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Autore: Claudia    11/11/2010    6 recensioni
Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VIIX

Ko-gi-ki

 

 

Quando tornò padrona dei suoi pensieri tutto ciò che Kaeru riuscì a vedere fu lo sguardo preoccupato di sua madre, Kagome. Impiegò diversi secondi prima di realizzare dove fosse e ricomporre l'esperienza che aveva vissuto nei ricordi di Aki.

Aki.

Sedendo all'improvviso sul suo futon, un capogiro l'avviluppò costringendola a tornare distesa. “Kaeru!” Kagome, sorpresa dal movimento brusco della figlia, si avvicinò al suo letto e posò una mano sulla fronte della ragazza. Sentendo la pelle fresca della donna a contatto con la sua fronte calda, Kaeru si rilassò.

“Mamma.” Farfugliò la giovane, “Dov'è Aki?”

Sorpresa da quelle parole, Kagome si guardò attorno. “Non saprei, tesoro.” E con un gesto delicato passò un panno umido sul volto della figlia. “Ti ha portato a casa senza proferir parola. Ero talmente preoccupata per te che non gli ho prestato attenzione.”

“So cosa accadde anni fa... adesso, lo so.” Farfugliò Kaeru, sentendosi improvvisamente debole. Kagome sorrise, tamponando con gentilezza la fronte della ragazza. “Non devi preoccuparti. Ci racconterai tutto a tempo debito. Adesso, cerca di riposare.”

“No,” Gracchiò Kaeru. “Per favore, chiama anche Sango-chan e Miroku-kun.”

La madre le rivolse uno sguardo di disapprovazione. “Sei ancora debole, ma soprattutto non conosciamo gli effetti collaterali del Caprifoglio. Devi riposare.”

“Mamma,” Sospirò la giovane. “Sango-chan deve sapere. Per troppo tempo siamo stati vittime dell'incomprensione.

Kagome le sorrise. “Ne sono certa, tesoro.”

“Non mi stai prendendo sul serio.” Sbottò Kaeru, sentendo l'ennesimo capogiro coglierla all'improvviso. “No, tesoro. Penso che tu abbia davvero cose molto importanti da rivelarci, ma non sono altrettando sicura che il tuo corpo riuscirà a resistere troppo a lungo.” Sentenziò Kagome, rassettando le coperte della figlia.

Kaeru serrò la mandibola, cercando di mantenere un punto fisso contro il soffitto senza tuttavia riuscirvi. “Ho capito,” Sospirò. “Ma quando mi sveglierò voglio che tutti siano presenti.”

“Sarà fatto.” Disse Kagome, scostandole una ciocca di capelli dal volto addormentato.

**

“Se devo essere sincera, ho timore di quello che avrà da dirci.” La voce di Sango le giunse come uno scampanellio lontano, seguito dalla voce roca del suo consorte che la stava intimando a rimanere tranquilla. Kaeru riconobbe la madre a poca distanza da lei e suo padre, intento a parlare con quella che sembrava essere Kaede-sama.

Kaeru cercò mentalmente le forze, sparse ovunque nel suo corpo. Con grande sollievo non percepì alcun senso di vertigine o nausea, semplicemente un enorme senso di spossatezza. Non aveva prestato attenzione agli effetti tossici del Caprifoglio, perciò si ritenne molto fortunata nel provare unicamente debolezza.

Senza proferire parola, Kaeru aprì gli occhi e notò con un certo sollievo che il soffitto era tornato ad essere completamente immobile. Senza richiamare l'attenzione di nessuno, si portò a sedere, trattenendo con un braccio al petto le coperte del suo futon. Nello scorgere quel movimento, tutti i presenti si voltarono nella sua direzione. Vide il volto di sua madre rilassarsi, l'espressione di suo padre farsi imprenetrabile e le bocche dei restanti allargarsi in ampi sorrisi.

“Oh, Kaeru-chan!” Esclamò la Cacciatrice di Spettri. “Come ti senti?”

La giovane cercò la propria voce nei recessi della sua gola. “Bene, credo.”

“Kaede-sama ti ha portato un infuso di erbe.” Disse Kagome, inginocchiandosi al letto della figlia. “Contrasterà gli effetti del Caprifoglio.”

