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Autore: LadyoftheSea    17/11/2010    6 recensioni
Aveva uno sguardo intenso, penetrante, e un taglio degli occhi molto particolare, sembravano quasi quelli di un felino. Però quel ragazzo così fragile non aveva nulla del predatore, pareva più una preda.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jin, Kazuya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Grazie per le recensioni! E' sempre bello trovare altre fan dei KAT-TUN e di questa coppia stupenda!
Dopo il fatale primo incontro di Jin e Kame le cose iniziano a farsi più interessanti... almeno spero!


Signal



"Arrivo, arrivo!"
Jin Akanishi si era svegliato da appena mezz'ora. Era andato a dormire poco prima che sorgesse l'alba, troppo impegnato a comporre musica per notare l'ora tarda. E quella mattina, se mattina si poteva definire essendo già le 11.45, qualcuno stava suonando insistentemente alla sua porta, anche se non aveva idea di chi potesse essere. Non conosceva ancora nessuno e dubitava che qualche fan avesse scoperto dove abitava, non era per niente facile avvicinarsi a lui od ottenere informazioni private sul suo conto.
Aprì senza nemmeno curarsi di controllare tramite lo spioncino e sgranò un po' gli occhi. Era il ragazzo del conbini, quello che abitava nel suo stesso palazzo. Prima che Jin potesse dire o fare qualunque cosa, vide il ragazzo tendergli con entrambe le mani una banconota da 1000 yen. Jin corrugò la fronte e scosse la testa. "Non ho speso così tanto. E poi non voglio indietro i soldi." Che gli prendeva a quel ragazzo? Era davvero strano. Aveva evitato Jin come la peste quelle due volte che si erano incrociati, rispondendogli sempre male, e ora era lì, solo per ripagarlo di una polpetta di riso e un po' di latte di soia? Lo osservò con attenzione. Ancora una volta, i vestiti che indossava erano larghi, quasi ci nuotava dentro, e si chiese se fossero così di proposito o perchè quel ragazzo era davvero troppo magro, quasi anoressico, e continuava a perdere peso. Jin poteva scorgere le clavicole penosamente in evidenza grazie al leggero scollo della maglietta e se fosse stata aderente e lui si fosse girato era sicuro che avrebbe potuto vedere bene anche le scapole.
Kazuya esitò, incerto sul da farsi. La parte più facile era stata scoprire quale fosse l'appartamento che occupava il nuovo arrivato e non c'era voluto granchè, era stato sfitto per mesi, la cassetta della posta e il campanello al pian terreno privi di nome. Finchè si era accorto dei nuovi kanji che campeggiavano al posto delle etichette bianche. Akanishi Jin. Il palazzo aveva sette piani e Kazuya aveva cominciato a controllare dal settimo, escludendo il quinto dove abitava perchè si sarebbe accorto se qualcuno avesse traslocato lì. E al quarto aveva trovato Akanishi. Eppure, ora che ce l'aveva di fronte, si vergognava un po'... voleva ripagarlo di quello che gli aveva offerto al conbini, però quel tizio sembrava non avere nessuna intenzione di accettare. Ma Kazuya non aveva intenzione di avere debiti con nessuno. "Io... mi chiamo Kazuya Kamenashi." fece un inchino, ma non abbassò le mani. Le tenne rivolte verso Jin, aspettando che accettasse quei soldi.
Il ragazzo più grande sospirò, grattandosi la nuca, confuso. "Io sono Jin Akanishi. Kamenashi... ho speso davvero una miseria per quelle cose e dovresti saperlo, dato che ci lavori, in un conbini. Quindi non importa. Anche perchè non sono un morto di fame."
Kazuya si morse il labbro inferiore, incerto sul da farsi. "Però..."
Venne interrotto dallo squillo del cellulare in salotto e Jin alzò gli occhi al cielo, doveva essere Maru. "Che palle! Senti, entra un attimo, devo chiederti una cosa." senza lasciargli il tempo di replicare, lo afferrò per il braccio e lo tirò dentro casa, prima di precipitarsi a rispondere. Kazuya rimase nell'ingresso, senza togliersi le scarpe, finchè Jin non ebbe chiuso la chiamata. Cosa voleva da lui? Non si conoscevano per niente... quel ragazzo era proprio strano. E lui si sentiva a disagio in una casa che non era la propria. Da quanti anni non andava a casa di altre persone? La casa di Jin era posizionata proprio sotto alla sua, un piano più in alto, ma l'interno era diverso, gli appariva più spazioso, anche se meno ordinato... nuovo... accogliente...
