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Autore: Venere Williams    16/11/2010    11 recensioni
«Sana?» mi richiamò.
Io voltai la testa e vidi che mi stava fissando «Si?»
«Hai un insetto tra i capelli»
Sgranai gli occhi come se mi avesse picchiata «Ferma non ti muovere...»
«Levalo, levalo, levalo» gridai isterica.
Lo vidi avvicinarsi, e avvicinarsi ancora. E quando capii, fu troppo tardi.
Le sue labbra si incollarono alle mie, per la quarta volta.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hello People! Nelle righe a venire si parlerà di amore, di persone che fingono di dormire e di sentimenti mai cancellati dal tempo. Sana e Akito hanno 17 anni, per la cronaca, e quel fantomatico giorno delle confessioni non è mai arrivato...almeno fino a oggi.










At Last.



Non ero pronta a tutto quello.
Quando avevo detto a Rei che ero disposta ad abbandonare il lavoro per proseguire la mia vita da normalissima teenager, non avevo calcolato il fatto che sarei dovuta andare a scuola tutti i giorni, studiare ancora più sodo, ma soprattutto vedere sempre la sua faccia.
Forse era una punizione divina su qualcosa che avevo fatto in un'altra vita passata. Sperai ardentemente che la spiegazione di chimica terminasse il più in fretta possibile e alzai leggermente scocciata la testa dal mio zaino -che stavo gentilmente usando come cuscino- per controllarlo, ancora una volta.
Aveva la testa appoggiata al muro, gli occhi socchiusi in un espressione di pace e tranquillità. Dormiva indisturbato senza preoccuparsi minimamente della spiegazione, ma sopratutto senza temere la reazione della professoressa Kobayashi.
Forse era l'unico della classe capace di dormire e saper rispiegare tutto quanto se interpellato, non so come faceva. Oserei dire che era forse l'unico nell'universo, a riuscirci.
Appoggiai la faccia al gomito e rimasi ferma ad osservarlo, ignorando il continuo squittire dei tasti della mia vicina di banco che non la smetteva di messaggiare.
« Fuka? Ancora con quel tipo?!» domandai esasperata catturando finalmente la sua attenzione.
La sua espressione mutò dal gioioso all'omicida. «Cos'hai contro di lui, Sana? E' gentile, premuroso, dolce...insomma trovarlo uno così in giro!»
Annuii seguendola in quei discorsi che la maggior parte delle volte finivano nell'improbabile. «Infatti uno così non si trova in giro » sghignazzai facendola arrabbiare.
«Dai Fuka...lui prima stava con un uomo, è leggermente...» come avrei potuto dirglielo in modo carino? «Effeminato»
La castana accanto a me scosse la testa riabbassando il capo verso lo schermo del telefono, che lampeggiava per via di un altro messaggio. «Sana, Sana...ci credo che vai ancora dietro a quella testa a pera di Hayama...sei così ingenua e sprovveduta»
La voce di Fuka, però, al contrario delle parole, si riempì di dolcezza. Come una mamma quando sgrida la figlia.
Mi voleva bene e sapevo che aveva ragione.
Ma infondo io e Hayama erano due casi disperati, punto.
Mi riappoggiai con il gomito sul banco per osservarlo attentamente. La testa si era leggermente inclinata verso sinistra e potevo scorgere perfettamente il suo viso, con qualche ciocca di capelli biondi miele a coprire gli occhi.
Restai ferma senza distogliere lo sguardo. Infondo lui dormiva e poi di quello che avrebbero potuto pensare i miei compagni me ne infischiavo.
Quando una persona dorme può sapere se la stai osservando?
No, assolutamente no.
E restai ferma così, a contemplare ogni particolare che forse mi era sfuggito quella mattina. A venerare quel viso che mi aveva fatta ridere e piangere per tanti anni.
Si può essere innamorati della stessa persona per così tanto tempo?
Una volta avevo letto che quando un sentimento è forte riesce anche a superare le barriere del tempo.
Ma...allora perchè il destino si era divertito a farci sempre perdere ogni maledettissima chance?
Un'altra frase mi balenò per la mente: Qualche volta il destino unisce due amanti solo per separarli.
Chi l'aveva detta questa? Marylin Monroe? No. Forse Grace Kelly.
Ah no.
L'avevo sentita in una puntata di Gossip Girl.
Scrollai leggermente le spalle ridendo di me stessa quando un silenzio angosciante balenò in classe e poi tutti scoppiarono a ridere. Fuka mi diede una gomitata sullo stomaco e la guardai con gli occhi di fuori.
«Ma sei impazzita?» urlai.
Lei mi fece segno con gli occhi di guardare la professoressa e, mio malincuore, seguii il suo consiglio.
Mi fissava irata ma divertita ,un mix da gente fuori di testa ma infondo la mia prof. lo era, e quando i nostri occhi si incrociarono rise. «Mi ha sentito signorina Kurata?»
Decisi che la cosa migliore da fare era sorridere amabilmente, visto che chiedere un suggerimento alla mia vicina sarebbe stato inutile, in quanto lei era più distratta di me.
«Mi sono distratta un attimo, scusi non accadrà più» oh come uscì soave la mia voce. Chi avrebbe potuto resistere?
La vidi alzare un sopracciglio. «Certo osservare il suo compagno Hayama l'ha occupata per molti minuti...»
Sgranai la bocca in soggezione per quell'affermazione e non riuscii a evitare di arrossire. «Ma veramente...» tentai invano. Tutta la calsse scoppiò in violenti risate, compresa Fuka, che avrei gentilmente ucciso con le mie mani.
«Niente scuse Kurata ti hanno vista tutti...ora prendi il libro dallo zaino e aprilo alla pagina 54» disse facendo scorrere le dita su alcune righe e ignorando il mio tentativo di metterla a tacere con lo sguardo.
Non riuscii a evitare al mio capo di voltarsi verso di lui, sperando che non si fosse accorto di niente -anche se sapevo che le voci gli sarebbero arrivate comunque, ma sicuramente sarebbe stato meno imbarazzante-
Tremai quando lo vidi intento a fissarmi, con una vena ironica nello sguardo.
Cretino.
Deficiente.
Quanto lo odiavo.
Riabbassai lo sguardo ancora sul libro, e cominciai a leggere il paragrafo indicato, per non far vedere un altro fiottolo porpora impossessarsi delle mie guance.

