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Autore: Mikayla    15/11/2010    1 recensioni
Yuko chiede a Watanuki di portare una boccetta d'inchiostro a una cliente...
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka Doumeki, Kimihiro Watanuki , Mokona Modoki , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fan World




«Yuko, cosa vuoi per cena?» domandò Watanuki entrando nel negozio in fretta e furia, bagnato fino al midollo a causa dell’acquazzone che imperava al di fuori da quella mattina.

L’ombrello di Himawari si era rotto a causa del vento molto forte, e Watanuki non aveva esitato neppure un secondo a offrirle il proprio, con il risultato di bagnarsi e basta, senza neppure poter fare un pezzo di strada sotto lo stesso ombrello gomito a gomito come una coppia di fidanzatini…

Avrebbe tanto voluto maledire la Ame-warashi, ma conoscendola si sarebbe vendicata in un qualche modo strano e pericoloso.

Oh, ma poteva essere più sfortunato di così? Perché Himawari aveva dovuto fare quella commissione per la madre proprio quel giorno?!

«Yuko? Ma dove sei?» interruppe il proprio flusso di pensieri per interrogare l’aria intorno a sé non appena si accorse che non erano arrivati ordini assurdi - ma soprattutto per la mancanza di richiesta di saké.

«Possibile che abbia un cliente?» ragionò a voce alta, dirigendosi nella stanza dove solitamente accoglieva gli ospiti.

Prese un ciuffo di capelli bagnati tra le dita, rigirandolo e pensando al prezzo che la strega gli avrebbe domandato per poter utilizzare il bagno e degli asciugamani.

Aguzzò l’udito per essere sicuro di non disturbare Yuko mentre lavorava, ma non sentì assolutamente nulla. Immaginando che non ci fosse nessuno all’interno aprì la porta, entrando ugualmente con discrezione per evitare possibili problemi.

Si bloccò d’improvviso, fermandosi ad osservare una strana scena: Yuko sedeva in uno dei suoi meravigliosi kimono, davanti a lei c’era una ragazza dai lunghissimi capelli bianchi raccolti in una strana acconciatura e degli occhi rossi intrisi di pura tristezza.[1]

Restavano ferme una di fronte all’altra, mute.

Di tanto in tanto Yuko annuiva lentamente.

«Watanuki, per cena prepara quello che vuoi, non importa. Verrò io dopo, non preoccuparti di nulla» gli disse la strega delle dimensioni d’improvviso, la voce proveniente dalle profondità di un tetro sogno di sventura «Porta Mokona con te.»

Mokona comparve quasi per magia davanti al ragazzo, per nulla raggiante come il proprio solito. La afferrò con ambo le mani e si voltò per lasciare la stanza; lanciò solo un altro sguardo alla cliente, incontrandone distrattamente gli occhi.

Si sentì annegare nella disperazione, tanto che non riusciva più a respirare.

«Vai Watanuki» gli venne in soccorso Yuko, permettendogli di respirare nuovamente.

Watanuki annuì a capo chino e uscì, evitando di guardarsi ancora attorno.

Al salvo in cucina, dopo aver fatto un bel bagno, Watanuki era tornato il solito e, dimentico della sensazione di disperazione, inveiva contro Yuko poiché certamente si sarebbe lamentata di quello che aveva preparato per cena.

«Somen?[2] Avevo voglia di carne!» si lamentò Yuko, comparendo in cucina con passo felpato.

Il ragazzo sbuffò «L’avevo detto io che ti lamentavi! Potevi dirmi cosa volevi mangiare quando sono venuto a chiedertelo!» sbraitò irato.

Si gelò sul posto, però, al ricordo di quanto era avvenuto nella stanza poco prima. «Quella ragazza...» iniziò a dire, facendosi improvvisamente triste.

«Il destino non è stato gentile con lei: può comunicare solo telepaticamente con il mondo esterno. Essendo una yumemi almeno nei sogni può parlare, vedere, sentire e muoversi liberamente» spiegò con tono serio «Il suo mondo sta andando incontro alla rovina, rischiando d’essere distrutto.»

Improvvisamente Watanuki riuscì a capire perché non riusciva a respirare in sua presenza: quella ragazza stava annegando nella propria disperazione. «Hai esaudito il suo desiderio?»

«Solo in parte» rispose guardandolo diritto in viso per carpire ogni sfumatura della sua espressione «Esaudirlo completamente avrebbe chiesto persino più della sua vita; e questo lei lo sapeva bene.»

Watanuki abbassò il capo, tristemente pensieroso. Gli dispiaceva davvero molto per quella ragazza, ma lasciarsi andare senza opporsi alla disperazione era autodistruttivo; in quel modo anche qualsiasi tentativo verso a migliorare la situazione sarebbe fallito miseramente.

Non c’era peggior nemico di se stessi, in quei casi.

Lo sguardo che la strega rivolse al ragazzo sembrava volergli dire di non affliggersi, di non caricare sulle proprie spalle già belle piene un nuovo peso.

«Questa sera non hai programmi, vero?» domandò aprendo il viso in un ghigno che non prometteva nulla di buono.

Watanuki tentò di tirarsi indietro balbettando qualche parola nel tentativo di inventarsi una scusa su due piedi.

«Bene, bene! Ho un lavoro per te!» esclamò con un tono che ricordava un gatto mentre si lecca soddisfatto i baffi.

Watanuki rabbrividì istintivamente, temendo il tiro mancino che quella strega si apprestava di sicuro a giocargli.

 

A Watanuki faceva ancora uno strano effetto vedere Himawari e Domeki nel negozio di Yuko; e probabilmente non ci si sarebbe mai abituato per davvero.

«Posso capire perché hai richiesto la presenza di questo qua» disse indisposto Watanuki puntando il pollice verso Domeki, in piedi alle sue spalle «Ma perché hai fatto venire Himawari? Non vorrai davvero costringerla a lavorare per te!»

Himawari sorrise come suo solito, ma non disse nulla, mentre Yuko ghignava «Certo che no, la piccola Himawari resterà qui con me mentre voi due farete il lavoro: ho qualcosa di davvero bello da mostrarle!» esclamò felice, battendo insieme le mani.

«Passando a voi due» continuò tornando seria «Dovete portare questa a una ragazza di nome Naoko Yanagisawa[3]» spiegò in breve, porgendo una boccetta d’inchiostro a Watanuki.

