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Autore: Ilaja    20/11/2010    7 recensioni
Francia, Basso Medioevo. Un intrico di amori e sfumature fantastiche riempiono la testa di una fanciulla di ricordi, e dolori, e inquietudini. Mentre il marito affronta le bufere colorate di sangue per rivederla, Isabeau lo aspetta.
E lo pensa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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>>L’attesa

Isabeau sapeva che sarebbe tornato. Lo sapeva da quando si erano trovati l’uno di fronte all’altra, davanti all’altare, un anno prima. Lo sapeva da quando lo aveva guardato dritto negli occhi per la prima volta, un tempo così lontano che sembrava infinito, irraggiungibile; troppi ostacoli la dividevano da quei ricordi.

Isabeau sapeva che sarebbe tornato, ma aveva paura. Paura che tornasse, che tornasse ferito, che tornasse addolorato, mortificato, paura che soffrisse così come stava soffrendo lei. Perché sua moglie soffriva, e piangeva, e lo chiamava in sogno. Lui però non rispondeva mai.

La donna sfiorò con mano delicata la piccola curva che si affacciava sotto la sua veste. Era un timido semicerchio, dolce come lo era il padre. Isabeau avrebbe voluto già riempirlo di baci, quel piccolino che ancora non era cosciente, che portava così tanto di Ian dentro di sé, dentro di lei.

“Ian…”

Mancava da mesi, ormai. E Isabeau era sempre più confusa. Cosa avrebbe dovuto fare? Accettare tutto e godersi il suo ritorno? O trattarlo più freddamente, fargli rendere conto di quanto le avesse mentito, di quanto ora appariva sempre più diverso, con il passare del tempo, al suo ricordo?

Isabeau sapeva che, qualunque demone avesse a che fare con suo marito, non avrebbe intaccato l’amore che provava per lei, né quello che lei provava per lui. Eppure, quando soleva ritrovarsi da sola, distesa sul letto che una volta era anche il suo, il buio della camera diventava opprimente, e il cuore prendeva a battere con furia forsennata. Si sentiva fragile, spogliata dall’antico coraggio. Aveva bisogno di lui, della sua protezione, del suo corpo massiccio che le sfilava accanto, pronto a tenerle la mano, in qualunque situazione, in qualunque incubo capitassero.

Fuori, le bandiere si agitavano con violenza. Isabeau avvertì lo scontro dei tessuti contro l’aria gelida dell’inverno. Il fuoco scoppiettava, con un allegria estranea allo scombussolamento interiore della fanciulla. La cera delle candele che colava lenta la innervosì. Anche i passi delle ancelle sui tappeti, e pure il battere dei tacchi sulla pietra sorda.

L’insieme dei rumori solitari le vorticò in testa. Aveva bisogno della sua voce, del suo sorriso, della sua gioia.

La cera prese a colare più velocemente. Ora vedeva due linee di cera sciolta sotto la piccola fiamma del candelabro…no, erano tre…

Il fuoco si agitava tra i ceppi. I finestroni furono chiusi, ma il vento turbinava più velocemente. I battiti dei vessilli fuori erano irosi, pieni di angoscia. Il tappeto le stava sopra la testa…

Passi affrettati che battevano la pietra sorda.

Poi, il buio.

 ***

“Un brutto capogiro.”

“Si riposi, mia signora, tra un po’ starà meglio…”

“Vedrà, questo la farà sentire meglio.”

Isabeau ingoiò un liquido caldo, di un piacevole sapore aromatizzato. Rabbrividì sotto le coperte.

Il chiacchiericcio delle serve s’interruppe. “Su, lasciatela riposare…”

Una voce..

La sua?

“Isabeau.”

“Ian…”

Di nuovo buio.

 ***

Quando riaprì gli occhi, il sole inondava la stanza. Una figura snella le sedeva accanto. Isabeau riconobbe Donna, la sua amica più fidata, che le stava bagnando una pezza da riporre sulla sua fronte ardente. Si sentiva girare il capo; maglie di luce le vorticavano furiosamente davanti agli occhi.

