Era
l’ennesima volta.
Ormai
neanche le contava più e non sapeva dirlo con certezza.
Di
certo, le volte in cui Feliciano si era infilato nel suo letto a
dormire non si
contavano più sulle dita di una mano, e nemmeno di due.
Andava
bene finché era inverno, poteva capire quanto
l’italiano soffrisse il freddo
tedesco, così rigido e sferzante. Così aveva
accettato di buon grado la sua
presenza nel proprio letto, anzi, a dirla tutta faceva comodo anche a
lui che
qualcuno glielo scaldasse quando, appena finito di scrivere sul suo
diario di
guerra, finalmente cedeva al sonno e andava a raggiungere Feliciano,
che si era
infilato in camera sua già da diverse ore prima.
Insomma,
l’addio a quelle lenzuola gelide non era stato doloroso, come
non era stato
fastidioso il contatto col suo corpo leggermente spigoloso ma fragile,
bello
tiepido.
Perché
sì, Feliciano non si limitava a invadere il suo letto.
Rotolava proprio verso
di lui, e gli si avvinghiava addosso. E, come detto, passi nei lunghi
mesi
invernali, ma ora?
Era
luglio e quello stupido, pur miagolando per il caldo soffocante, non
accennava
a staccarsi da lui.
Continuava
a premersi contro il suo petto e a russare nel suo strano modo:
-
Rrrrr--- veeee…. Rrrrr--- veeee… mhnh mh mh!
– questi erano i lamenti per il
caldo, e di nuovo:- rrrrr--- veeee…
E
quando parlava?
Se
lo doveva sorbire persino nel sonno!
-
Aaaa nii-chaaan… cuciniamo insiemee…
E
si rotolava. In genere in quei momenti finiva per sbavare sul cuscino e
diverse
volte Germania glielo aveva strappato da sotto la faccia per andare a
lavarlo.
-
Nooo… non farlo… il ketchup non va
lì… allontanalo… NO IL KETCHUP NELLA
PASTA
NO FERMATI AMERICA!
Si
svegliava in lacrime e si aggrappava a lui:
-
Doitsuuu! Ho fatto un incubo bruttissimo!
Non
finiva più di piangere, e Ludwig doveva abbracciarlo e poi
rimetterlo a letto
senza dire una parola per non turbarlo col suo violento accento tedesco
che
certo non conciliava il sonno.
C’era
stata la volta in cui, durante una riunione, quella peste di Feliciano
aveva
tentato di convincere il gemello a dormire assieme a loro due.
-
Io dormire col mangia patate bastardo?- aveva strepitato quello
– piuttosto mi
ammazzo! E poi… e poi questo vuol dire che tu ci dormi? TU
dormi con lui?
CHIGIIIII!
Questo
non aveva fatto che inasprire le relazioni che
aveva con gli altri paesi. Spagna era intento ad affilare
l’ascia e Francia
borbottava qualcosa tipo: menage a trois senza di me…
intollerabile… menage a
trois senza Francia nii-san!
Sorvolando
sui ricordi dolorosi, eccolo di nuovo lì, a letto, nel suo letto, a luglio,
addosso a lui che
stava letteralmente morendo di caldo.
Così,
silenzioso come un gatto, cominciò ad allontanarsi
lentamente.
Prima
di tutto staccò lo stomaco da quello di lui, poi
afferrò con due dita un polso
di Feliciano e lo alzò delicatamente, per poi lasciarlo
andare sul cuscino.
Ma
quando il mento di Feliciano si trovò senza il sostegno
della sua palla, quello
cominciò a lamentarsi.
-
No, no, doitsu, non mi abbandonare… veee…
Stava
ancora dormendo e mormorava incoerentemente, in procinto di svegliarsi.
Germania
sospirò e tornò nella posizione originaria,
ritrovandosi nuovamente le braccia
dell’italiano avvolte attorno al corpo, come un polpo.
-
Veee, doistu… ti voglio bene…
Ludwig
arrossì e decise che, alla fine, dormire con Feliciano non
era poi tanto male.