Il ragazzo la guardò diffidente, diritto in viso «E dobbiamo andare in due a portare un po’ d’inchiostro a una ragazza? Non c’è altro?» domandò conferma scettico, subodorando qualche tranello.

Yuko alzò le spalle «Solo questo» confermò.

Watanuki lasciò andare un sospiro di sollievo e fece un sorriso smagliante a Himawari «Posso benissimo farcela da solo!» si pavoneggiò.

La strega però lo bloccò immediatamente con un imperativo della mano «No. Ci andrete entrambi, e vi porterete dietro pure Mokona» ordinò perentoria, senza possibilità di replica - non che in caso di replica lei fosse solita cambiare idea.

Il ragazzo indispettito, tentò di ribattere, ma una Mokona gettatasi con tutta la propria forza sul suo sterno gli mozzò il fiato e ogni protesta.

Il ghigno di Yuko aumentò, se possibile «Visto che è tutto chiaro prego, di qua» concluse la discussione nemmeno cominciata, spostandosi di lato in un invito a proseguire per il corridoio.

Una volta nella stanza dei tesori Watanuki dimostrò nuovamente il proprio disappunto «Ci stai facendo perdere tempo, Yuko! Abbiamo già la boccetta, basta che ci dici dove abita la cliente!»

«Zitto! Non mi ricordo più dove l’ho messo!» borbottò cercando freneticamente tra gli scaffali «Quel maledetto libro, dove diavolo è finito? Sembrerebbe quasi che si fosse mosso da solo: ero convinta d’averlo messo qui!» bisticciò con un paio di orecchini e un gallo impagliato.

Improvvisamente Watanuki s’illuminò «Per caso è quel libro con la copertina verde e arancio? Mi pare che avesse titolo Fan World?» le chiese.

Era l’unico libro che avesse mai trovato tra tutte quelle cianfrusaglie che Yuko chiamava tesori mentre era dedito alle pulizie.

La strega schioccò le dita e annuì «Proprio quello! Dove l’hai messo?»

«Al suo posto: nella libreria.»

Yuko scosse il capo infastidita «Quello non è il suo posto» lo rimproverò uscendo in velocità per andare a recuperarlo, tornando talmente presto che Watanuki dubitò fosse davvero uscita dalla stanza.

«Ecco: Fan World, di Naoko Yanagisawa» lesse la copertina soddisfatta.

«Dobbiamo potare l’inchiostro all’autrice?»

La strega delle dimensioni annuì semplicemente.

«D’accordo, grazie per l’informazione. Ora ci vuoi dire dove si trova?» le domandò impaziente di finire quello stupido lavoro, mandare via Domeki e poter restare insieme a Himawari.

Yuko non sembrò minimamente toccata dalle sue parole e ghignò, aprendo la copertina, girando le pagine verso di due ragazzi «Nel libro

 

«Dove siamo?»

«Nel libro, da quanto ha detto Yuko.»

«Grazie per l’illuminazione Domeki, non l’avevo mica capito!»

«Prego.»

«Ma che–– lasciamo perdere. Intendevo perché qui è così buio? Ovvero dove siamo finiti, nel libro?»

«Non ne ho idea, anche se ha tutta l’aria di essere uno sgabuzz––»

Uno spiraglio di luce nel buio interruppe le parole di Domeki. Quella luce accecante dopo le tenebre li investì in pieno, lasciando solo intravedere il contorno di una figura umana piuttosto alta e longilinea.

«Domeki! Watanuki! Cosa ci fate nello sgabuzzino?» li richiamò una voce piuttosto alterata che non riconobbero.

Si scambiarono uno sguardo veloce e decisero che sicuramente era meglio uscire da lì; il dà farsi lo avrebbero deciso in seguito.

«Sayaki-sensei![4] Utako-chan[5] è piombata ancora nel mezzo delle prove per la recita! Akira-kun[6] sta cercando di calmarla, ma sembra ben decisa a fare lei la parte di Giulietta al posto di Hikaru-chan![7]»

Richiamata al proprio dovere l’insegnate lasciò correre le spiegazioni e afferrò i due ragazzi per i polsi «Arrivo Umi[8], riporto questi due al loro posto» rispose alla ragazza, incamminandosi in fretta per i corridoi.

«Voi due non camperete al festival scolastico, non ci pensate neppure per un attimo: farete I macchinisti, se proprio soffrite il panico da palcoscenico» disse loro incurante dei tentativi di Watanuki di liberarsi.

L’unica cosa che il ragazzo era riuscito a capire era che quella donna, Sayaki-sensei, conosceva il Watanuki e il Domeki di quella dimensione - il che voleva dire solo guai.

Ma era mai possibile che quella strega lo mettesse sempre e solo in situazioni assurde?!

«E ora al lavoro!» li rimproverò mollandoli con maggior delicatezza di quanta usata nel trascinarli lì.

Non erano gli unici due bloccati dietro al palco: altri tre stavano sistemando le scenografie, mentre un paio di ragazze rifinivano i costumi con ago e filo. Non riconobbero nessuno, ma evidentemente loro li conoscevano, perché stavano ridendo tranquillamente della figura fatta prima e si stavano avvicinando.

«Fa parlare me» impose in un bisbiglio Watanuki, quasi piantando il gomito nella costola di Domeki, il quale però fu più veloce nello spostarsi e lo lasciò colpire il vuoto.

«Non avete speranza di scappare al festival scolastico, ragazzi, lo dovreste sapere» disse loro un ragazzo dai capelli corvini avvicinandosi con una scena da dipingere in mano «L’anno scorso ci abbiamo provato io e Yukito[9], e Sayaki-sensei ci ha puniti il doppio, per farcela pagare!»

Una ragazza graziosa, con i capelli acconciati similmente a Himawari li raggiunse, sorridendo «Non ascoltateli: è divertente poter fare il festival!» disse loro, estraendo una telecamera «E non vedo l’ora di poter riprendere tutto con la mia fidata telecamera!» esclamò ridacchiando in modo inquietante[10].

«Piuttosto mi chiedo quanto manchi allo spettacolo» s’intromise un altro ragazzo con gli occhiali e i capelli piuttosto lunghi. «Dovevamo avere un mese per preparare il tutto, ma sembra essere passato più di un anno, con tutti i guai successi...»[11]

Annuirono tutti e quattro, pensierosi.

