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Autore: Bec77    23/11/2010    2 recensioni
Sofia era una bambina strana, non solo per il suo atteggiamento: i suoi occhi erano grandi, color della giada, e i suoi capelli lunghi, lisci e lucidi come l'onice; la sua pelle era perlacea, così chiara da sembrare trasparente. Molte volte sua madre, quando entrava nella stanza per rimboccarle le coperte e la vedeva investita dalla luce lunare, la scambiava per un fantasma.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La regina dei cristalli
Regina dei Cristalli

Capitolo I

Sofia era una bambina sempre ammalata. I medici non sapevano spiegarsi il perché, e ogni volta che la madre li chiamava e chiedeva se c'era soluzione loro alzavano le spalle e scuotevano la testa; guardavano quella bimba così gracile nel suo lettuccio, ignara di tutto e sorridente, con occhi lucidi.
Sofia guardava sempre fuori dalla finestra, mattino pomeriggio e sera. Sembrava attendere qualcosa, sempre ferma immobile in quella posizione. La madre la guardava e piangeva, scuoteva la testa e usciva dalla stanza senza far rumore. Sofia non la chiamava mai indietro, sapeva che la mamma soffriva anche solo a guardarla. La bimba si era arrangiava, sapeva ormai cavarsela da sola.
Sofia non aveva bisogno di mangiare o bere. La madre le preparava sempre un pasto caldo e dei grandi bicchieri di latte, che posava sul comodino a fianco del piccolo letto. Ma così come li metteva lì la mattina, alla sera li ritrovava.
Sofia era una bambina strana, non solo per il suo atteggiamento: i suoi occhi erano grandi, color della giada, e i suoi capelli lunghi, lisci e lucidi come l'onice; la sua pelle era perlacea, così chiara da sembrare trasparente. Molte volte sua madre, quando entrava nella stanza per rimboccarle le coperte e la vedeva investita dalla luce lunare, la scambiava per un fantasma. Doveva trattenersi per non lanciare un urlo.

“Mamma?” chiamò un giorno. La bimba aveva una voce così sottile che la madre credette di aver udito solo uno spiffero di vento. Si girò: Sofia la stava guardando con i suoi occhioni febbricitanti.
“Dimmi, tesoro.”
“Posso uscire?”
La madre la guardò stupita. “Sei ammalata, tesoro. Faresti meglio a stare sotto le coperte.”
La bimba la guardò con un'espressione corrucciata per un attimo, salvo poi arrendersi e tornare a guardare fuori dalla finestra.

Sofia parlava raramente. Dopo quell'episodio, però, in breve tempo la bimba parlò più di quanto avesse fatto in sei anni di vita. Erano continue domande sull'esterno, sul mondo.
Un giorno accadde qualcosa: la madre di Sofia, mente la bimba si stava facendo un bagnetto nella tinozza, svuotò l'unico cassetto del comodino. Trovò delle pietre: grandi e piccole, brillanti e opache, e tutti di mille colori diversi. Le prese in mano senza crederci, senza riuscire nemmeno a parlare. Le pietre più grandi erano tutte di giada, e fra di esse c'era persino una pepita d'oro.
“Che cosa hai fatto?!”
La donna si girò. Dietro di lei c'era Sofia, avvolta in un asciugamano ormai vecchio, con i lunghi capelli gocciolanti e gli occhi pieni di lacrime; la sua faccia era trasfigurata dalla paura e dallo stupore. Quando si girò, la madre trovò solo una cosa da chiedere, con un filo di voce.
“Dove le hai prese, Sofia?”
La bimba non le rispose. Invece, ella corse e s'inginocchiò, raccogliendo tutte le pietre preziose in pochi istanti. Le ripose con cura all'interno di un fazzoletto bianco, chiudendolo con un nodo stretto, accurato. Poi le abbracciò, come se fossero il suo tesoro più grande. E pianse.
   
 
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