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Autore: RobyLupin    10/11/2010    3 recensioni
[KaoMei; KyoHaru]
Mei rabbrividì istintivamente quando il suo nome le fu soffiato a tradimento nell’orecchio; fu però questione di un attimo decidere l’eliminazione fisica del suo proprietario: […] Ovviamente, le bastò l’istante successivo – quello in cui colpiva il malcapitato in piena faccia, per intenderci – per pentirsene amaramente. […] Era Kaoru.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Haruhi Fujioka, Kaoru Hitachiin, Kyoya Ohtori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: ^Nihal88^ (o RobyLupin)

Titolo: Points of view

Fandom: Host Club
Rating
:  Per tutti

Personaggi:  Kaoru Hitachiin; Mei Yasumura; Haruhi Fujioka; Kyouya Ootori

Pairings: KaoMei (principale); KyoHaru (accenno)
Tipologia
: One-Shot
Lunghezza
:  4369 parole, 7 pagine di Word
Avvertimenti
: Nessuno

Genere: Commedia; Comico

Disclaimer:  Come sempre, vi comunico con mio grande scorno che non guadagno assolutamente nulla da questo scritto, in quanto Host Club non mi appartiene. Anche perché, sennò, la KaoMei sarebbe una coppia già ampiamente canonizzata. u-ù

Note dell'Autore: La mia prima KaoMei! *O* *Saltella emozionata per la stanza; osserva i lettori sconsolati per il suo atteggiamento; si ricompone* Sì, insomma, dicevo...  Siore e siori, ecco a voi la mia prima KaoMei! *O* Prima anche del fandom italiano, tra parentesi, e probabilmente - ma togliete pure il ‘probabilmente' - non solo. Dettaglio questo, che contribuisce ulteriormente ad esaltarmi, quindi sopportate, per favore. XD

Comunque sia, chi seguisse solo l'anime, in cui il personaggio di Mei - purtroppo - non compare, può trovare QUI la scheda del personaggio.

Specifico inoltre che questa storia (scritta nell'agosto del 2009) si è classificata seconda al Contest ‘Host Club ft. Woody Allen' del forum Writers Arena. Ringrazio nuovamente giudice e altre partecipanti. :3

Detto questo, rimando le poche spiegazioni mancanti a fine storia. A dopo!

Introduzione alla Fan's Fiction: Mei rabbrividì istintivamente quando il suo nome le fu soffiato a tradimento nell'orecchio; fu però questione di un attimo decidere l'eliminazione fisica del suo proprietario: [...] Ovviamente, le bastò l'istante successivo - quello in cui colpiva il malcapitato in piena faccia, per intenderci - per pentirsene amaramente. [...] Era Kaoru.





Points of view


"Davvero, Haruhi, non riesco proprio a capire perché, di tutti i posti in cui potevamo andare, siamo venute in uno stupido parco dall'altra parte della città." Mei sbuffò rumorosamente, guardando l'amica con la fronte aggrottata. "Non dovevamo festeggiare la prima domenica delle vacanze estive? Potevamo andare al karaoke accanto alla stazione! Sarebbe stato più interessante, oltre che più vicino." Aggiunse, scocciata, quando l'amica l'ignorò bellamente.

Haruhi la guardò con la coda dell'occhio, pagando il venditore del chiosco di gelati in silenzio. Quindi si voltò, allungandole un cono alla fragola.

"Ma questo gelato è il migliore della città." Le spiegò per l'ennesima volta, accennando un sorriso. "E poi è una bella giornata, passarla al karaoke sarebbe uno spreco." Concluse, assaggiando con gusto il suo cono e iniziando a passeggiare.

Mei la seguì, sempre con sguardo scocciato.

"Ma io avevo voglia di cantare." Insistette. Sbuffò di nuovo, quindi assaggiò il gelato e sbatté stupita gli occhi. "Oh. È buono."

"Che ti dicevo?"

"Tu mangi di tutto, Haruhi. Spero non ti dispiaccia se non mi fido totalmente dei tuoi gusti riguardo a ciò che è o meno davvero buono."

Haruhi la fissò di sottecchi senza replicare, e Mei ridacchiò.

"Dai, scherzavo."

Lei sospirò lievemente. Aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma il suono insistente di una suoneria glielo impedì.

"Ma che razza di musica sarebbe?" le chiese Mei, mentre estraeva scocciata il cellulare dalla tasca. Haruhi alzò le spalle, indifferente.

"Credo sia una canzone straniera. Me l'hanno messa i gemelli quando me lo hanno prestato e cambiarla mi pareva inutile." Aprì lo sportellino e rispose, continuando a camminare. "Sì?"

Mei la osservò annuire un paio di volte, continuando a leccare il suo gelato, per poi chiudere gli occhi, rassegnata.

"D'accordo, arrivo subito." Concluse, chiudendo la chiamata. Alzò uno sguardo colpevole verso Mei, che sospirò.

