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Autore: Bebbe5    21/11/2010    5 recensioni
Una breve riflessione sull'amicizia tra Holmes e Watson, ovviamente dal punto di vista del buon dottore. Il tutto, è condito con le parole di "The long and winding road" dei Beatles. La fiction partecipa al contest "The Beatles and Sherlock Holmes" indetto da ISI e Bellis
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Between friends'
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Note dell’autrice: ecco un’altra song-fiction per la mia serie. Devo ringraziare per l’idea ISI e Bellis che hanno indetto il concorso per il quale è nata questa storia. Spero che vi piaccia e che non sia troppo malinconica.

 

Non so se sia nostalgia dei vecchi tempi o semplice bisogno di avere ancora la sensazione della penna che, stretta tra le mie dita, sparge parole su un foglio di carta. Fatto sta che, nonostante la stanchezza ed il dolore alla schiena, conseguenze del mio viaggio nel Sussex, eccomi qui, seduto alla mia scrivania, a quest’ora tarda, a redigere un resoconto dei miei ultimi giorni prima che la memoria si offuschi.

Ti starai chiedendo, caro lettore, perché un sessantenne, con forti problemi di reumatismi e dolori cronici abbia intrapreso un simile tragitto. Se hai letto le mie opere, in cui narro le avventure vissute con il mio più caro amico, non necessiti certo di una risposta.

 

Proprio Sherlock Holmes, oramai ritiratosi a vita privata nella amena campagna inglese, mi aveva inviato una missiva che qui riporto fedelmente:

 

                                                                                                             18 luglio 1913

 

Mio caro Watson,

 

spero che siate in buona salute mentre leggete queste parole. E’ mio desiderio invitarvi, ovviamente senza alcun obbligo, a trascorrere il prossimo finesettimana nella mia residenza nel Sussex. Vorrei affidarvi un documento che ho scritto di recente su un’avventura a cui mi è capitato di prendere parte.

Spero che questa informazione vi convinca ad accettare.

                        

                                                                                           Sherlock Holmes 

 

Potevo forse rifiutare una simile richiesta? La curiosità, il desiderio di sapere in quale strambo caso si fosse imbattuto il mio amico potevano essere dei motivi più che sufficienti per farmi lasciare la tranquillità della mia casa. Tuttavia, è stata soprattutto la voglia di rivedere il mio ex coinquilino ciò che mi ha spinto a prendere armi, bagagli e reumatismi e a partire alla volta della campagna.

 

Durante il tragitto, mentre la vettura avanzava in mezzo al verde, ricordo di aver guardato la strada davanti a me: era lunga e piena di curve.

 

The long and winding road
that leads to your door,
Will never disappear,
I've seen that road before
It always leads me here,
leads me to your door.

Sarà stata la mia indole  di scrittore ‘eccessivamente romantico’ (come ama definirmi una persona che ben conosco), o forse solo la debolezza di un vecchio, comunque mi sono ritrovato a pensare quanto quella via, che mi stava conducendo dal mio grande amico, somigliasse a quella che ci aveva fatti incontrare per la prima volta. Uscivo da un percorso tortuoso, durante il quale avevo conosciuto la nostalgia, la sofferenza, la morte. Il giorno in cui ho incontrato Sherlock Holmes pensavo che, finalmente, avrei trovato un po’ di pace.

 

Quanto mi sbagliavo!

 

Da quel momento si sono succedute continue avventure.

 

The wild and windy night
the rain washed away,
Has left a pool of tears
crying for the day.
Why leave me standing here,
let me know the way

 

E’ ancora fresco il ricordo delle notti spese ad indagare, ad attendere, ad inseguire qualcuno, anche sotto la pioggia, con l’adrenalina che correva nelle vene, come acqua in un torrente di montagna. Già, la montagna, un’altra pietra miliare della nostra amicizia. Come dimenticare l’orrido abisso delle cascate di Reichenbach? Come dimenticare il pauroso mugghiare delle acque, vagamente simile a quello prodotto dalla pioggia che scroscia in una notte di tempesta?

 

Non stupirti di questo accostamento, caro lettore. Più di una volta, infatti, mi è capitato di svegliarmi di soprassalto, durante una bufera notturna, con gli occhi ed il volto bagnati di lacrime per aver visto il mio amico morire nel corso di un incubo. Non gli ero stato accanto, non l’avevo seguito e la mia strada era diventata tristemente diritta ma, soprattutto, separata da quella del mio più caro amico. La maggior causa della mia tristezza e della mia disperazione, però, era il fatto che non sapevo come ricongiungermi a quella via.

 

Many times I've been alone
and many times I've cried
Anyway you'll never know
the many ways I've tried,
But still they lead me back
to the long and winding road

 

Ho passato tre anni monotoni, bui, ma non ho mai perso la voglia di combattere e di vendicare, in qualche modo, il mio amico. Mi sono così buttato a capofitto in alcune indagini di polizia, affiancando Lestrade e cercando di emulare, seppur con scarsissimi risultati, il grande detective scomparso. Forse, inconsciamente, credevo così di avvicinarmi di più a quella strada che avevo perduto.

