Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: _Dubhe    21/11/2010    1 recensioni
Premetto che non scrivo da un bel pò, quindi scpero mi perdonerete eventuali sbavature o errori ortografici. Come suppongo gran parte di voi, sono rimasta scioccata dalla fine di TVD e, incapace di occupare il tempo in altro modo, ho cominciato a immaginare una storia utopistica di cui i protagonisti del telefilm fossero protagonisti. Premetto che ci sono spoiler fino all'episodio 1x22, la storia volgerà necessariamente in un senso unico che ha come cartello stradale [D/E].. claro?? Detto questo, divertitevi!!!
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Elena, ti prego, calmati! E’ andato in un bar, cosa sarà mai!”

La mora gettò l’ennesimo urlo esasperato. “Calmarmi, calmarmi? L’hai vista quella com’era vestita? Sembrava una maledetta.. ah! Non so nemmeno io cosa! E poi lui, come se fosse la cosa più normale del mondo mi fa Tesoro questa è Annie, Annie Elena.. penso che la porterò a bere qualcosa, non ci vediamo da tanto, non ti dispiace vero??

Finì con una perfetta imitazione della voce del vampiro. Chi era quella che poteva far sorridere Damon e farlo girare in tondo come un ragazzino qualsiasi? Perché si conoscevano, perché era venuta? Ah! Nemmeno quando c’era stata Lexi e lei stava con Stefan aveva provato una gelosia simile. Maledizione a quella Annie!
E poi un’idea geniale. “Bonnie, ho voglia di uscire. Andiamo?”


L’amica la fissò a metà fra l’esasperato e l’incredulo. “Uscire? Ma se hai appena ricominciato a camminare? E per andare dove poi?” Lo sguardo di Elena non aveva bisogno di spiegazione.

“Oh, Elena Gilbert, te lo impedisco! Andare a spiare quei due non servirà.”

“A te forse no ma a me di certo. E se non vieni ci andrò da sola, poi te la vedrai tu con Jenna e gli altri se mi succede qualcosa.” Era una minaccia bella e buona, le era anche riuscita niente male.

“Ok – concesse l’altra – ma almeno mettiti il ciondolo!”

Da quando era tornata dall’ospedale, per facilitare la sua esistenza a casa con Damon, aveva finito con il togliersi il ciondolo e non portarlo, lasciando che Bonnie se lo legasse al polso. Ma aveva finito con lo stringere un patto: Damon, e ovviamente Rick e gli altri, pensavano che ora che stava meglio nulla impediva a Katherine di tornare e finire il lavoro. Ovviamente lei pensava che la vampira non usasse tornare sui propri passi – considerato che ormai la credeva morta – ma per loro la prudenza non era mai troppa, soprattutto ora che non aveva più la protezione magica di Bonnie o quella di Isobel. La morte di Isobel ancora le pesava, e molto. Era stata parte della sua famiglia per breve tempo eppure si era legata alla vampira in mille modi diversi, era diventata un’amica ed una confidente oltre che una semplice creatrice e guardia del corpo. Le mancava, ed era difficile pensare che non ci fosse più. La stessa Bonnie sembrava aver superato meglio la perdita dei propri poteri, ed anche quello era un mistero.

“Ok, perfetto. Sganciami questo ciondolo ed andiamo.”

***

Il bar era praticamente deserto, cosa particolarmente strana per un venerdì sera. Forse il tutto era dovuto al periodo estivo, poiché tutti o quasi avevano deciso di prendersi una vacanza lontano da Mystic Falls e dal solito via vai. Se il sindaco era via con suo figlio, perché anche gli altri non potevano seguire il suo esempio?

La risata del vampiro si diffuse nell’aria, mentre la bionda seduta sulle sue gambe tracannava l’ennesimo bicchierino di bourbon. Aveva gusto, bisognava concederglielo. “Non provare a fregarmi, Annie. Quei maledetti serpenti erano dieci, non venti. Non eri ancora abbastanza potente per farne fuori venti. Era febbraio.”

“Bugiardo d’un Salvatore! – lo apostrofò lei, ridendo ancora più forte – Ma se ho dovuto salvarti il tuo bel sederino quella volta, e sono certa che fossero venti i serpenti!”

