telefonato stamani presto per dirti di andare
da lei dopo le prove della dea scarlatta. Si è raccomandata che tu sia puntuale
perché si tratta di una cosa importante."
Il volto di Maya si rabbuiò. Cosa mai poteva volere la signora Tsukikage da lei?