"Tuo padre?"

Haruhi annuì.

"Devo sbrigare una commissione urgente per lui, Mei-chan. Mi spiace davvero, credo dovremo rimandare i festeggiamenti."

Mei fece mezzo giro su se stessa, alzando il naso.

"Oh beh, pazienza. Vorrà dire che rimedierai invitandomi al karaoke, domani."

Haruhi ridacchiò.

"Come vuoi, Mei-chan."

"Su, dove devi andare? Ti accompagno." Si offrì, voltandosi di nuovo. Sbatté gli occhi più volte, confusa, quando vide Haruhi irrigidirsi improvvisamente.

"Ma no, Mei-chan, non c'è problema." Le disse, lasciando trasparire un certo nervosismo. Mei alzò un sopracciglio, sospettosa. "Ci metterò parecchio, e non voglio rovinarti la giornata." E fece un passo indietro, alzando una mano davanti a sé come per fermarla. Il sopracciglio scettico di Mei svettò ancora più in alto, scomparendo sotto un ciuffo di capelli ribelli.

Stava già per ribattere qualcosa, quando Haruhi giunse le mani davanti a lei, profondendosi in un mezzo inchino.

"Scusami tanto, Mei-chan!" E si voltò di scatto, iniziando a correre verso l'uscita del parco e lasciando lì Mei immobile e senza parole. In compenso, la sua mente lavorava febbrilmente.

‘D'accordo, quella non era Haruhi. Decisamente. Di certo era un'androide di qualche genere, o un alieno travestito che ha preso il suo posto per studiarci da vicino. Oppure era...'

Ma il disturbo di trovare una nuova, fantasiosa spiegazione allo strano comportamento che Haruhi aveva avuto per tutta a giornata le fu, diciamo, gentilmente risparmiato.

"Hei, tesoro, cosa ne dici di venire a fare un giretto con me?"

Mei rabbrividì istintivamente quando il suo nome le fu soffiato a tradimento nell'orecchio; fu però questione di un attimo decidere l'eliminazione fisica del suo proprietario: mai provocarla, soprattutto quando era nel pieno delle sue elucubrazioni mentali. Si voltò di scatto, caricando al tempo stesso per bene il braccio destro, in modo poter scaraventare meglio la borsetta in faccia al simpatico autolesionista che voleva provarci con lei quando era palesemente di cattivo umore.

Ovviamente, le bastò l'istante successivo - quello in cui colpiva il malcapitato in piena faccia, per intenderci - per pentirsene amaramente. E, decisamente, non a causa della pallina di gelato che le cadde rovinosamente a terra per il movimento brusco. Il problema vero, infatti, era che lei conosceva bene l'autolesionista in questione. Eccome se lo conosceva.

Era Kaoru.



A sua discolpa, Kaoru poteva dire di non aver programmato nulla. E toglietevi quegli sguardi scettici dal volto: lui si era semplicemente limitato ad entrare nel parco, camminando sovrappensiero in mezzo alle famigliole felici che vi stavano passando la giornata e alle coppiette che approfittavano della quiete per trascorrere del tempo in beata solitudine. Del tutto innocente, come potete vedere, finché... Beh, mi pare ovvio: finché non notò la suddetta Mei - o meglio, la sua schiena - immobile in mezzo al sentiero principale che fissava un punto non meglio precisato davanti a lei, in mano un gelato ormai mezzo sciolto che le colava sulla mano. Posto questo, lui rimaneva Kaoru, no? Ovvero la metà del duo che si era autonomamente assunto il compito di... rallegrare le giornate dell'Host Club con le proprie... divertenti trovate. Divertenti per chi, poi, era solo un dettaglio irrilevante. Di conseguenza, Kaoru non aveva proprio potuto ignorare l'istinto che l'aveva portato ad indossare quel ghigno felino che i suoi amici ormai conoscevano bene e ad avvicinarsi di soppiatto all'amica, accostare la bocca al suo orecchio e sussurrarle la prima idiozia che gli era venuta in mente. Come potete ben vedere, nessuna premeditazione.

Anche perché, diciamocelo, se avesse previsto di ricevere con forza una borsa in pieno viso, probabilmente si sarebbe limitato a qualcosa di più sobrio come una strizzatina di fianchi per farla sobbalzare, o cose del genere. Non era così autolesionista, lui. O, perlomeno, non ancora.

"Kaoru?!" fece Mei, sobbalzando e ritirando la mano colpevole dietro la schiena. Il ragazzo, che fino a quel momento era rimasto rigido e immobile al suo posto con un sorrisetto posticcio in volto, abbassò gli occhi su di lei.

"In persona, Mei-chan."

Quella arrossì ancora di più, profondamente imbarazzata, e reagì nell'unico modo in cui Mei-chan avrebbe mai potuto: si accigliò e gli diede un'altra borsettata, stavolta sulla spalla sinistra.

