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Autore: Lisaralin    08/11/2010    6 recensioni
Gli apprendisti di Ansem il Saggio hanno esiliato il maestro nel mondo del Nulla e condotto esperimenti sull'oscurità, arrivando alla creazione degli Heartless artificiali: ma le creature sfuggono al loro controllo e invadono Radiant Garden, condannando la capitale della Luce alla distruzione. Nel giorno che segna la metà della sua vita, Even cerca disperatamente di trarre in salvo la persona a cui tiene di più.
[scritta prima di KH3D, dei cui avvenimenti non tiene conto]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vexen, Zexyon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep, Kingdom Hearts
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Metà della Vita




Oscurità.
Non esiste più un cielo sopra Radiant Garden: solo una coltre soffocante di oscurità, che sembra risucchiare ogni colore e ogni speranza dal mondo.
Sotto, sulla terra, la gente urla. Corre in preda al panico, senza una direzione precisa, le facce deformate dalla disperazione e dal terrore. Già a vederli così non sembrano più umani, ma loro…loro non sanno cosa diventeranno dopo. Io sì. Ecco perché sono quello che ha più paura di tutti.
Follia.
Non esitano a calpestarsi pur di guadagnare un metro in più verso la salvezza. Cado, travolto non so nemmeno io da chi. Qualcuno incespica su un lembo del mio camice, che si strappa, e mentre cerco con fatica di rialzarmi un ragazzo dai capelli rosso fuoco mi spinge via dalla sua traiettoria di fuga, con una gomitata nelle costole. Impreco, ma la mia voce e la mia rabbia si perdono del delirio. Ricomincio a correre.
Come se poi esistesse un posto sicuro, dove potersi rannicchiare, chiudere gli occhi e attendere che tutto finisca. No: le ombre sono ovunque. Serpeggiano lungo i muri, tra le fronde degli alberi, in mezzo ai fiori, si mescolano all’acqua delle fontane, saettano tra la gente e colpiscono a tradimento, come serpenti a sonagli. Serpenti a caccia di prede.
Hanno un nome, queste creature di tenebra: Heartless. Glielo abbiamo dato noi. E magari ci fossimo limitati a questo.
Uno di loro mi tende un agguato, me lo ritrovo davanti non appena svoltato un angolo. Mi butto di lato, un tuffo disperato, e non so se a salvarmi sono i riflessi resi più acuti dall’adrenalina o semplicemente un colpo di fortuna. Gli artigli oscuri dell’Heartless mi mancano per un soffio, e in quell’attimo riesco a vedere il simbolo disegnato sul suo corpo: un cuore rosso, stilizzato. Il marchio di fabbrica delle nostre creature.
Eravamo così fieri della nostra opera…io ne ero così fiero. Vorrei gridare tutta la mia rabbia a quell’abominio contorto di oscurità, urlargli che mi deve rispetto e obbedienza, perché io, io gli ho donato un corpo e un’esistenza! La sua vita è opera mia! Ma so che non può capirmi, così gli volto le spalle e continuo a correre. Non posso fermarmi.
Caos.
Un urlo alto e stridulo dietro di me, e capisco che l’Heartless a cui sono sfuggito ha mietuto una vittima. Tra poco un’altra creatura delle tenebre infesterà le strade, implacabile e assetata di cuori. E’ così che loro si moltiplicano.
Quanta gente avranno già trasformato? Tanta, a giudicare dalla quantità di Heartless in giro. Troppa. E se…?
No! Non devo neanche pensarci. Lui li conosce, è astuto, sa come evitarli. Non è possibile che lo abbiano preso. Non lui, non Ienzo. Non ci credo.
E poi…Aeleus sarà con lui, no? Lo proteggerà. Non permetterà che gli accada niente. E’ al sicuro, perfettamente al sicuro. Deve esserlo. E io lo troverò.
“IENZO!!”
Ancora una volta la mia voce si perde nella follia circostante. Guardo ovunque in cerca di un segno familiare, una chioma argentata o la divisa dei guardiani del palazzo, ma niente, solo una massa informe di persone in preda al terrore. E oscurità, così vasta da abbracciare tutto il mondo.
Devo trovarlo, a qualunque costo. Perché non è Aeleus ad avere il compito e la responsabilità di proteggere il nostro compagno più giovane.
Sono io. Soltanto io.
E l’ho perso.