Risero entrambi, convinti che nessuno dei due avrebbe dato ragione all’altro. “E tu, streghetta, vuoi raccontarmi o no cosa hai fatto in questi ultimi.. quanto è passato?”

La bionda sorrise ancora. “Non tentare di fare il finto tonto, Dam, sai perfettamente quanto è passato. Dodici anni, esatti. Da allora beh mi sono dedicata a varie attività. Per la maggior parte i miei poteri sono serviti per cosucce piccole e ben retribuite, per un'altra parte del tempo cosette leggermente più grandi con un guadagno ben oltre il ben retribuito e infine.. cose enormi con guadagni enormi. Ho reso l’idea?”

“Sapevo di poter puntare su di te.. però ora scommetto che..” Alzò un sopracciglio, guardando la ciliegina del suo drink precedente. Lei, capendo all’istante, alzò gli occhi al cielo e prese quella benedetta ciliegina. Poi, fissandolo negli occhi, se la mise in bocca e, qualche istante dopo, tirò fuori la lingua con il gambo della stessa stretto a nodo. Il moro ammiccò ironico e lo prese direttamente dalla sua lingua.

Peccato che, proprio in quel momento, la porta si fosse spalancata per lasciar entrare Elena. Era tutto quel che desiderava vedere, e più di quanto potesse sopportare. Non rimase neppure il tempo di veder Damon girarsi e vederla di sfuggita: girò i tacchi e uscì dal locale tanto in fretta come era entrata. Il vampiro non la seguì.

***

“Non voglio scuse, Stefan. Chi cavolo è quella bionda e perché lei e Damon si conoscono così bene?”

Bonnie alzò gli occhi al cielo, distogliendosi un secondo dai suoi pomodori, mentre Stefan si limitò ad una delle sue occhiate lunghe, penetranti e sofferenti. Ma perché sembrava sempre un cucciolo in agonia quell’uomo?? Era talmente difficile essere arrabbiati con lui!

“Ne stai facendo una tragedia, Elena. – asserì calmo lui, incrociando le mani sul petto – Insomma Damon è pur sempre..”

“Stefan Salvatore! – urlò lei, in preda all’isteria – Se vuoi cominciare a farti perdonare per l’essere andato a letto con la mia sorellastra, per averci tutti traditi e per esserti schierato, anche se per una notte, con il nemico mentre io venivo tagliata a pezzetti al pensionato, questo è il momento giusto! Parlami di questa maledettissima biondina e non tralasciare i dettagli!”

Stefan, evidentemente colpito nel vivo, si limitò a scuotere la testa, cominciando a raccontare…

***

Boston, 1989

Il bar è immerso nella penombra, una vecchia canzone anni ’60 che strimpella dal jukebox all’angolo, i pochi clienti ancora rimasti che guardano il vuoto, persi nei loro pensieri, o sonnecchiano sul tavolo, una bottiglia di birra in una mano, un fazzoletto per aciugare la bava nell’altra. E’ il posto perfetto da cui prendere qualche sconosciuto, tirarlo fuori con un inganno e ucciderlo: è statistica. Bere da soli in un bar, alle tre di notte, indica o una totale follia, o una famiglia non presente o un brutto litigio, meglio delusione amorosa, e in qualsiasi caso nessuno che ti aspetti a casa. Perfetto, semplicemente perfetto.

Si era già cibato in verità, la cosa che ora lo interessava era un po’ più vicina alla sfera del desiderio, e non intendeva desiderio di un pollo arrosto o di AB positivo.. I suoi occhi scrutarono la stanza, in cerca di quello che realmente desiderava, e la trovò lì, seduta al bancone a poche sedie da lui. Non era ubriaca, eppure era stranamente triste; non era brutta, quindi era da escludersi una delusione amorosa, ma era giovane e, in quell’età, si tende ad amplificare i problemi con più fervore di quanto sia realmente necessario. Le si avvicinò con passo felpato, per poi posarle la mano con voluta pressione sul fianco, la bocca vicino al suo orecchio.

“Permettimi di rendere la tua serata un po’.. più.. divertente..”