"Stupido di un Kaoru! Non si fanno certi scherzi ad una ragazza, non lo sapevi? Avrei potuto farti male sul serio! Idiota!" E lo colpì di nuovo con decisione.

"In compenso ci stai riuscendo benissimo ora, Mei-chan." Ridacchiò lui, riparandosi come poteva da quella furia in gonnella. Furia che parve accorgersi solo in quel momento di star continuando a colpirlo, perché arrossì ancora di più e si bloccò, facendo un nervoso passo indietro e nascondendo nuovamente la borsetta dietro la schiena. Fu più o meno allora che Kaoru sfoggiò per un attimo un ghigno beffardo e decise di fargliela pagare per i colpi subiti.

"Certo che sei davvero permalosa, Mei-chan. Chi altro volevi che fosse, in fondo?"

Mei mugugnò qualcosa di incomprensibile, lo sguardo basso, ancora imbarazzata.

"Come, scusa?"

La vide mordersi il labbro, quindi voltare la faccia e sfoggiare uno sguardo indifferente.

"Pensavo fossi un maniaco. Contento?" e sbuffò, incrociando le braccia al petto.

"Un maniaco?" iniziò a dire lui, chinandosi verso di lei e iniziando a studiarla per bene. Mei indietreggiò appena quando se lo ritrovò a pochi centimetri dalla faccia, confusa. Quindi, Kaoru sorrise serafico. "Perché, c'è davvero qualcuno che vorrebbe provarci con una ragazza tamarra come te?"

Crack.

Kaoru sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso, quando sentì distintamente il rumore di qualcosa che si rompeva provenire dalla ragazza di fronte a lui, ora rigida e inespressiva.

"Mei-chan?" fece, studiandola di nuovo e iniziando a pungolarla con l'indice. Per un attimo, gli sembrò di ritrovarsi davanti al Lord quando Haruhi gli diceva qualcosa di troppo che lo scioccava. Sperò che non restasse in quello stato per ore, come sapeva bene che Tamaki poteva fare quando voleva. A quanto pareva, però, Mei e il Lord non si assomigliavano poi così tanto, dato che un paio di secondi dopo che aveva iniziato a pungolarla sbatté gli occhi un paio di volte, lo fissò, aggrottò infuriata la fronte, e riprese a prenderlo a borsettate in qualunque punto riuscisse a raggiungere. Per tutta risposta, Kaoru rise di gusto, proteggendosi il corpo con le braccia: ah, quanto lo faceva divertire quella ragazza, quando voleva!

"Sei uno idiota, stupido Kaoru! Idiota e maleducato!"

Lui intensificò la sua risata, facendo qualche passo indietro per sfuggire alla furia distruttiva della ragazza.

"Oooh, quanto sei crudele, Mei-chan." Disse dopo che ebbe calmato le risa respirando profondamente. "Prima mi colpisci e poi mi dai dell'idiota e del maleducato? Sei davvero, davvero ingiusta, Mei-chan." Concluse, fingendosi offeso. Lei lo fissò truce, la borsetta ancora alzata.

"Ringrazia solo che qui dentro non ci fossero mattoni, stupido Kaoru." Replicò lei, ricomponendosi e lanciandogli l'ennesima occhiataccia.

"Anche tu dovresti ringraziare di ciò, Mei-chan: non penso che mia madre, colei che tu ami e veneri, avrebbe gradito che uno dei suoi dolci e angelici figlioletti venisse ferito gravemente, non credi?"

Lei si limitò ad alzare le spalle e a voltarsi, gettare il cono gelato ormai vuoto in un cestino lì vicino ed iniziare a frugare nella borsa.

"Dove diavolo saranno finiti i fazzoletti?" borbottò al vento, ignorando deliberatamente l'ultima frase che lui aveva detto. Kaoru ridacchiò, raccogliendo il pacchetto da terra e porgendoglielo.

"Ti era caduto mentre mi maltrattavi impunemente." La prese in giro. Mei gli lanciò l'ennesima occhiataccia degli ultimi dieci minuti, quindi glielo levò di mano con uno scatto, senza perdere la sua espressione di profonda offesa. Kaoru la osservò prendere un fazzoletto e iniziare a fregarsi la mano impiastricciata di gelato, rabbiosa.  Divertito, le si accostò di nuovo, ignorando deliberatamente l'aura ostile che la ragazza emanava. Lo fissò inespressiva, quindi lui sorrise strafottente e le indicò una fontanella con l'indice.

"Quella potrebbe esserti più utile, magari?"

"Sai, riesci ad essere veramente irritante, quando vuoi." Ribatté lei, avvicinandosi comunque alla fontanella e iniziando a lavarsi le mani.

"Chi? Io? Mi offendi nel profondo, Mei-chan. Volevo solo essere gentile con te."

"Certo, gentile come una locusta, magari."