“Ciao, come ti chiami?”
“………”
“Eh? Ho detto qualcosa che non va?”
“E’ ancora spaventato e confuso. E’ un grande cambiamento per lui venire a vivere qui…dobbiamo dargli il tempo di abituarsi al posto e a noi”.
“Ha ragione, Maestro…chissà quante ne ha passate..”
“Comunque il suo nome è Ienzo. E pensavo di affidarlo a te, Even”.
“A me?! Ma io…non so se…”
“…se ne saresti capace?”
“Non so nulla di bambini, Maestro”.
“Io invece sono convinto che tu sia la persona più adatta. E poi è l’occasione per imparare qualcosa di nuovo, non pensi? Non sarai solo: io e gli altri ti daremo sempre una mano. Ricorda che siamo una famiglia, anche se tra noi non c’è alcun legame di sangue”.
“Io…”
“Even?”.
“Ienzo…ha parlato!? E’ la prima parola che gli sento dire…!”
“V-…vuoi...?”
“Mi stai offrendo un pezzo del tuo gelato?Io…grazie, Ienzo”.
“Vedi, Even? Gli stai già simpatico! Sono sicuro che te la caverai benissimo con lui. Insegnagli tutto quello che sai”.
“D’accordo. Lo farò”.
“Promettimi che ti prenderai cura di lui. Che lo proteggerai sempre e sarai come un vero padre per lui”.
“Lo prometto, Maestro”.



Ha senso che io sia così attaccato a una promessa fatta a un uomo che disprezzo e che ho tradito?
Sì, ha senso. Non lo faccio per quel vecchio inutile, ma per il ragazzo che è diventato come un figlio per me.
Eppure l’ho perso.
Abbiamo perso il controllo di tutto. E’ troppo facile dare la colpa a Xehanort, solo perché è stato lui ad iniziare tutto. Noi eravamo d’accordo, e l’abbiamo seguito. Eravamo lì quando ha aperto la porta nei sotterranei del castello, nei nostri occhi brillava la stessa emozione, la stessa curiosità che si leggeva nei suoi. Eravamo lì quando ha dato vita al primo Heartless artificiale, grazie alla macchina costruita con gli sforzi e gli studi di tutti noi.
Eravamo lì anche quando i nostri Heartless, privi di controllo, hanno attaccato il cuore del mondo e cominciato a divorarlo. L’inizio della fine.
L’oscurità ci ha travolti come una marea impazzita. Ricordo di aver visto Xehanort allargare le braccia e accoglierla dentro di sé, il volto trasfigurato da un’espressione di beatitudine.
Ha sottomesso il suo cuore all’oscurità, è diventato lui stesso oscurità.
E ha ricoperto il nostro mondo della sua essenza maledetta.
Ci ha avvolti nelle sue spire crudeli, separandoci. Ho ricordi frammentati di quel momento. So che gridavo disperatamente il nome di Ienzo, come sto facendo adesso, e da qualche parte sentivo lui gridare il mio…poi tutto ha cominciato a girare a velocità folle e a precipitare in un abisso oscuro, come un buco nero aperto nel cuore del palazzo…davanti ai miei occhi scorrevano immagini deformate, frammenti di ricordi, troppo veloci perché potessi coglierne più di qualche brandello confuso…luoghi della mia infanzia, volti noti, amici perduti…
E poi, improvvisamente, mi ritrovo in strada, in mezzo alle urla della gente, circondato da caos e distruzione. Non so come ci sono arrivato, e di Ienzo non c’è traccia.
Continuo a correre, e a gridare il suo nome.