Watanuki e Domeki si scambiarono un’occhiata scettica, ma decisero di ignorare la cosa, per quanto possibile. «Ehm… noi non volevamo scappare, stiamo cercando una ragazza: per caso voi conoscete Naoko Yanagisawa?» domandò Watanuki nella speranza di scappare il prima possibile da quella dimensione che assomigliava moltissimo ad una gabbia di matti.

I tre ragazzi scossero il capo in segno di diniego, mentre la ragazza con la telecamera ci pensò un poco su «Sai se frequenta l’Istituto CLAMP? Perché in quel caso basta chiedere Nokoru[12], il presidente dell’associazione degli studenti, lui sa praticamente tutto.»

Watanuki scosse il capo, scoraggiato da quelle parole «In verità non ho idea se faccia parte dell’Istituto CLAMP. È una scrittrice.»

«Posso provare ad aiutarti io» si fece avanti l’ultima ragazza che stanziava dietro il palcoscenico, con voce timida «dicono che porto fortuna come un quadrifoglio, forse andando in giro assieme riusciremo a trovare la vostra amica» propose con un sorriso tanto dolce quanto triste.

«Non credo che ci conosciamo, il mio nome è Sue[13], piacere» si presentò inchinandosi leggermente.

Watanuki s’inchinò a sua volta «Watanuki, piacere. Questo qui invece è Domeki.»

Domeki imitò un inchino piuttosto rigido senza mai distogliere lo sguardo da lei. Non era difficile percepire qualcosa di strano in quel posto, in quelle persone.

«Da questa parte, prego» li invitò a uscire dalla porta da cui erano stati trascinati dentro dalla professoressa Sayaki.

Domeki e Watanuki la seguirono immediatamente, salutando con un cenno del capo gli altri ragazzi.

«Non credi che l’insegnante ci troverà nuovamente e ci riporterà lì?» le domandò Domeki una volta nel corridoio.

Sue scosse il capo «Non c’è pericolo. Come ti ho detto io porto fortuna.»

Il ragazzo scosse il capo per nulla convinto, e si fece indietro, tenendo Watanuki per la maglia in modo che non avanzasse.

Gli mise una mano davanti alla bocca prima che questi starnazzasse a voce alta una delle sue sciocchezze, e si guardò intorno per essere sicuro che non ci fosse nessuno in giro.

«Non ti sembra tutto molto strano?»

«Certo che è strano! Siamo in un’altra dimensione, se non te lo ricordi» rimbeccò infastidito Watanuki, facendo uscire Mokona dalla borsa tascapane nella quale era rimasta tutto il tempo.

«Ha ragione Domeki, qui non è normale» gli diede manforte Mokona, parlando in tono preoccupato.

Watanuki scosse il capo, infastidito dalla cosa. Non amava essere da solo contro due.

«Non solo Sue, ma anche gli altri ragazzi che abbiamo incontrato… gli hai guardato gli occhi?»

Il ragazzo scosse il capo «Erano solo preoccupati per lo spettacolo, no?»

Domeki lasciò cadere la questione, tornando a seguire Sue per i corridoi, tutti così simili tra loro da fargli sembrare di star girando in tondo, senza una meta.

«Sue, dove ci stiamo dirigendo?»

La ragazza non si fermò, né rispose. Avanzò ancora di qualche passo, davanti alla porta di un’aula che si aprì in quel momento, lasciando vedere tre studenti di qualche anno più grande.

«Sue-chan, cosa ci fai qui? Non dovresti star preparando lo spettacolo?» domandò una bella ragazza dai lunghissimi capelli biondi.

«Emeraude-senpai[14], aiuto questi due ragazzi a cercare una persona» rispose con tono sottomesso, abbassando lo sguardo. Quando lo rialzò non osservò lei, però, ma il ragazzo che le stava accanto.

Questa volta Watanuki riuscì a capire cosa stava cercando di dirgli Domeki poco prima: gli occhi di Sue, dei due ragazzi e di Emeraude erano velati di una tristezza profonda, nonostante il sorriso sincero che affiorava sulle loro labbra.

Erano un completo paradosso.

«Conoscete Naoko Yanagisawa, una scrittrice?» domandò Sue con voce leggera, quasi evanescente.

Emeraude scosse il capo dispiaciuta «Non l’ho mai sentita, non fa parte dell’Istituto, vero?» affermò, piuttosto che domandare. Si rivolse ai due compagni «Lantis-kun[15], Kazuhiko[16], ne sapete qualcosa? Fate parte del Club della lettura...»

Lantis scosse il capo negando, mentre Kazuhiko rifletté qualche istante. «Devo aver visto il libro che ha scritto, mi suona familiare. Come s’intitola?»

Watanuki si riscosse lieto d’avere forse una traccia «Il titolo del libro è Fan World» rispose zelante, piuttosto a disagio. Non percepiva qualcosa di prettamente cattivo o pericoloso, nessuno di loro era avvolto da quel fumo nero che lo aveva sempre avvertito dei pericoli imminenti.

Davano comunque una sensazione di desolata tristezza, e risultavano fuori posto.

«Sono tutti fuori posto» si lasciò scappare a mezza voce Watanuki, senza rendersi conto d’aver parlato a voce alta.

Domeki si voltò di scatto verso di lui, mentre anche gli altri studenti gli rivolgevano sguardi stupiti.

«Scusa?»

Il ragazzo scosse il capo, nascondendosi dietro un sorriso di circostanza, agitando davanti a sé entrambe le mani «Niente, niente! Pensavo ad alta voce!» disse agitato, senza mentire.

«Andiamo in biblioteca, magari Chitose-sensei[17] ha qualche informazione in più riguardo all’autrice del libro» propose Kazuhiko, affiancandosi a Sue con naturalezza e disinvoltura.

Vedendoli vicini la sensazione di disagio in Watanuki diminuì leggermente, anche se continuavano a sembrare che qualcosa non fosse al suo posto.

«Andiamo» rispose per lui Domeki, evitando che gli studenti si rendessero conto che c’era qualcosa di strano in loro.

Emeraude però li fermò, posando con delicatezza una mano sul braccio di Kazuhiko, trattenendolo «Noi dovevamo andare, Sue-chan conosce la strada per la biblioteca, non ha bisogno di te.»

Quella scena sembrò ancora più innaturale, e questa volta Watanuki poté vedere un lieve fumo bianco circondare i due ragazzi. Anche Domeki lo vide, attraverso la metà dell’occhio dato all’amico.