"Le locuste sono carine, non trovi?" Ribatté lui, allegro, incrociando le braccia dietro la testa. Mei sospirò appena, quindi si asciugò le mani con un fazzoletto e si voltò verso di lui.

"Se lo dici tu." Mormorò un'imprecazione - che Kaoru era certo di non aver mai udito in bocca ad una sua compagna di scuola - accorgendosi che il gelato, gocciolando e cadendo, le aveva macchiato anche la maglia. Iniziò a fregarla con l'acqua. "Che ci fai qui, comunque?"

"Ci vivo."

Lei interruppe un attimo il suo lavoro e lo guardò confusa.

"Come, prego?"

Kaoru ridacchiò.

"D'accordo, non ci vivo io, ma mia nonna." Indicò con un cenno del capo una grande villa al di là del laghetto situato al centro del parco. Mei fissò prima la villa e quindi lui, con occhi sgranati.

"Questo parco è della tua famiglia?!" chiese, allibita, praticamente urlando. Kaoru arretrò di un passo, massaggiandosi un'orecchia e ridendo.

"Vuoi anche farmi diventare sordo, Mei-chan? Crudele..."

Lei lo ignorò bellamente, continuando a guardarlo con occhi a palla a due centimetri dalla sua faccia. Kaoru ridacchiò nervosamente, indietreggiando ulteriormente con la schiena.

"Tecnicamente, comunque, il parco è di mia nonna. Le piace la gente, quindi ne ha aperta una parte al pubblico. Di solito, la domenica vado da lei con Hikaru per affinare la tecnica con l'Ikebana; una volta lo facevamo insieme, ma da quando ha deciso che in due siamo troppo rumorosi e distratti ci fa lezione separatamente. Così ho preso l'abitudine di venire qui a fare una passeggiata, mentre tocca ad Hikaru."

Mei indietreggiò, continuando a guardarlo con una vaga ammirazione.

"Io credevo fosse un parco pubblico... Chi l'avrebbe mai detto che le vecchie riccastre fossero così eccentriche... " borbottò, sovrappensiero.

Kaoru alzò una mano davanti a lui, come per bloccarla nelle sue elucubrazioni mentali.

"No, beh, non esageriamo ora... Non è certo l'unica al mondo ad averlo fat-"

"I ricchi non finiranno mai di sorprendermi, davvero..." concluse con fare rassegnato, ignorandolo di nuovo.

Kaoru sbuffò: lui, come ogni buon e viziato pargolo di buona famiglia, odiava essere ignorato. Ma davvero, davvero tanto. Forse si sarebbe fatto uccidere piuttosto che ammetterlo ad alta voce, ma in questo non differiva poi tanto dal gemello. Di conseguenza, fu naturale per lui decidere, senza possibilità alcuna di replica, che era ora che l'attenzione di Mei tornasse esclusivamente su di lui.

"Tu, invece, come mai sei qui?"

"Haruhi voleva provare il gelato migliore di Tokyo."

Sentendo il nome di Haruhi, Kaoru drizzò istintivamente le orecchie e iniziò a guardarsi attorno, senza notare il naso arricciato di Mei davanti alla sua reazione.

"E dov'è, ora?"

"È dovuta scappare via per una commissione." Stavolta, Kaoru non poté proprio non notare il tono scocciato che aveva usato. "Stavo giusto per tornarmene a casa quando hai pensato di intrattenermi un po' a modo tuo."

"Haruhi ti ha piantata in asso?" chiese, senza riuscire a crederci davvero. "Non ti sarai confusa con qualcun altro particolarmente assomigliante ad un procione?"

Lei ci pensò profondamente qualche secondo, picchiettandosi la bocca con l'indice.

"Nah, era decisamente lei." Concluse, infine. "Nessun altro avrebbe attraversato la città per un gelato."

"Sì, in effetti hai ragione. " Convenne lui, annuendo ripetutamente. "Però rimane strano."

"Mah, in fondo è Haruhi, no? Lei è strana per definizione." Concluse, guardandosi di nuovo la maglia sporca e storcendo la bocca in una smorfia di disappunto. Quindi lasciò perdere e si voltò verso di lui.

"Oh beh, la cambierò a casa," disse, battendosi le mani sulla gonna per asciugarsele e guardando per terra. Sembrava stranamente imbarazzata, notò Kaoru, e non ricordava di averla vista così nemmeno ai tempi della sua famosa - e decisamente poco segreta - cotta per il Lord. Sembrava in attesa di qualcosa, ma cosa Kaoru non avrebbe proprio saputo dirlo.

"Uh-hu." Si ficcò le mani in tasca, guardandosi attorno.