“Perché ti sei allontanato da solo dal castello? Ti ho detto mille volte che è pericoloso! Se non ci fosse stato quel ragazzo a quest’ora…”
“…scusami…non volevo farti arrabbiare…”
“Non ero arrabbiato. Ero preoccupato…capisci? Poteva succederti qualunque cosa!”
“Mi dispiace. Ma…ma tu lavori sempre, e io volevo…volevo vedere un po’ la città. Senza disturbarti…”
“Ienzo…oh, senti, al diavolo il lavoro! Sai che facciamo? Ci andiamo insieme a vedere la città! Adesso! Che ne dici?”
“Davvero?”
“E anche di più: scommetto che non conosci le cascate di Radiant Garden. Sono le più alte del mondo...ti piaceranno!”
“Grazie! Grazie mille! E…scusa ancora se mi sono allontanato…”
“La prossima volta che vuoi vedere qualcosa vieni a chiamarmi in laboratorio: una pausa dal lavoro qualche volta ci vuole!”
“Va bene!! Ci divertiremo un sacco oggi, ne sono sicuro! Sono contentissimo!”



In una cosa il vecchio inutile non si era sbagliato, in una cosa il suo cervello annebbiato dal sale marino ci aveva visto giusto: occuparsi di Ienzo era un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo. Qualcosa su me stesso.
So che gli altri mi guardavano a bocca aperta quando giocavo con Ienzo, o gli raccontavo storie, o gli facevo lezione di biologia e matematica. Anch’io stentavo a riconoscermi nella figura del padre adottivo premuroso: lui e lo scienziato freddo, scontroso e asociale di sempre…erano davvero la stessa persona?
Devo ritrovare Ienzo, perché se lo perdo, io….io perderò una parte di me stesso. Una parte importante.
Arrivo alla piazza principale della città. Solo poche ore fa era ancora un tripudio di fiori e colori…ma adesso…
….no! Aspetta! C’è ancora qualcosa…una nota di colore che si staglia quasi con orgoglio in mezzo all’oscurità e alla devastazione, rifiutandosi di soccombere…
Impossibile non riconoscere quella sgargiante bandana rossa.
“BRAIG!”
Il mio collega è circondato da Heartless. Lo attaccano da tutti i lati, una vera e propria onda di marea oscura: il mio cuore manca un battito quando lo vedo sparire sotto la massa di creature contorte, sommerso dalla forza schiacciante del loro numero.
Ma poi da sotto la massa di Heartless emerge una luce violetta, che si fa strada prepotentemente verso il cielo: vedo gli Heartless bruciare e svanire, trapassati dai dardi laser del mio compagno apprendista.
Braig si rialza, imprecando come suo solito. Approfitta dell’attimo di disorganizzazione dei nemici per ricaricare le micidiali balestre, poi riprende a sparare, tenendo le immonde creature lontane da sé. Grida, e nelle sue imprecazioni ci sono tutta la rabbia e la disperazione del mondo. Le stesse che provo anch’io.
Mi nota. Spara di nuovo, respinge l’ondata di Heartless, e in un salto è accanto a me.
“Hai visto Ienzo?!”
Fa cenno di sì con la testa, e io mi sento rinascere. “Con Aeleus. Sono scappati verso i giardini, gli ho coperto io la ritirata….” Si interrompe per sparare l’ennesimo colpo, e un altro Heartless svanisce in uno sbuffo d’oscurità. Era proprio alle nostre spalle, e io non me n’ero neanche accorto.
Però mi accorgo di un’altra cosa, mentre Braig si volta per sparare. Una cosa che il mio occhio medico non può non notare.
La ferita.
La ferita sul petto di Braig. Uno squarcio trasversale e profondo.
La diagnosi è fin troppo chiara.
Braig mi guarda, e capisco che anche lui sa.
“Ehehe…a quanto pare alla fine abbiamo trovato qualcosa che il tuo genio chirurgico non è in grado di risolvere!”.
“S—sciocchezze…” tento di dire, ma non mi riesce di simulare la sua stessa sicurezza. La mia voce trema. Non capisco con quale forza riesca a mantenere quel sorriso beffardo al suo posto. Io…io sono sconvolto.
E improvvisamente sento il bisogno di correre, di scappare il più lontano possibile.
Sembra che Braig mi legga nel pensiero.
“Vai. Ricorda: i giardini. Qua ci penso io. Corri!!”
E io corro. Le mie gambe si muovono ancor prima che il mio cervello abbia il tempo di formulare un ordine preciso. Puro istinto di sopravvivenza.
Paura.
Dietro di me, i colpi della balestra di Braig e le sue imprecazioni risuonano ancora. Mi concentro su quei rumori familiari, suoni di una quotidianità irrimediabilmente perduta.
Io chino sul microscopio nel laboratorio al primo piano, la finestra aperta per trovare sollievo dal caldo dell’estate. Dilan, Braig ed Aeleus si allenano in giardino; i colpi e le grida del combattimento simulato arrivano fino a me, e io mi affaccio per urlargli di fare silenzio, perché così non riuscirò mai a concentrarmi…
…e gli spari cessano.
Il mondo come lo conoscevamo è finito. Il passato non ritornerà, e siamo stati noi a spalancare la porta verso il futuro. Ma per ogni conquista c’è un prezzo da pagare. Solo che nessuno di noi immaginava che sarebbe stato così alto.
Mi volto a guardare, è più forte di me.
Stavolta nessuna bandana rossa emerge con fierezza dalla marea di Heartless, che continua a scorrere senza sosta.