Ora avevano la prova che c’era qualcosa di sospetto, in quel posto. Dovevano assolutamente sbrigarsi a consegnare quella boccetta d’inchiostro e tornarsene a casa, altrimenti rischiavano di restare invischiati in qualcosa di più grande di loro.

Sue annuì «Certo» concordò con tono mogio e un sorriso sul viso «Seguitemi.»

Si trovarono nuovamente in un corridoio deserto, uguale a quelli che avevano attraversato prima di incontrare i tre senpai. Era strano che nel pieno della preparazione del festival scolastico ci fossero così pochi studenti, e nessun suono al di fuori dei loro passi.

«Sue, posso farti una domanda?» chiese d’improvviso Watanuki affiancandosi alla ragazza, cercando di guardarla diritta negli occhi.

Lei però rimase con lo sguardo rivolto in avanti, verso la strada che stava percorrendo. Si limitò a fare un lieve cenno del capo, come permesso a porle la domanda.

Domeki li osservava qualche passo indietro, attratto da qualcosa che riusciva solo a percepire, al di là delle porte delle aule scolastiche.

«Prima, in teatro, i ragazzi hanno detto che si sono verificati tanti guai… mi sai dire di che genere? Cos’è successo?»

Sue si voltò verso di lui con sguardo stupito «Non eri a scuola? Lo sanno tutti...»

Watanuki alzò le spalle sorridendo imbarazzato «In verità io e Domeki siamo stati assenti per un po’ di tempo, sai...» millantò cercando una scusa plausibile per una prolungata assenza da scuola.

Non ce ne fu bisogno, perché la ragazza annuì semplicemente, scrollando le spalle a sua volta «Sembra che quest’anno le assenze vadano di moda: Chun Hyang[18] venuta in scambio dalla Corea, Sakura assente per malattia quasi due mesi, Shaoran che veniva a scuola solo quando ne aveva voglia, Fuuma e Kamui[19] trasferitisi qui a metà del trimestre, Subaru e Hokuto che si scambiano continuamente facendo impazzire Seishiro-sensei... [20]» disse con tono rassegnato, contando sulla punta delle dita ogni nome che snocciolava.

«E il loro arrivo ha solo complicato la situazione» rivelò con tono mesto «Se non l’avessi vissuto mi sembrerebbe tutto così assurdo...»

Watanuki e Domeki si scambiarono uno sguardo sopra le sue spalle. Entrambi avevano la sensazione di essere all’interno di una soap-opera, dove i personaggi vengono aggiunti e tolti a seconda della necessità di trama.

Con tono gentile Watanuki la incitò a proseguire nel racconto.

«Sei sicuro? Temo che la strada fino alla biblioteca non sia sufficiente.»

«A grandi linee, Sue» la tranquillizzò con un sorriso «Gli avvenimenti principali, diciamo.»

Sue esitò, per poi lasciarsi convincere e annuire «È successo tutto a causa del festival, almeno credo. Tutte le classi del primo anno, quindi io e voi compresi, siamo stati scelti per inscenare due classici: Romeo e Giulietta e La Sirenetta. Penso che il primo problema siano state le estrazioni per i ruoli: Akira come Romeo e Hikaru come Giulietta hanno avuto molti contrasti dai fidanzati di entrambi, Utako e Lantis. Anche con Ascot come Ariel, Umi come Principe Eric e Clef come Medusa ci sono stati problemi… [21]» disse meditabonda, cercando di fare mente locale «Però i problemi maggiori sono accaduti a cause di incomprensioni e gelosie. Per fare un esempio: Emeraude-senpai era fidanzata con il fratello di Lantis-senpai, ovvero Zagart-sensei. Non ho capito bene cos’accadde, ma attualmente il ragazzo di Emeraude è Kazuhiko. Anche Yukito e Touya hanno litigato, mentre Fuuma e Kamui si litigavano Misaki[22] per poi scoprirsi innamorati… e altre cose così. C’è stato anche qualche scandalo con i professori, per esempio la storia tra Subaru e Seishiro.»

Quando tacque Watanuki si rese conto di non averci capito nulla, e di essersi anzi solo procurato un mal di testa abbastanza forte. Presi singolarmente, magari, quegli eventi potevano sembrare quasi normali, ma tutti insieme risultava faticoso districarcisi e riuscire a trovare un filo se non logico almeno cronologico.

Non provava più alcuna difficoltà a credere che quel mese fosse apparso più simile ad un anno - ma anche dieci, di anni.

«Siamo arrivati» annunciò Sue davanti ad una porta esattamente uguale a tutte le altre.

Entrando si trovarono in una biblioteca che non assomigliava per nulla a quella di una scuola: era così grande che si poteva crede contenesse tutti i libri scritti fino ad allora.

«Buongiorno Sue-chan» salutò gentilmente una voce di donna.

Chitose si trovava al banco informazioni, seduta accanto ad un computer di ultima tecnologia.

«Buongiorno anche a voi, Domeki, Watanuki. Vi è piaciuto il libro?» domandò con un sorriso estremamente dolce e delicato.

A disagio i due non seppero cosa dire, ma Watanuki trovò una scusa quasi per magia «Non abbiamo avuto tempo di leggerlo, ci dispiace» rispose a nome di entrambi. Era decisamente difficile impersonare sé stessi, quando non si sa nulla di come si dovrebbe essere.

La donna parve stupita, ma poi scosse il capo «Posso esservi utile in qualche modo?»

«Sì, stiamo cercando Naoko Yanagisawa, l’autrice di un libro intitolato Fan World» disse prontamente Watanuki.

Chitose annuì pensierosa, pigiando in fretta i tasti della tastiera, cercando le informazioni sull’archivio del computer. Ci impiegò un paio di minuti, ma poi tornò da loro con quel suo sorriso eterno «Il libro è nella sezione fantasy, TRC-28. In archivio non ho notizie dell’autrice, ma è possibile che siano scritte sulla sovracoperta del libro in questione.»

Domeki e Watanuki s’inchinarono, andando alla ricerca del libro in questione. Trovarono facilmente il corridoio T, lo scomparto F e lo scaffale C. Il libro numero 28 però non sembrava essere al suo posto, anche perché a prima vista non c’erano libri arancione e verdi su quello scaffale.

«Mokona l’ha trovato!» esclamò Mokona uscendo d’improvviso dalla tascapane. Con quel suo buffo passo saltellato raggiunse lo scaffale e spostò di lato le quattro copie del libro 27 e le sei copie del 29. Nello spazio creatosi trovarono quello che stavano cercando: il libro numero 28, dal titolo Fan World faceva bella mostra di sé, anche se la sua copertina era nera e viola.

