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Autore: E u r eka    15/11/2010    7 recensioni
Dovunque un oceano cremisi e carminio in cui affogare l’iride e lo spirito. Colore conturbante nel suo turbinare continuamente e senza sosta alcuna. Un colore senza pace, inafferrabile e ineludibile dall’essenza che ne era progenitrice.
Tutto appariva rosso, rosse le dita di lui che si schiudevano come petali di fuoco su ogni superficie non ignifuga, rosso come la pressione che il sorriso che Layla tentava disperatamente di nascondere le aveva tinto le guance, come i riflessi ramati che le fiammelle davano all’arancione dei suoi capelli – pel di carota l’aveva chiamata in numerose occasioni e aveva sorriso sghembo, tamburellio al cuore, strangolamento in petto-. Gli occhi di lui invece erano carboni e braci ardenti, nuvole scure che sentiva scivolarle attorno e attraversarla, quasi il suo dono fosse l’invisibilità e non quello che si ostinava a chiamare pollice verde.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oceano

Ø¢eanø di fuo¢ø

 
 

 

 

 

 

 

“E così…” cercò di buttarla sul casuale, evitando accuratamente lo sguardo di Layla perché sarebbe stato imbarazzante scoprirlo lucido, oltre che fastidioso in un modo che non era più sicuro di riuscire a tollerare e serbare per sé solo. “Tu e Stronghold, eh?”
Si divertiva a far bruciacchiare la punta delle bacchette Warren, quasi fossero fiammiferi. L’espressione accuratamente disinteressata a quella che avrebbe potuto essere la risposta data dall’hippie mentre l’estremità dei polpastrelli picchiettava distrattamente quella del legno sottile e laccato nell’ocra, osservandolo accendersi come niente e sprigionare scintille ad ogni contatto. Piccoli fuochi d’artificio che diventavano lucciole e scintille luminescenti, strane, che galleggiavano poi nello spazio vuoto tra loro e a cui entrambi sembravano prestare ben poca attenzione.
In fin dei conti avevano altro a cui pensare in quel momento: gesti da programmare, noncuranza da dimostrare all’altro. Una farsa che rendeva greve l’aria e faceva rimbombare i palpiti irrequieti del sangue nelle orecchie e fin dentro al capo. Aveva la testa reclinata in avanti, i capelli legati e la fronte che sentiva accaldata nonostante il fuoco fosse parte di lui da sempre. Ma era un calore diverso quello, qualcosa che riusciva a percepire solo in sua presenza e che aveva imparato a ricollegare ad un peso dolceamaro che lo stritolava e gli rendeva i palmi delle mani umidicci.
Quel nervosismo che era appena percepibile insieme all’aspetto familiare di cui si era approntato mano a mano che diventava più labile e si trasformava in qualcosa di diverso, ma altrettanto impetuoso, come ogni cosa al suo inizio. Ostinato com’era nel non fissarla, Warren non poteva sapere che il comportamento di lei fosse speculare al suo.
Nell’attendere aggiungesse qualcos’altro, magari facendo uno dei suoi soliti commenti sprezzanti al riguardo, Layla cercò di concentrarsi sul fiore che era appeso a poca distanza da loro, insieme a lanterne in carta di riso e strisce colorate secondo lo stile del locale.
Premette la mano a pugno, voleva vederlo aprire le corolle e richiuderle in un battito d’ali, ma non ci riuscì. Adesso sapeva per certo di avere un’aria corrucciata. Perché non si piegava?
“E’ di carta” le spiegò Warren impaziente incrociando finalmente il suo viso, un tono di susseguo che la fece accigliare in modo più marcato.
“Oh” replicò con allegria fasulla “non me n’ero accorta.”
Fece un sorriso –falso- e Warren distolse di nuovo lo sguardo, una smorfia che lei credette di essersi solo immaginata tanto velocemente era apparsa e subito scomparsa.
“Uhm…” si umettò le labbra tesa sentendo la schiena arcuarsi guardinga. Non sapeva bene cosa dire, ma era giunta alla conclusione che qualsiasi altra cosa sarebbe stata preferibile a quel silenzio assordante. “Come va con Ghiacciolo?”
