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Autore: adrienne riordan    08/11/2010    4 recensioni
Una tranquilla domenica in famiglia potrebbe avere un epilogo tragico. Ciò indurrà Finlandia a fare i conti con le proprie paure e le proprie responsabilità. Attenzione: viene presentata una scena di maltrattamento di animali. [Personaggi Svezia e Finlandia, presenti anche le altre Nazioni Nordiche. Comparsa di OC!Australia, OC!Nuona Zelanda, OC!Principato di Wy]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata meravigliosa

Titolo: Dolore e calore (fa piuttosto schifo come titolo, I know -__-)

Fandom: Axis Power Hetalia

Personaggi: Svezia (Berwald Oxenstierna), Finlandia (Tino Väinämöinen), Danimarca (Mathias), Hanatamago. Breve comparsa di Norvegia (Axel) e Islanda. Verso la fine anche OC!Australia, OC!Nuova Zelanda e OC!Repubblica di Wy.

Genere: Hurt/Comfort (più Hurt che Comfort, anzi, diciamo pure Angst!)

Rating: boh, giallo?

Avvertenze: maltrattamento di animali, OOC!Danimarca.

Riassunto: una tranquilla domenica in famiglia potrebbe avere un epilogo tragico. Ciò indurrà Finlandia a fare i conti con le proprie paure e le proprie responsabilità.

Commento: Per la miseria, ma guardate voi se, per la mia prima fanfiction su Axis Power Hetalia, un genere comico, riesco a tirare fuori solo dell’angst! Sono perversa! O_o

Danimarca è il mio personaggio preferito, purtroppo qui fa una disonorevole figura! Urge da parte mia la creazione di una fanfic che riabiliti il suo buon nome! ;_;

 

 

 

 

Una giornata meravigliosa.

Il sole brillava alto nel cielo reso limpido dall’abbondante nevicata della sera precedente. Tutto era innevato, il manto bianco si estendeva fino all’orizzonte.

Quella mattina Berwald si era messo di buona lena a spalare via la neve dall’ingresso di casa, mentre Tino andava a svegliare Sealand.

La giovanissima nazione brontolò appena quando la madre aprì la finestra, lasciando che i raggi illuminassero la cameretta, e si chinò a posare un dolce bacio sulla guancia del figlio.

“Ho ancora sonno!” biascicò il bambino con voce stanca.

Dai pigrone! Ha nevicato per tutta la settimana, finalmente oggi è uscito il sole!” rispose allegro il finlandese.

Ma è domenica! Voglio dormire ancora un po’!” ma l’ultimo tentativo di guadagnare qualche minuto in più nel caldo lettuccio andarono presto a farsi benedire.

Tino avvicinò il viso all’orecchio del ragazzino e sussurrò: “Ho preparato i korvapuusti*. Se non ti sbrighi se li mangerà tutti Ber…” e come per magia l’assonnato Sealand scaraventò le coperte di lato e con un grido di gioia corse fuori dalla stanza, diretto verso la cucina.

Tino non seppe reprimere una risata. Proprio come Berwald (o come gli uomini in generale) non resta che due cose da fare per averli in proprio potere: prenderli per la gola se non puoi prenderli per il collo.

 

“Si potrebbe approfittare della bella giornata per andare a fare un giro al parco, che ne dite?” propose Finlandia mentre terminava il proprio riisipuuro** (Sealand era al quarto korvapuusti, Svezia al sesto. Pover’uomo, con tutto il lavoro manuale che fa gli servono tanti zuccheri!).

“Uhm” rispose Svezia mentre allungava un pezzo di dolce anche ad Hanatamago, che si stava arrampicando speranzoso alla sua gamba.

“Su-san smettila di dare i dolci ad Hanatamago! Gli fanno male!” rimproverò il finlandese, guadagnandosi una occhiata torva dal marito – in realtà quella di Svezia voleva essere una espressione contrita, ma il brividino lungo la schiena di Finlandia lasciò intendere che non gli era riuscita benissimo.

