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Autore: mikamey    16/11/2010    2 recensioni
piccola shot su Gaara "Non è il monocoda che risiede in te a renderti un mostro! Sei tu stesso, i tuoi istinti, il tuo odio verso tutti, la spietatezza con cui uccidi senza provare rimorsi, questo ti rende un mostro"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Hitogoroshi




hitogoroshi


Assassino, lo chiamavano.
Assassino.. una parola che anche a pronunciarla col tono più dolce del mondo, infondeva un senso di disprezzo e odio.
Assassino.. quante volte aveva sentito quel termine?
Tante, troppe ed era sempre stato rivolto a lui.

In realtà non poteva negare di aver mietuto diverse vittime ma quella parola lo incendiava, al solo sentirla un moto di rabbia si impossessava di lui e il demone al suo interno scalciava più furente che mai.
O forse era lui che allentava le sue catene?

Non lo sapeva e non gli importava, quel demonio gli dava potere e lui voleva solo quello. Dopotutto quel termine, assassino, era il più adatto per lui, ne fu cosciente già all’età di sei anni; aveva imparato ad apprezzare il suo significato e ad andare fiero di quell’aggettivo.


Il primo omicidio era stato quasi un’azione naturale, come un gesto senza conseguenze.

Quella donna era morta per mano sua certo, ma questo non faceva di lui un assassino.
La verità era che semplicemente non si era reso nemmeno conto di averla uccisa, aveva solo lasciato che i suoi istinti prendessero il sopravvento e che la sabbia seguisse quei pensieri troppo veloci da decifrare anche per lui stesso; ma la sabbia, lei li ascoltava, li anticipava quasi, e agiva rapida ed efficace.

Ricordava perfettamente che era uscita sinuosa dalla giara creando come un velo di fronte a lui, aveva ghignato, sadica, osservando la donna ed un attimo dopo l’aveva avvolta togliendole la vita con la sua inespugnabile morsa.
Gaara aveva osservato la scena rapito, quasi affascinato,mentre la vita di quella cameriera scivolava lenta da quel corpo sempre più debole per poterla trattenere. Era durato tutto pochi minuti e in breve, la sabbia era tornata nel suo recipiente.  Il piccolo Gaara però osservava ancora il corpo di quella donna disteso al suolo, aveva la pelle rovinata, segnata da quei piccoli granelli senape ed era immobile, con gli occhi chiusi, quegli occhi che tanto lo avevano irritato, insieme alle sue parole certo. Si avvicinò maggiormente a lei toccandole il volto, aspettandosi quasi che questa si muovesse, che lo rimproverasse o picchiasse. Istintivamente la sabbia fuoriuscì per proteggerlo, volteggiando vicino a lui, ma una voce gli diceva che non ce n’era bisogno, che quella donna non avrebbe più potuto ferirlo ne chiamarlo mostro.

Sorrise a quel pensiero, stendendo una mano per sfiorare la sua amica e protettrice, cosi sottile e silenziosa, cosi elegante e letale.
Continuò ancora a giocare con lei mentre sorrideva, incurante di quel corpo esanime sul pavimento, anche quando altre persone entrarono in quella stanza. Si trattava di suo padre e dei suoi fratelli accompagnati da poche altre guardie. Loro, invece di ammirare la perfezione di quella figlia dorata del deserto, guardavano quella stupida donna distesa cosi sgraziatamente al suolo, da stonare con l’ordine della stanza.
Perché non se ne accorgevano?

-Padre, fate portare via quella donna, non gradisco la sua presenza nelle mie stanze.

A quelle parole le due guardie erano diventate stranamente nervose, mentre i loro occhi si erano tinti della stessa ombra che poco prima albergava in quelli della cameriera.
Gaara, infastidito, puntò le sue iridi assurdamente azzurre contro di loro mentre la sabbia, s’era sparsa lesta sopra di lui in una nuvola trepidante, come in attesa di un suo segnale e questo, gli dava coraggio, forza.
La stessa voce di prima adesso ringhiava, d’ira, di trepidazione e quasi di gioia. Era come se lo stesse incitando ad agire, a lanciare un comando alla sabbia affinchè eseguisse i suoi più intimi desideri anche quelli che non avrebbe mai pronunciato apertamente; Ma il piccolo  jinchuriki continuava ad attendere, non sapeva nemmeno lui cosa, semplicemente osservava la sua famiglia e le guardie.

-G-Gaara, cosa è successo a quella donna? non sarà.. non..-

Era stata Temari la prima a parlare, la sua voce di solito decisa e squillante era fuoriuscita strozzata ed incerta, quasi tremolante, come le sua mani.

