Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Cat_and_Rabbit    08/11/2010    10 recensioni
Questa è la storia di una scrittice e una fumettista sull'orlo di una crisi di nervi.
Londra. Cinque gatti. Due vicini di casa gay. Un amico masochista. Frequenti overdosi di caffeina. E, soprattutto, LA MUFFA.
Preparatevi a morire dalle risate.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5.       Abbiamo un problema

                Il giorno dopo le due provarono per l’ennesima volta a inviare i loro scritti in redazione, ma di nuovo l’operazione fallì. Stavolta però cominciarono a sentirsi leggermente inquiete: era già lunedì, e l’editore voleva tutto entro mercoledì.

- Non capisco che diavolo abbia! – disse Serena per la settima volta premendo a oltranza il tasto INVIO fino a far impallare il programma. Per non dover aspettare che si ripristinasse tutto, spense il computer togliendo la corrente.

- Quel disgraziato di Matt non lavora in un negozio di informatica? – intervenne Uccia – Potremmo chiedergli di venire a darci un’occhiata. Magari riesce a sistemarlo.

- È vero! – Serena afferrò il cellulare e mandò un messaggio di SOS al vicino. La risposta arrivò poco dopo: Matt era al lavoro, ma sarebbe passato da loro dopo cena.

- Ha detto che però vuole che gli compriamo i biscotti al lampone.

- Digli che io lo farò sicuramente. – rispose Uccia staccando la mano destra dalla tastiera del suo computer solo per poterle mostrare il dito medio bene alzato.

                 Come promesso, verso le otto e mezzo Matt si presentò da loro (e rimase davvero alquanto deluso dall’assenza dei suoi biscotti preferiti).

- Avete provato a inviarlo con tutti e due i computer? – chiese quando gli ebbero spiegato il problema.

Uccia scosse la testa. – Il mio è off-limits per queste operazioni burocratiche.

- Perché? – Matt alzò un sopracciglio.

Uccia aprì il pannello di controllo e gli mostrò lo stato della memoria del suo hard disk. – Perché ora che mi apre la posta elettronica il direttore è già in pensione.

Lui rimase a bocca aperta. – Ma…è umanamente impossibile che tu sia riuscita a riempirlo in quel modo, c’è da stupirsi che ancora si accenda! Quanta roba ci hai messo dentro?!

- Tutto quel che mi serve. – fu la risposta alquanto vaga – Infatti per il lavoro salviamo quasi tutto sul suo.

Matt scosse la testa sconvolto. – E io che sul mio ci tengo al massimo qualche foto e un paio di porno…comunque, vediamo un po’ dov’è il problema.

Smanettò con il computer di Serena per una mezz’oretta, mentre le due con una tazza di caffè in mano osservavano preoccupate i movimenti delle sue sopracciglia.

- Come l’hai spento l’ultima volta questo povero computer?

- Staccando la spina.

- Eh, vedo…dice che ha perso i file che erano rimasti aperti, era roba importante?

- Non credo, c’era giusto qualche pagina di…. EEEEH?! COS’È CHE HAI DETTO?!

Uccia si voltò lentamente verso di lei. Se avesse avuto in mano una motosega o una mazza da hockey sarebbe stata tale e quale a un maniaco omicida da film horror americano.

- Cos’è che c’era di aperto…?

L’espressione di Serena fu una risposta sufficiente.

- Matt, recupera quel file! Subito!

Lui allargò le braccia. – E come faccio?!

- Ma che ne so, sei tu l’hacker! Recuperalo!

- Ma io non sono un hacker, sono solo un povero tecnico…

- MATT! RECUPERALO! SUBITO!

- Ma che cos’era, si può sapere?

Serena alzò le mani al cielo. – La nostra vita! La nostra salvezza! Senza quel documento noi siamo morte, o peggio: disoccupate!

Matt ci provò fino a rischiare la crisi di nervi, ma dopo un’altra mezz’ora fu costretto ad abbandonare l’impresa con un sospiro.

- Niente da fare. Perso. Perduto. Sparito per sempre. Puff. – annunciò.

- Io ti uccido! – urlò Uccia alla coinquilina – Quante @&%#!N di volte ti ho detto di fare una copia di quel che va in redazione?! *

- Ma la faccio sempre! Guarda te se l’unica volta che mi sono dimenticata sta $%@†# di e-mail doveva bloccarsi!

- Se tu trattassi un po’ meglio quel @£N& di computer non saremmo in questa situazione!

- Se tu non avessi riempito il tuo come un fottuto @°#%& avremmo potuto inviare con quello, e risolto il problema!

La scena ricordò a Matt un documentario sulle iene della prateria, sennonché le iene in tv erano molto meno volgari.