“Faremo i pupazzi di neve, sì!” esclamò contento Sealand.

“Non si parla a bocca piena Sealand!” cantilenò la mammina con i sudorini freddi a lato della fronte cercando di ignorare la faccia di Berwald -  che comunque aveva smesso di dare dolci al cane, che cominciò ad abbaiare per protesta.

“Allora appena finisci di mangiare corri a lavarti i denti e a rifare il tuo letto”.

 

“Su-san lascia stare” esclamò quando lo svedese si avvicinò al lavello con gli ultimi piatti della colazione. “Ci penso io a lavare le stoviglie. Tu vai di sopra e aiuta Sealand a vestirsi. Mi raccomando mettigli il cappottino pesante che fuori fa freddo”.

“Mhh” rispose inespressivo altro. Lasciò i piatti nel lavello e fece dietrofront per eseguire gli ordini della moglie. Ma non senza aver prima posato un bacio sul suo collo, cosa che fece andare completamente a fuoco le gote di Finlandia. Certe volte Su-san lo spiazzava di brutto.

 

“Hanatamago~! Dai, vieni a mettere il cappottino anche tu!” esclamò Tino, che teneva tra le mani un delizioso e coloratissimo maglioncino taglia canina confezionato da Svezia (qualcuno aveva dubbi?), ma l’allegro richiamo del finlandese non aveva trovato risposta.

“Hanatamago!” chiamò con voce più forte; niente da fare. “Che strano…” di solito il cagnolino rispondeva vivacemente ai richiami del suo padroncino. Guardò in tutte le stanze, ma del cane nemmeno l’ombra. Arrivato all’ingresso, guardò pensieroso la piccola apertura alla base della porta, che consentiva ad Hanatamago di entrare e uscire senza problemi. Che fosse fuori..?

Tino si mise in fretta il proprio cappotto e uscì in strada. C’era tutto bianco attorno a sé. Si sforzò di notare qualche movimento. Come avrebbe potuto altrimenti notare un cagnolino tutto bianco in mezzo a un manto di neve?

Le impronte portavano alla strada. Non c’era nulla di male che Hanatamago andasse verso la strada; era una strada chiusa quella, non passavano mai auto.

“Hanatamago!” l’unica risposta che ottenne fu il lieve eco della propria voce. Quell’eco ebbe l’effetto di mettere finalmente addosso una certa inquietudine nell’animo del finlandese.

Non poteva fare altro che seguire le piccole impronte del suo cagnolino. Ogni passo appesantiva sempre di più il cuore del biondino.

La strada davanti a sé era spalata, la neve ammucchiata ai lati della strada. All’orizzonte si ergevano casolari, raggiungibili attraverso un grazioso ponte di pietra. Che Hanatamago si sia spinto fin là? Cielo, non avrà raggiunto il fiume e..?

I passi si fecero più rapidi in direzione del ponte ma il finlandese si bloccò molto prima di arrivarci. In lontananza, in mezzo alla strada, era fermo un uomo. Non vedeva bene da lontano, era vestito tutto di nero. Non lo riconosceva, eppure un brivido gli scivolò lungo la schiena. E non per il freddo.

Lo sconosciuto non era immobile, sembrava stesse giocando a pallone,  un pallone strano…

Sebbene irrigidito, Tino avanzò verso quella figura. A poco a poco i lineamenti sfocati acquistavano maggior nitidezza, la sagoma rivelava indossare un lungo pastrano nero. I biondi capelli dal taglio irregolare erano malamente coperti da un cappello del medesimo colore del pastrano. Il passare dei secoli non era stato sufficiente per dimenticare il sorrisetto sornione e insieme inquietante di Danimarca.

Finlandia spalancò gli occhi per la sorpresa: era raro che Danimarca si aggirasse così vicino a casa di Svezia. E certo non ci si aspettava un evento piacevole… Erano passati secoli dai tempi di Kalmar e di quella sciagurata unione, i rapporti si erano certo evoluti a seguito dei cambiamenti del clima internazionale che aveva coinvolto il continente europeo. Anche se non vi era più conflitto tra le nazioni facenti anticamente parte dell’Unione, i ricordi del passato non favorivano nemmeno dei rapporti calorosi.