Rispetto al resto della città, i giardini sono deserti. O gli Heartless sono già passati, oppure…oppure sono nascosti da qualche parte, in agguato.
Ogni fruscio, ogni sussurro del vento tra gli alberi mi fa salire brividi gelidi lungo la schiena. Sento il mio cuore martellare dentro il petto a ritmo forsennato, come se volesse liberarsi, infrangere la prigione della gabbia toracica e fuggire. Come se sapesse che gli Heartless stanno cercando proprio lui.
Conoscevo bene questo luogo, un tempo: un boschetto tranquillo e protetto, da sempre uno dei miei angoli preferiti per leggere e studiare senza essere disturbato. Ora mi sembra di trovarmi in una di quelle foreste stregate delle fiabe: labirinti oscuri e claustrofobici, in cui dietro ogni foglia è in agguato uno spettro portatore di morte.
Ogni fibra del mio essere si ribella all’idea di addentrarsi in questo minaccioso intrico di vegetazione corrotta dall’oscurità. Il mio istinto, reso acuto dalla paura e dal pericolo, mi urla di fare marcia indietro e mettere più distanza possibile tra me e questo posto maledetto.
Finché un urlo disumano non mi fa sobbalzare. Per poco non perdo l’equilibrio e cado rovinosamente a terra, tanto è il terrore dentro di me.
Ma riconosco la voce che ha urlato. Il grido di battaglia di un guerriero orgoglioso e ferito, che carica il nemico per l’ultima volta. Combatto contro la vegetazione del sottobosco, mi apro un varco tra i rami marci degli alberi, che si protendono verso di me come dita di scheletro; incespico, mi graffio le mani tra i rovi, la punta di un ramo mi traccia una dolorosa linea sanguinante sulla guancia.
Finalmente arrivo alla radura.
E mi sento morire.
Gli Heartless sono…decine. Centinaia. Un fiume oscuro punteggiato da una miriade di scintillanti occhi gialli. E sopra di tutto….sopra di tutto un Heartless immenso, smisurato. Alto come tre case una sopra l’altra, con lunghissime braccia fatte di filamenti di oscurità.
“EVEN!”
A qualche metro da me, sull’orlo dell’abisso di creature nere, gli occhi azzurri di Ienzo mi fissano disperati, colmi di un terrore assoluto.
“IENZO!”
Voglio correre verso di lui, ma inciampo su qualcosa. Mi rimetto in piedi e noto l’oggetto che mi ha fatto cadere: una pesante ascia dal manico lungo e la lama decorata con un’incisione a forma di cuore.
L’arma di Aeleus.
Non ho tempo per stupirmi, per provare dispiacere, per pensare qualsiasi cosa: l’Heartless gigante fa un gesto con la mano immensa, un gesto carico di una regalità che per un attimo lo fa sembrare quasi umano. Indica Ienzo, poi me. Il sovrano degli Heartless ha emesso la sua sentenza di morte.
E la marea oscura si riversa su di noi.
“EVEN!”
Ienzo viene inghiottito, vedo la macchia bianca del suo camice sparire tra le tenebre.
“AIUTO, EVEN!”
Ma io sto già correndo, perché so di essere il prossimo.
Corro perché non c’è altro che io possa fare, corro perché non riesco a farne a meno, attraverso il bosco come una freccia, non so più pensare a nulla, a nulla se non al panico che mi frantuma il cuore nel petto e al desiderio di essere lontano da lì, lontano da tutto, e non sentire più nulla, più nulla, più nulla, più nulla…..