"Allora, ci vediamo." Borbottò Mei; si voltò, sistemandosi meglio la tracolla, e fece per avviarsi. Fu più o meno allora che Kaoru fece una cosa di cui non avrebbe proprio saputo comprendere il significato: afferrò il cordino della borsa, bloccandola. Quello che non aveva previsto, però, era che Mei non se ne accorse subito; continuò a camminare, finché il suddetto cordino non si tese sul suo collo, rischiando di soffocarla sul posto. Rischio evitato, comunque, ma che non le risparmiò una potente caduta di sedere che Kaoru non fu così veloce da impedirle.

"Accidenti, Kaoru! Ma che ti è preso?" chiese, massaggiandosi la parte dolorante e guardandolo accigliata. "Ci tieni proprio a farmi secca oggi, eh?"

Lui si chinò su di lei, improvvisamente agitato.

"Scusa, Mei-chan. Ti sei fatta male?"

Lo fissò in silenzio con sguardo eloquente, e Kaoru si morse il labbro: seriamente, non era stata sua intenzione farle male. Era stata colpa della mano, dannazione! Era lei che si era mossa da sola!

Tese quella stessa mano verso Mei, aiutandola a rialzarsi.

"Allora, si può sapere che t'è successo?" ripeté, spolverandosi alla meno peggio la gonna.

Kaoru non rispose subito anche perché, come detto prima, non avrebbe proprio saputo cosa risponderle. Fece mezzo giro su se stesso, riflettendo velocemente: che avesse la febbre? Mmmh... No, d'accordo, fisicamente era sicuro di star bene. Lividi da borsate a parte, ovviamente. A meno che Mei non l'avesse colpito in testa talmente forte da fargli perdere i pochi neuroni funzionanti che ancora gli rimanevano. Ora che ci pensava, come spiegazione non faceva poi tanto schifo. Aveva come la vaga impressone, però, che dirlo ad alta voce avrebbe comportato nuovi lividi sul suo esile corpicino già durante provato, eventualità che Kaoru avrebbe caldamente preferito evitare. Quindi, teoria respinta; che si facesse avanti la prossima, prego. Si guardò furtivamente intorno, cercandola, finché s'illuminò la tanto agognata lampadina che gli avrebbe salvato braccia ed arti vari. Si voltò di nuovo, sporgendosi verso Mei che lo guardava stranita, e indicò il laghetto con l'indice.

"Mei-chan!"

"S-Sì?"

Mei arretrò di un passo, alzando istintivamente un braccio davanti a sé per proteggersi e Kaoru, per tutta risposta, le si avvicinò ancora di più, gli occhi che gli brillavano per l'entusiasmo.

"Diamo da mangiare alle papere!"



Fu questione di pura fortuna, per Mei, quella di non schiantarsi a terra a causa dello shock che l'idiozia insita in quell'uscita le aveva provocato.

"Co-Come, prego?"

Kaoru si sporse ancora di più verso di lei, continuando ad indicare il laghetto e fissandola con occhi luminosi ed eccitati.

"Compriamo il mangime e diamo da mangiare alle papere!" ripeté, gesticolando entusiasta. "A voi plebei piace, no? Sarà divertente!"

Le sopracciglia di Mei svettarono in alto.

"E da dove ti è uscita questa... questa trovata sui gusti del popolino, esattamente?"

"Oh, è stato Tamaki-senpai, qualche tempo fa. Diceva che voi plebei adorate dare da mangiare agli animali; sosteneva che riuscire a sfamare altri esseri vi rassicura sulle vostre capacità di sopravvivenza, o qualcosa del genere."

La doccia gelata che colpì Mei a quelle... considerazioni, diciamo, non giunse inaspettata. Per un secondo, si chiese che diamine avesse in mente ai tempi in cui aveva avuto una cotta per il Presidente dell'Host Club. Ah, proprio vero che gli ormoni, spesso, fanno brutti scherzi.

Si massaggiò lentamente la base del naso, sconsolata: una parte di lei quasi sperava che anche stavolta fossero gli ormoni, i colpevoli dei suoi palmi sudati e dell'imbarazzo che la coglieva ogni stupidissima volta che aveva a che fare con il minore dei due Hitachiin a due centimetri da sé.

"Allora? Andiamo, Mei-chan! Deve essere divertente!"

... D'accordo, forse lo sperava davvero, davvero tanto. E che si spicciassero pure ad uscire dal suo corpo, i fedifraghi!

No, aspetta Mei, rifletti con calma: l'importante è che non siano presenti batticuore incontrollato e respiro mozzato, oltre alle classiche farfalle nello stomaco. Sono questi i segni che non si tratta di ormoni ma di sentimenti, no? Fino ad allora sei al sicuro; gli ormoni, in fondo, si possono ignorare tranquillamente. Basta fornirsi di una buona corazza di decisione.'

Con rinnovata calma e con la suddetta corazza nuova di zecca addosso, alzò la testa verso il suo interlocutore, ordinando espressamente alle sue guance di non arrossire solo perché l'oggetto del suo disappunto odierno era a pochi centimetri da lei.

