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Autore: mistica    19/11/2010    8 recensioni
[...]Merlin sollevò una mano verso il cielo, mormorando un incantesimo con voce impastata dall'emozione: accompagnato dal coro di stupore del popolo, sulla bandiera del regno comparve l'immagine di un drago giallo dalle squame dorate.
Rappresentava magia e potere, prosperità e speranza.
...Era un piccolo atto di fede, per far capire ad Arthur che sarebbe rimasto al suo fianco, fino alla fine.

[Seconda classificata al contest Colors, Photos and Chooses di Shippy_19]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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[Seconda classificata al contest Colors, Photos and Chooses di Shippy_19]



I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati. La storia non ha fini di lucro.



Vorrei dedicare questa storia a Jingle Bells,
che ho tormentato fino alla nausea
col mio dubbio infinito riguardo all'uso
della prima o della terza persona nella narrazione.
Ti dedico questo secondo posto,
con tutto il mio affetto.




Atto di Fede
By Mistica



E' tutto scritto, è qui dentro e viene tutto via con me.
Tu che cosa vedi?
Tu che cosa vedi?
C'è ancora un orizzonte lì con te?
Di tutta la vita passata, questo è il momento.
Di tutta la vita davanti, questo è il momento.
(Ligabue, 'Atto di fede')



Rannicchiato contro il muro di pietra della casa un tempo abitata da Gaius, Merlin osservava distrattamente le braci morenti del camino.
Il suo respiro era leggermente irregolare, come se faticasse a respirare sotto il peso opprimente dell'ansia: c'era però una profonda nostalgia nei suoi occhi chiari, nei quali si riflettevano pensieri e ricordi delle avventure passate.
Il senso di anticipazione che lo aveva pervaso alla notizia dell'incoronazione di Arthur era scemato in lui, lasciando spazio alla paura: il suo incarico era dunque terminato, come predetto dal Destino.
L'asino sarebbe divenuto il più grande re di Camelot, mentre lui... Avrebbe fatto la fine della casa disabitata di Gaius: vuota, abbandonata.
Accarezzò con lo sguardo i filamenti di edera che scendevano sinuosamente lungo le pareti, aggrovigliandosi alle assi spezzate della libreria: si strofinò gli occhi stanchi, arrossati dalla polvere, rendendosi conto che, da quando Gaius era morto, non aveva più rimesso piede lì dentro; aveva temuto di non poter sopportare ancora il dolore della perdita di colui che per lui era stato più di un padre.
Quella notte, soffocato dalla più straziante nostalgia, si rese conto di avere avuto ragione: avrebbe desiderato, seppur egoisticamente, il sostegno e il conforto del suo mentore. Forse, egli sarebbe stato fiero di lui.

Era passato molto tempo da quando la sua avventura a Camelot aveva avuto inizio e il cammino era stato lungo e impervio: sorrise amaramente, chiudendo gli occhi mentre si abbandonava contro la parete gelida.
Ora Arthur aveva Gwen al suo fianco, i più fedeli e coraggiosi cavalieri a proteggerlo: forse non c'era più spazio per lui al fianco del re.
Dopo la cerimonia d'incoronazione si sarebbe concluso il loro destino: al tramonto avrebbe lasciato Camelot.
Per sempre.



***


"Alla buon'ora, Merlin!"
L'accoglienza calorosa dell'asino reale lo accolse come un uragano: cercò in tutti i modi di trattenere le risa, vedendolo aggrovigliato tra le vesti regali che avrebbe dovuto indossare con decoro in occasione della cerimonia.
Serrò le labbra, tentando di camuffare un sorriso, mentre si richiudeva la porta alle spalle.

"Non dovrebbe essere compito del vostro valletto aiutarvi, Sire?"
Domandò, guardandosi intorno alla ricerca del giovane che gli era succeduto in quell'ingrato incarico: eppure di egli non v'era traccia.
Lo sguardo paonazzo dell'erede al trono lo convinse a rassegnarsi: l'angoscia che lo aveva accompagnato per tutta la notte si dissolse, lasciando in lui una vaga sensazione di leggerezza.

Si diresse verso il principe e lo aiutò a divincolarsi tra le vesti eleganti, con gesti dettati da antiche abitudini che credeva di aver dimenticato: aiutare il principe a vestirsi era stato tra i suoi compiti, un tempo.
Sollevò lo sguardo dalla stoffa e si fermò, osservando i lineamenti decisi del principe: solo in quel momento si accorse della mascella contratta e delle rughe di espressione che decoravano il suo volto.
Da quando era divenuto Consigliere Reale non aveva più avuto occasione di passare del tempo solo con Arthur e di osservarlo così da vicino... Non si era neppure accorto del fatto che avesse perso le fattezze di ragazzo e che fosse divenuto un uomo, il cui fisico sprigionava energia e potere, lo sguardo onestà e coraggio.