Strinse i pugni Gaara a quelle parole, quasi avesse paura di essere considerato il responsabile di quella stonatura, come se temesse il disprezzo da parte della sua stessa famiglia. Lui non aveva fatto niente, eppure, a parte gli occhi della sorella che erano terrorizzati, tutti gli altri lo accusavano.

-Ha parlato troppo, è stata insolente.

Osservò Temari sobbalzare, portare le mani alle labbra e poi nascondersi dietro il fratello, invece le guardie si erano sporte in avanti imbracciando le lance.

-Allora ammetti di averla uccisa!- Insinuò uno dei due.
-Era solo una donna non poteva difendersi!- insistette l’altro.

-Non sono stato io, la sabbia ha abbracciato il suo corpo addormentandolo, e comunque si era mostrata insolente nei miei confronti. Portatela via, ho già detto che la sua presenza in questa stanza non mi è gradita!-

Aveva pronunciato quella breve frase con voce atona, distaccata, eppure suo padre lo aveva ammonito affinchè non si mostrasse arrogante in suo presenza.
Perché lo rimproverava anche lui?non era il medesimo tono che lui stesso usava verso tutti?

-Non mentire! la sabbia è il tuo demone, la tua serva, sei tu che la comandi. Ti sei avventato su quella donna consapevole della sua debolezza Sei mostro!-

Assottiglia lo sguardo Gaara, a quella parola e la sabbia sembra prendere nuovamente vita, aumenta la sua massa parandosi di fronte a lui come protezione e sopra le due guardie pronta ad avvolgerle.

-Avete delle lance, e anche delle scimitarre legate alla cintola, potete difendervi se volete, giusto?-Pronunciò quelle parole con odio guardandoli con disprezzo, trattenendo appena la smania della sua sabbia che già immaginava quei corpi tra le sue spire- Allora fatelo, combattete il demone, cercate di salvarvi, vi sto dando una possibilità.-

Solo pochi istanti e un piccolo deserto sommerse le due guardie per poi assottigliarsi attorno ad esse mentre grida di dolore riempivano la stanza. Qualche schizzo di sangue sfuggì al mantello dorato imbrattando leggermente il pavimento, la sua veste così come quella di Kankuro e di suo padre. Attese ancora qualche minuto prima di richiamare a se la sua sabbia lascandone libera solo un pugno, per vederla muoversi gioiosa attorno a lui sotto gli occhi disgustati del fratello e quelli impenetrabili di suo padre, conosceva quello sguardo glielo aveva rivolto innumerevoli volte e mai era riuscito a decifrarlo, una cosa però era certa non doveva aver gradito ciò che aveva fatto.

-Vedete padre? questo è il dono che mi avete fatto, questa è la mia forza e supremazia, l’arma che desideravate per il villaggio della sabbia. Ne siete orgoglioso, padre?-lo provocò il futuro kazekage

Xxx non rispose, prese invece la parola Kankuro fremente d’ira ma col braccio ancora teso a tenere al coperto al sorella.

-Non è un dono!! Quella è una maledizione! la stessa che ha tolto la vita a nostra madre, la stessa che pende su di te, Gaara. Nostro padre è stato uno sconsiderato e presuntuoso egoista ad accollarti un simile fardello, ma sei stato tu Gaara ad assecondare quel demone e a mietere quelle vite, a diventare un assassino!-

Lo guarda con odio il  jinchuriki sentendosi ferito e umiliato perché la sua stessa famiglia lo rinnegava. Lui era ciò che il padre desiderava, ciò per cui era nato; la stessa sabbia lo amava, perché loro si ostinavano a non capirlo? Quelle persone erano nulla, non avevano alcun tipo di potere politico ne una particolare forza, erano solo uomini, e lo avevano ferito. Lo avevano guardato con disgusto, lo avevano odiato e offeso per un qualcosa che risiedeva in lui ma che non era lui.

-Fratello, faresti meglio a prestare maggiore attenzione alle tue parole.- Lo ammonì Gaara.
Un semplice avvertimento dal retrogusto simile ad una minaccia fuoriuscì freddo dalle sue labbra scatenando l’ira del secondogenito dei no Sabaku; ma Temari lo fermò prima che potesse rispondere.

-Non intendeva offenderti Gaara, Kankuro voleva solo dire che  non devi per forza assecondare il demone. Se lui ha sete di sangue non la devi estinguere donandoglielo, devi trattenerlo, il tuo compito è quello di proteggere il villaggio e la sua gente… e la tua famiglia.- Esitò appena qualche istante prima di pronunciare quella parola, ma lo fece con gli occhi colmi di speranza puntati in quelli freddi del fratello.