“Ti sei svegliata” osservò Donna.

Isabeau annuì, spossata. Non riusciva a parlare.

Lei comprese. “Hai avuto un piccolo capogiro. Nulla di che, ma assieme alla febbre alta è stato piuttosto pericoloso, per una donna cagionevole come te. Comunque, ora è passato. Meglio se ti riposi.”

Stava per uscire, quando tentennò. “Sai, amica mia” disse, rivolgendole uno sguardo dolce e comprensivo. “Durante la notte hai invocato più volte il nome di tuo marito.”

Isabeau avvampò.

Lei ridacchiò. “Oh, non preoccuparti, c’ero solo io. Ma…”

La donna le rivolse un’occhiata curiosa.

Donna sospirò e la guardò, penetrante. “Voglio che tu stia tranquilla. Ian ce la farà, tornerà da te. Sai che quando si mette in testa una cosa, è difficile fargli cambiare idea.”

Isabeau sorrise al pensiero della sua testardaggine.

“Abbi fiducia in lui. So che sei spaventata, e che il ricordo di questo terribile periodo che stai passando ti rimarrà indelebile per molto anni a venire. Però, so anche che sei innamorata di lui. Lascia spazio più a questo amore che alla tua ragione.”

Isabeau annuì. Donna aveva ragione. Come sempre.

Il vento si era calmato. Le bandiere riposavano, ora.

Il sole splendeva pallido tra nuvole bianche di foschia.

Isabeau intravide tra quegli sprazzi di cielo un barlume argentato. Forse era ancora la febbre, forse un sogno che la rincorreva troppo spesso.

Però voleva dare ascolto a quel sogno.

Isabeau sorrise.

Sapeva che sarebbe tornato.

 


 Ciao a tutti!

Oggi mi sono trovata particolarmente ispirata, e volevo dedicare questa...sì, chiamiamolo "scritto", a un tema molto delicato. E chi mi segue sempre sa che ho un tendenziale romantico :3

Allora... sono sicura che voi ve ne siate resi conto, ma per chi, o per svista o per distrazione, non l'ha capito, l'episodio che ho voluto riportare lo potremmo porre nel periodo in cui Ian, nel secondo libro, nel tentativo di ritornare dalla sua amata Isabeau, si trova invischiato nelle guerre fra baroni inglesi, nell'Inghilterra medioevale ai tempi della Magna Charta Libertatum. Nei guai si trova anche Daniel, ed è per l'intento di liberarlo dal castello di Sir Martewall che Ian si trattiene in Gran Bretagna, sempre lontano dalla moglie, scopertasi incinta del loro primo figlio.

In seguito agli episodi che concludono il primo libro, Isabeau è venuta a conoscenza della verità su Ian: che viene da un altro tempo, da un'altra terra. Naturalmente, questa 'magia' viene ritenuta un'opera demoniaca agli occhi di una fanciulla del Medioevo, che però, domostrando grande coraggio e spirito indipendente, accetta il fatto, in nome dell'amore per Ian.

Le riflessioni, il piccolo capogiro di Isabeau e le sue sensazioni le ho volute mettere per chiarire lo stato d'animo di questo personaggio a mio avviso interessantissimo e molto accurato, creato in modo straordinario da Cecilia Randall.

A proposito. Colgo l'occasione di salutare lei (ho saputo che certe fanfic le legge! *-*) e la mia amica Erica, sua assidua fan che con la costante dose mattutina di complimenti alle sue opere, ha finito per contagiare anche me. E quando due ragazze come noi si mettono in testa di fare una cosa... e se quella cosa è vedere Cecilia...qualche chilomentro in macchina da Bologna a Modena non ce lo toglie nessuno! E nemmeno la cena saltata sarà motivo di tristezza!

Sorridendo al ricordo della presentazione di Gens Arcana... (Erica, ti sei divertita? xD)

E al pensiero che voi stiate leggendo l'ispirazione venuta fuori da quella presentazione....

Con immenso affetto

Vostra,

Chiara

 

 

  
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