Si sarebbe aspettato qualsiasi reazione, qualsiasi, ma non che lei si sarebbe voltata, l’avrebbe guardato negli occhi, così verdi i suoi e neri quelli di lui, e avrebbe semplicemente avvicinato le sue labbra al volto di lui, assaporando il liquore che la sua bocca da predatore ancora conservava. Voleva essere conquistata,la ragazza. Non c’era nemmeno bisogno di soggiogarla, era una cosa rara eppure piacevole.

“E quindi, direi che devi essere molto stupida o molto.. ehm, per farmi venire da te.”

“Puoi andartene esattamente come sei entrato, dalla porta. Avevo bisogno di compagnia e, mi pare, che anche a te non dispiaccia. Tu, io, entrambi che vogliamo divertirci, entrambi liberi stasera. Dov’è l’impedimento?”

Non era da lui contestare quando una donzella si offriva così di buon grado. Posò la giacca sul tavolino e, mentre i suoi occhi indugiavano sul proprio riflesso nello specchio – che narcisista! – notò dei cristalli, allineati sulla mensola alle sue spalle. Non erano cristalli comuni, non erano semplici pietre dai colori vividi e luccicanti. Erano amuleti.. e, se quelli erano amuleti, lei doveva essere..

Con un movimento fulmineo la raggiunse alle spalle, buttandola sul letto e stendendosi sopra di lei, le sue mani che premevano come manette sulle sue. “Vuoi dirmi niente, streghetta? – cantilenò malizioso – O forse devo usare le maniere brusche?!”

Lei, stranamente, non si spaventò, ma semplicemente prese quel gesto come rabbia e impazienza dovute al desiderio. Non c’era paura nei suoi occhi, vide il vampiro, e neppure sorpresa.. era come se seriamente non capisse di cosa lui stesse parlando. Nessuno era in grado di fingere in questo modo, neppure la fattucchiera più brava. Sorrise, sentendosi sciocco per la sua paranoia, e si avventò su di lei, come una belva sulla sua appena catturata preda..

***

Era mezzanotte passata. Il bar di Bree era pieno come al solito. L’aveva conosciuta anni prima, all’Università, quando ancora pensava che sarebbe diventata un medico. Ma la medicina non le si addiceva proprio come una biancheria di cotone stonava su una bella ragazza. Lo zio era morto appena aveva completato gli studi e lei, senza perdere tempo, aveva deciso di prendersi il bar a carico: da allora quella bettola era diventato un posto confortevole, quasi piacevole in verità. Entrò, sorridendo spavaldo quando capì che la proprietaria l’aveva visto. Ma non ebbe tempo di salutarla: sul bancone, accanto a Bree, notò una ragazza che conosceva da meno tempo ma che, malgrado tutto, ricordava alla perfezione.

“Annie? Non posso crederci.. sei qui? Il mondo è piccolo…”

La salutò con un bacio sulla guancia, pericolosamente vicino alla bocca, per poi salutare Bree in modo molto più personale. “Allora, cosa ci fa questa biondina da queste parti? Credevo di averla lasciata a Boston.. come vi conoscete?”

Bree si limitò ad un sorriso diabolico “E’ bello vedere che, ogni tanto, anche tu tesoro perdi colpi. E’ una strega, non te l’aveva detto? Beh, ha un grandissimo potenziale e non voglio che vada sprecato, intendi?”

“Non sia mai che Damon Salvatore non capisca qualcosa..”

Tutti e tre si voltarono, per osservare chi aveva parlato: sulla soglia c’era una ragazza, lunghi capelli biondi, giacca di pelle e occhi ironici. Il moro si lasciò scappare un ringhio: era l’amichetta di suo fratello. Che ci faceva lì anche lei? Ah, Bree..

“Non voglio litigi, ragazzi, non qui.. con le vostre scariche di adrenalina finireste con il ridurre il bar in briciole.. evitiamo, vi va?”

“Io non alzo le mani su una signorina, a meno che non sia lei a chiedermelo..”

“Al diavolo, Damon. Non fosse per Bree sai che fine avresti fatto?”