"Senza offesa, Kaoru, ma dare da mangiare alle paperelle non è esattamente il mio ideale di passatempo per la prima domenica delle vacanze estive. Credo tornerò a casa, invece."

"Oh." Kaoru spalancò appena gli occhi, abbassando poi lo sguardo con fare deluso. "D'accordo allora, Mei-chan... Non vorrei farti perdere tempo con queste cose stupide e senza senso, in fondo." Fece mezzo giro su se stesso, sempre mantenendo una convincente aria afflitta e bisognosa d'affetto; la corazza di decisione che Mei indossava iniziò inevitabilmente ad incrinarsi. "Vorrà dire che rimarrò ad aspettare che Hikaru finisca la lezione tutto da solo." Mei sentì distintamente un crack provenire da qualche parte dentro di lei. "Tu vai pure, e non temere: sono forte, io; in qualche modo ce la farò anche da solo. Certo, io e Hikaru siamo sempre stati una cosa sola, e la separazione e la solitudine sono veleno per noi, ma sono un ragazzo forte, anche se solo." E condì il tutto con un'ultima, struggente occhiata, decisamente simile a quella di Bambi davanti al corpo della madre morente. Il labbro di Mei tremò violentemente.

‘Sta recitando, Mei.' Ricordò a se stessa, deglutendo appena. "Non devi cascarci. Non devi cascarci. Non devi casc-"

CRACK!

E Mei maledisse di nuovo se stessa, la sua corazza che, a quanto pareva, tanto infrangibile non era, e i suoi dannati ormoni. Ma proprio tanto, eh.

Sospirò pesantemente, voltandosi e massaggiandosi la nuca con la mano. Quindi aprì un occhio e lo fissò su di lui, che la guardava in attesa.

"Hai molto da aspettare?" gli chiese.

Kaoru guardò l'orologio, facendo due calcoli a mente.

"Un'ora e mezza, più o meno."

Lei si voltò verso il chiosco lì vicino e fece qualche passo in avanti. Quindi si fermò, ruotando il busto, e lo guardò.

"Che fai lì impalato? Muoviti."

Stavolta, l'espressione sorpresa di Kaoru fu sincera.

"Dove?"

Mei si incamminò, mentre lui la seguiva incuriosito.

"Mi pare ovvio, stupido Kaoru: mi devi un gelato. Non sai che qui fanno il migliore della città?"

Il ragazzo ridacchiò.

"Sì, me l'avevano detto." Rispose, incrociando le braccia dietro la testa e sorridendo contento.

"E poi dobbiamo fare una puntatina al karaoke."

"Andiamo a fare karaoke come i plebei?" Chiese, entusiasta.

"Certo: ho voglia di cantare oggi. Ovviamente offri tu. Consideralo un risarcimento danni per lo scherzetto di prima."

"E i lividi che tu mi hai procurato? Quelli non meritano risarcimenti?" chiese, fingendosi offeso. Mei non si scompose, limitandosi a guardarlo con la coda dell'occhio.

"Certo che no." Fu la lapidaria risposta.

"Crudele!"

"Puoi scommetterci."

Lui rise di nuovo, e Mei si ritrovò a dover nascondere un sorriso. Perché doveva sorridere, poi? Bah, stupidi ormoni; di certo era colpa loro.

O, almeno, così pensò finché non sentì Kaoru che le afferrava la mano e iniziava a trascinarsela dietro con forza, ridendo e correndo. Fu più o meno in quel momento, infatti, che Mei avvertì il battito cardiaco accelerare e il respiro mozzarsi nel petto, senza contare le farfalle che sembravano essersi improvvisamente stabilitesi nel suo stomaco. E seppe chiaramente che, stavolta, era fregata.



Nel frattempo, all'interno di un bar poco lontano dal famoso chiosco, due persone sedevano ad un tavolino accanto alla finestra. Una di loro era molto concentrata sul block notes che teneva in mano, mentre l'altra guardava fuori, a metà tra il preoccupato e l'incerto. Ad un certo punto questa, dopo un'ultima, perplessa occhiata alla scena all'esterno, tirò un sorso del suo succo di frutta con la cannuccia e gettò un'occhiata al ragazzo davanti a lei.

"Cosa fai?" chiese.

"Sistemo dei conti."

"Non puoi farlo più tardi?"

"Non se voglio evitarle."

"Evitare chi?"

Kyouya non alzò nemmeno gli occhi dal suo taccuino, aggiungendovi anzi una nota.

"Ovviamente le domande che stai per farmi, Haruhi." Rispose, facendo scorrere la penna sulla pagina.

"Come quella sul perché, esattamente, mi sia ritrovata a dover mentire a Mei-chan, fingendo una telefonata di mio padre in realtà fatta da te, per poi raggiungerti di nascosto in questo bar da cui abbiamo potuto osservare gli sviluppi, per caso?"