- Bene – disse alla fine Uccia ritrovando la calma, spostandosi i capelli dal viso – siamo ufficialmente licenziate.

- Ma…cos’era esattamente questa vostra opera? – intervenne timidamente Matt.

- Una sua storia corredata di miei disegni che dovremmo consegnare in redazione all’incirca…dopodomani mattina.

- E non potreste riscriverla?

Uccia sembrò riflettere seriamente se fosse il caso di staccargli la testa a morsi o meno. Fortunatamente, Serena intervenne prima che avesse il tempo di mettere in pratica la sua decisione.

- Potremmo.

- Certo che potremmo…se avessimo più tempo. Ma ti ricordo che tu ci hai messo 3 giorni a finirla.

- Ma era tutta, e di fatto devo consegnarne solo metà…

- E io ci ho messo ore a fare tutti i disegni. Tante ore.

- Ne metterai qualcuno in meno… Abbiamo ancora domani…

- E ti pare molto?!

Serena salì in piedi sul letto, in un tentativo di prendere il comando. – Bando al fancazzismo, per una volta! Dobbiamo farcela!

Uccia la guardò. A lungo. Poi annuì lentamente, e con grande dignità disse: - Sì, ma scendi da lì, pirla, prima di farti male.

                Matt fu letteralmente incatenato alla sedia con la promessa delle morti più orrende se avesse provato ad alzarsi prima di aver ripristinato il funzionamento della posta elettronica. Uccia cedette il proprio computer a Serena perché potesse scrivere, sacrificando l’uso della tavoletta grafica a favore di un più classico foglio&matita. In men che non si dica sull’appartamento scese un silenzio di tomba che durò fino a mezzanotte, quando Mihael venne a recuperarsi il fidanzato, che aveva finalmente vinto la sua battaglia contro un hotmail particolarmente agguerrito. Uscirono senza essere degnati di uno sguardo.

Il mattino dopo, le due si svegliarono alle 9 (dal loro punto di vista era praticamente come non aver dormito) e ricominciarono immediatamente a lavorare. Ignorarono i miagolii di protesta dei gatti per la desolazione nelle ciotole vuote, ignorarono il richiamo dello Starbucks e cacciarono a pedate Matt, venuto dopo il lavoro a chiedere se avessero bisogno di qualcosa, salvo poi tornare a chiamarlo per accettare l’offerta e mandarlo in spedizione al Burger King. Erano quasi le due di notte quando finalmente si concessero di collassare.

Il mattino dopo si dedicarono in fretta alle rifiniture: Uccia rilesse gli scritti mentre Serena scannerizzava i disegni, poi Serena corresse mentre Uccia ritoccava i colori a colpi di Photoshop.

- Forza, invia questo maledetto coso. – disse la mora facendo un ultimo salvataggio. Aprirono la posta elettronica. Misero i file tra gli allegati. Premettero invia.

ERROR

L’urlo che lanciarono fece scattare sull’attenti le guardie di Buckingham Palace e turbò il sonno di diversi vecchietti per anni.

- Ma che cazzo… Matt aveva detto che funzionava! Io lo ammazzo quell’uomo inutile!

- Socia, non perdere la calma – disse Serena, che anche lei proprio calma non era – Abbiamo ancora una speranza.

- Chiedere aiuto a un santo qualsiasi giurando di essergli devote minimo per questa vita e per le prossime ventisette reincarnazioni?

- No, andare dritto alla fonte.

- Hey, che splendida idea! Non so esattamente chi abbia inventato hotmail, ma sono sicura che se vogliamo dare un’occhiata più ampia Bill Gates sarà entusiasta di riceverci e…

- Matt, socia! Sto parlando di Matt! Ce la facciamo inviare da lui!

- Sì, che magari è giusto un po’al lavoro a quest’ora, che dici?

- Allora andiamo da lui in negozio e…

- Certo, in fondo da qui a Covent Garden è un attimo! E poi non sono mica le undici e venti, e la redazione fra tre quarti d’ora non va in pausa pranzo!

- Ma avrà ben un computer a casa, no? Chiediamo a Mihael di lasciarcelo usare e…

- A Mihael che in questo momento sta sculettando alla Cyberdog?!

Silenzio.

- Dai socia, pensa, conosceremo ben qualcuno che possa…

- Serena, rassegnati: non abbiamo una vita sociale! Siamo fottute peggio degli uke nelle tue fic.

Il paragone dovette rendere l’idea, perché anche Serena sbiancò e prese a mordersi forsennatamente il labbro. Le lancette dell’orologio non avevano mai corso così velocemente.

- In effetti ci resta ancora un’altra speranza.

- E quale, irrompere di persona in redazione e…

- Esattamente.          

                Non si erano mai vestite così in fretta. Dieci minuti dopo stavano saltando sulla metropolitana, rischiando di farsi pinzare tra le porte che si chiudevano.