"Ti sei imbambolato?"
Merlin sbatté le ciglia, riscuotendosi da quei pensieri fuori luogo: per la sorpresa le dita si serrarono improvvisamente sul colletto del mantello dalle venature dorate, rischiando di soffocare il principe.
"Dimmi, Merlin, vuoi uccidermi prima ancora che salga al trono?".

Il mago rise, trattenendo a stento una risposta poco decorosa.
"Non morirete per così poco... Voi siete il grande Arthur Pendragon, Sire!"
Lo canzonò, facendosi sfuggire un sorriso dalla piega ironica.
Arthur incassò il colpo, troppo agitato per replicare adeguatamente: aprì e serrò i pugni, sentendo le dita gelate per via dell’agitazione.
Così abbassò lo sguardo sulle mani pallide che si affaccendavano a sistemargli l'imponente abito e arricciò le labbra in una smorfia sdegnata: sentiva gli occhi del mago accarezzargli la pelle, ridenti e fiduciosi.
Per qualche motivo, non trovò il coraggio di osservarli direttamente.

"Avete paura, Sire?"
Chiese a bruciapelo Merlin, sentendo improvvisamente il principe sussultare sotto il suo tocco.
Arretrò di un passo per afferrare Excalibur, impreziosita dal fodero decorato d'oro, per poi porgerla ad Arthur con il suo sorriso più fiducioso e luminoso: non attese una risposta e si voltò, sentendosi invadere da un'emozione così prepotente da fargli bruciare gli occhi.
Si avvicinò alla finestra che dava sui campi di Camelot, vicino alle mura, laddove si sarebbe tenuta la cerimonia d'incoronazione: i cittadini di Camelot si erano già riuniti, fremendo per il lieto evento.

"Venite, asino."
Mormorò, invitandolo a guardare oltre il vetro: Arthur si avvicinò e sgranò gli occhi, impreparato a quello spettacolo di gran festa.
"L'era del sangue e della paura di vostro padre è giunta al termine e ora il regno di Camelot sta per rinascere dalle ceneri del passato: lo vedete? Il popolo vi sta acclamando come re perché ha fiducia in voi e freme di speranza, attendendovi sotto il sole cuocente. La loro gioia splende più dei campi di grano, più dell'oro della vostra corona, più della mia magia: la vostra gente crede in voi e vi ama. Quindi non dovete temere... Sono certo che sarete un grande re.".
Concluse, la voce leggermente vibrante di emozione e le orecchie paonazze per l'imbarazzo.

Quelle parole ebbero il potere di placare l’agitazione fremente nel cuore di Arthur: appoggiò una mano sulla spalla esile di Merlin e serrò leggermente la presa, in un muto ringraziamento.
Il suo sguardo però era lontano, ipnotizzato dal popolo in festa.

Era giunto il momento.


***



Merlin si ritrovò a pensare che il futuro non fosse poi così avverso: al fianco di Gwaine e dei cavalieri più fidati di Arthur, sorrise fiducioso mentre osservava l'insegna reale danzare seguendo le note del vento.
Il colore rosso, protagonista al tempo di Uther, non era più adatto a Camelot.
Merlin sollevò una mano verso il cielo, mormorando un incantesimo con voce impastata dall'emozione: accompagnato dal coro di stupore del popolo, sulla bandiera del regno comparve l'immagine di un drago giallo dalle squame dorate.

Rappresentava magia e potere, prosperità e speranza.
Ed era  un piccolo atto di fede, per far capire ad Arthur che sarebbe rimasto al suo fianco, fino alla fine.

Il popolo esplose di entusiasmo, acclamando l'arrivo del principe: Merlin osservò Arthur concludere con passi decisi e temerari la sua ascesa al trono, il mento sollevato con fierezza, le spalle leggermente incurvate sotto il peso di una grande responsabilità.
Solo in quel momento Merlin comprese quanto il Destino fosse gravoso per loro e, nel suo cuore, vibrò la speranza che la sua avventura al fianco di Arthur iniziasse veramente da quel momento.

Si sentì prossimo alle lacrime quando, con la corona posata finalmente sul capo, Arthur cercò il suo sguardo, condividendo quell'attimo con lui: gli occhi di Merlin brillarono di felicità, riponendo nelle mani del re orgoglio, fiducia, affetto e frammenti della sua stessa anima.
I loro destini erano ormai intrecciati indissolubilmente: magia e prosperità avrebbero scritto un nuovo capitolo della storia di Albion.