“Grazie Kaede-sama.” Ringraziò Kaeru, portandosi alle labbra la ciotola di legno che sua madre le aveva offerto. Non lo avrebbe definito come uno dei suoi gusti preferiti, ma se non altro avrebbe scacciato la stanchezza dal suo corpo.

“Aki non c'è?” Domandò, abbassando la ciotola di fronte a sé. I presenti si guardarono a lungo tra loro ed infine Miroku rispose. “No, a dir la verità non sappiamo dove sia.”

Kaeru provò una stretta al cuore. “Anni fa fu colpa mia.”
 

“Non dire sciocchezze!” Esclamò Sango. “Non hai niente di cui-” Kaeru fermò la Cacciatrice sollevando una mano.

“Dico sul serio,” Sospirò. “Anni fa io ed Aki ci avventurammo nella Foresta Proibita a caccia di spettri.” Lo sguardo di Sango divenne sorpreso. “L'ho visto. Ho visto tutto chiaramente.”

Kagome le posò una mano sulla spalla, ma Kaeru non la sentì. “Io volevo tornare a casa, non facevo altro che piangere, ma Aki era così sicuro di sé che mi esortò a seguirlo. Capitammo in una radura, non saprei nemmeno dove nella Foresta, e fu allora che Yamata no Orochi ci trovò.”

“Quel demone?” Esclamò Kagome, sorpresa. Nel sentire quel nome, Inuyasha si staccò dalla parete e si avvicinò al letto della figlia.

Kaeru asserì. “Ho tentato di avvicinarmi a quei bambini, ma sono stata respinta.”

“Respinta?” Domandò Sango.

“Molto probabilmente,” Disse Kaede da un angolo della capanna. “Ciò è successo perché non si possono modificare gli eventi del passato.”

“Ma ero totalmente invisibile, Kaede-sama!” Esclamò la ragazza. “Non riuscivo a toccare niente che non fossi io stessa!”

La vecchia sacerdotessa scosse il capo. “Non ha importanza, Kaeru. È sufficiente lo Spirito per interferire con il corso degli eventi. Non possono esistere due Spiriti identici nello stesso luogo. Ciò va contro le leggi naturali degli Dei.”

“Cosa voleva da voi Yamata no Orochi?” Domandò Kagome, senza nascondere una punta di preoccupazione nella sua voce.

Kaeru strinse i lembi della coperta, quasi a volerli strappare. “Non lo so. Ho solo potuto assistere a ciò che stava accadendo. Ho visto Aki spingermi lontano, mentre uno Spirito Serpente di Yamata no Orochi si scagliava contro di lui. Ho visto la ferita al suo braccio. Non so cosa sia successo, ma sono certa di quello che ho visto! Ha cercato di proteggermi e si è ferito per colpa mia.” Un singhiozzo scappò dal controllo della giovane.

“Kaeru...” Sospirò Kagome.

“Quel demone voleva lo Shikon.”

Una voce maschile proveniente dalla porta d'ingresso della capanna costrinse tutti i presenti a voltarsi in quella direzione. Appoggiato allo stipite, Aki stava osservando i presenti con le braccia congiunte al petto. Il suo volto non portava con sé alcuna espressione, solo uno scintillio nel grigio dei suoi occhi gli conferiva un aspetto vitale. Kaeru sentì il respiro morirle in gola, mentre inevitabilmente il suo sguardo si posò sull'armatura. Sango rimase completamente immobile, squadrando il figlio come nel ricercare il minimo segno di una menzogna.

“Spiegati meglio.” La voce profonda di Inuyasha scosse tutti dalla sorpresa di quella visita inaspettata.

“Yamata no Orochi sapeva di chi era figlia Kaeru. Sapeva che Kagome-sama era sua madre, come sapeva che un tempo era in grado di vedere il gioiello.”

Kagome serrò i pugni non vista.

“Non so cosa volesse realmente fare alla ragazza, ma il demone mostrò un'attenzione troppo pericolosa per lei. Così, mi offrii di aiutarlo nella ricerca dello Shikon.”

“Bugiardo!” Esclamò Sango, trattenuta a stento da Miroku.

Aki sorrise, sprezzante. “E' la verità. Il mio piano di allora era quello di convincere Yamata no Orochi a lasciarci andare. In seguito avrei riferito a voi tutto ciò che ci era successo.”