«Sei stata bravissima Mokona» si complimentò sinceramente Watanuki, afferrando il libro e aprendolo sulle informazioni dell’autrice.

«Naoko Yanagisawa, studentessa promettente, scrisse il primo libro all’età di dieci anni. In seguito non pubblicò nulla di ciò che compose, dodici opere rimaste incomplete. Morì a diciotto anni in seguito ad un incidente stradale. Fan World è un opera postuma a cura di Rika Sasaki[23] che contiene le dodici opere incomplete» lesse a voce alta, rattristandosi.

Guardò Domeki e scosse il capo «Yuko non ci manderebbe mai qui a consegnare una boccetta d’inchiostro ad un fantasma» asserì quasi certo di quello che stava dicendo.

Mokona annuì concordando, mentre Domeki prese il libro in mano e lo sfogliò leggermente.

«Naoko vivrà per sempre in questa opera, perché per lei i personaggi erano degli amici. Nel luogo in cui si trova riuscirà a completare ciò che è rimasto incompleto, e non avrà pace fino ad allora. Non è una semplice prefazione all’opera, questa, ma un incantesimo» disse il ragazzo, mostrandogli le linee che aveva appena letto.

«È possibile che sia bloccata da qualche parte, almeno fino a che i racconti non saranno finiti?»

«È l’unica spiegazione possibile» concordò Domeki, guardandosi attorno «Però questo non spiega l’infelicità dei suoi stessi personaggi. Perché sono così fuori luogo anche se si trovano nel loro racconto?»

Nessuno dei due aveva una risposta, ne un’idea che potesse aiutarli. Yuko aveva detto loro che dovevano solo consegnare l’inchiostro alla ragazza, non gli aveva mai detto di preoccuparsi di chi incontravano per la strada.

Eppure quel fumo bianco comparso così improvvisamente attorno ad Emeraude e Kazuhiko doveva significare qualcosa di particolare.

«Scorrendo l’indice ci troviamo nell’undicesima storia: una commedia scolastica che vi sembrerà di conoscere da sempre, perché a chi non è mai successo di preparare il festival scolastico?» lesse ancora Domeki «Magari se riuscissimo ad arrivare alla fine del libro troveremmo l’autrice.»

«Non mi sembra che questa storia stia per finire: dovrebbe essere ambientata nell’arco di un mese, ed invece si è prolungata quasi un anno» constatò demoralizzato Watanuki.

Mokona gli diede qualche pacca sulla schiena, in un vano tentativo di consolarlo. Non che ci sarebbe mai davvero riuscita, ma un tentativo valeva la pena farlo.

«Mokona, non è che hai qualche idea per arrivare da Naoko? Yuko non ti ha dato suggerimenti?»

Lei scosse il capo dispiaciuta.

Watanuki saltò in piedi grattandosi furiosamente la testa, mettendosi letteralmente le mani tra i capelli «Ma è mai possibile che quella Strega debba complicare sempre tutto?! Non poteva mandarci direttamente dall’autrice?!» sbraitò rivolto a nessuno in particolare, giusto per scaricare la propria frustrazione in qualche modo.

Si sedette a terra, gambe incrociate, facendo il broncio.

Stava seriamente meditando di vendicarsi con Yuko in qualche modo subdolo, magari rovinandole quella bottiglia di saké che le piaceva tanto; ma sapeva amaramente bene che lei poi gli avrebbe reso pan per focaccia.

«E quello…?» si domandò d’improvviso quando lo sguardo gli cadde su una copertina verde e arancio uguale a quella del libro di Yuko. Il libro doveva essere caduto dallo scaffale, perché giaceva sotto la libreria, coperto di polvere.

Senza pensarci due volte scivolò sotto il mobile afferrandolo con le dita e lo recuperò. Il titolo era illeggibile, e non aveva un numero sul dorso.

Lo aprì a caso, per vedere di cosa si trattasse.

Nuovamente, però, ebbe la sensazione di venir risucchiato.

 

«Okay, e ora cosa ci facciamo qui?» domandò Watanuki guardando i grossi alberi secolari che lo circondavano.

Domeki gli diede un colpetto sulla spalla e indicò davanti a loro un villaggio simile in tutto e per tutto a quelli visti nei film fantasy: casupole con pietre a vista e tetti di pagliericcio.

«Ma come sei vestito Domeki?» gli chiese notando che aveva una specie di cotta di maglia addosso e una spada al fianco.

Lui scrollò le spalle incuranti «Suppongo d’essere un cavaliere, mentre tu sei vestito da mago» spiegò mostrandogli che anche la sua divisa scolastica era sparita, lasciando posto a un lungo mantello blu scuro con due stelle a quattro punte sovrapposte.

Mokona mostrò fieramente lo stesso simbolo appeso al suo collo «Anche Mokona è travestita!» esultò felice di non doversi più nascondere.

Watanuki scosse il capo più depresso di prima «Vediamo se in quel villaggio sanno dirci qualcosa dell’autrice» cambiò discorso, arrendendosi all’inevitabile di cui Yuko parlava sempre.

Il villaggio in questione brulicava di un’insolita vita, e i due riconobbero tutte le persone che avevano incontrato in precedenza, e tra di essi Watanuki riuscì a scorgere anche la piccola Kohane.

«A chi dovremmo chiedere, secondo voi?» interrogò Watanuki, già abbattuto dall’idea di trovarsi nuovamente in una situazione strana come quella alla scuola.

Domeki si guardò intorno «Proviamo a scoprire se c’è un capo-villaggio...» propose senza alcun entusiasmo, come se la cosa non lo toccasse particolarmente.

«Signori! Signori! Signor Cavaliere, Signor Mago, siete qui per vedere Shuichiro-sama[24]?» domandò una ragazzina che li raggiunse trafelata, in una tunica troppo grande per lei. Si piegò sulle ginocchia e recuperò il fiato «Sono Hinata Asahi![25] La messaggera del villaggio, e questo è Waka![26]» si presentò con un sorriso allegro, indicando poi quello che sembrava un orso di peluche che la affiancava.

«Io sono Watanuki Kimihiro, lui è Domeki Shizuka» ricambiò le presentazioni preso in contropiede.

La ragazzina annuì felice «E lei come si chiama?» domandò indicando Mokona, appollaiata sulla spalla di Watanuki.