Stavano per intraprendere una nuova avventura, verso la pace e la gloria.




Oltre la morte e il destino.






Note Dell'Autore

Mi sono sentita un po' Merlin nel descrivere l'incoronazione di Arthur: piena di orgoglio, col cuore palpitante di speranza e di fiducia.
...Spero di far provare lo stesso a voi lettori. XD
Ho reso il colore giallo simbolo di potere, di speranza, di magia: ho cercato di farlo divenire l'indiscusso protagonista del momento fatidico dell'incoronazione, citandolo in tutte le sue sfumature, dal grano all'oro.
Per quel che riguarda la scena iniziale, in cui si vede Merlin accovacciato a terra vicino ad assi di legno, è nata prendendo spunto dalla foto assegnatami per il contest. Sono veramente felice di essere arrivata seconda *_* spero che la fic piaccia a voi lettori! Magari... Fatemelo sapere! XD

Ecco qui intanto la descrizione del colore che ho scelto:



GIALLO
Il giallo è il colore più luminoso del test, dà un'impressione di leggerezza e di gaiezza. Il rosso denso e cupo è un colore stimolante; il giallo, meno denso e più leggero, è evocatore. Come il rosso, il giallo aumenta la tensione, aumenta i batti del polso e la respirazione, ma lo fa in modo meno regolare. Il giallo si riflette, irradia, la sua è una gaiezza impalpabile. Il giallo manifesta una personalità aperta e indica rilassamento o potere. Dal punto di vista psicologico, il rilassamento è una liberazione da tutti i problemi, da tutte le contrarietà. il giallo è il simbolo del calore del sole, della gaiezza, della gioia. la sua percezione sensoriale è il piccante, il suo contenuto affettivo una volatilità piena di speranza. A differenza di quella del rosso, l'attività del giallo è più incerta, e tende a mancare di coerenza. Il soggetto che sceglie il giallo può essere un turbine di attività, ma non lo sarà mai in modo continuativo. La scelta di questo colore indica un bisogno di possesso e di speranza o l'attesa di una felicità più grande. Indica anche la presenza di un conflitto nel quale il potere è sentito come necessario. Questo desiderio di felicità si manifesta in tutte le sue forme, dall'avventura sessuale alle filosofie illuminatrici ed è sempre indirizzato verso il futuro. Il giallo spinge in avanti, verso quel che non è ancora definito. Il soggetto prova il desiderio dì trovare una via d'uscita che gli consenta di rilassarsi, e rivela anche un suo certo lato superficiale, il gusto del cambiamento per il cambiamento, il desiderio di vivere altre esperienze. Come il verde, il giallo cerca l'importanza e la considerazione altrui, ma a differenza del verde, che è fiero ed indipendente, il giallo non è mai in riposo, ed è costantemente impegnato a perseguire le proprie ambizioni.


Posizione Seconda
Autore: Mistica (sul forum Mistica Eos)

Trama e Originalità: 15 punti
Grammatica ed Errori di battitura: 9.5 punti
Lessico e stile: 14 punti
Personaggi: 16 punti
Utilizzo immagine e Colore: 5 punti

Totale: 59.5/70 punti

Commento
La brevità del testo mi aveva in principio ingannato, facendomi credere che non sarebbe stata una storia profonda .
Mi sbagliavo.
Arrivata alla fine era come se un senso incontrastabile di pienezza mi avesse avvolta nel suo calore e mi facesse sentire più leggera e serena.
I pensieri di Merlin ti entrano nell’anima.
E la sua insicurezza velata d’amore (inteso come voler bene, nulla relativo al senso sessuale del termine) al principio, accompagnata dall’ammirazione, dalla speranza, dall’orgoglio rivolto a colui che ha accompagnato nel suo cammino, fino al momento in cui, acclamato dal popolo, sale al trono.
Le scene vengono magistralmente abbellite da uno stile limpido che a volte lascia alla trasparenza il ruolo principale e richiede al lettore di vedere la reale purezza delle scene, accentuandola con delicatezza.
Dopo le prime righe ero già piena della narrazione, accompagnata da ogni parola nel proseguire, senza che alcuna potesse sfuggirmi o avere un significato trascurabile.
I miei vivi complimenti per aver saputo rendere la scena in modo tanto toccante e realistico.





Vi ringrazio per esser giunti fin qui!
Aspettando impazientemente critiche e consigli,
la vostra

Miss





  
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