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Autore: ChelseaH    12/11/2010    16 recensioni
Merlin lanciò un’occhiata disperata al soffitto, chiedendosi se il compagno si rendesse minimamente conto dell’assurdità del fatto che loro due si chiamassero proprio Arthur e Merlin, e se avesse tirato in ballo Camelot di proposito. Un re leggendario e il suo mago, anche se il moro era abbastanza sicuro del fatto che quel re trattasse con tutti i riguardi il suo mago di fiducia e non passasse le sue serate a rovesciargli birra addosso, sporcargli i sedili della macchina e trascinarlo nei suoi deliri da ubriaco patologico.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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DISCLAIMER: Merlin e i suoi personaggi non mi appartengono, sono proprietà della BBC e chi per essi.


ChelseaH's corner.

Fatemi blaterare un po' prima della storia vera e propria ù_ù

Innanzitutto vi starete chiedendo perché sono tornata con una storia su Merlin dopo il mio tanto blabblare sulla mancanza di motivazione/ispirazione e blablabla, e la risposta è doppia:

1. GiulyB mi ha affidato con l'inganno un prompt, pub medioevale, taverna medioevale o qualcosa del genere. Shhhh, non diciamoglielo che non mi ricordo le parole precise che aveva usato.

2. Oggi è il compleanno di Egle e io dovevo scriverle qualcosa. Mi sono già lamentata a sufficienza con la diretta interessata per non essersi premurata di rendermi nota la data con almeno due (meglio tre), mesi d'anticipo, così l'ho scoperto l'altroieri e ieri (che in realtà è sempre oggi per me perché il letto non l'ho ancora visto), ho dovuto improvvisare qualcosa così sui due piedi. Peggio per lei che si è persa la chance di pretendere una Maxxie/Tony su misura, tiè ù_ù

Btv, cara mia, questa è tutta per te <3

Non è assolutamente alla tua altezza ma spero apprezzerai almeno il pensiero ç___ç


Poi, si tratta di un AU.

La prima che scrivo su Merlin, ispirata alle meraviglie scritte in precedenza da Egle e GiulyB (le disgrazie di cui sopra ù_ù). Mi rendo conto che è una shot completamente pointless, abbiate pietà di me, grazie ç_ç

In realtà volevo metterci anche Cenred ma poi non s'è incastrato bene (detta così suona malissimo, I know), e io sono emotivamente provata da cose che capitano sul lavoro e che non comprendo affatto e alla fine non mi si è incastrato e basta (nella storia eh!).


Il titolo, Lovedrunk, è preso dall'omonima canzone dei Boys Like Girls ma la shot non è affatto basata sul testo della canzone, anche perché ammetto molto candidamente di non avere idea di cosa dica (non sono molto nelle mie corde i BLG, shhhh!).


E credo basta, ho blabblato anche troppo mi sa ù_ù

Vi lascio alla storia.

Fatemi sapere che ne pensate ^____^


Lovedrunk.


Merlin osservava Arthur muoversi inquieto sulla sedia del tavolo al quale erano seduti, guardandosi intorno disperatamente alla ricerca di una qualunque via d’uscita.

Sapeva benissimo che al ragazzo non piaceva affatto fare o sentirsi il terzo incomodo e, nella fattispecie, era esattamente ciò che in quello momento era, il terzo incomodo. E lui probabilmente era il quarto, ma quello era un dettaglio insignificante.

Lancelot li aveva trascinati senza ammettere repliche in quel pub alla periferia di Londra - un locale arredato in stile medioevale, con scudi, spade e stendardi appesi ad ogni parete, alternati a dipinti di cavalieri intenti a combattere le loro battaglie - e la serata era anche stata piacevole, almeno fino a quel momento. Al terzo giro di birra infatti, al loro tavolo era spuntata una cameriera dall’aspetto fin troppo familiare a tutti loro: Gwen, meglio conosciuta anche come l’ossessione di Lancelot.

Arthur non aveva mai capito cosa l’amico trovasse di così speciale in quella ragazza così ordinaria, ma lui era completamente e incondizionatamente preso da lei.

“Allora, fate un altro giro?” chiese la ragazza, pronta ad appuntarsi l’ordine sul blocchetto che teneva in mano.

“Sì, ma fuori di qui.” biascicò Arthur.

“Altre tre birre, grazie.” le disse Lancelot lanciandole un sorriso che ben poco lasciava all’immaginazione e lei arrossì lievemente.

“Per cortesia, prendetevi una camera!” supplicò Arthur.

“Non essere cafone, sono innamorati.” replicò Merlin dandogli una gomitata nel fianco.

