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Autore: Faust_Lee_Gahan    16/11/2010    7 recensioni
"John leggeva il suo libro seduto sul divano, che Sherlock era solito monopolizzare, ma che adesso stava dividendo con lui; gli sedeva accanto, leggeva il suo libro.”
Sherlock/John
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Reading

Summary: “John leggeva il suo libro seduto sul divano, che Sherlock era solito monopolizzare, ma che adesso stava dividendo con lui; gli sedeva accanto, leggeva il suo libro.”

Pairing: Sherlock/John

Rating: Boh... Giallo, direi. Suppongo equivalga a PG-13. Boh.

Words: 1151

Disclaimer: E' chiaro che questi due mi appartengono solo nella mia mente malata. Chiaro. Perché “nessuno mi darebbe due lire in mano!” (cit. Prof Blasi)





R e a d i n g




Ammiravo quell'indifferenza quasi altera verso tutto ciò che non costituiva il suo piacere personale o il suo culto: essa suppliva in lui al disinteresse, allo scrupolo, a tutte le virtù volute, austere.”


John leggeva il suo libro seduto sul divano, che Sherlock era solito monopolizzare, ma che adesso stava dividendo con lui; gli sedeva accanto, leggeva il suo libro.

John lo trovava un momento epico. Epico e intimo.

Stavano in silenzio. Non c'erano parole, cellulari, computer. Non c'era Lestrade, con i suoi problemi e i suoi casi impossibili per il mondo, ma non per il 221B. Non c'era Mrs Hudson, che era la proprietaria del loro appartamento, non la loro governante.

Non era un silenzio imbarazzante. Era un silenzio voluto, piacevole, intimo, loro.

Il fatto che Sherlock si fosse seduto accanto a lui di sua spontanea volontà, e si fosse messo a leggere, lo aveva stupito non poco.

Riempire il suo prezioso e avanzato hard driver con informazioni inutili non era da lui.

Gli aveva lanciato un'occhiata obliqua, ma non gli aveva chiesto niente, non ancora.

Quel silenzio dava un calore ed era di un'intimità che non voleva interrompere. Perché gli stava fin troppo bene.

Sherlock parlava e parlava. Aveva tanto da dire, da notare, da osservare.

Se dormisse, probabilmente parlerebbe anche nel sonno. Se dormisse.

Che libro poteva essere quello che aveva destato la curiositas (1) del suo migliore amico?

Sbirciò una pagina con la coda dell'occhio e riuscì a leggere solo poche parole.


<< Donna Romita si strugge d'amore, o mia sorella. >>”


Cosa? Aveva letto male, senza dubbio.

Inclinò un po' di più la testa.


<< D'amore, diceste? >> gridò Regina, balzando sul seggiolone.

<< D'amore. >>”


Ok, ora la curiosità lo stava uccidendo. Senza pensarci chiuse il proprio libro e lo abbandonò sul divano, sistemandosi meglio accanto al suo amico.


<< Il suo nome? >>”

<< Il nome è Sherlock Holmes e l'indirizzo è … >>”


Cosa?

Perché gli era tornato in mente quel ricordo? ….


<< Donna Romita è stata affascinata dalla eloquente parola, dallo sguardo di fuoco. Amò, certo, senza saperlo... >>”


Sherlock alzò gli occhi dalla pagina e li puntò nella sua direzione.

<< John, stai leggendo il mio libro. >>

<< Non è una delle tue migliori deduzioni. Gira pagina, dai. >>

Dopo un attimo di smarrimento, Sherlock obbedì – ci era arrivato già da un pezzo a piedi pagina, ma era troppo curioso di vedere dove stesse andando a parare.


<< Lo ama, lo ama, sorella. Chi non lo amerebbe? Non è egli valoroso, galante con le dame, seducente nell'aspetto? >>”


No, non lo era. Era irritante, impossibile, insano.

John rimase concentrato nella lettura.

Sherlock rimase concentrato sul suo profilo.

Era così vicino che gli bastava abbassarsi di pochi – pochissimi – centimetri per toccarlo.


<< Essere sua! Sogno benedetto, aura invocata, luce abbagliante! >>”


Era un momento epico. Epico e intimo.

Era una serie di gesti e atteggiamenti che non avrebbero potuto condividere con nessun altro.

Il silenzio non era pesante, Era vero, bello, intimo, loro.

Era solo loro.

Non importava quante donne potesse avere John, o a quanti casi e cadaveri Sherlock potesse prestare attenzione.

Quel silenzio, quel calore, quella familiarità, era solo loro.

Solo. Loro.


<< Tu l'ami! >>”


Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua nuca. Sospirò.

Aveva il respiro un po' caldo contro la pelle sensibile di John. Abbastanza da mandargli un brivido giù, lungo la schiena.

