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Autore: Harianne    25/11/2005    4 recensioni
Certe volte 'la morte' (come se avesse una personalità) sceglie di ucciderti in anticipo, altre di farlo in ritardo.
Il mio lavoro, e quello di molti altri, è quello di rimediare a questi ultimi casi.
Se qualcuno ti farà mai la domanda "Meglio Morire, o Vivere Uccidendo?", prima di rispondere pensaci molto bene..
Potrebbe dipenderne il tuo futuro...
Specie se a domandartelo sono io, o qualcuno che non hai mai visto in vita tua.
A proposito, il mio nome è Rachel Simpson, piacere!
(questa è la prima, di certo non in ordine cronlogico, di una serie di oneshot.)

Avvisi: Non ci sono scene particolarmente cruente, ma si parla della morte con un certo egoismo
Genere: Commedia, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo Serie: A.A.A. Cercasi Cadavere
Titolo One-Shot: Professione: Commerciante.
Tipo di Storia: Serie di Oneshot
Autore: Harianne
Genere: Originale
Rating: PG13.
Riassunto:
Certe volte 'la morte' (come se avesse una personalità) sceglie di ucciderti in anticipo, altre di farlo in ritardo.
Il mio lavoro, e quello di molti altri, è quello di rimediare a questi ultimi casi.
Se qualcuno ti farà mai la domanda "Meglio Morire, o Vivere Uccidendo?", prima di rispondere pensaci molto bene..
Potrebbe dipenderne il tuo futuro...
Specie se a domandartelo sono io, o qualcuno che non hai mai visto in vita tua.
A proposito, il mio nome è Rachel Simpson, piacere!

(questa è la prima, di certo non in ordine cronlogico, di una serie di oneshot.)


Avvisi: Non ci sono scene particolarmente cruente, ma si parla della morte con un certo egoismo
Soundtrack consigliata: Gli album Comalies e Unleashed Memories dei Lacuna Coil

Contatta l'autrice: harianne_at_tiscali.it (sostituire _at_ con @)



Parlami,
il tuo silenzio parla dentro, non resisterò.
Un'attimo,
nel tuo voto sento che, io non ce la farò.
(Comalies - Lacuna Coil)