"A questa ho già risposto, veramente: l'hai fatto per poter fare in modo che lei e Kaoru si incontrassero. Non mi pare difficile, come concetto."

"Bene," non demorse lei. "Allora a come facevi tu a sapere di Mei-chan, magari?"

"No, a questa rispondo facilmente."

"Ovvero?"

Kyouya alzò finalmente gli occhi dal taccuino, sorridendo in modo inquietantemente sereno.

"Sono io. E io so, Haruhi. Sempre."

Haruhi lo fissò inebetita per qualche istante.

"Sai, senpai, se qualcuno ti sentisse potrebbe anche pensare che tu sia lievemente narcisista, oltre che egocentrico ed affetto da manie di onnipotenza."

Lui fece una smorfia quasi disgustata.

"Io non sono narcisista: se fossi nato in Grecia, certamente non sarei stato Narciso."

Haruhi inclinò appena la testa, incuriosita.

"E allora chi saresti stato?"

"Zeus. Mi pare ovvio, no?"

Haruhi rimase totalmente senza parole per qualche secondo, quindi sospirò stancamente; Kyouya sorrise interiormente, vittorioso. La vide voltarsi nuovamente a guardare fuori dalla finestra e la imitò di riflesso: Kaoru e Mei stavano chiacchierando, dirigendosi verso l'uscita del parco con un gelato in mano. La ragazza sembrava ancora lievemente rigida, e continuava a muovere nervosamente la mano che lui le aveva afferrato in precedenza; Kyouya ghignò, soddisfatto delle proprie capacità di cogliere i segnali che gli altri mandavano.

"Quello che proprio non riesco a capire, senpai," la voce di Haruhi lo distolse dai suoi pensieri, e lui la guardò, in attesa. "È solo una: se alla fine dovessero effettivamente mettersi insieme grazie a te, tu cosa ne ricaveresti?"

Kyouya si sistemò gli occhiali sul naso, nascondendo una smorfia soddisfatta: sapeva che avrebbe mosso quest'obiezione, e lui era stranamente soddisfatto della sua perspicacia. Alla fine sfoderò un sorriso apparentemente innocuo e giunse le mani davanti a sé.

"Non pensi che abbia semplicemente voluto fare un favore a Mei-chan e a Kaoru, Haruhi?"

Lei alzò un sopracciglio, palesemente scettica, ma lui non aggiunse né negò nulla. Alla fine, Haruhi sospirò stancamente e prese un sorso del suo succo, rassegnata: in fondo, se Kyouya decideva di non parlare, non avrebbe mai cambiato idea solo perché lei insisteva. Almeno, non finché non avesse deciso che era tempo di spiegazioni chiare.

Kyouya poggiò la guancia su una mano, gettandole un'ultima occhiata prima di rivolgere nuovamente l'attenzione al suo amato blocco. Fece scorrere gli occhi sulla breve lista di nomi sulla pagina, soffermandosi un attimo di più su quello di Kaoru, ora cancellato con una linea decisa. In alto, centrate perfettamente e sottolineate, capeggiavano le parole ‘Possibili Rivali', seguite da un ‘Da eliminare' più piccolo appena al di sotto.

‘Fuori uno, ne restano due.' Pensò, ghignando in modo inquietante. Kaoru era stato il più semplice da sistemare, considerò; e sì, forse ci sarebbe voluto tempo perché il ragazzo si svegliasse, ma Kyouya era certo che non ci sarebbero stati troppi intoppi. Diciamo che aveva una buona sensazione al riguardo, e le sue sensazioni non sbagliavano mai; soprattutto considerata la reazione che il più giovane dei gemelli aveva avuto quando Mei aveva fatto per andarsene. Kyouya aveva la vaga sensazione che non si fosse reso conto del vero motivo per cui l'aveva bloccata, ma Kaoru aveva il raro pregio di essere intelligente, quindi non pensava ci sarebbe voluto ancora molto. Piuttosto, i problemi veri li avrebbe avuti occupandosi di quei due testoni di Hikaru e Tamaki. Il ghigno si accentuò ulteriormente: oh beh, in fondo, se una sfida non si rivelava complicata, che gusto c'era poi nel vincerla?

"Tutto bene, senpai? Hai un'aria... strana, diciamo."

Velocemente, Kyouya sostituì il ghigno sadico con un'espressione totalmente serena.

"Tutto perfetto."

Dubbiosa, Haruhi decise che concentrarsi di nuovo sul proprio succo fosse decisamente più saggio, e Kyouya gettò soddisfatto un'ultima occhiata alla lista, prima di chiudere il block e proporle un giro nel parco.