Nemmeno lui leggeva più. Aveva chiuso gli occhi e aveva espirato profondamente dal naso.

Non si era accorto di aver appoggiato distrattamente il braccio sulla gamba di Sherlock.

Irritante, impossibile, insano Sherlock.

Sfiorò senza pensarci la sua mano in un tocco leggerissimo, quasi esitante.

Sherlock, invece, racchiuse la sua in una morsa secca e decisa, tenendogli le dita così strette che probabilmente ne avrebbe bloccato la circolazione.

Arrogante, logorroico, impossibile Sherlock.

Aveva poggiato la fronte contro la sua nuca come per mettere il suo prezioso e avanzato hard driver a riposo.

John si chiese a quale tipo di cartella appartenesse lui, quanta memoria occupasse, e se quel momento sarebbe stato risparmiato dall'essere eliminato, come era già avvenuto alle teorie eliocentriche.

Riteneva forse di essere più importante di Copernico e delle sue scoperte?

Strinse di rimando la presa sulle dita pallide e lunghe, terrorizzato alla sola idea.

La sua mano sembrava infinitamente più piccola.

<< Ovvio che lo sei, John. >>

<< E' il Sistema Solare, Sherlock. >>

<< Stupide ed insignificanti teorie scientifiche. >>

John sospirò metà divertito, metà rassegnato. Poi si ricordò di non avere fiato abbastanza.

Troppo tardi, comunque.

Era paralizzato, quindi difficilmente avrebbe potuto riprendere a respirare presto.

Perché?

Sherlock gli avrebbe sicuramente saputo rispondere. Perché lui sapeva sempre tutto.

Sapeva che ogni movimento, anche il più piccolo, poteva essere fatale.

Sapeva perfettamente quello che sarebbe successo se non avesse tenuto ferma la mano, stretta attorno al ginocchio pur di non muoversi. (2)

Sapeva che sarebbe finita direttamente nei capelli biondi, e addio.

Se solo avesse fatto un movimento più concreto e visibile.

Forse questa era la volta buona che...

L'aveva mossa impercettibilmente, quella mano, e il cellulare scelse proprio quel momento per mettersi a squillare.

La pausa è finita! - sembrava dire – Si torna alla realtà!

Sherlock imprecò tra i denti e anche se una parte di lui implorava che fosse ignorata, sapeva che così non poteva essere.

Se solo si fosse mosso prima, cazzo!

Liberò la mano di John e si alzò per raggiungere il cellulare.

Così facendo il libro cadde rovinosamente dalle sue ginocchia a terra.

John lo raccolse e ne lesse il titolo.


Matilde Serao

Leggende napoletane


<< Chi è? >> chiese, evitando di alzare gli occhi dal tomo.

Tra le dita sentiva ancora il calore di Sherlock.

<< Lestrade. E' per il serial killer delle leggende strane.>>

<< Ecco perché stai leggendo questo libro. >>

<< Sì, ma anche perché mi piace. >>

John non poté evitare di guardarlo, meravigliato.

<< Non guardarmi così. >> disse lui

<< Così come? Non mi hai nemmeno guardato in faccia! >>

<< Ti conosco, John. Non ho bisogno di guardarti in faccia per capire che mi stai osservando come se avessi detto una cosa incredibile! >>

<< Tu dici sempre cose incredibili. >>

Sherlock si voltò a guardarlo e John se ne pentì subito.

<< No, non volevo dire... >> cominciò << Cioè, , però... >>

E Cristo, John! Di' qualcosa di coerente!

<< Vuoi che venga anch'io? >>

Tipo questo.

Sherlock gli elargì un sorriso magnanimo.

<< Queste domande stupide mi portano a dubitare della tua intelligenza, John. >> rispose, lanciandogli il cappotto.

<< Lo sai che sarei perduto senza il mio Blogger. >> (3)

Sogghignò a quell'uscita e, mentre scendevano le scale, John non poté fare a meno di sentirsi decisamente più importante di stupide ed insignificanti teorie scientifiche.




Punto (1): E' latino, per chi non lo sapesse u_u *si dà arie *

Punto (2): Spero si capisca che cambia il punto di vista... Mi piaceva l'idea che si confondessero un po'!

Punto (3): Non c'è bisogno che vi dica io di cosa si tratti. Volevo solo precisare che la “B” maiuscola è stata messa apposta, in memoria di un certo Boswell...

Note:

La prima citazione è da 'Memorie di Adriano' di Marguerite Yourcenar: è il libro che John sta leggendo.

Le altre lo sapete.

Per chi non l'avesse capito, sono napoletana; e amo terribilmente le storie della mia città.

La leggenda in questione è 'Donnalbina, Donna Romita, Donna Regina'.

Chi vuole può documentarsi. u.u



  
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