ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Premessa:
Mi
elogiano per la tragicità con cui scrivo e dato che la
musica ed i sentimenti sono sintonizzati su
‘angoscia’ ho deciso di fare una piccola raccolta
con capitoli di varie lunghezze sui tristi ricordi dei membri della
ciurma, quelli che hanno segnato la loro vita. Inizio con Brook e
difficilmente seguirò l'ordine d'entrata dei membri, ma
posterò in base a quella estratta
(assegno un numero e pubblico, perché ho già
scritto ogni storia)…
Vorrei aggiungere una cosa: se i brutti ricordi vi fanno sentir male,
cambiate fan fiction.
Ho
posto un frammento del filosofo ‘Oscuro’, ossia
Eraclito, prima di ogni capitolo; perché? Potrei raccontarvi
qualcosa di poetico, ma avrebbe il gusto amaro della bugia,
infatti li ho posti semplicemente per il modo tragico che vedo
leggendo e riflettendo su questi brevi saggi di vita di un vecchio
filosofo, che spero gusterete anche voi senza giudicarmi male.
Ovviamente ogni frammento l'ho scelto con criterio, provate a ragionare
sul suo significato e vedrete la relazione tra il componente della
ciurma citato ed il fremmento.
Grazie a tutti per il tempo
che mi concedete.
Aspetto delle recensioni… ; )
Creepy memories
frammento
n°23:
”Morte
è quanto desti vediamo e quanto dormienti è
Sonno”.
Rumbar’s
Requiem
Scivolava
dolcemente il crine tinto di 'pece' dell’archetto.
Le corde
vibravano melodiche al suo passaggio.
Poetiche le
note cantavano e colmavano il vuoto freddo attorno al musicista.
Le dita
scheletriche della mano sinistra si muovevano rapide sulle corde che
tese venivano accarezzate dall’archetto.
Il
musicista dalle ossa bianche godeva della sua arte che prendeva forma
nel gelido vento notturno.
Quelle note
erano i corpi invisibili dei suoi sogni.
Suonava per
gli unici spettatori che risplendevano nel cielo.
Suonava e
un brivido piacevole penetrava le sue ossa, poiché di carne
non ne aveva più.
Suonava con
l’amico ligneo e lucido che aveva colmato la sua tetra
solitudine degli anni passati a versare lacrime sugli scheletri
immobili dei suoi compagni.
La carne
che incatenava le loro anime l’aveva consumata il tempo, e le
ossa, bianche e cave, riposavano sul ponte della loro amata nave.
La
solitudine che aveva provato nel contemplare quel cimitero marino era
insopportabile per qualsiasi cuore, anche per chi non lo aveva
più.
Le note
stridettero al quel tenebroso ricordo.
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Achamo
& il suo inutile monologo
”…ho
descritto (con troppa enfasi –_-°) ciò che
secondo me
prova Brook nel suonare il suo amato violino. Sicuramente gli ricorda i
compagni che ormai ha perso da anni e questo non può che
riempirgli il 'cuore' di tristezza, ma contemporaneamente di gioia nel
ricordare i momenti felici e spensierati di quando aveva ancora della
carne attorno alle ossa.
Poiché è un personaggio simpaticissimo, ma
sottovalutato, ho deciso d'iniziare da lui.
Spero
vi sia piaciuta, di non avervi spaventato troppo con questa terribile
freddezza e di avervi avvicinato alla filosofia, una materia che
stimola il pensiero e, secondo me, il carattere.
^^ Grazie per aver letto”.
p.s.
Non preoccupatevi, queste storie le ho già scritte ed in
poco tempo aggiornerò le altre in corso... ^^°
PURA FINZIONE SCARLATTA
J.