"Scusa, eccomi! Che fai lì? Entra!" lo incitò Jin, raggiungendolo e facendogli cenno di seguirlo. Kazuya sembrava tutto tranne che entusiasta di trovarsi lì, ma lo seguì docilmente in cucina. "Vuoi del caffè? L'ho appena fatto... stavo per berlo, quando hai suonato. Tieni." versò del caffè a Kazuya, in una tazza azzurra. Kazuya la prese in mano, titubante, beandosi del tepore che emanava quella bevanda calda. Non sapeva se era perchè mangiava poco, perchè era sottopeso o cos'altro, ma aveva sempre freddo, anche quando indossava maglioni pesanti. "Grazie..." Kazuya bevve un sorso. Quel caffè era davvero buono. Niente a che vedere con quello che comprava sempre, già pronto... "Cosa volevi chiedermi?" mormorò, abbassando il viso. Non gli piaceva fissare troppo a lungo gli altri negli occhi. E gli occhi di Jin Akanishi erano troppo intensi per reggere il suo sguardo...
"Ah, sì..." Jin sorseggiò con calma il proprio caffè, sorridendo. "Siccome mi sono trasferito da poco... mi potresti dire dov'è un buon negozio di musica qui vicino? E anche se ci sono dei locali interessanti... non dei night, intendo pub o cose simili! Per i night, Roppongi è la zona migliore, non ha senso andare da altre parti." disse, sicuro di sè.
Kazuya lo guardò, perplesso. Si stava vantando di essere un frequentatore di locali equivoci? Cosa c'era da esserne orgogliosi? "C'è un negozio di dischi molto grande... a un chilometro da qui, vicino al cinema..." spiegò brevemente dove si trovava. "Ma non so... non conosco locali." ammise, sempre a capo chino.
"Come no? Dai, ci andrai anche tu ogni tanto! O sei uno di quelli che lavorano e studiano come matti senza divertirsi mai?" scherzò Jin.
Kazuya rimase in silenzio. Lui lavorava dieci e più ore al giorno... teneva in ordine casa, lavando, preparando da mangiare, sbrigando le commissioni... "Mmmh..." mugugnò qualcosa di inintelligibile. Jin sembrò non far caso al suo atteggiamento sfuggente, si alzò e afferrò una scatola di biscotti dalla credenza, per poi intingerne uno nel caffè. "Sono buonissimi, assaggia!"
Kazuya fissava il biscotto che Jin gli stava porgendo come se fosse avvelenato. Però lo prese senza fare storie e lo mangiò a piccoli morsi, facendolo durare una vita. Jin alzò un sopracciglio, divertito. "Guarda che puoi prenderne ancora, non mordo!" spinse la scatola verso di lui, ma anzichè prendere un altro biscotto Kazuya riprese a parlare: "Per il locale... ne conosco uno..." disse, pacato. "Si chiama Dragonfly. E' un pub." gli diede le indicazioni per arrivarci da lì e quando ebbe finito si alzò, ringraziò frettolosamente per il caffè e i biscotti e si precipitò fuori dall'appartamento. Jin rimase seduto per un po', stupito. Quel ragazzo doveva avere qualche rotella fuori posto... "Mah..." sospirò, mettendo le tazze nel lavandino e riempiendole d'acqua. Mentre rassettava, iniziò a pensare a quanto era stufo della solita monotonia... aveva tutto ciò che poteva desiderare, eppure l'insoddisfazione non lo abbandonava mai. E ogni tanto si scopriva anche a sentirsi terribilmente solo, nonostante avesse amici, ammiratori, una bella carriera e ragazze che gli si buttavano addosso a destra e a manca. C'era qualcosa che gli mancava, solo che non capiva cosa... frustrato, afferrò il cellulare e chiamò il suo migliore amico, Tomohisa Yamashita, più semplicemente detto Yamapi o Pi. Lo conosceva dai tempi delle elementari, erano cresciuti insieme e non si erano mai persi di vista, anche quando avevano cambiato compagnie, frequentato ambienti diversi... nessuno conosceva Jin come Yamapi, con nessuno si trovava bene come con lui. "Pi, sono Jin. Usciamo stasera? Ok, passami a prendere tu, il mio nuovo indirizzo ce l'hai! A dopo." si gettò sul divano e si coprì con il panno di lana abbandonato lì in precedenza. Voleva dormire, era ancora stanco e non aveva voglia di fare nulla.


"...quindi Yuko ha trovato una chiamata sul mio cellulare da parte di Maki, e... Jin, mi stai ascoltando?"
