Sasuke era sempre stato
molto ordinato, fin da piccolo.
Niente, comprese stragi
familiari, fughe, complotti, combattimenti mortali con demoni e antenati
millenari, niente di tutto questo aveva intaccato
questa sua caratteristica.
L’ordine gli permetteva di
avere tutto sotto controllo, chiaro e sicuro, senza possibilità di errore.
Seduto alla sua dunque
ordinatissima scrivania, Sasuke guardava fuori dalla
finestra: il suo ufficio del palazzo dell’Hokage godeva di una vista fantastica
su Konoha, che sotto i suoi occhi si distendeva completamente innevata.
Lo shinobi fissava il
manto di neve, ostinandosi a ignorare una profonda
inquietudine; l’intera e intensa giornata di lavoro non era riuscita a fargli
dimenticare nemmeno per un istante questa sensazione.
Osservò le luci colorate
accendersi per le strade, vide illuminarsi tutto il villaggio, pronto per
l’ormai imminente Natale; improvvisamente si alzò, chiuse l’ufficio e si
diresse verso casa.
Dall’alto della scalinata
vide i tetti immacolati e candidi, avvertendo chiaramente un morso di
nervosismo stringergli lo stomaco; tutto il bianco, la quiete e il candore che
quel manto bianco suscitava nelle persone normali non riusciva a distrarlo dal
pensiero di ciò che c’era sotto, quello che la neve nascondeva.
Sollevò gli occhi al cielo
con una smorfia, seccato da se stesso, che ancora si abbandonava a pensieri
così dannatamente da… Sasuke, in effetti. Probabilmente era la vicinanza con
Sakura a fomentare la sua vena psicotica.
Altro pensiero molto da Sasuke, incolpare
l’amorevole mogliettina della TUA personalità disturbata.
Complimenti!
Con uno sbuffo, Sasuke
imboccò la strada privata che conduceva al maestoso ingresso di Villa Uchiha,
un luogo immerso nel silenzio, severo e dignitoso, come ricordava fin dai suoi
primi anni di vita.
Ciò che vide realmente fu
ben diverso; cinque pallette colorate sfrecciavano
senza ritegno per il giardino, ruzzolando e strillando a pieni polmoni: Sumire, la sua terzogenita cinquenne, coordinava i suoi due
fratelli più grandi e le due gemelle di Naruto con l’autorità di un leader
navigato, dirigendo le operazioni belliche verso Sakura e Hinata,
nascoste dietro una colonna, che di tanto in tanto spuntavano per bersagliare i
mocciosi con palle di neve.
E tanti saluti al secolare
contegno degli Uchiha, pensò Sasuke, senza riuscire in nessun modo a impedire all’angolo destro della sua bocca di incurvarsi
verso l’alto.
La neve poteva pure
tornare a essere solo la stupida acqua ghiacciata che
era.
Questa strana microfic è dedica a BlueMary, che
mi ha chiesto di aggiornare, ma non ha specificato che cosa XD
Seriamente, non so con che
spirito ho concluso questa fic.
Potrebbe essere soggetta a revisione, ma forse
qualcosa s’è smosso e questo amorevole quadretto potrebbe riportarmi in lidi
migliori :D
Perché in fondo, sono un’inguaribile romantica ottimista.
Topy