Mokona fece un piccolo inchino e sorrise «Mokona Modoki!» si presentò a sua volta.

Hinata batté le mani felice «Signor Mago Watanuki, Signor Cavaliere Domeki, Signorina Mokona, siamo davvero felici che siate arrivati sani e salvi! Shuichiro-sama vi stava aspettando!»

Watanuki non fece nemmeno finta di provare a dirle che non erano un mago e un cavaliere, che nessuno li aspettava e che dovevano cercare l’autrice di un libro.

La ragazzina risultò decisamente più forte di quanto immaginato, e l’orsetto di peluche oltre ad essere vivo tanto quanto Mokona aveva una forza impressionante.

Si trovarono tutti e tre davanti ad un uomo dallo sguardo severo completamente vestito di nero, che supposero fosse il nominato Shuichiro-sama.

S’inchinarono ed egli ricambiò il gesto «Siamo felici di avervi qui, il Mago Fay-sama vi ha molto raccomandato, Watanuki-san; lo stesso per voi, Domeki-san, Kurogane-sama ha solo tessuto le vostre lodi» disse loro, invitandoli a sedersi con lui al tavolo.

Hinata era sparita una volta che avevano varcato la soglia della stanza, e ora nessuno dei tre sapeva di preciso cosa ci si aspettava da loro.

«È un onore» azzardò Watanuki, cercando di tenersi sul vago, mentre osservava la stanza completamente spoglia.

Domeki era abbastanza impacciato dall’armatura che indossava e sferragliò nel prendere posto. L’amico avrebbe voluto prenderlo in giro, ma si rese conto che non era il momento adatto.

«Shuichiro-sama, siamo venuti qui per avere delle informazioni...» cominciò Watanuki, sperando che coloro che li avevano raccomandati non gli avessero detto in cosa consisteva la loro missione - soprattutto visto che loro non sapevano che missione dovevano compiere per conto di quell’uomo.

Shuichiro annuì tranquillo «So ogni cosa, Watanuki-san» lo interruppe facendo sprofondare il giovane nella più cupa disperazione «Vi daremo tutto l’aiuto possibile. In questo momento l’Angelo Kohaku [27] sta preparando per voi il Drago che vi porterà a destinazione» li informò.

Watanuki rabbrividì alla parola Drago, e sperò in ogni modo d’aver sentito male e di aver frainteso l’uomo. Non poteva davvero pensare che loro avrebbero cavalcato un Drago.

Domeki al contrario annuì serio «Potete ragguagliarci riguardo la situazione? Non abbiamo avuto contatti con quarti da un po’ di tempo» giocò le proprie carte con maestria.

«Certamente» acconsentì il capo-villaggio «La tirannia di Emeraude e Zagart ci lascia ben sperare che la guerra con il paese della Principessa Kobato terminerà in capo ai prossimi mesi. Delle legittime eredi al trono, le Principesse gemelle Chiho-sama e Chise-sama[28] non sappiamo ancora nulla, ma Fay-sama e Kurogane-sama continuano la missione di salvataggio. La comparsa della Strega Hikaru ci sta preoccupando molto, ma è tornato dalle Terre della Morte il Cavaliere Lantis che sembra possedere qualcosa in grado di sconfiggerla» raccontò sommariamente.

Tutti e tre ebbero una sensazione di déjà-vu e Watanuki si trovò con la testa che pulsava dolorosamente: anche in quel racconto c’erano troppe trame intersecante, con personaggi aggiunti d’improvviso. Aveva paura di chiedergli cosa ci si aspettava che loro facessero.

«Shuichiro-sama, il Drago è pronto» informò un ragazzo dalle candide ali bianche sulla schiena entrando nella stanza. Con lui un’enorme quantità di fumo bianco invase la sala e Watanuki si trattenne a stento dal tapparsi bocca e naso.

Era asfissiante e pesante. In quel fumo gli sembrò di poter annegare.

«Watanuki, tutto bene?» gli bisbigliò all’orecchio Domeki, stringendo saldamente la sua spalla con la mano.

Il ragazzo annuì non del tutto convinto; aveva riconosciuto quella sensazione, era la stessa che aveva provato quel pomeriggio al negozio, guardando gli occhi ciechi della cliente.

Anche Shuichiro e Kohaku lo stavano osservando, mentre Mokona gli si era stretta addosso. Lui sorrise forzatamente «Scusatemi, non amo i posti chiusi» si costrinse a dire, evitando d’inspirare il più possibile.

Domeki lo portò quasi di peso fuori dalla stanza, mentre l’Angelo faceva celermente loro strada.

Si trovarono ben presto all’aria aperta, davanti a quello che, indubbiamente, si poteva definire un Drago. Il grande lucertolone bianco dalle ali enormi e sottilissime, stiate di verde e azzurro, fissava con gli occhi rossi i nuovi venuti.

Kohaku s’inchinò al grande animale, sorridendo dolcemente «Costoro richiedono il tuo aiuto per portare a compimento la loro importante missione» parlò con voce musicale, decisamente abituata a cantare e non a parlare «Watanuki, Domeki e Mokona. Potete accordare loro l’aiuto necessario?»

Quegli occhi rossi scattarono dall’Angelo ai due ragazzi, soffermandosi su Mokona. Lei spalancò gli occhi un istante, per poi chiuderli e balzare sulla testa del Drago con un largo sorriso sul volto «Ha detto che ci aiuterà!» tradusse per i due ragazzi, come se ce ne fosse davvero bisogno.

Watanuki la seguì decisamente riluttante, piuttosto scomodo nelle vesti da Mago che si era trovato ad indossare. Domeki non salì immediatamente, rivolgendosi all’Angelo «Potrei avere un arco e delle frecce?» domandò con la propria voce inespressiva.

Kohaku annuì velocemente, facendo comparire il necessario dal nulla per poi porgerlo con un sorriso al ragazzo. Lui ringraziò con un cenno del capo e salì in groppa al Drago subito dietro a Watanuki.

L’alzarsi in volo fu un’esperienza irreale: potevano sentire i muscoli del collo tendersi sotto di loro e l’aria spostata dalle ali li percuoteva con violenza. Solo una volta che furono alti nel cielo le sferzate delle ali non li colpirono più.

«Si può sapere perché gli hai chiesto arco e frecce?» domandò Watanuki all’amico, chiedendosi se quel mondo non l’avesse fatto impazzire.