E certo quello che si presentò agli occhi di Finlandia non avrebbe incoraggiato un avvicinamento…

Ai piedi dell’altra nazione, la neve era tinta di rosso… bianco e rosso…ma il bianco ai piedi di Danimarca…

“HANATAMAGO!” l’urlo acuto di Finlandia squarciò il silenzio nello stesso modo con cui la visione della scena aveva creato una ferita nell’animo della bionda nazione. Si inginocchiò repentinamente vicino al cagnolino – ai piedi di Danimarca, di nuovo! Le stesse emozioni, la stessa situazione che si ripeteva, ieri era Svezia a terra, oggi il suo dono a cui teneva di più…

Il corpicino del cucciolo era straziato e sanguinante, la lingua abbandonata penzoloni fuori dalla bocca, lo sterno che si alzava e si riabbassava a fatica, non aveva nemmeno la forza di emettere un lamento né un guaito.

Avrebbe voluto prenderlo in braccio e portarlo lontano da quell’essere maledetto ma aveva il terrore di peggiorare la  condizione di Hanatamago. Avrebbe potuto anche … no no, non riusciva nemmeno a pensarlo! se l’avesse spostato. Calde lacrime sgorgarono copiose, senza vergogna singhiozzò davanti a colui che un tempo era stato il tiranno delle Nazioni del Nord.

“Ehm Finlandia… devo forse pensare che questo cagnolino è tuo?” cantilenò Danimarca con l’odioso sorrisetto stampato in faccia. “Se l’avessi saputo avrei avuto più riguardi. Però dovresti educarlo meglio: trotterellare incontro a uno sconosciuto in cerca di carezze! Non si può mai sapere che tipo di carezze si possono ricevere, vero?”.

Il finlandese avrebbe voluto reagire, urlare addosso tutto il suo disgusto per l’altra nazione ma era troppo sconvolto. Le parole di Danimarca erano disgustose. Hanatamago gli si era avvicinato con fiducia, ed era stato quasi ammazzato per questo! E cosa intendeva con quel “se l’avessi saputo che era tuo avrei avuto più riguardi”? Non l’avrebbe toccato? Se fosse stato un randagio l’avrebbe massacrato, faceva forse qualche differenza?! Restava comunque una azione abietta. E conoscendolo, Finlandia sospettava che, se avesse saputo che Hanatamago era un regalo di Svezia, forse si sarebbe accanito sul cagnolino con maggior ferocia.

Vide Danimarca chinarsi sulle proprie ginocchia per raggiungere l’altezza di Finlandia “Se tira le cuoia puoi sempre fartene regalare un altro da Berwald, no?”.

A quelle parole trattenne il fiato, avvertendo un principio di mancamento. “Sto per svenire...

La sua mente quasi non registrò lo sguardo sorpreso di Mathias che veniva afferrato bruscamente per il bavero e riportato ad altezza d’uomo da qualcuno dietro al finlandese. Tino e Mathias erano talmente coinvolti nella situazione da non essersi accorti dell’arrivo di Berwald, accorso al grido della moglie.

“Sparisci da qui!” ringhiò lo svedese con la sua espressione più terribile, che al danese sembrava non fare alcun effetto, avendo ripreso subito il sorrisino sornione dopo il momento di smarrimento.

“Berwald, quanto tempo! E’ da molto che non ci si vede!” cantilenò con l’evidente intenzione di prenderlo per il culo.

Fuori dal mio territorio Mathias, o giuro che te ne pentirai!” urlò ancora più adirato. Lo avrebbe massacrato lì all’istante ma aveva altre priorità in quel momento. Hanatamago aveva bisogno di cure urgenti mentre sua moglie sembrava essere sull’orlo di una crisi di nervi.