- Hai preso la pennetta? – chiese Uccia. Serena annuì.

 

- Sì. Siamo quasi salve, socia: tra una decina di minuti saremo alla City, il tempo di entrare, salire le scale e…

- …abbiamo sbagliato linea.

Più di una mamma dovette tappare le orecchie al figlio, e uno scaricatore di porto seduto lì vicino rivolse loro un’occhiata scandalizzata, ma tra un’imprecazione e l’altra a mezzogiorno meno un quarto erano davanti alla porta della redazione di Chibi Bunny.

- Ci siamo.

- Lo vedo.

Serena levò un pugno in alto. – In cielo per la gloria, o morte o vittoria! – declamò per dare solennità al momento. Solennità che venne prontamente disintegrata da un “Come, scusa…?” di Uccia.

- Citazione. Da Eragon.

- Ricordami di annoverarlo tra i film che devo impedirti di guardare.

Ancora un “Pronta?” “No.”, ed entrarono. Come previsto, gli impiegati si allungavano stancamente verso la pausa pranzo. Chiesero alla receptionist se era possibile vedere l’editore, e la donna fece uno sforzo immane per non scoppiare a ridere.

- No! – rispose con tono ovvio, attaccando a spiegare il perché e il percome per vedere il signor In-Riga-O-Vi-Licenzio ci volesse un appuntamento. La interruppero a metà, finsero di uscire, e non appena lei ebbe distolto lo sguardo svoltarono verso gli ascensori.

Ora, non c’è bisogno di essere particolarmente svegli per immaginare che tra Uccia, Serena e Tom Cruise, non erano sicuramente le nostre due quelle in grado di penetrare in un ufficio amministrativo senza fare danni e senza dare nell’occhio: rovesciarono quattro piante decorative, sbagliarono piano e imboccarono tre corridoi sbagliati prima di arrivare al…quarto corridoio sbagliato.

- Voglio una cartina. – singhiozzò Serena. – E dire che non è la prima volta che veniamo qui!

Poco più avanti di loro, sentirono il rumore di una fotocopiatrice immediatamente seguito dall’imprecazione di chi vede uscire per l’ennesima volta una stampa storta. Si avvicinarono al giovanotto in maglietta dei Modena City Ramblers (“Che diavolo ci fa un londinese con la maglietta dei Modena?” si chiese Uccia) per chiedergli informazioni.

Fu Serena a parlare, e il dialogo si svolse più o meno così:

- Scusa?

- …sì?

- Mi scusi?

- Ti scuso.

- Cerchiamo il capo.

- Il capo di chi?

- L’editore.

- Non è il capo.

- Beh, cerchiamo lui.

- Ah, bene. Sapete come far funzionare quest’affare?

- No, e poi dobbiamo trovare l’editore!

- E perché non andate nel suo ufficio?

- Perché non sappiamo qual è!

- Perché non chiedete a qualcuno?

- Stiamo chiedendo a te!

- Ah.

- Dov’è l’ufficio dell’editore?

- Al piano di sopra.

- Grazie.

- Prego.

Il giovanotto con la maglietta dei Modena stava per ricominciare la sua lotta con la fotocopiatrice e Uccia per girare i tacchi prima che le venisse voglia di impiccarlo a una veneziana delle finestre, ma Serena non sembrava intenzionata a muoversi.

- Perché hai una maglietta dei Modena City Ramblers?

- Perché mi piacciono.

- Li conosci!

- Li conosco.

- Ma sono un gruppo italiano!

- Io sono italiano.

- Davvero?

- Anche tu sei italiana.

- Come hai fatto a capirlo?

- Stiamo parlando in italiano.

- Sul serio? Da quando?

- Ti ho scusato in italiano.

- Non posso crederci! Sei italiano! Socia, è italiano!

- No, sono Emil. **

- Socia, è Emil!

- Ciao.

- Emil, lei è Uccia!

- Uccia?!

- Sì, Uccia.

- Piacere Uccia, sono Emil.

- Ho capito.

- E tu?

- E io sono Serena.

- Sei serena?

- No, sono Serena!

- Ah, Serena!

- Sì, Serena!

- Piacere Serena.

- Piacere Emil!

- Quindi lei è Uccia e tu sei Serena.

- Esatto!

- Ma sei anche serena?

- Non mi piace quella battuta.

- Quale battuta?

- La tua battuta! Io sono Serena!

- E io sono Emil.

- Emil!

- Serena!

- Uccia!

- Sono qua.

- Uccia, lui è Emil!

- Sì, ho capito.

- E lei è Serena!

- Lo so.

- E lei è Uccia!