Questo sembrò focalizzare l’attenzione del suo interlocutore.
“Ti ho già detto di non chiamarla così” l’ammonì e fece uno sbuffo che era più una mezza risata storta.
“Non mi hai risposto” si lamentò Layla portandosi una mano al collo.
Warren seguì quel movimento con la coda dell’occhio e la risposta gli uscì più sgarbata di quanto non fosse stata sua intenzione.
“Nemmeno tu se è per questo” quasi le ringhiò contro. Chiunque si sarebbe ritratto a quell’atteggiamento od offeso o avuto una qualsiasi reazione di dispiacere, ma non lei, non Layla. Indifesa e vulnerabile l’hippie quanto testarda e forte in ogni sua ferma convinzione.
“Beh, sì” ammise lei controvoglia unendo le braccia al petto e tirando il busto dritto contro lo schienale del divanetto. “Ma non c’è molto da aggiungere al riguardo, sai? Tra me e Will era finita ancora prima che cominciasse in effetti. Per il fatto che siamo cresciuti insieme e un sacco di altre cose e insomma non è che…”
Il rumore di uno schiocco secco e il bastoncino tra le mani di Warren, spezzato in due. Layla catapultò la propria coscienza sui resti e i frammenti sparpagliati a ventaglio sul tavolo in un piccolo cerchio, sulla rabbia soffocante, bruciante del ragazzo che le era seduto di fronte.
Sugli occhi che non erano più cenere, ma soli neri e il tramaglio di fiamme sanguigne che divampavano dalle braccia e giù fino ai polsi incendiati, simili a tatuaggi. Il ghigno cattivo che lui le riservò oltre l’ombra del suo potere era doloroso e scoprì lo stesso fuoco crepitarle dentro, secco e ruggente.
“So che è tuo amico…” cominciò, l’intenzione di scusarsi, ma lui la frenò incenerendola seduta stante.
Dovunque un oceano cremisi e carminio in cui affogare l’iride e lo spirito. Colore conturbante nel suo turbinare continuamente e senza sosta alcuna. Un colore senza pace, inafferrabile e ineludibile dall’essenza che ne era progenitrice. 
Tutto appariva rosso, rosse le dita di lui che si schiudevano come petali di fuoco su ogni superficie non ignifuga, rosso come la pressione che il sorriso che Layla tentava disperatamente di nascondere le aveva tinto le guance, come i riflessi ramati che le fiammelle davano all’arancione dei suoi capelli – pel di carota l’aveva chiamata in numerose occasioni e aveva sorriso sghembo, tamburellio al cuore, strangolamento in petto-. Gli occhi di lui invece erano carboni e braci ardenti, nuvole scure che sentiva scivolarle attorno e attraversarla, quasi il suo dono fosse l’invisibilità e non quello che si ostinava a chiamare pollice verde.

Perché non la guardava?
Le emozioni non avevano sfumature precise, non conoscevano l’esatto peso del loro imprescindibile governare l’umore di chi ne diventava oggetto. Non erano razionalizzabili, facili da distinguere o governare.
Ma a Layla piaceva pensare fossero quelle stesse sensazioni -venature di pensieri nascosti, chiavi di comportamento, mezzetinte bottigliate nel dettaglio- a rendere l’accezione dell’uomo in tutta la sua natura quale realmente dimostrava d’essere.
E soprattutto amava credere potesse quella stessa portata travolgente ad accenderla e farla vibrare essere uguale in Warren. Osservarlo ardere davvero tra fiamme artigliate di una passione rutile, logorante.
“Dunque hai chiuso con Stronghold.”
La voce di Warren era tiepida e roca, il suo respiro doveva essere rovente sulla pelle, pensò lei irrazionalmente. Si chiese come sarebbe stato averlo ad una spanna dal naso, se si sarebbe fusa, sciolta come una candela di cera sentendolo vicino come mai e soffiarle sulle labbra vento torrido che le avrebbe risucchiato l’ossigeno.
Annuì scrutando con malinconia le fiamme assopirsi e diventare ricordo senza lasciare tuttavia tracce del loro passaggio dietro di sé. “Non mi chiedi perché?” domandò, stranamente intontita.
“Ad essere sinceri quello era l’ultimo dei miei pensieri. Ciò che mi sono domandato fino alla sfinimento è cosa tu di preciso voglia da me” ribatté lui allungandosi.