***
Dopo la bellissima figura che avevo fatto nell'ora di chimica ero rimasta appoggiata allo zaino con gli occhi semichiusi ignorando l'insistente ridacchiare ancora di qualche compagno.
Adesso c'era letteratura. Professore Shingo, che mi amava letteralmente, non avevo ancora capito però se per il fatto che fossi brava nella sua materia o perchè conoscessi tante stelle del cinema.
«Signorina Kurata, si sente bene?»
Quasi mi lasciai sfuggire un grugnito di irritazione, e controvoglia alzai la testa.
Prima che potessi rispondere un'altra persona lo fece per me «In realtà Sana sta molto male, ha mal di testa e un forte senso di nausea. Vero Sana?»
Guardai Fuka, che velocemente mi fece l'occhiolino senza farsi vedere.
Annuii assecondandola, senza sapere veramente il perchè, e finsi una smorfia di dolore. Il professore mi guardò ancora preoccupato. «Credo sia meglio che tu vada in infermeria»
Mossi la sedia per alzarmi ma Fuka mi bloccò e mi diede un calcio nello stinco, facendomi gemere dal dolore.
«Professore» cinguettò sbattendo le ciglia «Credo sia meglio farla accompagnare da qualcuno, però io non sono tanto forte da sorreggerla...»
Quando capii il suo piano, sbiancai.
La classe stava seguendo in silenzio la nostra scenetta, forse contenta che stessimo rimandando le interrogazioni di qualche minuto.
«Ben fatto Matsui....Ehm....» il professore si gurdò intorno e io mi riaccasciai pregando che non dicesse quel nome.
«Akito, sì Akito accompagnala tu!»
Cominciai a prendere a testate il banco, suscitando un risolino divertito della castana al mio fianco.
«Questa me la paghi» sussurrai uscendo dalla classe e ignorando Akito e tutto il suo essere.
Passammo qualche istante in silenzio, certa che lui non lo avrebbe mai rotto. Insomma tutti conoscevano le sue scarse doti comunicative.
Invece mi stupì ancora una volta.
«E così mi stavi osservando?»sembrava divertito e molto, molto, soddisfatto. Istintivamente mi irrigidii.
«Non è vero, non ero attenta e mi ha beccata proprio mentre stavo passando lo sguardo sulla tua fila» continuai, camminando in modo spavaldo.
«Non mentire ti ho vista» sussurrò, svoltando l'angolo del corridoio. Un brivido caldo mi percorse la schiena dorsale che beatamente ignorai.
«Ma tu stavi dormendo!» lo accusai con voce stridula.
Lui sghignazzò, ennesima prova che sapeva quello che diceva.
«Kurata, ti dico una cosa: se una persona ha gli occhi socchiusi e la testa appoggiata ad un muro, non vuol dire necessariamente che stia dormendo. Forse fingevo solo, come te stai fingendo adesso» disse indicando me e poi l'infermeria.
Sospirai «Va bene ok, ti stavo guardando e allora?»
Lui sorrise ancora,uno di quei rari sorrisi che mi aveva sempre lasciata imbambolata. «Perchè?»
Scossi la testa e aprii la porta che avevamo davanti.
Bella domanda. Pensai.
Immediatamente l'infermiera ci accolse con preoccupazione «Cos'è successo?»
«Niente ha solo della nausea e un forte mal di testa, sono venuto con lei per ordine del prof» spiegò calmo e serio.
La donnetta paffuta annuì e mi fissò «Tesoro sdraiati lì e riposa un po', ti porto una medicina subito»
Feci come mi era stato chiesto e una volta sdraiata puntai il mio sguardo sul soffitto.
«Ignorarmi con cambierà le cose» disse pacamente.
«Senti chi parla! Hayama tu mi ignori da sempre, lo fai ogni maledetta volta che non sai cosa dire o cosa rispondere. Abbiamo 17 anni e non abbiamo mai preso  una questione sul serio qualche volta! E lo sai perchè? Perchè sei molto più immaturo di quanto fai credere...» mi affievolii, vedendo che l'infermiera era tornata e deglutii per tutte le parole che mi erano sfuggite in preda alla rabbia e alla frustrazione.
Quando afferrai il bicchiere con la medicina, vidi che il suo pugno era stretto in una morsa letale, ma ignorai anche quello.
Bevvi un sorso, e un altro grande prima di chiedere «Che cos'è?»
La donnetta sorrise e mi carezzò i capelli «Ho pensato che hai solo un po' di sonno, perciò ti ho dato del sonnifero...Vedrai ti passerà tutto dopo una bella dormita..»
Feci una smorfia sentendo gia gli effetti venire e riuscii in tempo a mormorare un «No!» che le mie palpebre si chiusero pesanti.
Di certo l'infermiera sarebbe stata presto aggiunta alla mia lista nera.