“Già, mi saresti saltata addosso e mi avresti staccato la testa.. la prima parte mi piace, se vuoi possiamo anche discuterne..”
Lexi non era una che ci andava leggero, non riusciva a sopportare per molto tempo le offese, anche se ironiche e di poca importanza come quelle; poi, in più, l’odio che provava per quel viscido di Damon non era nulla, era logico che lo odiasse dal profondo e ogni scusa fosse buona per litigare.. Gli afferrò il polso con una mano, la gola con un’altra, gli occhi improvvisamente scuri come la pece. Accentuò la stretta, vedendo con piacere che lo sguardo del moro non era più tanto beffardo e cominciava a faticare per respirare. Ah, certe soddisfazioni non sono nemmeno lontanamente descrivibili.. Eppure, mentre quel momento di gloria la invadeva come una carica di adrenalina, una scossa elettrica molto potente la investì, costringendola ad allontanarsi di botto da lui.  Non capì inizialmente cosa l’avesse provocata ma poi, vedendo la bionda che la guardava con occhi fissi e i pugni stretti, capì che Bree non era l’unica strega con cui avere a che fare in quel bar. Sorrise, senza scomporsi.

“Vedo che anche le piccole streghette barbie sanno giocare. Non me ne dimenticherò, dolcezza. Bree, credo che berremo qualcosa insieme un’altra volta.. c’e troppa gente stasera..”

Gettando un’ultima occhiata all’uomo ai suoi piedi, si limitò a sorridere, prima di uscire nel buio di Atlanta.

Damon, ancora incredulo, fissò le iridi scure sul volto di Annie: gli aveva appena salvato la vita..

***

Il risveglio più dolce è quello sotto i raggi di un sole di primavera, le lenzuola stropicciate, una fantastica ragazza accanto a te. Beh, Annie non era solo una ragazza, ora che ci pensava attentamente, anzi era molto di più. Si erano incontrati casualmente a Bristol, lui era lì per un festino interessante, lei per un lavoro. Da quel poco che aveva potuto capire – non che gli interessasse più di tanto comunque – aveva cominciato ad usare le sue doti magiche per fare delle scaramucce piccole, insignificanti, e farsi ovviamente pagare. Era sveglia, oltre che incredibilmente sexy. Quando l’avevo conosciuta, a malapena avrebbe detto fosse maggiorenne, con quegli occhi sperduti e quelle treccine bionde. Adesso era una donna, adulta, con gonne corte e vertiginosi stivali alti, giacca di pelle nera e nessuna inibizione a frenarla dal dormire con un vampiro vecchio di 150 anni. Si, perché lei sapeva, lo sapeva bene chi era lui e a quale mondo apparteneva. Ma le stava bene, e a lui stava bene lei.

“Beh, allora posso finalmente sapere chi sei, Damon Salvatore?”

Lui sorrise ironico. “Il mio nome lo conosci, e la mia storia puoi fartela raccontare da chi lo conoscono, non che siano in molti intendiamoci.”

“Ci sarebbe Bree.:” – azzardò lei, facendo dei cerchi sui suoi addominali scolpiti. Lui non lasciò morire il suo sorriso e continuò a parlare con voce calma, suadente e ammaliante.

“Lei mi è stata utile un tempo, ma ormai non è così. Siamo buoni amici comunque. Ma la sua potenza magica non è abbastanza..”

“Per cosa? – azzardò lei, per poi mordersi immediatamente il labbro – Ignorami, non sei costretto a rispondere.”

Stranamente, una volta tanto, Damon voleva rispondere: era come se conoscesse quella ragazza da abbastanza tempo per poterle confidare tutto. E poi, non meno importante, lei era una strega, piacere e dovere erano due cose che, se unite, formavano un’accoppiata perfetta. Chiuse piano gli occhi.

“Mi sono innamorato, una volta. Il suo nome era Katherine, era la ragazza più bella che avessi mai visto: era spiritosa, brillante, intelligente anche. Ma aveva qualche difetto: era prepotente, spesso egoista, ma era perfetta ai miei occhi, non sono riuscito a togliermela dalla mente neppure dopo tutti questi anni…”

Fece una pausa teatrale, prima di proseguire, accarezzando distrattamente i capelli di Annie. “Ecco, il guaio è che, malgrado io la rivoglia, lei è chiusa in una cripta, maledetta da una strega 150 anni fa,e per riportarla indietro. Bree avrebbe voluto aiutarmi.”

