Hermione
Draco
era tornato a casa da Hogwarts per le vacanze di
Pasqua, mentre fuori imperversava la guerra. Voldemort
era tornato più forte che mai, a quanto pareva e Silente era morto, ucciso da
quello stesso Piton che ora era diventato il preside
della scuola. Harry Potter, il Bambino che era sopravvissuto… be’, i più
dicevano che avesse paura e che si fosse nascosto attendendo solo il momento in
cui il Signore Oscuro l’avesse trovato.
L’umore
di Draco era peggiorato sempre più, dall’inizio della
guerra: a dire il vero, a Draco non sembrava di
avercelo più, un umore, perché tutto quello che provava era apatia.
Nessuna
paura, nessun coraggio, nessuna voglia di combattere, nessun tifo per gli uni o
gli altri. Semplicemente una grigia e pesante apatia che si rifletteva anche
nei suoi occhi spenti.
Quella
sera, però, qualcuno si presentò a casa Malfoy,
facendo accendere una scintilla in quegli occhi. Per qualche minuto, si
sentirono urla e schiamazzi fuori dalla porta; poi sua madre, Narcissa, andò ad aprire. A Draco
sembrò di sentire la voce di quel cagnaccio di Greyback
e immediatamente seppe che lui e quegli idioti dei suoi amici avevano catturato
qualcuno.
Magari
finalmente Potter.
Non
lei, pregò Draco.
Non
gli interessava che lei dovesse stare nascosta tutta la vita, che morisse in
guerra, che passasse al lato oscuro consegnando Potter… semplicemente, non
voleva vederla. Soprattutto, non voleva vedere nei suoi occhi il disgusto e
l’odio che lei di sicuro provava nei suoi confronti. Perché lei, la
perfettissima Hermione, nei suoi occhi, avrebbe
trovato solo paura, rimorso, dolore, vigliaccheria; il tutto ricoperto da uno
strato di incoscienza lattiginosa che solo lei avrebbe potuto sciogliere.
E
in quegli occhi sarebbe anche riuscita forse a vedere il rimpianto. Già, il
rimpianto che lo faceva stare sveglio tutte le notti, immaginando come
sarebbero state diverse le cose se lui le avesse svelato la verità, tempo
prima.
Se
Hermione avesse saputo che pensava a lei, quanto ci
pensava, come ci pensava e da quanto tempo. Immaginando e credendo che
avrebbero anche potuto fermare la guerra magica, loro due. Insieme. Forse lui
non si sarebbe fatto manipolare da Voldemort, avrebbe
trovato la forza di ribellarsi, magari… probabilmente sarebbe morto. O forse
no, ma in ogni caso sarebbe anche morto per dimostrarle qualcosa, per essere
degno di lei. Oppure sarebbe semplicemente cambiato tutto, ma questo lui non lo
poteva sapere.
C’era
solo ancora una cosa di cui era certo.
Strinse
la mano destra che teneva in tasca e sentire sotto le dita quel pezzo di carta
stropicciato e logoro lo fece sentire più sicuro.
La
sua profezia.
***
Erano
passati pochi giorni da quando aveva incontrato Hermione
per la prima volta. A quattro anni, Draco era già
abbastanza sveglio, ma era ancora un bambino e tendeva a credere a molte cose.
Così,
quando quella strana strega si era fermata un attimo a guardarlo giocare da
solo nel giardino di Villa Malfoy, lui inizialmente
aveva pensato che fosse una vera strega. Poi guardò meglio com’era vestita e
gli venne in mente che sua padre gli aveva spiegato che qualche (lurido) babbano fingeva di essere un mago, per avvicinarsi alla
loro razza superiore.
La
strana babbana travestita da strega però si era
avvicinata ancora al cancello nero che recintava l’imponente casa e l’aveva
fissata con uno strano sguardo.
Draco,
nonostante avesse saputo che non avrebbe dovuto farlo, si avvicinò anche lui.
La signora continuò semplicemente a guardarlo senza sorridere, con le
sopracciglia corrugate, come se fosse confusa. Poi, ad un tratto, sussurrò con
una voce profonda che non sembrava adatta a lei una semplice frase, che Draco non capì subito. Ciononostante, percepì quelle parole
come se gli avessero penetrato il cervello, come se avessero risvegliato una
parte di lui che era già lì, ma che era assopita.
Corse
verso l’ingresso della casa, salendo i pochi gradini che lo separavano dalla
porta con un solo balzo. Arrivato in cima, si girò verso la strada per guardare
un’ultima volta la strana signora, ma lei era sparita.
***
Draco
strinse più forte il foglio tra le dita. Pregando che non fosse lei.
Quel
giorno, 13 anni prima, il piccolo Draco era rientrato
in casa con il fiatone, aveva strappato una striscia sottile da un foglio di
pergamena che aveva trovato in giro e, come sotto un incantesimo, aveva
scritto:
“La figlia
di Menelao e di Elena:
lei sarà
la tua unica forza e la tua unica debolezza.”
Più
tardi, Draco aveva cercato e ricercato, si era
informato ed aveva scoperto come si chiamasse la figlia di Menelao ed Elena,
secondo la mitologia babbana.
Tredici
anni dopo, stringendo la mano a pugno come a voler schiacciare quel maledetto
foglio con sopra la sua stupida calligrafia infantile, Draco
pregò, scongiurò e pregò ancora che non fosse lei.
Poi,
lei entrò.
N.D.Summer
Ebbene, mie care… sono ancora qui! Se questo capitolo vi sembra assurdo considerate questo: è sabato sera e ho la febbre. Ora capite molte cose, eh? E vi ho risparmiato la drabble su Harry Potter e Macaulay Culkin! Non chiedete :P
Dunque, allora: siamo nel settimo libro (o settimo film, se preferite. Io però non l’ho ancora visto! -.-) ed è il punto in cui Greyback porta Harry, Ron ed Hermione a casa Malfoy, per consegnarli a Voldy. La storiella tra *** è successa pochi giorni dopo il capitolo precedente e ovviamente serve per capire come il giovane Malfoy abbia avuto la sua profezia, a cui tiene tanto.
Ovviamente la “figlia di Menelao ed Elena” si chiamava Hermione o Ermione, proprio come la nostra eroina!!!
Mi fermo qui, sento che potrei dire chissà quante altre stupidate. Commentate se vi va, che vi rispondo! :P
Ah, date anche un’occhiata a questo contest su HP…