Cosa ci avrebbe guadagnato, gli aveva chiesto? Oh, l'avrebbe saputo prima di quanto pensasse, se le cose andavano secondo i suoi piani. E, diciamocelo pure, i piani di Kyouya filavano sempre che era una meraviglia. Intanto, rifletté mentre osservava con sguardo stranamente tranquillo Haruhi comprare il mangime per le papere, qualcosa l'aveva già ottenuto. E se Tamaki l'avrebbe forse accusato di imbroglio bello e buono, Kyouya preferiva consideralo un semplice primo appuntamento inconsapevole in una normalissima domenica pomeriggio.

In fondo, era solo una questione di punti di vista, no?









Note dell'Autore:

-          Ikebana: Arte giapponese della disposizione dei fiori recisi, anticamente conosciuta come Kadō.

La traduzione letterale della parola Ikebana è "fiori viventi", ma l'arte dei fiori può essere anche indicata come Kadō, cioè "via dei fiori", intendendo cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello zen. (Credits to Wikipedia) Nel sesto volume del manga, i gemelli accennano a delle clienti che loro nonna li trova ancora grezzi in quest'arte, perciò ho immaginato che desse loro lezioni per migliorare.

-          So che sembra strano, ma in Giappone si usa suddividere le ragazze in quelle con la faccia "da volpe" e quelle con la faccia da "procione", e secondo i gemelli Haruhi fa parte di queste ultime (sia nel manga che nell'anime -se non erro, ma qui potrei sbagliarmi xD- le dicono spesso che assomiglia ad un procione).

-          Nella traduzione italiana sono stati eliminati tutti i suffissi onorifici giapponesi, quindi specifico qui che tutto l'Host Club si rivolge sempre a Mei con il ‘-chan', e non è stata una mia trovata particolare. Nota forse inutile, ma meglio specificare; si sa mai nella vita.

-          La citazione inserita come da bando appartiene a Woody Allen, ed è la seguente:

"Io non sono narcisista: se fossi nato in Grecia, certamente non sarei stato Narciso."

"E allora chi saresti stato?"

"Zeus."



Note finali del 08/11/2010:

Come avrete capito, io amo la KaoMei <3 Tanto <3 Quasi quanto amo la KyoHaru che no, non potevo evitare di inserire anche qui <3 Li ho amati nel momento stesso in cui Mei è entrata in casa dei gemelli la prima volta: una lucina si è accesa nella mia testa e una voce ha iniziato ad ululare "KaoMei! KaoMei! *O*". E da allora è una delle ship di cui non posso più fare a meno <3 Uno dei miei OTP, insomma <3 Quindi questa è una storia che amo molto, e spero che vi siate divertite a leggerla almeno la metà di quanto abbia fatto io a scriverla XD


Ringrazio nuovamente >Lefty<, la giudice del concorso, e le altre partecipanti. :3 Di seguito il giudizio ottenuto nel contest :3


Alla prossima!

Roby





Seconda qualificata :Points of view

Punteggio: 8.125
GRAMMATICA E SINTASSI: 9

Non ho trovato alcun errore grammaticale o sintattico, il testo è pulito sotto ogni punto di vista, anche quello della punteggiatura.

CAPACITA' ESPRESSIVA: 8

Il testo scorre in modo molto sciolto e lo stile incalzante riprende moltissimo quello del manga, tant'è che sembra di veder scorrere davanti agli occhi immagine per immagine. I dialoghi sono divertenti e permettono al lettore di scoprire qualcosa in più sui personaggi; in particolare, il piano di Kyouya viene svelato in modo molto sottile, attraverso brevissime frasi che rivelano la sua mentalità contorta (XD).

RISPETTO PARAMETRI E TRACCIA: 7.5

La citazione utilizzata l'avrei vista bene anche per Tamaki, ma sentirla dire da Ootori è ugualmente esilarante, conoscendo la sua personalità e la sua capacità di trarre vantaggio praticamente da qualsiasi cosa. Considerando anche il contesto in cui la frase è stata inserita, direi che non stona affatto, non sembra buttata là per caso, anzi, esce dalle labbra di Kyouya come una delle sue tante rivelazioni mistiche e, se ci pensiamo bene, lui potrebbe effettivamente essere Zeus ù_ù

ORIGINALITA' E CREATIVITA': 8

Non conosco il personaggio di Mei e non so se il fatto che Kyouya abbia una cotta per Haru sia canon, ma ho trovato questa fanfiction originale, ben strutturata e molto piacevole da leggere.
Inizialmente sembra che tutto sia stato pianificato da Kaoru, poi sembra che tutto sia dovuto al caso e, infine, l'autrice riesce a ingannarci e scopriamo che invece è Kyouya l'artefice (divino XD) dell'intero episodio, e che questo non è altro che il primo passo del suo dettagliatissimo programma preparato per conquistare Haruhi!
Una cosa strana, a mio parere, è l'assenza dell'onnipresente Tamaki, che di solito compare in ogni momento per difendere Haruhi da pericolosi corteggiatori.
Non che fosse una scelta obbligata, ma se fosse stato presente anche per un solo secondo, sarebbe stato un tocco in più.

 

  
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