Inuyasha incrociò le braccia, mentre Tessaiga scintillò sinistra. “Ma con un demone non esiste accordo senza un patto. Cosa ti ha chiesto in cambio?”

Aki rimase in silenzio per qualche secondo. “Mi ha reso un suo servitore.” Disse, toccandosi l'armatura con il braccio opposto.

“Ma io ho visto con chiarezza che quel serpente era rivolto contro di me!” Esclamò Kaeru, mentre iniziò a sentire le lacrime pungerle gli occhi.

Aki si lasciò andare ad un calcio contro lo stipite della porta. “Cosa vuoi che facessi, stupida? Quel demone sapeva fin dall'inizio che gli avrei impedito di farti male!” Sbraitò, a disagio con le sue stesse parole. “Io ti avevo trascinato nella Foresta! Se ti fosse accaduto qualcosa avrei potuto dire addio alla mia stessa vita.” Disse, fissando Inuyasha con astio.

“Allora,” Soffiò la Cacciatrice. “Perché non ce l'hai detto? Perché non ci hai parlato comunque di quel demone?”

Il volto di Aki si contrasse in una smorfia di dolore. “Avevo paura! Ero un bambino! Non sono riuscito a resistere al richiamo di quel demone. Il suo veleno era troppo potente!”

Inuyasha si mosse nella stanza, prendendo posto vicino al camino acceso. “Quando si stringe un patto con un demone,” Prese a dire, assorto. “Sia che si faccia volontariamente o per costrizione, nessuno può sottrarsi al suo richiamo. Diventa una maledizione senza fine. Si è costretti a sottostare ad ogni suo volere. Il veleno che penetra nella carne è immutabile.”

“Aspetta,” Disse Miroku ad un tratto. “Quel demone ha parlato di infedeltà. Tu lo hai tradito?”

Aki si passò nervosamente una mano tra i capelli. “Eh, diciamo che sono un subordinato poco domabile, ma non so quanto lo sarò per molto.”

“Fino a quando non finirà il veleno.” Disse Inuyasha. Il volto della vecchia Kaede si oscurò. “E questo accadrà quando Yamata no Orochi deciderà di ucciderti.”

Aki tentò di nascondere la propria sorpresa a quella parole. Sango si lasciò andare ad un gemito. “Io non so più cosa fare con te. Non so davvero cosa fare.”

Il ragazzo scrollò le spalle. “Non devi fare niente, madre. Non ho nessuna intenzione di rimanere al villaggio; sono solo di passaggio.”

“Come hai fatto a ribellarti a Yamata no Orochi?” Insistè Miroku. “Se quello che ha detto Inuyasha corrisponde al vero, tu...”

“Non possiamo fidarci di lui, Miroku.” Gli sguardi si rivolsero ad Inuyasha. “Chi può dire che non si tratti di una trappola? Di una messiscena per avvicinarsi nuovamente al villaggio ed ottenere informazioni da noi?”

La mascella del monaco si contrasse, mentre un sorriso affiorò sulle labbra di Aki. “Presumo che nessuno possa effettivamente garantire per me, ma non ha importanza, non intendo rimanere a lungo in questo villaggio.”

“Aspetta!” La voce di Kaeru fece concentrare l'attenzione dei presenti su di lei. Conscia del richiamo che le era quasi sfuggito dalle labbra, la ragazza arrossì violentemente. “A-aspettate. State dimenticando che quella volta Aki mi ha salvato. So-solo per questo, bisognerebbe e-essere un minimo riconoscenti.

La risata di Aki stupì Kaeru. “Non darti troppe arie, mocciosa! Come ti ho già detto l'ho fatto solo per non rimanere ucciso a mia volta! Anzi, tutto questo,” Disse, indicando la propria armatura. “È successo solo ed esclusivamente per colpa tua, pezzente.”

Il rumore di una lama stridette nel silenzio della capanna, mentre Tessaiga stava sospesa a pochi centimetri dalla gola del ragazzo. “Non sono ancora riuscito a capire i tuoi piani,” Disse Inuyasha, svelando i canini. “Ma la furbizia è ben lontana da ciò che sei. Di questo passo avrai vita breve.”