Un bacio.
Lui socchiuse le palpebre con fare accorto, una luce di curiosità tra sopracciglia scure corrugate.
Perso nella contemplazione del verde stranamente liquido, una pioggia di foglie sotto una brezza imprevista, ad accalcarsi nella pupilla enorme come specchi di bosco imbrunito ai suoi lati da zolle di terra.
“Sia così” mormorò arreso prima di alzarsi.
Non diede peso alla ferita che ora scorgeva, ciuffi d’erba rivangati dal terremoto e tronchi trapiantati.
Le diede le spalle e la frase che seguì fu solo suggestione forse o forse no.
“Mi trovi sempre qui, hippie.” Lo sai.
Un mormorio appena udibile a smentire un allontanamento forzato, ma inevitabile.
Il tempo apparteneva loro, tiranno crudele da manovrare a proprio piacimento, ma i sentimenti –ah- quelle erano influenze estranee ad ogni volere, vassalli del solo desiderio che le animava divampante e tramortendola.
Un oceano in cui lei sentiva di poter –voler- affogare senza rimpianti.
Onde rosse, così come il fuoco di cui lui era dominatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A:

Questo deve essere un periodo decisamente ispirato e ne sono davvero lieta. Peccato questa ispirazione non mi colpisca anche per le long purtroppo, ma va beene non si può avere tutto, no?
WarrenXLayla strana, strana assai anzi. Questo desiderio che brucia tra loro, le famose scintille a pelle e l’aria satura di eccitazione ah! Scriverla è stato un vero piacere, ma rimango dell’opinione per l’appunto che il risultato finale sia poco verosimile, forse un po’ forzato. Quanto sono ripetitiva XD
Non so, probabilmente sarebbe stato più da Warren baciarla alla fine, ma checché se ne dica e se ne pensi a me lui è sempre parso un ragazzo maturo e responsabile. Più di Will è fuor di dubbio.
Lui ragiona prima di agire pur essendo fuoco – riguardo l’ultima frase è tutta dovuta al cartone “Il dominatore dell’aria”, spiluccato ma mai visto più di tanto, circa tre- quattro minuti un unico episodio- e in più lavora. Insomma non è da sposare?*O*
Credo ad ogni modo e ritornando in argomento, che lui veda i suoi sentimenti per Layla come una debolezza e ci si arrenda alla fine per forza di cose dopo aver lottato un po’ come ogni uomo.
Ho già in mente la scena di un bacio tra questi due ed ero indecisa se inserirla come lieto fine qui, ma il buonsenso ha vinto.
Questa coppia –hippie piromane- è scoppiettante, ma lenta. Insomma non ce li vedo a svegliarsi un bel giorno e capire di botto i loro sentimenti, ecco. Ritengo sia più una presa di coscienza per gradi. Gelosia reciproca, abbandono compagno e avvio verso un felice coronamento insieme.
Ho provveduto alla gelosia e all’abbandono, ora mi propongo di ovviare l’ultima parte spero.
Mi auguro sia piaciuto a voi leggere questa mia come per me è stato lo scriverla, un saluto a voi tutti e un sorriso ;)
A presto spero!     

 

  
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