Disclaimer: i
personaggi non mi appartengono e mi raccomando recensite! Una
piccola chicca in attesa della mia long fic.
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Una madre certe
cose le sa
Solitamente,
anche se erano soltanto loro due ad occuparla, la loro tavola non era
così
silenziosa. Solitamente, Narcissa avrebbe chiacchierato senza sosta:
snocciolando
l’ultimo pettegolezzo che si era sparso fra le sue amiche
oppure raccontando a
Draco della sua giornata, del nuovo paio di scarpe che aveva acquistato
a
Diagon Alley e, in caso straordinario quando tutti gli argomenti si
erano
esauriti, informandosi sulla vita di suo figlio. Narcissa aveva sempre,
fin da
quando Draco riusciva a ricordare, attentato alla salute mentale sua e
di
Lucius durante i pasti. Ma quella sera, no.
Dall'incarcerazione
di Lucius l'anno prima, il morale a tavola era molto abbattuto. Il
posto
vacante a capotavola gettava una pesante ombra sull'intera stanza ma,
giacché
Lucius non sembrava proprio nella possibilità di comprarsi
l'uscita da Azkaban
tanto presto, Narcissa e Draco erano riusciti lentamente ad andare
avanti nell’attesa
del ritorno del padrone di casa.
Questo
strano
silenzio non solo era insolito, ma iniziava davvero a preoccupare il
ragazzo.
Sua madre stava certamente macchinando qualcosa. Avrebbe potuto
scommetterci
una bella cifra al riguardo.
Quando,
poi,
scorse quell'espressione pensierosa sul volto della donna, la sua
preoccupazione iniziò a trasformarsi in paura allo stato
puro.
"Draco".
Gli chiese lei, infine. "Qual è il nome di quella ragazza?
L'amica di
Potter, quella con i capelli strani?"
"Granger".
Rispose suo figlio, lentamente. Dove cavolo voleva andare a parare
chiedendogli
della ragazza zannuta… cioè ex-ragazza zannuta.
Dopo il suo scherzetto, le
zanne della Grifondoro gli erano parse notevolmente accorciate.
"No,
il
nome di battesimo, caro. Qualcosa con la H ... Hortensia, Harriet ...".
"Hermione.
Ma perché t’interessa?".
Narcissa
si
limitò a scrollare delicatamente le spalle.
"Oh,
ero
solo curiosa… esce con Potter, per caso?"
"Come
diavolo faccio a saperlo?". Draco replicò, scosso da un
profondo ribrezzo
al solo pensiero.
La
cena
continuò ancora in quell'assurda quiete. Perché
sua madre fosse così
interessata alla Granger, andava oltre la sua comprensione. Avrebbe
sborsato
volentieri un bel gruzzoletto pur di sapere cosa diavolo le stesse
passando per
la testa. Almeno per mettersi al riparo in vista di qualcosa di molto,
molto
imbarazzante. Sì, insomma, le solite sorprese da
mamma.
"Credo
che
li inviterò per il the la prossima settimana". Narcissa
sospirò d'un
tratto, rompendo ancora una volta il silenzio.
"Chi,
madre?".
"La
signorina Granger e la sua famiglia, ovviamente. Giacché non
posso contare su
di te per le presentazioni ufficiali, credo che dovrò
cavarmela da sola".
Draco
la fissò
sbalordito, quasi la donna avesse improvvisamente sviluppato una
seconda testa
o una dozzina di braccia in più.
"Perché,
cavolo, avrei dovuto fare una cosa del genere?".
Narcissa
sorrise. Quel suo sorriso così dolce e promettente che gli
faceva battere i
denti dal terrore. Se non si fosse trovato, per sua fortuna, a una
distanza di
sicurezza, sua madre avrebbe potuto anche dargli un pizzicotto sulle
guance.
"Oh,
tesoro. Sono tua madre e una madre sa sempre queste cose. So benissimo
che lei
ti piace".
Il
cucchiaio si
bloccò a mezz'aria, cadendo rovinosamente nella sua minestra
francese e sbrodolandolo
tutto. La bocca gli si paralizzò per il colpo.
"Madre,
sto mangiando!". Obiettò, disgustato.
Narcissa
sbatté
il suo coltello sul tavolo con una tale forza da farlo sobbalzare. Gli
puntò
addosso un dito accusatore.
"Ecco.
Vedi di cosa sto parlando!". Il suo tono non ammetteva repliche. "Sei
troppo grande per questi comportamenti infantili, quindi è
ora che tu ti scusi
con lei per lo sciocco modo con il quale tenti di attirare la sua
attenzione!"
"Ma
madre,
è una mezzosangue. E i suoi genitori sono Babbani. E poi,
secondo te, chi mi ha
insegnato a comportarmi così!". Sbraitò
inferocito, in un ultimo assurdo
tentativo di arginare la catastrofe che stava per abbattersi nella sua
vita.