Il sorriso di Danimarca si fece più ampio; Svezia non ci avrebbe scommesso, eppure vide l’altra nazione alzare arrendevolmente le mani e rispondere “D’accordo, se proprio insisti me ne vado” allontanandosi con passo tranquillo lungo la strada non appena Svezia lasciò la presa sul bavero dell’altro.

Il suo scopo era stato raggiunto; non aveva bisogno di infierire ancora. Questo pensiero traspariva come un’aura dall’atteggiamento di Danimarca, ma né Svezia né Finlandia non avevano tempo di fargliela pagare.

“Su…Su-san” balbettò sconvolto Finlandia, ma Svezia non perse altro tempo prezioso. Teneva il maglioncino di Hanatamago in una mano, e con delicatezza vi pose sopra il cagnolino, avvolgendolo per tenerlo al caldo. Lo prese in braccio, e con un’espressione eloquente fece capire alla moglie di alzarsi e seguirlo verso casa.

 

“Prendo l’auto e lo porto dal veterinario. Chiama Norvegia e chiedigli di occuparsi di Sealand per oggi. Passo a prenderti non appena avrai sistemato Sealand e ti sarai calmato un po’.

Era strano, pensò Finlandia. Su-san parlava pochissimo, ma quando c’era bisogno di essere pragmatico diventava persino loquace. In quelle condizioni non era in grado di pensare lucidamente, per questo fu grato a Berwald per aver preso in mano la situazione così prontamente.

 

“Non si esce più!? Come mai mamma?” chiese Sealand preoccupato. Il bambino che era in lui avrebbe voluto mettere il broncio e fare i capricci per protesta verso quell’inaspettato quanto repentino cambio di programma ma sentiva che era capitato qualcosa di spiacevole.

I suoi genitori si stavano comportando in modo strano. Prima il padre lo aveva lasciato solo in casa, ammonendolo di fare il bravo fino al suo ritorno, poi era rientrato con la madre e un fagotto in mano, ed entrambi sembravano davvero turbati. Poi Berwald si era precipitato di nuovo in strada, verso il garage, ed era partito come un razzo a bordo della sua Volvo***.

“Tesoro…”  Tino non sapeva cosa dire… non sapeva come dirgli ciò che era successo…

“Hanatamago sta male tesoro. Su-san lo ha portato dal veterinario”.

“Ma non è niente di grave, vero mamma? Ha preso il raffreddore perché è andato fuori senza cappottino, vero?”.

Finlandia impallidì, messo di fronte a un vicolo cieco. Doveva dire la verità a Sealand? Che Hanatamago era stato vittima di un pestaggio da parte di una Nazione che covava del risentimento verso Su-san, e che rischiava ora di morire?

Era tentato di mentire e confermare l’ipotesi del figlio, eppure qualcosa lo tratteneva.

La voce beffarda di Danimarca gli martellava nella testa. “Però dovresti educarlo meglio: trotterellare incontro a uno sconosciuto in cerca di carezze! Non si può mai sapere che tipo di carezze si possono ricevere, vero?”.

Aveva coccolato e vezzeggiato così tanto Hanatamago che il cagnolino non aveva mai sviluppato un istinto di difesa. Si avvicinava con estrema fiducia alle persone perché pensava che tutte fossero carine e gentili come Finlandia. Sealand non era una vera nazione, molto probabilmente non lo sarebbe diventato mai. Non avrebbe destato l’interesse di alcuna nazione più forte di lui, a meno di scoprire che nel sottosuolo del suo territorio vi erano giacimenti di petrolio in abbondanza (un evento praticamente impossibile). Sealand sarebbe stato al sicuro. Ma se Finlandia lo avesse protetto per sempre dalle brutture del mondo per timore di spaventarlo, quante probabilità ci sarebbero state che il bambino si avvicinasse con la medesima ingenua fiducia ad un malintenzionato – e se a incrociare la strada di Danimarca non fosse stato Hanatamago, bensì Sealand?

Finlandia impallidì al pensiero, destando ulteriore preoccupazione nel bambino che lo scrutava, ma subito venne in soccorso lo squillo del campanello di casa. Tino si scosse nel sentirlo, ma sapeva chi era, quindi si diresse veloce verso l’ingresso, ringraziando il cielo di essersi sottratto alle difficili domande del figlio.