Uccia batté violentemente un piede per terra. – DITE “EMIL” O “UCCIA” O “SERENA” UN’ALTRA VOLTA E VI UCCIDO IN VENTOTTO MODI DIVERSI CON QUESTA GRAFFETTA!

Per qualche strano motivo, piombò il silenzio.

- Ora – ringhiò Uccia – Grazie per l’informazione, Emil. Vieni con me, Serena. Avete qualcosa di un pochino urgente da fare, tu e Uccia. – prese l’amica per un braccio e la trascinò via.

Per quanto la ragazza poco si fidasse delle indicazioni dell’enigmatico italiano Emil, si lanciarono su per le scale, volando verso l’ufficio incriminato.

Mentre lo facevano, Serena tentò un accenno a quanto l’italiano Emil fosse carino e gentile, ma la minaccia di uno scontro denti suoi vs borsa a forma di bara di Uccia la costrinse a tacere.

 

L’Editore le accolse con la gentilezza e il calore che si riserva normalmente alla zanzara che ti ha punto dove non riesci a grattarti.

Cercando di non morire, Uccia e Serena gli porsero la chiavetta USB per cui nelle ultime due ore avevano rischiato quattro infarti, due slogature di caviglie e un arresto per rumori molesti. L’Editore la guardò cadere sulla scrivania precisando che lui stava per uscire e che loro due erano inequivocabilmente in ritardo. E questo poteva significare una sola cosa, che riassunse nel gesto di indicare loro la porta.

Le due ragazze uscirono praticamente in lacrime. Si trascinarono di nuovo fino alla metropolitana, e quando la voce all’altoparlante annunciò la loro fermata non avevano ancora aperto bocca.

Entrarono allo Starbucks e balbettarono qualcosa che alla cassiera risultò incomprensibile.

- Come, scusi?

- Unsciofféalramello.

- Come?

- Cscricalmello.

- Va tutto bene, signorine?

- NO! – confessò Serena scoppiando finalmente a piangere. Due minuti più tardi erano sedute dietro al bancone con due caffè extraforti in una mano e due tovagliolini umidi nell’altra, mentre la cassiera, identificata dalla sua targhetta come Hel Garner, tra un’ordinazione e l’altra ascoltava i loro sfoghi annuendo comprensiva.

- Mi dispiace tanto… Che uomo insensibile, non capire che ci possono essere degli imprevisti! Ma vedrete che andrà meglio, dicono che quando si chiude una porta un portone si apre, non prendetevela, c’è di peggio… Non abbattetevi…

Quando finalmente trovarono il coraggio di rialzarsi, la abbracciarono commosse giurando mance esorbitanti vita natural durante non appena avessero trovato un nuovo impiego.

La cassiera le guardò uscire grattandosi la nuca, e pensò che se non altro rientrando a casa stasera avrebbe avuto qualcosa da raccontare.

 

 

* Non riferirò le esatte parole con cui le due accolsero la notizia per non turbare eventuali minorenni fra il pubblico

** Personaggio ispirato a una nostra conoscenza, che probabilmente se leggesse ci 1) denuncerebbe 2) scoppierebbe a piangere chiedendosi cos’ha fatto di male nella sua vita precedente 3) si suiciderebbe impiccandosi con la maglietta dei Modena. Quindi per favore non andateglielo a dire XD

 

 

* * * * * * * * * * * * * * * *

NB su OCCHI-AZZURRI: è un personaggio inventato da me, uno dei protagonisti di un’originale che sto scrivendo (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=589103&i=1). Siccome gli sono piuttosto affezionata l’abbiamo inserito anche in questa fic. Comunque, qualunque cosa faccia o gli succeda nelle Cronache del Monolocale non ha nulla a che vedere con la storia originale, e viceversa. Anche il suo carattere non è esattamente lo stesso. Il fatto che sia un autolesionista è dovuto al suo ruolo nella storia originale…e anche perché sono una sadica e mi piacciono certe cose +____+ ehehe…

Comunque sono assolutamente entusiasta che vi piaccia :D .Uccia

 

* * * * * * * * * * * * * * * *

 kiriku

grazie! ^____^ e grazie per averci messo tra i preferiti! :D

cos’hanno detto i tuoi amici? XD

titti94

grazie mille :)

_AZRAEL_

Grazie! Anche se…non so come dirtelo, ma temo che il nome di occhi-azzurri non salterà fuori a breve…anzi, non so ancora se salterà fuori XD

Hel Warlock

Ci scusiamo per la brevità del precedente capitolo, questo è un po’ più lungo >_<

Ed ecco la tua comparsata…sei praticamente il nostro supporto psicologico! XD

* * * * * * * * * * * * * * *

Con l’occasione, pubblicizziamo un attimo i nostri singoli profili XD

Serena: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=72906

Uccia: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=97549

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Cat_and_Rabbit