 

Alla fine, come tutti ben sapete, ci siamo ricongiunti e la mia via è tornata quella di sempre. Avventurosa, terrificante, ma terribilmente ed innegabilmente meravigliosa.

You left me standing here
a long, long time ago
Don't leave me waiting here,
lead me to your door

 

Non mi sono liberato molto in fretta del senso di inquietudine che mi assaliva, ogniqualvolta attendevo la chiamata del mio amico per prendere parte ad un caso mirabolante. Anche ora mi viene da ridere se penso all’incredibile tempismo che lui dimostrava, venendomi a svegliare, o comunque a ‘disturbare’, esattamente un attimo dopo che la convinzione che avrei passato una giornata o una nottata tranquilla aveva preso posto stabile nella mia mente.

 

Non posso dire che non me le andassi a cercare le avventure al suo fianco. Più di una volta, dopo due o tre mesi di silenzio, mi trovavo a recarmi di mia sponte a Baker Street, nella speranza di trovare qualche novità, qualche caso a cui prendere parte con il mio amico.

 

The long and winding road
that leads to your door,
You left me standing here
a long, long time ago
Don't leave me waiting here,
lead me to your door
lead me to your door

 

Ti chiederai allora, caro lettore, perché alla fine ci siamo divisi. Penso che la risposta stia nella parola vecchiaia, benché né io, né tantomeno il grande Sherlock Holmes riusciremo mai ad ammetterlo. Londra era diventata un nido di criminalucci che, non possedendo la mente diabolica di Moriarty, stavano mettendo a dura prova la pazienza del mio grande amico. L’unica cosa che sembravano possedere era una grande energia nelle gambe e, più di una volta, sia io che lui abbiamo rischiato di farci veramente del male durante un inseguimento, mentre tentavamo di dare un orgoglioso quanto stupido sfoggio della prestanza che, però, andava svanendo nei nostri corpi. Inoltre continuiamo a rimanere in contatto. Ogni tanto ci scriviamo e, finalmente, Holmes ha acconsentito a far installare un apparecchio telefonico nella sua casa. Che genio quel signor Bell – anche se ho sentito dire che ha soffiato l’invenzione ad un italiano, Maucci, Meucci, non ricordo.

 

Non voglio suscitare la tua pietà e la tua compassione, caro lettore. Sto solo esponendo i fatti così come sono. Per Giove! Sembro quasi il mio amico quando faccio certi discorsi. Purtroppo temo che, alla fine, abbia davvero fatto breccia nella mia mente e che non ci sia più via di scampo.

 

Ho paura, però, di essermi dilungato troppo sui miei ricordi e di aver abbandonato il filo del discorso principale. Questo non è frutto dell’influenza di Sherlock Holmes, quanto dell’età che avanza.

 

Dunque, dopo un viaggio di quasi sei ore – tragitto in treno compreso – sono giunto finalmente a destinazione. Il mio amico mi aspettava davanti al cancello della sua proprietà, un delizioso cottage vicino alla costa, con un grande giardino. Mi ha stretto calorosamente la mano e mi ha invitato ad entrare.

La casa era molto semplice, arredata con gusto, perfetta per ospitare un uomo solo, l’unica cameriera e, eventualmente, un paio di ospiti.

 

Abbiamo chiacchierato del più e del meno e, subito dopo cena, mentre fumavamo seduti in veranda sul retro della casa, ad ammirare il paesaggio dipinto con i colori del sole morente, mi ha consegnato il resoconto che lui stesso aveva intitolato La criniera del leone.

 

Ho dato immediatamente una rapida scorsa alle pagine ed ho scoperto così l’abilità di nuotatore di Holmes. Lui si è messo a ridere, non appena gliel’ho fatto notare, e mi ha detto che l’uomo è capace di ogni cosa, quando è in preda alla noia.

 

Una volta che l’ultimo raggio di sole è sparito dietro l’orizzonte, ci siamo ritirati per la notte.

 

Il mattino seguente, dopo aver consumato la nostra colazione, siamo andati a fare una passeggiata lungo la costa. Holmes mi ha mostrato i luoghi in cui si era svolto il caso, il cui resoconto avevo ricevuto la sera prima. Mi ha fatto anche vedere il percorso che seguiva ogni mattina nelle sue nuotate.

Forse era l’aria del Sussex, ma mi sembrava di vederlo molto più disteso, molto più incline a parlare e a scherzare di quando dividevamo gli alloggi a Baker Street. Mi sembrava cambiato, forse maturato, forse semplicemente più aperto verso il mondo.

Figuratevi il mio stupore quando, mentre ancora camminavamo sulla spiaggia, lui si è fermato di colpo e si è sbattuto una mano sulla fronte.

 

“Che sciocco che sono, Watson!” ha esclamato “non vi ho ancora presentato le mie amiche.”