“E lo vorrei tanto anch’io.. – mormorò commossa la ragazza, girandosi verso di lui – Ma non sono capace Damon, scusami. I miei poteri non sono forti abbastanza per darti una mano.. non ancora, almeno.”

E ti pareva. Inutile anche questa, sexy ma inutile..

“Però ti prometto questo.. – proseguì lei – Se mai, un giorno, dovessi avere bisogno di me, io ti aiuterò, dovunque io sia e qualsiasi cosa io stia facendo. La riavrai, Damon, rivedrai Katherine ancora una volta, e nulla ti impedirà di stare con lei..

***

1993 – San Francisco, Hotel

Caro Damon,

ti scrivo queste righe da una costa ombrosa nel sud della Russia, vicino al Mar Nero. Il tempo qui non è certamente quello che adesso c’è in California, mi piacerebbe essere li. Spero che il mio messaggio ti arrivi in tempo – sai, non sono ancora molto pratica con questa magia dei messaggi a distanza, e spero che il testo non ti arrivi frammentato. Beh, comunque ho rintracciato il vampiro che mi avevi chiesto e, non temere, avrà quel che si merita. Per il resto no, non ho ancora trovato un modo corretto per l’incantesimo quindi dovrai accontentarti dei miei servizietti, anche se mi fa piacere farli. Non so tra quanto ci rivedremo, ma spero che resteremo sempre in contatto. Per trovarmi.. beh, trova una strega e saprai dove sono. Ci sarà un giorno in cui ti aiuterò con il tuo incantesimo, Katherine sarà libera e tu felice.

Con infinito affetto, al più caro amico
Annie.

***

“E, in sintesi, direi che è tutto – finì Stefan – A larghe linee..”

Lanciò un’occhiata dubbiosa verso Elena, cercando di decifrare la sua espressione. Era impossibile capirla. Aveva le mani strette a pugno e gli occhi fissi davanti a se: e così Annie e Damon erano molto legati, aveva avuto ragione su di lui, Annie era la sua copia al femminile, logico che trovassero un modo per comunicare, che a lei era del tutto sconosciuto.

“E così.. sono perdonato?” – chiese speranzoso ma dubbioso Stefan.

La ragazza sembrò destarsi tutto d’un tratto. “Al diavolo! Fuori di qui, Salvatore, tu e tuo fratello siete due animali e non voglio vedere voi e i vostri canini per il resto della mia vita! Argg!”

Si infuriò, tentando di alzarsi, dimenticandosi del tutto del suo piccolo infortunio al piede, e si ripiegò sul divano con un gemito di dolore, stringendosi la gamba con ambedue le mani. Faceva ancora molto male, troppo male.

Tornò a guardare Stefan. “Tu non c’entri.. ma in questo momento potrei ucciderti pur sena volerlo..”

Il ragazzo si alzò, stranamente sorridente. “Non eri così gelosa quando stavi con me..” – sbuffò divertito, per poi scansare agilmente un cuscino lanciatogli da Elena. Salutò Bonnie con un cenno e se la svignò.

Bonnie si focalizzò sull’amica.. cosa passava ora nella mente di Elena?

“Dammi il telefono, chiamo Matt..”

“Matt? Elena.. non credo sia una buona idea.. e per fare cosa poi?”

“Uscirci! – fece con fare ovvio la ragazza, le braccia incrociate sul petto – Farò sapere a quel vampiro d’un Salvatore che non è l’unico uomo su cui possa contare!”

“E’ crudele fare questo a Matt, Elena.. – sottolineò decisa Bonnie, guardandola storto. – Non se lo merita, e lo sai.”

“Anch’io non merito un sacco di cose. Ma, se proprio dobbiamo giocare, giochiamo..”


Spazio autrice, alias moi ù.u

Aggiornata finalmente, contenti? Non sarà il migliore dei capitoli ma, almeno, sta progredendo la storia, che vi preavviso ho finito di pensare, quindi si tratta solo di mettere le parole nero su bianco. Perchè ci ho messo tanto? Provate a tenere il ritmo con il mio ultimo anno di liceo e ne riparliamo, vi va?? xD

Beh, alla prossima e, come sempre, ditemi cosa ne pensate..

Un bacio a tutti! Kat.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: _Dubhe