“Non sono cafone, se sono così innamorati perché non fanno cose da innamorati?” chiese Arthur puntandogli due occhi azzurri decisamente irritati addosso.

“Le fanno, guardali.” ridacchiò Merlin, indicando i due con un cenno del capo, completamente persi nella loro bolla ed ignari della conversazione che stava avvenendo a soli pochi centimetri di distanza da loro.

“Appunto, questa è l’unica cosa che fanno. Non escono mai insieme da soli, non osano toccarsi più del dovuto, probabilmente non si sono mai nemmeno baciati!” Arthur sembrava la quintessenza dell’indignazione e Merlin non riuscì a reprimere un’altra risatina.

“Sai che Lancelot è un uomo d’altri tempi.” gli disse, considerando la conversazione conclusa dal momento che Gwen si stava allontanando dal tavolo.

“Ci tengo troppo a lei per rovinare qualcosa accelerando le tappe.” dichiarò Lancelot, dimostrando di aver sentito tutta la loro conversazione.

“Pomiciare un po’ dopo sei mesi di frequentazione non è accelerare le tappe.” disse Arthur con fare saputo.

“Usciamo ufficialmente da tre settimane.” precisò l’altro.

“Io e Merlin uscivamo ufficialmente da... – si fermò un attimo a meditare prima di continuare –cinque minuti, non di più, quando-“

Arthur!” intervenne il diretto interessato mentre un vivido colore rossastro si impadroniva delle sue orecchie, spandendosi poi sulle guance.

Era vero, lui e Arthur erano finiti a letto insieme ancora prima che il loro primo appuntamento avesse ufficialmente inizio, ma questo dopo aver passato mesi e negare a se stessi e al mondo il fatto di provare sentimenti – e pure piuttosto forti – l’uno per l’altro. Quindi in teoria la loro fretta non faceva testo e non poteva nemmeno essere presa a termine di paragone per la lentezza nell’evoluzione del rapporto fra Gwen e Lancelot.

I pensieri di Merlin vennero interrotti da un solido abbraccio accompagnato dalla voce familiare di un suo carissimo amico.

“Ragazzi, che ci fate qui?!” Gwaine, già piuttosto alticcio, li salutò con trasporto e Arthur prese la palla al balzo per trasferirsi al suo tavolo, senza nemmeno chiedersi cosa l’altro ci facesse in quel posto così lontano dal loro solito giro. Merlin li seguì suo malgrado, anche se aveva come la netta sensazione che il fine ultimo di Gwaine fosse lo stesso di Lancelot, seppur sapesse di non avere nessuna possibilità. Ma tant’era, il ragazzo era fatto così e così sarebbe rimasto. In ogni caso, mezz’oretta dopo gli altri due erano già belli che dimentichi di Lancelot e Gwen.

“Andiamo Merlin, lasciati andare!” così dicendo – o per meglio dire, così urlando sguaiatamente – Arthur diede gli diede una pacca sulla spalla, alzando il bicchiere di birra al soffitto e spargendone parte del contenuto sui capelli di Gwaine seduto di fianco a lui e talmente ubriaco da non accorgersene nemmeno.

Arthur.” Merlin usò il tono più perentorio del quale era capace.

Già da solo il biondo era in grado di combinare i pasticci alcolici più impensati, ma in compagnia di Gwaine... l’unica maniera nella quale la serata avrebbe potuto concludersi era con lui costretto a portare in spalla fino alla macchina entrambi per poi accompagnarli a casa, metterli nel letto e assicurarsi che non fossero in grado di nuocere a nessuno, se stessi per primi. E questa era la più rosea delle ipotesi, nella peggiore poteva immaginarsi scenari di arida distruzione sul sedile posteriore della sua auto, costretto ad accogliere suo malgrado i conati di vomito incontrollabili di due che avevano bevuto peggio di un centinaio di spugne messe a mollo tutte insieme in un barile di birra.

Lanciò un’occhiata disperata al tavolo che fino a poco fa era stato il loro, sperando che Lancelot cogliesse il suo segnale di soccorso e che corresse ad aiutarlo ma era inutile, l’amico era seduto di fianco alla sua bella, i loro volti a meno di un centimetro di distanza l’uno dall’altro intenti a sussurrarsi chissà quali sdolcinate promesse d’amore.

Forse in fondo non aveva tutti i torti Arthur, quando pensava che ai due servisse del sano sesso per sbloccare definitivamente un rapporto che era fermo al livello del corteggiamento platonico da tempo indefinito.