“Forse la verità fa troppo male, chissà.” Sibilò Aki, immobile.

“Inuyasha, abbassa Tessaiga.” Kagome fece un passo avanti, vicino al mezzo demone. “Per favore.” Aggiunse, notando che Inuyasha non sembrava averne la minima intenzione. Infine, la spada tornò innocua nel suo fodero, seguita da un'imprecazione del mezzo demone.

Rivolgendo il suo sguardo ad Aki, la sacerdotessa parlò. “Non so quali siano i tuoi veri intenti, Aki-chan. So che in passato hai salvato la vita di nostra figlia e per questo ti ringraziamo. Sei stato accusato ingiustamente, quando non avevamo alcun diritto di giudicarti. Grazie.”

Spiazzato da quelle parole, il ragazzo arrossì.

“Anche noi ti dobbiamo delle scuse, figliolo.” La voce di Miroku suonò come un sussuro. “Avremmo dovuto cercare di comprendere meglio i tuoi sentimenti e scavare alla ricerca della verità.” Sango rimase in silenzio, fissando il pavimento della capanna con ostinato interesse. Notando quella reazione, Miroku sorrise. “E non devi dar troppo contro a tua madre. Anche se non intende darlo a vedere, ha sofferto più di me della tua lontananza. Sei sempre stato costantemente nei suoi pensieri, tanto che mi chiamava più volte con il tuo nome.” A quelle parole, Sango diede un debole colpo al braccio del monaco, abbandonando – visibilmente in imbarazzo – l'interno della capanna.

Le spalle di Aki si abbassarono in modo impercettibile.

“Tutto è bene quel che finisce bene!” Esclamò Kagome entusiasta, guadandosi un'occhiata di sdegno da Inuyasha. “Niente sta andando ben-” ma la donna interruppe il mezzo demone con un gesto deciso della mano.

“Ascoltate,” Disse, osservando i presenti con attenzione. “Non c'è motivo di dubitare di Aki.” A quelle parole tutti si sorpresero, mentre l'espressione della vecchia Kaede rimase intatta.

“Che vai farneticando?” Sbottò Inuyasha.

Contrariata, Kagome si allontanò, scomparendo nella propria stanza. Al suo ritorno, un libro apparentemente molto pesante, fece capolino tra le pieghe del suo haori.

“Cos'è quello, mamma?” Domandò Kaeru, osservando con interesse la vecchia copertina di pelle che proteggeva le pagine ingiallite del libro. Non aveva mai visto quel volume nella stanza di sua madre, nemmeno quando da piccola soleva sbirciare tra le cose della stessa.

“Cosa dovrebbe mai rivelare un libro di così importante?” Domandò Inuyasha, senza nascondere il proprio scetticismo. Senza degnarlo di uno sguardo, Kagome si inginocchiò a terra, posando il libro di fronte a sé.
 

“Si tratta del Ko-gi-ki [1].” Kaede, rimasta fino ad all'ora in silenzio, si portò a fatica verso Kagome. “Anche conosciuto come Il Libro delle Cose Antiche.”

“Il Ko-gi-ki...” Fece eco Miroku. “Si tratta di un libro molto antico. Io stesso ne dubitavo la reale esistenza!”
 

“Si tramanda da diverse generazioni tra le miko del nostro villaggio.”

“Continuo a non capire cosa abbia a che fare quel libro con tutti noi.” Tornò a dire Inuyasha, infastidito. Il suo astio per i libri era cosa nota a Kagome. La donna sollevò lo sguardo al cielo ed infine si concesse di sorridere.
 

“Qui dentro sono costudite le parole degli Dei.”

**
 

Note a fondo pagina:

[1] Ko-gi-ki; si tratta di un libro molto antico che raccoglie antichissimi miti e leggende giapponesi e che fu completato nel 712 d. C. Il testo in questione rappresenta anche la prima monumentale opera in lingua giapponese e costituisce la prima testimonianza letteraria originale del popolo nipponico. (I Miti dell'Oriente, Gherardo Casini Editore)

Non conosco il reale contenuto di questo libro, ma mi sono permessa di utilizzare il suo nome ai fini della trama. Dunque, niente di quello che dirò in seguito sarà realmente legato ad esso.


 

  
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