Aprì la porta e lo sguardo grave di Norvegia e quello preoccupato di Islanda incrociarono gli occhi di Finlandia.

“Norvegia! Islanda! Ciao, cosa fate qui?” Sealand andò incontro ai due Nordici e abbracciò contento il braccio di Islanda.

“Entrate vi prego” disse Finlandia scostandosi dalla porta per farli passare.

 

Islanda si fece trascinare nel soggiorno da Sealand per consentire al fratello di parlare liberamente con Tino.

Sai, Ice, Hanatamago ha preso la febbre! Papà l’ha portato dal veterinario!” Islanda sorrise tristemente a quella pietosa bugia di cui Sealand si era auto-convinto ma non lo corresse, non ne aveva il diritto. Gli propose invece una passeggiata al parco, ignorando che quello era stato il programma della giornata. Sealand rispose entusiasta all’idea di uscire, e Islanda pensò che era l’unica cosa che poteva fare per distrarre Sealand e consentire a Svezia e Finlandia di stare al capezzale del cucciolo per tutto il tempo che era necessario.

 

“Danimarca ha davvero fatto questo?” la voce di Norvegia suonava terribilmente irata, pur non avendo alzato la voce né cambiato la solita prosodia amorfa che caratterizzava il suo stile di conversazione. Finlandia poteva leggergli facilmente nella mente: meditava di far passare al danese un bruttissimo quarto d’ora, possibilmente col risultato di far finire anche lui da un dottore.

Questa attesa mi sta uccidendo Axel” esclamò Tino angosciato.

“Berwald mi ha telefonato prima. Ci ha messo tanto perché ha preferito portare Hanatamago alla clinica veterinaria universitaria. Sta tornando per venire a prenderti”.

“Hanatamago così rischia di essere visitato da studenti!” Tino non voleva essere prevenuto nei confronti di studenti che stavano apprendendo la professione, ma avrebbe preferito che il suo cagnolino venisse curato da un veterinario esperto.

Norvegia capì al volo l’obiezione dell’altra nazione e aggiunse che non doveva preoccuparsi; in quella clinica insegnava (e operava) un ottimo docente universitario venuto in trasferta nientemeno che dall’Australia. Berwald aveva insistito, vista la gravità delle condizioni in cui versava il cucciolo, che ad occuparsene fosse il miglior luminare della zona.

Il rumore del motore della Volvo annunciò il ritorno del suo proprietario, e Tino scattò sull’attenti, il braccio allungato verso il cappotto, e corse fuori accompagnato dalle parole di Norvegia che assicurava di badare a Sealand insieme a Islanda, raccomandandolo di restare via per tutto il tempo necessario.

 

“Davvero inammissibile! come DIAVOLO si fa a ridurre un cane in quello stato!” strepitò indignata una matricola piuttosto bassetta, i capelli castani mossi legati a una coda di cavallo e lo sguardo corrucciato (le sopracciglia folte le avrebbero comunque conferito un aspetto corrucciato anche se fosse stata perfettamente tranquilla), che stava parlando animatamente con un compagno di corso di poco più grande di lei (un suo parente? A giudicare dalle sopracciglia, potrebbe essere un suo conterraneo).

“Sidney, dovrai farci l’abitudine… non è infrequente nella nostra professione dover limitare i danni di qualche pervertito bastardo” sospirò Nuova Zelanda rattristito. A Wy erano sempre piaciuti gli animali, ma aveva davvero la stoffa della veterinaria? Era molto sensibile, forse sarebbe stato meglio per lei se avesse cercato lavoro in qualche sito protetto, o in una fattoria…

“Ma Russel… solo uno fuori di testa frantumerebbe in quel modo tutte e quattro le zampe di quella povera creatura! Nonostante l’operazione del Professore, sarà un miracolo se riuscirà a camminare di nuovo decentemente. Se sopravviverà!”.