Jin fissava oltre la spalla dell'amico, senza prestargli molta attenzione. Gli aveva chiesto lui di uscire quella sera, ma nonostante ciò non pareva molto interessato e ascoltava appena quello che Tomohisa Yamashita gli stava raccontando. "Mmm... dovresti fare più attenzione, Pi..."
"A cosa? Io non ho fatto niente! Jin, mi stai a sentire?"
"Sì, certo..." Jin prese il bicchiere dell'amico ancora mezzo pieno, avendo già finito di bere la sua birra e mandò giù un sorso. Quella sera era annoiato, nemmeno la presenza del suo migliore amico riusciva a distrarlo. "E' carino questo posto... aveva ragione Kamenashi."
Yamapi alzò gli occhi al cielo e si riprese il bicchiere, facendo cenno a una cameriera poco distante di venire da loro, voleva ordinare altra birra o Jin si sarebbe scolato tutta la sua. "Kamenashi chi?" chiese, sorridendo alla ragazza che si stava avvicinando.
"Uno che abita nel mio stesso condominio... Kamenashi Kazuya..."
"Kazuya?" ripetè improvvisamente la cameriera, ferma di fianco al loro tavolo. "Conoscete Kamenashi Kazuya?" chiese, con tono quasi implorante, fissandoli ansiosa, sperando che rispondessero affermativamente. Era una ragazza carina, sui vent'anni o poco più, con lunghi capelli neri e lucidi, la frangetta le nascondeva un po' gli occhi ma lo sguardo esprimeva chiaramente preoccupazione.
Jin alzò un sopracciglio, che le prendeva a quella tipa? Forse Kamenashi l'aveva conosciuta andando in quel pub, era stato con lei e poi era sparito senza farsi più sentire... "Solo un po'. Perchè?"
"Perchè..." la ragazza esitò, indecisa sul da farsi. Sembrava molto titubante all'idea di parlare di Kazuya con gente che non conosceva. "Ecco... ha smesso all'improvviso di venire a lavorare qui e... mi chiedevo se stesse bene..." mormorò, chinando un po' il viso, imbarazzata. A Jin venne da ridere ma si trattenne, era chiaro, a quella tipa piaceva Kazuya e come ogni ragazza infatuata moriva dalla voglia di sapere che fine avesse fatto il ragazzo. Gli veniva davvero da ridere, le donne erano così stupide a volte... era chiaro che Kazuya con lei non voleva avere nulla a che fare, quindi perchè intestardirsi? Perchè volere per forza ciò che non si può ottenere?
"Sta bene. Dovrebbe mangiare un po' di più, ma sta bene." la rassicurò Jin, sorridendo. "Vuoi che gli dia il tuo numero?" aggiunse, senza riflettere. Non era il caso di prenderla in giro, ma era più forte di lui.
Lei sgranò gli occhi e scosse la testa violentemente. "No! Io... sono solo preoccupata, perchè..." si morse il labbro inferiore, lasciando la frase in sospeso. "Non credo sia tutto a posto..." sussurrò piano, così piano che Jin dovette sforzarsi per udirla.
"Che intendi?" chiese, iniziando a sentirsi un po' seccato. Voleva dirle di parlare chiaro e tondo o tacere una buona volta, ma non voleva perdere la pazienza con una donna.
"Voi... siete suoi amici?" domandò lei, scrutandoli nervosamente. "Kazuya... diceva sempre che stava bene, lo diceva a tutti! Ma... c'era qualcosa che non andava... qualcosa non va in casa sua. Vive con suo padre, e..." esitò, aveva paura di dire troppo. "C'erano troppe cose strane... non mangiava mai, anche quando faceva turni di dieci ore... lavorava senza prendersi mai un attimo di sosta, finchè crollava esausto di colpo... e poi..." avrebbe voluto dire dei lividi che aveva visto sulle braccia del ragazzo, una volta che si stava sfilando la giacca, erano troppi per essere casuali. Ma non voleva affrontare un argomento così delicato con due sconosciuti. Non sapeva che rapporto avessero con lui e non voleva metterlo nei guai ancora di più...
Jin la guardò come se fosse una pazza isterica. Che cavolo stava blaterando? Era fuori di testa? Certo che gli innamorati non corrisposti erano davvero strani. "Gli dirò di passare a salutarti, così vedrai con i tuoi occhi che sta benissimo. Ok?" fece, noncurante. Non gli importava di quella ragazza, non l'aveva mai vista prima, però quello che aveva detto su Kazuya era un po' strano. A meno che non fosse una visionaria, quelle stranezze combaciavano con il modo di comportarsi del ragazzo, così schivo... forse aveva una brutta situazione famigliare, quello bastava a spiegare tutto. Però c'era qualcosa che la ragazza non stava dicendo, e non voleva dirgli... glielo leggeva negli occhi. Comunque, non erano affari suoi. Cambiò argomento in fretta e ordinò ancora da bere. La ragazza se ne tornò dietro al bancone, cupa.