Quando riaprii un occhio, tirai un sospiro di sollievo nel vedere che fuori dalla finestra c'era un sole alto e un cinguettare allegro degli uccelli.
Mi stiracchiai sentendo un grosso peso sulla mia coscia destra, alzai lo sguardo e...
«Akito?» il mio fu un sussurro flebile e pieno di dolcezza che non fu udibile a nessuno.
Aveva gli occhi serrati, la bocca leggermente schiusa e qualche ciocca dei capelli fastidiosamente posata sul viso. Le scostai con una carezza e accarezzai piano la sua testa.
In quel momento, ne fui certa, niente mi avrebbe fatto stare meglio. Non sarei voluta stare in nessun'altra parte del mondo, con nessun'altra persona sull'universo al di fuori che lui.
Si avvicinò l'infermiera che mi sorrise dolcemente, forse ai suoi occhi dovevamo sembrare due fidanzatini innamorati. E l'idea non fu affatto malvagia.
«Finalmente! Pensavo di aver abusato con la dose...» mi si avvicinò e mi toccò la fronte. « Ancora mal di testa?»
«No sto una meraviglia...Adesso è meglio che torniamo alle lezioni» dissi toccando leggermente il visodi Hayama.
La donna rise, inaspettatamente «Lo trovo impossibile visto che sono finite da un pezzo...sono rimasti sono gli alunni per pulire le aule e qualche professore» si spostò una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio e mi sorrise, ancora.
«Cos...Ma allora perchè lui è ancora qui?»
Ero stupita certo!
Lei allargò ancora di più il sorriso «E' voluto rimanere a tutti i costi, è stato lui ha chiamare tua madre per avvisarla»
Sbalordita lo guardai, l'espressione della serenità, e mi morsi il labbro.
«Sarà bene che lo svegli adesso però...»sussurrai però senza muovermi, in realtà svegliarlo era l'ultimo dei miei desideri. Ma dopo una giornata così volevo solo tornare a casa e mettermi sul mio letto a pensare.
L'infermiera annuì e tornò alla sua scrivania dietro il separè.
«Akito? Akito?» sussurrai, lui si mosse ma non aprì gli occhi. «Akito?» dissi ancora poggiando una mano sulla sua guancia.
A quel contatto sbarrò gli occhi e mi fissò «Che ore sono?»
Scrollai le spalle «Non so, le lezioni sono finite da un pezzo però» La mia mano ancora non si era levata dalla sua guancia.
Feci per allontanarla ma lui non me lo permise schiacciandola con la sua grande mano.
«Sana io...»
«Su ragazzi andate a parlare delle vostre preoccupazioni fuori dalla scuola» disse quella simpatica grassoccia, che ormai odiavo a morte.
O Dio ma questa scena l'ho gia rivista!
Pensai a quello strano deja-vù e sgranai gli occhi. No. Non potevo lasciare tutto in sospeso così, di nuovo.
«Scusi» mugugnai scendendo dal letto e afferrando Akito per il braccio.
Avremo parlato e quella volta gli avrei detto tutto.