"Lo
so
benissimo, amore. Ma, essendo un purosangue di buona famiglia, dovresti
capirla
meglio. Non è colpa della ragazza se è solo una
povera mezzosangue. Sta a te
darle il buon esempio. Come ti spetti che capisca che il suo
atteggiamento è
sbagliato, se continui ad abbassarti al suo livello?”.
Narcissa
riprese nuovamente tra le mani forchetta e coltello, tornando a
mangiare.
"Ma
madre". Era la sua ultima carta e lo sapeva bene. Nessuno poteva
opporsi a
Narcissa Black Malfoy quando si metteva qualcosa in testa.
"Niente
ma, Draco. Ho già spedito gli inviti. La signorina Granger e
i suoi genitori saranno
qui venerdì e non voglio sentire altre
discussioni”.
"Ma
mio
padre..."
"Non
preoccuparti di tuo padre, caro. A lui ci penso io". Stavolta, il
Serpeverde non riuscì a contenere il brivido che gli
percorse la schiena. Altro
che disastro… sarebbe stata l’Apocalisse!
La
donna
sorseggiò un po’ del suo vino prima di continuare
la loro conversazione,
completamente ignara delle preoccupazioni del suo bambino. "Allora,
tesoro, com'è stata la tua giornata?"
Che
cosa altro
avrebbe potuto dirle se non... sì, signora.
******
Sorrideva
troppo e a Draco non piaceva per niente. Sorrideva, mentre si occupava
dei suoi
ospiti, sembrando particolarmente e subdolamente interessata
all'attività dei
Babbani. Aveva anche fatto in modo che Draco ed Hermione sedessero
vicini, aspettandosi
chiaramente che suo figlio intrattenesse la compagna di scuola.
Infatti,
raramente rivolgeva la parola alla ragazza più giovane.
Il
risultato di
tutta quella pagliacciata era un silenzio snervante che gli faceva
desiderare
ardentemente di trovarsi in un qualsiasi altro posto sulla faccia della
Terra,
persino l'Himalaya andava bene. Uno sguardo ad Hermione gli fece capire
che non
era il solo a sentirsi così.
I
genitori
della Grifondoro, d’altro canto, sembravano all'oscuro di
tutto. Ricambiavano i
loro sorrisi rispondendo alle domande della padrona di casa,
chiaramente onorati
dall'essere stati invitati in una lussuosa dimora di maghi. Come era
giusto che
fosse.
Draco
provò un
profondo sollievo quando l'ora del the si avvicinò.
Fortunatamente per lui, i
Babbani se ne sarebbero tornati a casa loro molto presto, lasciandogli
spendere
il resto della giornata come meglio preferiva.
Per
colpa di
quella buffonata, tutta la sua settimana era stata rovinata. Aveva
continuato a
sperare che Narcissa rinsavisse e abbandonasse l'idea di quello stupido
the, o
almeno che la sua eccitazione al riguardo diminuisse, ma niente.
Aveva
provato a
parlarle un paio di volte, macché, tutto inutile. Lo aveva
perfino mandato a
letto senza cena e questa era stata la goccia che aveva fatto
traboccare il
vaso.
I
suoi
pomeriggi erano trascorsi in assurdi piani su come si sarebbe vendicato
della
Mezzosangue, la sua rabbia e indignazione sull'ingiustizia di sua madre
che
crescevano sempre di più.
"Vi
piacerebbe vedere il resto della casa?" Chiese Narcissa, alzandosi con
leggiadria.
Dite
di no,
Draco pregava in silenzio. Vi prego, dite di no.
"Oh,
con
piacere". La signora Granger calpestò senza pudore le sue
speranze.
"Draco,
perché non mostri alla signorina Granger i nostri giardini?"
Narcissa gli
scoccò uno sguardo pieno d'incoraggiamento prima di tornare
ai suoi ospiti.
"Una fanciulla ammirevole, vostra figlia". Le sentì dire ai
Babbani
mentre lasciavano la sala da the. Draco sospirò esasperato,
gettando il
tovagliolo sul tavolo.
"Andiamo
Granger. Prima cominciamo, prima sarà finita per tutti".
******
Draco
aveva
notato lo sguardo sospettoso sul viso di Hermione ed era sicuro che non
fosse
sfuggito nemmeno a sua madre, anche se la donna aveva scelto di
ignorarlo. Si
era fissata sul suo piccolo progetto ed era in momenti come questi che
il
biondo desiderava che suo padre fosse ancora nei paraggi. Almeno lui
avrebbe
tentato di porre fine a quest'assurdità, ma dire che Lucius
era ad Azkaban era
come dire che fosse praticamente sulla luna.