"Sono un po' sbronzo... Yamapi, aiutami!" esclamò Jin, reggendosi all'amico con le braccia. Non riusciva a camminare bene e l'ingresso del palazzo gli sembrava così lontano...
"Non fare casino, Jin! Sveglierai mezzo condominio!" lo zittì lui, che aveva bevuto meno ma era comunque leggermente brillo. "Alloraaaa... dove hai le chiavi? Ah, guarda! Sta entrando qualcuno! Se ti sbrighi possiamo seguirlo prima che si richiuda la porta!"
Affrettando il passo raggiunsero il portone e incrociarono un ragazzo magro e corrucciato che stava entrando in quell'istante. Yamapi bloccò con un piede il portone perchè non si richiudesse e il ragazzo sobbalzò, spaventato dal rumore. Si girò di scatto con gli occhi sgranati, preso alla sprovvista, sembrava un cucciolo spaventato. Quando riconobbe Jin si tranquillizzò, pur rimanendo teso, e scrutò entrambi freddamente: si vedeva lontano un miglio che Jin era ubriaco e probabilmente nemmeno l'altro era messo bene...
"Ah! E' Kamenashi! Lasciami, Pi, mi aiuta lui a salire!" Jin lasciò andare l'amico e si slanciò verso Kazuya, afferrandolo per le spalle per non cadere. Kazuya sussultò a quel contatto. Non gli piaceva essere toccato, e poi aveva lividi ovunque... gli facevano ancora più male se qualcuno li sfiorava, figuriamoci se una persona si aggrappava a lui! "Lasciami!" esclamò, cercando di scrollarsi di dosso l'altro, ma Jin rimaneva appiccicato come una sanguisuga. "Kamenashi, non essere avaro! Mica lo paghi tu l'ascensore, no? Non solo tu, almeno... anche io lo pago! Quindi aiutami, ne?" trascinò Kazuya fino davanti all'ascensore dopo aver salutato frettolosamente Pi. Era strano come Jin fosse ubriaco e riuscisse comunque ad avere la meglio fisicamente su di lui. Certo, non ci voleva molto... Kazuya doveva pesare meno di 50 kg, probabilmente anche 45... "Quanto pesi, Kamenashi?" chiese improvvisamente Jin, curioso, con la mente e i sensi ottenebrati dall'alcol che gli circolava in corpo, sollevandogli la maglia all'improvviso. E quello che vide lo fece ritornare lucido di colpo. I fianchi, la pancia e lo stomaco del ragazzo erano violacei. Non erano lividi normali, quelli, non potevano esserlo... ce n'erano troppi, ovunque, che tendevano dal blu al giallognolo, ce n'erano di freschi e di meno recenti... Jin sentì il respiro mozzarglisi in gola, chi glieli aveva fatti? Perchè? Chi poteva essere così violento e crudele?
Kazuya approfittò di quell'attimo di smarrimento di Jin per spingerlo via e lasciandolo sul pianerottolo si diresse di corsa verso le scale. Fece tutte le rampe a tempo di record, aprì la porta di casa e se la sbattè alle spalle, senza riflettere, troppo ansioso di sfuggire alla vista del ragazzo più grande. Kazuya odiava il proprio riflesso e si specchiava il meno possibile, ma sapeva di non avere un bell'aspetto, da qualunque parte lo si guardasse.
Non fece nemmeno in tempo ad alzare il viso, ricevette uno schiaffo in faccia mentre era ancora intento ad ansimare, appoggiato alla porta. Poi un altro, e un altro. Aveva fatto troppo rumore richiudendo la porta con violenza dietro di sè, e questa era la punizione. Sentì il sapore metallico del sangue in bocca, e suo padre assestò un ultimo ceffone, prima di voltargli le spalle. Kazuya alzò lentamente il capo, lo vide dirigersi in salotto e gettarsi sul divano. Doveva essere davvero stanco, non l'aveva picchiato molto, e non l'aveva picchiato forte. Era fortunato, quella sera. Era fortunato... continuò a ripeterselo, mentre si dirigeva verso la sua stanza, in punta di piedi per non fare altro rumore.

  
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