-Non è stato il demone a volere la loro morte, quelle persone mi sono state ostili e io me ne sono liberato. La sabbia mi ha mostrato il modo con quella donna io l’ho sfruttato per quelle guardie e chiederò aiuto al deserto ogni qual volta lo riterrò necessario, sorella.-

Quelle brevi frasi zittirono la no Sabaku terrorizzandola. Per la prima volta si rese conto che il legame di sangue con Gaara non sarebbe stata una garanzia per la sua salvezza e temette per la sua vita.

-Kankuro, Temari, ritiratevi nelle vostre stanze.- Un ordine freddo, diretto, pronunciato senza nemmeno guardarli negli occhi, le sue iridi nere del quarto kazekage erano concentrate su quelle de figlio minore.


-Ma padre..- Un timido dissenso fuoriuscì dalle labbra di Kankuro rapidamente zittito dallo sguardo severo del padre che però, si addolcì alla vista della figlia completamente terrorizzata dalla situazione. Sembrava cosi piccola e indifesa col quelle iridi cosi simili a quelle della madre colme di lacrime e con le mani strette alla veste del fratello.
-Buonanotte figli miei.. ed ora congedatevi-  Proferì quelle parole con un tono quasi gentile, un tono che i suoi figli non avevamo mai udito prima di quel momento.

Kankuro e Temari seppur riluttanti obbedirono.

-Vi auguro una buona nottata padre, e anche a voi fratello.. Padre una volta finito di parlare con Gaara vi recherete nelle mie stanze? Gradirei mostrarvi i miei miglioramenti col ventaglio..-Concluse esitante Temari

-Se ne avrò la possibilità… ed ora andate-
-Come desiderate padre-  Si limitò a rispondere Kankuro uscendo dalla stanza assieme alla sorella mentre lanciava un ultimo sguardo d’odio verso il fratello.

Rimasti soli Areno e Gaara abbandonarono le loro posizioni ingessate tipiche della loro posizione sociale. Un gesto solitamente associato alla quiete ma che quel giorno tradiva solo nervosismo.
Gaara ricominciò a giocherellare con la sua sabbia pur mantenendo la propria attenzione sul padre, mentre in quarto kazekage cominciò a camminare lentamente per la stanza ,osservandola, esaminando ogni sua dettaglio; soffermandosi sui cadaveri che giacevano ancora al suolo.

-Non ho ti ho reso un  jinchuriki per proteggere questo villaggio, l’ho fatto per renderlo il più temuto e potente- Iniziò lentamente il suo discorso premurandosi di non rivolgere mai la propria attenzione al figlio.

-Sarà cosi, padre.-

-Non ho mai pensato che sarebbe dovuto essere un tuo compito quello di proteggere i tuoi fratelli- Questa volta il  jinchuriki non rispose, attendendo il prosieguo di quel discorso di cui non riusciva ad individuare il fine.

-E non ho mai creduto che la morte di tua madre fosse stata un’involontaria disgrazia, o un sacrificio per il bene del nostro villaggio, sapevo che il demone l’avrebbe uccisa, ma io desideravo troppo il suo potere per fermarmi dinnanzi a tale evenienza,serviva un sacrificio e scelsi lei. Io desideravo il potere, l’ho sempre desiderato. Il deserto è un luogo estremamente ostile che però sa forgiare uomini e ninja di innegabile valore, è capace di mietere innumerevoli vite ma noi  abbiamo imparato a sottometterlo, a sfruttare il suo potere, e chi meglio del monocoda avrebbe reso effettiva la nostra supremazia? Tu possiedi una grande eredità Gaara, se il custode dall’anima del nostro paese, della più pura essenza del deserto. In te risiede l’arida spietatezza della sabbia e ne sei padrone. Sei tutto ciò che avevo desiderato.-

Per la prima volta, il  jinchuriki si sentì orgoglioso del demone che risiedeva in lui e sebbene non mostrava la benché minima espressione in volto, dentro di se l’orgoglio cresceva; però il tono distaccato e calmo del padre, lo rendevano inquieto, sapeva che non era rimasto in quella stanza per elogiarlo.