“Sidney!” ammonì l’altro ragazzo, accorgendosi dell’ingresso dell’uomo che aveva portato il cagnolino, accompagnato da un ragazzo più basso ed esile, piangente. Era chiaro che avessero sentito le parole prive di tatto della compagna di studi.

“Signor Oxestierna… l’operazione di Hanatamago si è conclusa da poco. Il Professor Dundee vorrebbe scambiare due parole con voi” riferì titubante (Svezia sembrava volerlo incenerire con lo sguardo) e fece un cenno ai due di seguirlo nell’ufficio del luminare.

 

Il Professor Mick Dundee sedeva nella poltrona dietro la scrivania del suo ufficio. Fece accomodare con calore i due Nordici e congedò con gentilezza il suo allievo. L’aspetto dell’uomo dava poco l’idea di un austero docente universitario. Era giovane – era più anziano di Berwald, ma occhi vivaci nascondevano un’aria da ragazzo, aiutato da un cerotto sul naso che tradiva un’immagine più da ranger scavezzacollo che non da veterinario. Le foto che teneva sulla scrivania (raffiguranti Nuova Zelanda, Wy e Australia stesso nelle loro terre soleggiate, vestiti leggeri e circondati in alcune foto da koala, in altre da pecore) confermarono ulteriormente la natura libera e giocosa dell’uomo.

Ma quando parlò del cagnolino che aveva appena operato, la serietà che emanava lo rendeva degno rappresentante del ruolo, accademico e professionale, che Australia ricopriva.

“Non voglio nascondervi la gravità della situazione. Le ferite del cucciolo sono serie, e sebbene l’operazione fosse stata necessaria, l’anestesia potrebbe compromettere il suo delicato organismo. Posso dire che l’operazione è riuscita ma non posso assicurarvi che Hanatamago si riprenderà.”.

“Morirà Professore?” mormorò Finlandia.

“Non ho detto questo. Potrebbe morire, ma potrebbe anche sopravvivere. Quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Se Hanatamago si risveglierà dall’anestesia allora posso essere cautamente ottimista e affermare che è abbastanza forte da resistere alla degenza, purché non sopraggiungano complicazioni.” la voce dell’australiano era comprensiva, e tradiva l’amore che provava per gli animali, oltre che l’empatia verso i padroni che temevano per la sorte dei loro amici a quattro zampe.

“Chiederò a Wy di accompagnarvi dal vostro cagnolino. Non c’è ragione che vi tenga lontano da lui. Anche se incosciente, sono sicuro che Hanatamago avvertirà la vostra presenza, e questo potrebbe spingerlo a reagire”. Chiamò la studentessa al telefono e subito la ragazzina (il suo aspetto avrebbe sempre ingannato il prossimo, conferendole molti anni in meno di quanti ne avesse in realtà) fece il suo ingresso nell’ufficio. Il professore congedò le due Nazioni nordiche con una energica stretta di mano e augurò loro buona fortuna mentre Sidney li accompagnava verso gli ambulatori.

 

Il candore asettico che caratterizzava la stanza nella quale dormiva Hanatamago non era di molto diversa da quella di un comune ospedale per esseri umani. La differenza stava ovviamente nel tipo di lettini, adeguati per ospitare i loro speciali pazienti. Era una stanza attrezzata per ospitare almeno cinque/sei animali, ma quella sera Hanatamago era l’unico occupante. Berwald scrutava Tino con attenzione, ma quest’ultimo non prestò minimamente attenzione all’espressione (involontariamente) tetra che il suo compagno emanava. Tutta la sua coscienza era concentrata a percepire ogni singolo dettaglio del suo cagnolino, come fosse stato di vitale importanza fissarli nella sua memoria.

Il cucciolo era così immobile… sembrava come morto.

“La colpa è mia Su-san. Sono stato io a fargli questo”. Berwald si accigliò, confuso. Come poteva essere responsabile sua moglie delle azioni di Danimarca?