“Qualsiasi cosa accada, Ienzo…qualsiasi cosa, io ti sarò sempre vicino. Puoi sempre contare su di me. Lo so che quello che vogliamo fare è pericoloso, ma io non permetterò mai che ti accada niente di male. Mai. Te lo prometto. Ho tutto quanto sotto controllo”.
“Mi fido di te. E va bene…sarò dei vostri. Vi aiuterò nelle vostre ricerche sull’oscurità”.
“Grazie, Ienzo. La tua fiducia significa molto per me”.
“So che tu non mi abbandoneresti mai. Anche se non dovesse esserci più speranza…tu non mi abbandoneresti mai. Ti sei sempre preso cura di me”.




Piove.
Dopo una devastazione prima o poi arriva sempre la pioggia, a purificare il mondo distrutto e prepararlo per la rinascita della vita.
Ma non potrà mai purificare me. Può entrarmi nelle ossa e farmi rabbrividire di freddo, può scorrermi sul viso e cancellare il sangue e le lacrime…ma non potrà mai alleviare il peso che sento nel cuore.
Non c’è più nessuno. Heartless, persone…niente. Radiant Garden è diventato un mondo di rovine, una fortezza vuota e abbandonata, destinata a venire inghiottita dalle sabbie del tempo. Non si sentono altri rumori se non lo scrosciare della pioggia e l’eco dei miei passi, tetra e spettrale.
Ienzo è sempre stato il più acuto, il più lungimirante di tutti noi: sapeva vedere il quadro complessivo, oltre l’entusiasmo del momento. Probabilmente aveva intuito come sarebbe andata a finire la nostra pazza impresa.
Ha cercato di avvertirmi, di farmi aprire gli occhi.
Ma sono stato io a convincere lui, e Ienzo…Ienzo si è fidato di me.
Esausto, stremato, crollo in ginocchio. Non so più nemmeno dove mi trovo. Vorrei annegare nella pioggia. Sciogliermi dentro di essa, diventare pioggia io stesso.
Ienzo si è fidato di me, e io l’ho abbandonato.
Per pura e semplice paura.
Debolezza.
Il mio cuore debole si è lasciato sopraffare dal terrore.
C’è qualcosa attorno a me adesso, qualcosa di diverso dalla carezza malinconica della pioggia. La sento….intorno a me, dentro di me.
Oscurità.
Il mio sguardo si sposta sulla mia mano. La sollevo davanti agli occhi, incapace di credere a ciò che vedo… oscurità. Un’aura di oscurità circonda la mia mano…e il braccio….tutto il corpo!
E il mio cuore.
E allora li vedo, fari scintillanti nell’orizzonte nebbioso.
Gli occhi gialli degli Heartless.
E so che sono qui per me.