-Io desideravo incutere terrore tra i villaggi per sottometterli e comandarli e non ho esitato un solo istante per richiamare quel demone, quel mostro…- Si prese una piccola pausa inginocchiandosi a sfiorare il volto della cameriera- Ma ora che ho quel mostro dinnanzi a me, capisco di essere stato troppo avventato nelle mie scelte, sei indisponente Gaara e incapace di controllare il potere che risiede in te, tu stesso hai affermato di non essere il responsabile della morte di questa donna, e le guardie.. è stata la tua ira a scatenare il potere della sabbia ma non hai saputo gestirla. Desideravi la loro morte e il tuo istinto ha agito di conseguenza; ma la tua razionalità ancora non comprende ciò che hai fatto,  sei solo un fantoccio Gaara, non sei un Jinchiurichi, non sei l’arma che immaginavo, sei solo un mostro. Ti lasci sopraffare dal demone senza riuscire a comandare la sua sete di sangue e ti illudi di essere tu a indirizzarla-

Strinse i pugni Gaara al suolo di quelle parole fremendo di rabbia e ira nei confronti del padre. Strisciante e sinuosa la sabbia cominciò ad uscire dalla sua giara  avvolgendo le sua spire su se stessa in una nuvola circolare che ricopriva quasi l’intero tetto della stanza sotto lo sguardo ossidiana di Areno che nella sua compostezza ne affrontava la presenza.

- Non è il monocoda che risiede in te a renderti un mostro! Sei tu stesso, i tuoi istinti, il tuo odio verso tutti, la spietatezza con cui uccidi senza provare rimorsi, questo ti rende un mostro.-
La stretta del pugno aumenta e se la sabbia non lo proteggesse di certo ne sarebbe colato sangue. Cerca di trattenersi Gaara, assottigliando lo guardo e stringendo i denti per tenare di celare la sia ira, ma la sabbia intuiva ugualmente il suo volere e cominciò nuovamente al sua danza di morte  stendendosi in un velo che questa volta avvolgeva la figura del quarto kazekage.


La sabbia si richiuse sul copro di Areno spietata e veloce, si avverti appena uno scricchiolio di ossa che si frantumavano poi, come scottata, liberò quel corpo esanime al terreno sotto lo sguardo gelido di Gaara.

-No padre, questo fa di me un assassino.







Ciao a tuttiiiiiiii ecco qui una nuova shot questa volta incentrata sul personaggio di gaara, devo ammettere che non so per niente soddisfatta di me dal punto di vista della scrittura quando ho l’ispirazione non posso scrivere e quando posso scrivere non ho la benché minima idea da sviluppare diciamo che questo è stato.. boh non so come definirlo anche perché non so ancora se mi piace o meno.. diciamocelo sono felice di aver scritto qualcosa ma la gioia di essere riuscita a riempire qualche paginetta di word offusca la mia mente. Non so se la shot è “buona” o quanto meno accettabile o se è la mia ennesima schiefezza…

Ebbene, come avrete notato ho dato un nome al padre di Gaara ovvero “Areno” che cosi come la parola Sabaku significa deserto.. l’ho fatto più che altro x comodità xkè scrivere sempre “suo padre”  o “quarto kazekage”  non mi piaceva…

Continuando… Gaara chiama la sua famiglia con grado di parentela cioè padre sorella fratello.. ma tutti si rivolgono a lui sempre e solo con Gaara cioè il suo nome.. questa è una cosa assolutamente voluta per evidenziare il rapporto familiare che tra loro manca.. solo che Gaara lo desidera.. i suoi fratelli invece lo temono.

Ed ancora.. qui manca il famoso zio Yashamaru… ovvero colui che educò Gaara e che lo fermo dall’uccidere dei bambini, gesto involontario da parte del jinchuriki.. cosi come quello dell’uccisione della cameriera in questa shot :P

Altra piccola curiosità.. qui Gaara ha 10 anni mentre i suoi ricordi circa  il primo assassinio, la morte del padre ecc sono avvenuti 4 anni prima cioè quando lui di anni ne aveva solo 6.

Ed infine.. il titolo hitogoroshi significa letteralmente assassino ed ovviamente si riferisce a Gaara . ovviamnete questo Gaara no ha ancora conosciuto Naruto ed pensa ancora che "la sua esiste nza avrà un senso finchè ci saranno anocra persone da uccidere".



Con questo credo di aver concluso.. ero partita a scrivere queste note perché mi venivano in mente una miriade di spiegazioni e cose da dire ma alla fine me no sono rimaste davvero poche in testa..  buon per voi :P

Ad ogni modo ringrazio tutti coloro che leggeranno questa shot pregandoli di lasciare un segno del loro passaggio con un commentino.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno letto e commentato i miei precedenti lavori su questo fandom!!!

Un abbraccio
 Mikamey

  
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