"Oh,
Malfoy. Credo che questo sia il momento giusto per le spiegazioni!". Lo
affrontò lei, non appena ebbero varcato le colonne del
solarium. "Perché
ci hai invitati?"
Draco
sollevò
le spalle. "Molto semplice: mia madre è impazzita".
Hermione
inarcò
un sopracciglio, scettica. "Cioè?"
"Mi
ha
ordinato di scusarmi con te. Quindi, mi dispiace". Buttò
lì, senza nemmeno
guardarla in faccia.
“È
un inizio,
suppongo". Rimuginò la Grifondoro. "Prova di nuovo quando
sembrerai
almeno lontanamente sincero".
Draco
sospirò
ancora. Era consolante sapere che anche Hermione trovava tutta quella
storia
assurda e stupida.
"Come
le è
venuta questa idea?"
Draco
ghignò e
alzò gli occhi al cielo. “È convinta
che tu mi piaccia". Rise follemente
di quell’idea.
Fu,
quindi, il
turno di Hermione di sorridere. "Ma è vero".
La
risata del
biondo si spense bruscamente. Questa non era di certo la risposta che
si
aspettava. Shock, incredulità. Anche magari un po’
di paura. Ma non questo. Non
quell'irritante aria delle donne tipo So-Qualcosa-Che-Tu-Non-Sai.
La
ragazza non
parve scomporsi a quella reazione. "Lo so da anni. È un
classico! Non è
socialmente accettabile per te corteggiarmi in modo normale - o magari
ti senti
anche insicuro al riguardo -, così preferisci fare lo scemo
per attirare la mia
attenzione".
Oh,
come odiava
quel sorrisetto da saputella! Si stava preparando per un
bell’insulto quando,
d'improvviso, fu attraversato come da un flash.
"Gli
insulti non provenivano esattamente solo da me, Granger". Ora
ghignò più
che mai. "Secondo la tua logica, quindi, anch’io non ti sono
del tutto
indifferente".
Il
suo riso
maligno patentato si tramutò in un puro sorriso diabolico,
frattanto che
osservava la sorpresa sul viso di lei, mentre rifletteva su quella
considerazione.
"Non
ci
avevo pensato". Ammise candidamente la Grifondoro. "Ma credo che tu
abbia ragione".
Cosa?!
Ma che
diavolo aveva di sbagliato questa donna? Lei doveva controbattere,
insultarlo,
così lui avrebbe potuto farla infuriare ancora di
più e sarebbe stato finalmente
esonerato dal giocare al perfetto gentiluomo. Che razza di risposta era
"Credo
che tu abbia ragione"?
"Questo
è
ridicolo. Non c'è alcun tipo di attrazione fra noi due
né ci sarà mai. Sta a
vedere". Draco la afferrò per le spalle, piantando le sue
labbra su quelle
della mora. Approfittando della sua bocca lasciata schiusa, il ragazzo
approfondì il bacio e in un nano secondo si accorse che lei
gli stava
rispondendo. Quando infine si allontanò, erano entrambi
senza fiato.
Non
riusciva a
staccare gli occhi da quelle labbra di miele leggermente gonfie che
sembravano
invitarlo ad assaggiarle nuovamente.
"Non
ne
sono sicura". Notò il rossore che stava lentamente
imporporando le guance
della ragazza. "Dovremmo provare di nuovo".
"Credo
anch'io. Così, solo per essere sicuri".
Questa
volta,
la strinse tra le braccia e lei gli circondò il collo. Quel
nuovo bacio fu
molto più gentile ma le scintille di passione, che il
precedente aveva
risvegliato, si tramutarono presto in un incendio senza fine.
Hermione
ne era
affetta almeno quanto lui a giudicare dai suoi gemiti, mentre la
stringeva
ancora di più a sé. Gli sembrava di annegare e
bruciare al tempo stesso. Non
aveva idea di quando le sue mani si fossero spostate sul fondoschiena
della
mora o lei avesse portato le dita tra i suoi soffici capelli biondi.
Non aveva
idea di quando avesse smesso di baciarla per mordicchiarle il collo,
proprio
sotto l'orecchio, e sinceramente non gliene importava.
"Di
solito
ce l'ha". Mormorò, scostandosi lievemente. Lanciando un
breve sguardo al
Maniero, il Serpeverde notò una folta chioma dorata e un
sorriso trionfante.
Sollevò gli occhi al cielo e prese Hermione per mano,
allontanandosi da quella
casa piena di occhi indagatori verso un posto dove avrebbe finalmente
potuto
sbaciucchiare la sua ragazza in santa pace!
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Note:
piaciuta? Non ricordo
bene dove ho letto o visto in un film uno spunto al riguardo, ma ho
trovato la
cosa alquanto tragicomica così ho pensato di riadattarla.