***




Ritengo di aver raccolto dati sufficienti per comprendere appieno l’esatta dinamica dei fatti.
Che gli Heartless siano attratti in particolar modo dai cuori in cui risiedono sentimenti negativi è risaputo. L’oscurità del cuore è ciò di cui quelle creature si nutrono.
Ritengo sia questo il motivo per cui Even è riuscito a resistere così a lungo: nel suo cuore colmo di oscurità brillava ancora una luce. Un solo bagliore luminoso nel buio più profondo, ma era ancora sufficiente per salvarlo.
L’amore di un genitore verso il proprio figlio è una luce di incredibile potenza. Deve aver scoraggiato persino creature inarrestabili come gli Heartless.
Ma il cuore umano, si sa, è debole. Egoismo, panico, sensi di colpa…basta poco per offuscare quel bagliore.
La paura è l’oscura prigione della luce. E Even, nel momento culminante, ha avuto paura.
I sensi di colpa, l’odio verso se stesso per aver abbandonato il figlio a cui teneva…hanno fatto il resto.Gli Heartless pensavano di aver distrutto ogni cosa, e invece hanno trovato un ultimo cuore con cui banchettare.
In un certo senso è un bene.
Come potrebbe Even guardare ancora Ienzo negli occhi? Come potrebbero continuare la loro vita di tutti i giorni, come se nulla fosse accaduto?
Entrambi soffrirebbero troppo.
Per noi che abbiamo ereditato i loro ricordi, questi problemi non esistono.
Io e Zexion possiamo ignorare il problema.
Parlarne, rivangare il passato, non servirebbe a nulla. Dovrei avere un cuore per scusarmi degli errori di Even, e Zexion dovrebbe avere un cuore per riuscire a perdonarli.
Ammesso che certe colpe si possano perdonare.
Sì, è davvero un bene che non siamo più in grado di soffrire. Ora Zexion passa molto tempo con Lexaeus; nell’ambito degli equilibri di potere all’interno dell’Organizzazione, si può dire che i due siano alleati. Logico, del resto: Lexaeus è il Nobody di una persona affidabile, che ha dato la vita e il cuore per concedere a Ienzo un’ultima possibilità di salvezza. I miei ricordi mi dicono che Even ne sarebbe geloso, senza ombra di dubbio.
Ma ormai non ha più importanza, e io sto divagando. Lo scopo di questi diari non è altro che la pura ricerca, analisi di dati e fatti: elementi concreti e indiscutibili, non qualcosa di aleatorio e dai contorni sfumati come i sentimenti di un cuore. Simili cose non sono più alla portata di noi Nobodies.
Ho compreso il mistero del cuore di Even e della sua caduta verso l’oscurità; ora posso procedere verso una nuova ricerca. Non ho bisogno di un cuore per continuare a essere uno scienziato.
Questa è la parte di Even che continuerà a vivere in me.


Vexen




F I N E




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Note: Innanzitutto grazie per aver letto questa fanfiction! So che Vexen non piace a molti, ma per qualche strana congiunzione astrale e' proprio lui il mio personaggio preferito della saga di KH. Forse molti si stupiranno per il modo in cui l'ho rappresentato qui, radicalmente diverso dal Vexen che si vede nella maggior parte delle altre fanfiction e che in genere incarna ogni sorta di qualita' negativa immaginabile, ma io lo vedo sotto una luce del tutto diversa.
Il titolo "Meta' della Vita" e' tratto da un'omonima poesia di Friedrich Hölderlin che mi ha in parte ispirata nello scrivere questa breve storia. A prima vista può sembrare che il testo non c'entri nulla con la fanfiction, ma lascio a chi ne ha voglia il divertimento di interpretare e trovare eventuali connessioni :) La versione originale della poesia e' in tedesco, e secondo me nessuna traduzione italiana riesce minimamente a trasmetterne la bellezza, per cui ne posto entrambe le versioni :)


Hälfte des Lebens

Mit gelben Birnen hänget
Und voll mit wilden Rosen
Das Land in den See,
Ihr holden Schwäne,
Und trunken von Küssen
Tunkt ihr das Haupt
Ins heilignüchterne Wasser.


Weh mir, wo nehm' ich, wenn
Es Winter ist, die Blumen, und wo
Den Sonnenschein,
Und Schatten der Erde?
Die Mauern stehn
Sprachlos und kalt, im Winde
Klirren die Fahnen.



Metà della vita

Con gialle pere scende
E folta di rose selvatiche
La terra nel lago,
Amati cigni,
E voi ubriachi di baci
Tuffate il capo
Nell’acqua sobria e sacra.


Ahimè, dove trovare, quando
E' inverno, i fiori, e dove
Il raggio del sole,
E l’ombra della terra?
I muri stanno
Afoni e freddi, nel vento
Stridono le bandiere.
  
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