«Si può sapere dove stiamo andando?» sbraitò leggermente alterato una volta fuori dai cancelli dell'istituto.
«Che stavi dicendo prima?» domandai ignorando la sua reazione, il  viso restò impassibile. E per un attimo temetti il peggio, poi aprì la bocca e mi accorsi che era in soggezione.
Ghignai soddisfatta. «Allora?»
«Sana che vuoi?»
Non demorsi. «Voglio che finisci i discorsi una volta per tutte nella tua vita...e guardami» ero riuscita a mantenere un tono serio e determinato.
Lui fece come avevo chiesto e lessi nei suoi occhi l'improbabile.
Sbuffò e si arricciò le dita. Non era mai stato bravo con le parole, forse si stava sforzando.
«L'ho dimenticato...»
Quasi non caddi per terra dallo stupore, tutto mi sarei aspettata ma non quella risposta evasiva.
«Se solo avessi il mio martello qui...» dissi assottigliando gli occhi e battendo le mani a pugno.
«Ancora con quel martello? Credevo che fossi cresciuta» disse imbarazzato, ma sarcastico.
Codardo.
«Ancora con questa timidezza? Credevo fossi cresciuto»
La sua espressione diventò seria tutto d'un botto e mi guardò.
Avrei voluto lanciare un gas fumogeno e sparire, ma poi sarei stata io la ragazzina. Così restai immobile anche quando lo vidi avvicinarsi.
«Sai che c'è Sana? Siamo immaturi entrambi ammettiamolo»
Io lo fissai rimuginando per bene su quello che aveva detto, poi ridacchiai in pieno accordo con le sue parole. «Forse hai ragione tu....» feci un cenno col capo e cominciammo a camminare in silenzio verso le nostre rispettive case.
Ancora una volta tutto si era svolto nella solita sequenza.
Dannazione!
«Sana?» troppo presa dai miei pensieri mugugnai ma non prestai attenzione alla strada. «Sana attenta a quella buc...»
Bum.
Classico di Sana Kurata.
Imbarazzata e spalmata al marciapiede arrossì di botto «Aiutami Cretino!» Lo sentì sghignazzare di cuore e mi innervosii ancora di più.
Allungai una mano e lo tirai per la gamba facendolo cadere di sedere accanto a me.
Restò in silenzio, quella volta ero io a ridere di gusto. Si appoggiò con entrambe le mani dietro la schiena e sorrise.
Strano.
Io lo imitai e rimanemmo così, su un marciapiede pubblico di Tokyo, seduti per terra a goderci il sole di Maggio.
«Sana?» mi richiamò.
Io voltai la testa e vidi che mi stava fissando «Si?»
«Hai un insetto tra i capelli»
Sgranai gli occhi come se mi avesse picchiata «Ferma non ti muovere...»
«Levalo, levalo, levalo» gridai isterica.
Lo vidi avvicinarsi, e avvicinarsi ancora. E quando capii, fu troppo tardi.
Le sue labbra si incollarono alle mie, per la quarta volta. Sorrisi sporgendomi verso di lui, per niente dispiaciuta da quel contatto intenso.
Socchiusi le labbra e senza aspettare, le nostre lingue si scontrarono.
Gli tesi le braccia al collo e mi strinse a se con forza e determinazione, lasciandomi poi piccole scie di baci sull'angolo della bocca -ormai curvato in un sorriso- e sul naso.
«Sana?» mi richiamò, ma io ero totalmente ipnotizzata dall'effetto dei suoi occhi sulla mia pelle. «Che ne dici se siamo immaturi insieme?»
Mi allontanai per fissarlo in viso e poi sorrisi raggiante. «Direi che è un'ottima idea!»
Mi prese di peso mettendomi in spalla come un sacco di patate e cominciando a camminare verso casa mia, nonostante le mie proteste.
Ah l'amore!


   
 
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