Domeki invece aveva tutt’altro che perso il senno «Non so usare una spada, ma con arco e frecce posso difenderci da eventuali attacchi» spiegò accondiscendente, stuzzicando l’orgoglio dell’altro «A meno che tu non sappia fare delle magie per davvero saremmo stati indifesi in un mondo in guerra.»

Ringhiando per lo smacco Watanuki lo ignorò, consapevole che a quell’altezza e in quella situazione non avrebbe potuto agitarsi. Si rivolse invece a Mokona «Se hai parlato con il Drago sai anche dove ci sta portando?»

Mokona annuì decisa «Gli ho chiesto di portarci da Naoko Yanagisawa» esclamò fiera del proprio operato, gonfiando il piccolo petto.

Il ragazzo la gratificò con una leggera coccola sulla testa, presto smessa per potersi aggrappare meglio al Drago ed evitarsi così di cadere di sotto.

Il viaggio non gli sembrò mai così lungo, oltre che scomodo. Da lì in alto il paesaggio era alquanto monotono, e se davvero una guerra imperversava su quel regno doveva essere molto diplomatica per non dare un minimo cenno di presenza.

Watanuki iniziò seriamente a chiedersi se mai ci sarebbero arrivati, da quella Naoko, o avrebbero continuato a volare per sempre.

«Non posso assolutamente! Devo rivedere la dolce Himawari!» esclamò i propri pensieri a voce alta, senza rendersene conto.

Domeki stranamente non commentò, mentre Mokona si voltò verso di lui «Dice che si siamo, è in questa zona, ma lui non può proseguire oltre» comunicò.

«Io non vedo nulla» commentò Watanuki, sforzando la vista verso il basso «Sembra una foresta come un’altra, non c’è niente che faccia pensare che ci viva qualcuno.»

Non fece in tempo a finire la frase che Domeki, dietro di lui, afferrò l’arco e incoccò una freccia proprio accanto alla sua faccia.

«Sei impazzito?! Metti subito via quell’arma prima che qualcuno si faccia male!» lo rimproverò quasi automaticamente.

Invece di ascoltarlo, però, Domeki lo spinse appena di lato per avere il campo libero «Stai fermo» gli ordinò poco prima di scoccare la freccia un poco a destra.

Chiunque si sarebbe aspettato che quella feccia scendesse a velocità sempre maggiore verso il basso, andando a conficcarsi in un albero o nel terreno sottostante; per questo Watanuki rimase di stucco quando questa quasi si fermò a mezz’aria, spingendo con forza per entrare nel cielo.

«Ma cosa…?» fece solo in tempo a dire prima che qualche metro quadrato di cielo si spezzasse in mille frantumi lasciando vedere un lungo corridoio dalle pareti in vetro attraverso le quali si potevano vedere dei pesci nuotare placidamente.

«Un acquario in cielo» affermò scioccato il ragazzo.

Mokona con un balzo particolarmente agile si trovò sul solido pavimento del corridoio, e saltellando da un piede all’altro li incitò a seguirla.

Domeki saltò per primo, atterrando con nonchalance accanto a Mokona, benché impedito dall’armatura. Watanuki al contrario sembrava del tutto restio a compiere il salto.

«Vuoi consegnare quella boccetta d’inchiostro o no?» lo esortò l’amico, stuzzicando il suo orgoglio «Avevi detto a Himawari che bastavi solo tu per questa missione semplicissima.»

Ingoiando fiele il ragazzo si slanciò in avanti, ad occhi chiusi. Mancò il pavimento per pochissimi centimetri, e fu solo grazie all’intervento tempestivo di Domeki che non cadde nel vuoto.

Una volta al sicuro sul pavimento del corridoio Watanuki inspirò profondamente, osservando la piccola Mokona salutare con entusiasmo il Drago bianco. «Mi chiedo come faccia ad avere ancora così tanta energia» mormorò a sé stesso, rimettendosi in piedi «Portiamo a termine questo stupido lavoro e torniamo a casa!» si fece forza, voltando le spalle al cielo e incamminandosi in quel mondo sottomarino.

Come i corridoi della scuola anche quello sembrò eterno. Era perfettamente diritto e sembrava che non dovesse finire mai.

A dispetto dei prognostici pessimisti di Watanuki, però, anche il corridoio finì.

Quasi senza accorgersene si trovarono in una stretta stanza tondeggiante, fiocamente illuminata da una lampada sulla scrivania che occupava la maggior parte della stanza. Seduta a quel tavolo, una ragazza dai corti capelli a caschetto e gli occhiali tondi li osservava da sopra un grosso libro.

«Mi avete portato l’inchiostro?» domandò trepidante.

Watanuki ci impiegò qualche secondo per rendersi conto che, finalmente, erano arrivati a destinazione. Annuì estraendo la boccetta dalla tasca «Eccola, prego» disse porgendogliela.

Naoko però scosse il capo senza afferrarla «Potresti poggiarla sulla scrivania ed aprirla per me?» chiese con un sorriso sulle labbra.

Il ragazzo eseguì, stappando la boccetta e posandola al posto di quella vuota. La vide rilasciare il respiro e la luce della scrivania risplendette maggiormente.

«Ve ne sono molto grata» li ringraziò con tono accorato. Si tolse gli occhiali e li posò sulla scrivania «Questi sono il pagamento per Yuko, potete consegnarglieli?»

Ammutolito Watanuki annuì, prendendo gli occhiali in consegna «Ma non ne avrai bisogno?» non riuscì a trattenere la curiosità.

Lei scosse il capo «Ciò di cui ho bisogno è l’inchiostro, la penna e il mio libro» rispose con voce velata dalla malinconia «Finché io potrò continuare a scrivere non morirò e potrò continuare a vivere le avventure dei miei personaggi» spiegò, tornando a sorridere «Anche voi due, siete miei personaggi, non è forse così?»

Watanuki scosse il capo in segno di diniego «No, veniamo da un’altra dimensione...»

«Ma siete anche nel mio libro. Un Mago e un Cavaliere, se non sbaglio. Oh, e anche due studenti, mi pare, oltre ad essere servo e padrone.»

I due ragazzi rimasero in silenzio, osservandola.

Potevano vedere che non stava bene, la luce artificiale nascondeva il suo pallore, ma non il fatto che fosse emaciata. Sembrava quasi dovesse scomparire da un momento all’altro.

«Perché i tuoi personaggi sono infelici?» chiese a bruciapelo Watanuki, ricordando quella tristezza nascosta dietro ai sorrisi e alle parole.