“Per amore di Camelot!” un urlo selvaggio e almeno mezzo bicchiere di birra rovesciato sulla sua maglia lo riportarono bruscamente alla realtà e al suo tavolo, dove Gwaine e Arthur stavano dando il peggio di loro simulando una battaglia usando i bicchieri a mo di spade.

La cosa più ridicola di tutte, era che Gwaine e Arthur a malapena si rivolgevano la parola da sobri, tutto per un piccolo malinteso secondo il quale Gwaine ci avrebbe provato con lui – Merlin – pur sapendo che il ragazzo era proprietà esclusiva di Arthur.

Ovviamente l’espressione proprietà esclusiva era uscita direttamente dalla bocca di Arthur stesso, e all’epoca non stavano nemmeno insieme.

E Gwaine, a differenza loro, era tutto fuorché gay.

Ma insomma, da quel momento fra i due era stata guerra fredda, tranne che in serate come quelle, serate nelle quali l’alcol prendeva il sopravvento su qualunque cosa.

“Merlin non startene lì impalato, c’è bisogno di te!”

“Per cosa esattamente?” chiese il ragazzo roteando gli occhi sfinito.

“Dobbiamo salvare Camelot dal nemico!” esclamò con convinzione Arthur, mimando i gesti di uno dei cavalieri di un dipinto che stava sulla parete di fronte a loro.

Merlin lanciò un’occhiata disperata al soffitto, chiedendosi se il compagno si rendesse minimamente conto dell’assurdità del fatto che loro due si chiamassero proprio Arthur e Merlin, e se avesse tirato in ballo Camelot di proposito. Un re leggendario e il suo mago, anche se il moro era abbastanza sicuro del fatto che quel re trattasse con tutti i riguardi il suo mago di fiducia e non passasse le sue serate a rovesciargli birra addosso, sporcargli i sedili della macchina e trascinarlo nei suoi deliri da ubriaco patologico.

Una decina di minuti più tardi Gwen e Lancelot lasciarono il pub senza nemmeno degnarsi di salutarli, e lì Merlin comprese che la sua serata era irrimediabilmente condannata.


***


“Eddai Merliiiin!”

“Scordatelo!” si impuntò il ragazzo per l’ennesima volta.

Il viaggio di ritorno a casa era andato meglio del previsto, era filato tutto così liscio che avrebbe dovuto capire che cataclismi ben peggiori si stavano per abbattere su di lui. Troppo stanco per accompagnare a casa i due, li aveva portati entrambi al proprio appartamento, sistemando Gwaine sul divano e Arthur... beh, Arthur si era accomodato senza troppe cerimonie nel suo letto, blaterando di comunione dei beni, di vita di coppia e di sesso riappacificatore.

Per cosa dovevano riappacificarsi non gli era stato concesso di saperlo, l’unica cosa che sapeva è che era dovuto scappare ben lontano perché Arthur era deciso a venire subito al dunque, senza convenevole alcuno e senza nemmeno degnarsi di prepararlo adeguatamente. O per meglio dire, di preparare il suo fondoschiena ad accoglierlo senza finire aperto in due dal dolore. Dettagli ai quali il biondo badava già scarsamente da sobrio, figurarsi con in circolo più alcol di quanto ne potesse portare un cammello nelle sue gobbe. E così ora stavano girando in tondo intorno al divano sul quale Gwaine dormiva pesantemente, Arthur deciso ad ottenere le sue grazie e lui altrettanto deciso a non concedergliele.

Merlin, non fare la verginella pudica come Gwen.” lo rimproverò piccato, dopo aver inciampato nella gamba del tavolino che stava di fronte al divano ed essere quasi ruzzolato sull’ignaro Gwaine.

“Razza di testa di legno, smettila!” sbottò Merlin frustrato.

“Fallo per Camelot!” urlò isterico l’altro, che sobrio o ubriaco che fosse odiava non ottenere all’istante ciò che desiderava.

“A Camelot Merlin era venerato e rispettato!” gli fece notare il ragazzo.

“Sei stato a Camelot?” la domanda di Arthur uscì così ingenuamente che Merlin rimase per un attimo a fissare la faccia del compagno, un istante fatale nel quale il biondo ebbe il tempo di afferrarlo, caricarselo in spalla come se fosse un bambino dispettoso e riportarlo in camera chiudendosi la porta alle spalle.

Meno di mezzora dopo Merlin si massaggiava dolorante il povero fondoschiena, mentre Arthur russava sonoramente di fianco a lui. Nonostante tutto ciò però, non poté trattenere un sorriso nell’osservare il viso compiaciuto anche nel sonno del ragazzo che amava. Visto così, sembrava quasi innocuo.

   
 
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