 

Non so che faccia avessi in quel momento, ma, di certo, era non attonita, di più. Holmes, il grande detective misogino, aveva delle amiche?

Ho resistito alla tentazione di pizzicarmi il braccio per vedere se stessi dormendo.

L’ho seguito mentre, a passo svelto, tornava verso il cottage. Mi ha detto di aspettare fuori ed è entrato nell’abitazione, riuscendo a confondermi ancora di più: c’erano delle signorine in casa ed io non me n’ero accorto? O stavo perdendo colpi come ammiratore del gentil sesso o stavo veramente dormendo.

 

Lui è tornato fuori dopo qualche minuto con quelle che sembravano delle tute. Me ne ha offerta una e subito sono scoppiato a ridere, vedendo che era da apicoltore: mi ero scordato delle sue api. Lui mi ha sorriso di rimando, ovviamente aveva capito ogni mio pensiero come al solito. Ci siamo infilati le tute e lui mi ha portato a vedere le sue arnie, mostrandomi la sua tecnica di allevamento e facendomi un po’ di miele appena raccolto. Era davvero ottimo.

 

Mentre tornavamo al cottage, è riuscito a sorprendermi ancora una volta.

 

“Comunque, caro amico, i vostri pensieri non erano poi così errati. Ho trovato delle amiche tra le varie signore e signorine che abitano nei dintorni.”

 

L’ho guardato, convinto che quella volta mi stesse davvero prendendo in giro.

 

“Lei con le donne?” ho chiesto “No, non vi ci vedo proprio.”

 

“Caro Watson, lei dovrebbe conoscere la differenza tra ammirare ed essere ammirati. La mia reputazione mi ha preceduto e, non appena si è sparsa la notizia del mio arrivo qui, quelle sono piombate in casa mia come le api piombano su un prato fiorito a primavera. In giuste dosi, comunque, trovo la loro compagnia abbastanza sopportabile. A proposito, la mia governante – eccellente nel suo mestiere, ma poco dotata nel tenere il becco chiuso – ha sparso la voce del suo arrivo e sono stato costretto ad invitare alcune famiglie per la cena di stasera. Spero che non vi dispiaccia.”

 

“Assolutamente no” ho risposto felice “forse potrò finalmente scoprire cosa ci trovano in lei di così ammirevole.”

 

Holmes è scoppiato a ridere, ma non mi ha risposto. Evidentemente non lo sapeva nemmeno lui.

La cena di quella sera è stata molto piacevole, la tavola era piena di gioia e di allegria e, solo allora, caro lettore, ho capito qual era uno dei motivi per cui quelle persone amavano la compagnia del mio amico. E’ stato un ottimo anfitrione e, per quanto ho potuto sperimentare, anche un bravo cuoco, il pollo al curry, che lui stesso aveva preparato per l’occasione, era veramente ottimo.

Sembrava quasi che non avesse difficoltà a dimostrarsi un buon intrattenitore anche se, a cena ultimata e quando gli ospiti se ne erano già andati, mi ha rivelato che faceva ancora un po’ di fatica ad avere tanta gente intorno e, soprattutto a parlare del più e del meno senza aspettarsi particolare dimostrazioni di logica e intelligenza dai suoi interlocutori.

 

Alla fine della mia breve vacanza, ci siamo salutati con vigore e con la promessa di rivederci presto. Lui ha anche lasciato intendere che presto avrà di nuovo bisogno di me come suo assistente in un caso. Qualcosa di grosso si sta lentamente smuovendo in Europa ed il ministro inglese ha già richiesto il suo aiuto.

 

Sarà solo suggestione, ma io sento già l’adrenalina che scorre di nuovo nelle vene come ai vecchi tempi e, già da ora, nonostante la stanchezza, mi riesce difficile andare a coricarmi.

 

Tutti sappiamo che la vita è come una strada lunga e tortuosa, vero, caro lettore? L’importante è non perderla mai e soprattutto, aver qualcuno con cui percorrerla, che ci sostenga e che ci sia possibile sostenere.

Grazie a Dio, io ho trovato questa persona in Sherlock Holmes. Freddo, distaccato, petulante anche, eppure sempre presente e sempre pronto ad appoggiarmi. Un vero amico. Di questo, bada bene, non ho mai dubitato, ma è stato comunque bello averne la conferma durante la conclusione del tremendo caso della famiglia Garrideb.

 

Mi ritiro, sperando di prendere sonno. Mi ritiro, sperando che arrivi, puntuale, la chiamata del mio amico. Mi ritiro, ringraziando il cielo per avermi concesso l’onore di conoscere il più grande detective di tutti i tempi e la possibilità di percorrere con lui la lunga e tortuosa strada della vita.

 

FINE


Beh, non è esattamente quel che si dice un granché, vero? Ho buttato dentro un sacco di idee che mi venivano man mano che scrivevo.

Grazie per aver letto.

Bebbe5

 

  
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