“Danimarca… aveva detto che se avessi educato Hanatamago ad essere più prevenuto nei confronti delle persone, avrebbe potuto salvarsi”.

Svezia poteva solo indignarsi a quelle parole, alla pretesa di Danimarca di insegnare qualcosa a sua moglie. E che razza di insegnamento poi! Che andasse a farsi fottere, piuttosto!

“Aveva ragione…”

Piantala!”

Tino alzò la testa per fissare Svezia, sbalordito. Era la prima volta che lo ammoniva con tale durezza.

“Dovresti conoscere abbastanza Danimarca da sapere che tipo è! Un arrogante come lui non può stare dalla parte della ragione!”.

“No, certo che no… ma Su-san!” si infervorò un poco il finlandese. “Il mondo non è fatto di zucchero filato! Lo sappiamo bene entrambi! Ma Hanatamago non lo sapeva! Sealand non lo sa! Come potrei vivere con la coscienza tranquilla se sapessi che la mia scelta di far vivere sotto una campana di vetro coloro che ho scelto di proteggere potrebbe metterli in un pericolo maggiore non appena abbasserò la guardia?” .

Le lacrime ripresero a sgorgare copiose, mentre riabbassava lo sguardo verso Hanatamago e allungava la mano ad accarezzare lievemente la piccola porzione non coperta dal gesso di una zampina.

Berwald rimase silenzioso a rimuginare sulle parole della moglie.

Quanta obiettività poteva esserci in quel discorso così sofferto? Non aveva forse anche lui delle responsabilità in quel senso? Nell’appagante e tranquillo menage familiare che avevano conquistato, finalmente lontano da guerre, conflitti, devastazioni, non stava correndo lui stesso il rischio di non fornire a chi amava gli strumenti per resistere alle avversità, rilassandosi troppo? Nel prevenire qualche piccola caduta, avrebbe posto le basi per ricevere ferite più gravi, in futuro?

“Ripareremo al nostro errore”.

Poche parole, come sempre, accompagnate da una stretta, capace di infondere il calore di una promessa che sarebbe stata mantenuta ad ogni costo. Il calore della speranza, perché quelle parole si basavano sulla certezza che, con Hanatamago, avrebbero avuto sicuramente una seconda possibilità.

Quel calore entrava in Tino Väinämöinen mitigando la sua angoscia e rassicurandolo del fatto che non sarebbe stato lasciato solo nell’impresa.

Un calore che si univa al calore umido che il biondo avvertiva delicato sulla punta delle dita, donato dalla lingua di Hanatamago che, risvegliatosi in silenzio, voleva assolutamente trasmettere al suo padroncino tutto il fedele amore che provava per lui.

Un calore che squarciava il dolore, quello che quando credi di essere sul punto di essere sbranato dalle tenebre, ti fa trovare di nuovo la luce.

 

FINE

 

 

* I korvapuusti sono dolci tipici finlandesi alla cannella. Vi rimando al link della ricetta J  http://www.pazzeperilbento.com/ricette-speciali-f9/korvapuusti-dolci-alla-cannella-t4590.htm

** riisipuuro è una sorta di porridge di riso cotto nel latte, di solito lo mangiano i bambini! XD

*** Volvo è una marca d’auto svedese J

 

Hanatamago a colazione è un omaggio alla mia Fibi, che se non le allunghi il biscotto è capace di arrampicarsi alla tua gamba finché non l’ha vinta! XD

Che c’entra Australia con una fanfic sui Nordici? Beh… se dovevo pensare ad una Nazione veterinaria è stato più forte di me, mi è venuto subito in mente Australia! XD

I nomi di OC!Australia, OC!Nuova Zelanda e OC!Pricipato di Wy forse non dicono nulla o al contrario dicono troppo! Un premio a chi li riconosce! XD

Australia: Mick Dundee

Nuova Zelanda: Russel Morrison à apro una parentesi: dall’unica immagine chibi-deformed disponibile non si capisce bene se il personaggio è maschio o femmina. Finché non si svelerà l’arcano sarà maschio…

Repubblica Wy: Sidney

 

  
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