Naoko spalancò gli occhi scandalizzata «Infelici? Mai!» esclamò risentita «Loro sono miei amici, e sono felici delle storie che continuo a costruire per loro» asserì sicura di sé stessa. «Non restano mai statici, cambiano coppie, ambiente, perfino carattere. Non possono essere più felici di così!»

«Questa non è felicità!» non si trattenne dal gridare Watanuki, incredulo di ciò che gli stava dicendo «Vogliono solo che il racconto finisca» disse stringendo il pugno al petto, rivedendo davanti a sé il fumo bianco.

S’illuminò quasi d’improvviso, abbassando lo sguardo triste «Ora ho capito: ogni volta che fanno qualcosa che non rientrava nella prima stesura della storia i personaggi si avvolgono di quel fumo bianco. Quello che li sta soffocando, sei tu.»

Un silenzio carico di tristezza e comprensione scese su loro tre, mentre l’autrice restava ferma, piegata sul proprio libro. «Se finiranno i racconti io morirò, non posso permetterlo» disse a se stessa e non a loro.

Watanuki le si avvicinò con dolcezza «Quanto tempo è che scrivi?» le chiese posandole una mano sulla spalla, passandole attraverso. Ritrasse immediatamente la mano, ma Naoko sembrò non farci minimamente caso.

Sembrava assorta nei propri pensieri, come se non ricordasse davvero da quanto tempo sedeva a quella scrivania, da sola. «Credo sia passato molto tempo» asserì con voce sottile «Queste boccette d’inchiostro durano circa mezzo secolo, e questa dev’essere la diciassettesima...» cercò di fare i conti, lasciando scivolare la testa di lato «È passato molto tempo, sì» ripeté intingendo la penna nell’inchiostro per poi chinarsi sul libro a scrivere, dimenticandosi della loro presenza lì.

Watanuki la guardò impotente. Non sarebbe mai riuscito a riscuoterla, quella ragazza si era consumata da sola.

Domeki gli posò una mano sulla spalla, scuotendo il capo.

Non potevano fare nulla per lei.

«Mokona, riportaci a casa.»

 

«Ben tornati Domeki, Watanuki, Mokona!» li accolse con un sorriso Himawari, quando tutti e tre si trovarono con i propri abiti nella stanza dei tesori nel negozio di Yuko.

«Mokona ha fame!» esclamò Mokona saltellando in braccio a Himawari.

La ragazza le sorrise «Di là ci sono tante cose buone da mangiare» le disse gentilmente, facendo strada anche a Domeki.

Yuko e Watanuki rimasero l’uno davanti all’altra, in silenzio.

«Il mio pagamento?» domandò la Strega delle dimensioni, porgendo la mano in avanti.

Il ragazzo lasciò cadere gli occhiali sul palmo aperto, un’espressione triste in volto.

Lei sistemò l’oggetto su una mensola lì vicino, facendo poi per uscire dalla stanza quando Watanuki la bloccò «Yuko» chiamò a voce bassa «Quando finirà? Quando saranno tutti liberi?» domandò con un nodo alla gola.

La donna sorrise enigmatica, emanando la stessa tristezza che Watanuki provava dentro sé «Quando lei non sarà più in grado di pagare l’inchiostro. Non vorrà smettere prima» rispose sinceramente, proseguendo fuori dalla stanza.

Come ripensandoci, però, si voltò per guardare di nuovo il ragazzo «Non potevi fare nulla; nessuno avrebbe mai potuto fare nulla.»

Watanuki annuì mesto «Lo so.»

 

 

 

 

 

 

Note:

Se avete trovato estremamente confuso il racconto delle vicende da parte dei personaggi, ne sono felice! XD Nel senso che volevo che non si capisse nulla, proprio perché la trama è stata complicata.

E sì, se ve lo siete chiesti - se non l’avete fatto non c’è problema XD -  era una velata critica ad alcune fanfiction la cui trama base spesso e volentieri è molto bella, ma viene poi rovinata dal voler strafare - da che pulpito viene la predica! T__T È pressoché quello che ho fatto io qui! XD

Adieu!

 

[1] Si tratta di Hinoto, la yumemi di X-1999 (versione anime, però, non ho ancora potuto leggere il manga T__T).

[2] Spaghetti di farina bianca.

[3] Una delle compagne di classe di Sakura in CardCaptor Sakura, per la precisione quella con gli occhiali che nell’anime è protagonista nell’episodio riguardante The Create.

[4] Maestra dell’asilo presente in Kobato.

[5] Co-protagonista ne Il ladro dalle mille facce.

[6] Protagonista de Il ladro dalle mille facce, personaggio anche di Clamp Detective.

[7] Una delle tre protagoniste di Reyearth 1 e 2. (quella in rosso, per capirci XD)

[8] Altra protagonista di Reyearth 1 e 2. (in blu!)

[9] Yukito e Touya, di CardCaptor Sakura.

[10] Tomoyo, sempre di CardCaptor Sakura.

[11] Fujimoto, di Kobato.

[12] Presente in CLAMP detective e compare anche nel ladro dalle mille facce, Tsubasa Reservoir Chronicle, Polizia scolastica Duklyon e X (ovviamente con diverse età, nella prima apparizione aveva solo nove anni! XD).

[13] Protagonista femminile di Clover.

[14] La Principessa Emeraude di Reyearth 1.

[15] Fratello minore del Grande Sacerdote Zagart di Reyearth 2.

[16] Protagonista maschile di Clover.

[17] L’amministratrice dei condomini di Chobits, apparsa anche in Kobato e Tsubasa Reservoir Chronicle.

[18] Protagonista de La leggenda di Chun Hyang.

[19] Protagonisti di X-1999.

[20] Subaru protagonista di Tokyo Babylon e presente anche in X-1999; Hokuto sua sorella gemella presente solo in Tokyo Babylon; Seishiro presente sia in Tokyo Babylon che X-1999.

[21] Ascot e Clef sono personaggi di Reyearth.

[22] Protagonista di Angelic Layer.

[23] Altra compagna di classe di Sakura in CardCaptor Sakura.

[24] Protagonista di Wish.

[25] Protagonista di Mi piaci perché mi piaci.

[26] L’orso di peluche marrone scuro/nero di Mi piaci perché mi piaci.

[27] Protagonista di Wish.

[28] Sono Erda e Freya di Chobits in versione umana del manga Kobato.

 
   
 
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