Corro per le infinite stanze di questo castello e grido, rido, piango.
Libera.
Nella mia pazzia tutto è permesso, niente è negato; lo sguardo di mio padre mi segue impotente da uno dei suoi nascondigli piccoli e scuri, ma non m' importa: cosa mai può piegare una pazza? ha forse doveri, una pazza?
Ho visto gli sguardi di pietà della regina e della corte come attraverso una nebbia fitta. Prima, quando ero sana, nessuno mi guardava così: negli occhi di tutti leggevo giudizi, aspettative, ordini che mi schiacciavano; di questa nuova e confusa pietà mi accorgo a malapena.
Libera.
Libera da sbarre, catene e costrizioni. Faccio una piroetta e la gonna si solleva roteando, tanto ora sono pazza e nessun Laerte può trascinarmi via urlando di non fare la scostumata.
Esco dal palazzo( mia casa, mia prigione )e corro nei prati a piedi nudi, cantando.Per la prima volta posso gridare a gola spiegata e dire tutto, tutto quello che mi passa per la mente.
Si Amleto, amore mio, neppure per te tornerei sana. ti amo, ma neanche per te rinuncerei a questa libertà così nuova, a questa follia luminosa che m' inebria.
Presto impazzirai anche tu e mi raggiungerai, e allora, finalmente, potremo stare insieme.
Giungo sulla sponda del fiume e ridendo mi tuffo nel punto in cui i raggi del sole si attraversano l' acqua trasformandola in luce.
Lo so che sto per morire. Lo so che fra un' attimo morirò ma non m'importa perchè ORA mi sto divertendo, pazza della luce che mi rende libera.