Rachel Simpson bussò alla porta della casa con il battente e si guardò attorno, tutta la casa, rifletteva Rachel, mostrava l'appartenenza di chi la abitava ad uno stile di vita non troppo lussuoso, ma nemmeno troppo basso. Già la porta di legno massiccio, pitturata di bianco e con il battente in ottone lucido, mostrava una certa cura. Il giardino non faceva che aumentare questa impressione di ordine e precisione, con le sue siepi ben tagliate, i fiori ben annaffiati, l'erba tosata tutta in modo uguale; in generale, tutta l'abitazione sembrava molto ordinata, e la zona dove era situata, una delle migliori della città, faceva pensare che di affitto non costasse poi così poco.
Appena la porta si aprì Rachel si esibì in uno dei suoi migliori sorrisi da affabile commerciante porta a porta, e quando la figura di un bell'uomo di mezza età apparve sulla porta attaccò a parlare.
" Buon Pomeriggio. È lei il Signor Anders?" La voce squillava gaiamente, come quel suo sorriso onnipresente impostato per l'occasione.
" Si, sono io. Ci conosciamo?" chiese l'uomo piuttosto freddamente. Rachel, abituata a catturare ogni particolare, notò subito che nonostante fosse in casa propria indossava ancora la giacca e la cravatta che probabilmente portava a lavoro, e quasi certamente era tornato da poco tempo.
" No, non ho il piacere di conoscerla, ma devo parlarle ugualmente" continuò a sorridere affabile, sotto lo sguardo perplesso dell'uomo, e gli porse la mano " Rachel Simpson, piacere".
" Piacere mio. Posso sapere cosa vuole? Se è qui per vendere, non compro nulla…" affermò Anders, che evidentemente si stava spazientendo.
" No, no! Non voglio venderle nulla, devo solo parlarle… posso?" e Rachel, passando abilmente tra lo stipite della porta ed il signor Anders, entrò in casa con Nonchalance. Si diede una veloce occhiata quando passò davanti ad uno specchio sistemato nel corridoio, senza farsi notare da Anders, e controllò che nulla della sua persona fosse fuori posto.
Almeno fino alla fine del colloquio la sua apparenza da ragazza affabile, seria e solare doveva reggere.
Una volta seduta in una poltrona del salotto, davanti al sig. Anders, continuò a guardarsi attorno.
Anche l'interno, ordinato e abbastanza di classe, non tradiva l'impressione che si era fatta guardando l'esterno dell'abitazione.
" Dunque… cosa voleva dirmi?" chiese finalmente Anders. Rachel con il solito sorriso affabile non fece altro che ignorare la domanda e prendere una foto incorniciata, che faceva bella mostra di sé sulla mensola del caminetto, che ritraeva una bambina bionda e sorridente su di una spiaggia.
" È sua figla? Quanti anni ha?" chiese. Supponeva che tenesse molto a quella bambina, la foto era al posto d'onore, quindi Rachel pensò che non avrebbe avuto problemi a parlarne.
" Si, è mia figlia, ma quella è una foto piuttosto vecchia…" ed Anders assunse quello sguardo adorante che hanno tutti i padri verso le loro figlie " Ora ha quasi 15 anni, dopotutto".
Rachel allora annuì e, approfittando del momento, continuò quello che doveva fare - ovvero, raccogliere informazioni su questo sig. Anders.
" E la madre?" si guardò attorno, invece del sorriso sfavillante da mercante (il sorriso di chi riesce a convincere il fuoco a comprare della cenere, insomma) assunse un'altrettanto ben studiata aria genuinamente perplessa. Non c'erano né foto ne altro, in quella casa, che mostrassero altro che la figlia ed occasionali scatti del sig. Anders, o del sig. Anders insieme alla figlia.
" In Francia con il suo nuovo marito" sospirò Anders, per poi riprendere un'espressione corrucciata. Forse si era reso conto di essere andato un po' oltre, nel discorso familiari e simili, con un'estranea. Di nuovo, Rachel lo precedette.
" Dunque" disse la ragazza, lisciando con aria professionale la gonna del tailleur "Passiamo al motivo per cui sono qua, vuole?"
" Dica". Sospirò l'uomo, ormai abituato al modo di fare di Rachel, che prevedeva l'interrompere chiunque parlasse. Questo ovviamente solo quando era sul Lavoro - e quello che stava facendo, per Rachel era qualcosa di molto simile al lavoro.
" sig. Anders, lei dovrebbe essere morto da almeno due settimane" disse Rachel seccamente, sempre con quello squisito sorriso sulle labbra. Come al solito, quando dava notizie del genere, la reazione iniziale era sempre una certa dose di sbigottimento.
" C-cosa?" stava infatti esclamando Anders.
Dopo lo sbigottimento, veniva fuori l'incredulità.
" Sta scherzando, vero?" esclamò l'uomo, come previsto. Rosso in faccia, dopo essere passato ad una tonalità di pelle piuttosto sul bianco andante.
" Affatto, sig. Anders. Sarebbe uno scherzo di cattivo gusto." Sorrise Rachel, sempre dietro la sua maschera di tranquilla serenità e con quel sorriso smagliante in faccia. Costruito ad arte, ovviamente, non certo genuino.
E dopo lo sbigottimento veniva, prevedibilmente, la rabbia. Di solito a quel punto Rachel doveva stare attenta a scoppi di violenza improvvisi, e aveva riscontrato che spesso proprio le persone della stessa età di Anders diventavano piuttosto violente.
" Ma lei è pazza o cosa? Se ne vada da casa mia o…" e Anders, prevedibilmente, si alzò in piedi quasi minaccioso. A quel punto Rachel decise che forse era arrivato il momento di smettere di fingere di essere la mercante porta a porta, e molto velocemente alzò la mano a palmo aperto e fece uno di quei gesti che da quando doveva fare quello che stava facendo in quel momento - andare a dire alle persone che sarebbero dovute morire, e possibilmente ucciderle lei stessa pena la sua, di morte - riuscivano a calmare gli animi altrui.
" Si sieda" disse in tono autoritario, e l'uomo ubbidì senza dire parola, quasi ipnotizzato. In effetti poteva trattarsi di una forma di ipnosi, quella di Rachel.
" Mi dica l'indirizzo di sua moglie" chiese fermamente. Sebbene le iniziasse a fare male la schiena, dove aveva un taglio che di tanto in tanto tornava a far male, quando aveva i casi di gente che doveva esser morta ma non lo era.
Rachel scrisse su un foglio l'indirizzo e lo mise in tasca, e poi liberò Anders da quell'ipnosi.
" Cosa..?" l'uomo sembrava piuttosto smarrito " … parlava sul serio?" chiese, di nuovo, all'indirizzo di Rachel, che di nuovo calma annuì.
" Sono seria, sig. Anders." Rispose serenamente. La non avvenuta morte di Anders non le faceva né caldo né freddo, per lei era solo un caso in più. O moriva lui, ammazzato da lei o in qualunque altro modo, o veniva ammazzata lei al posto suo; le cose stavano così, alla fin fine si trattava di sopravvivenza.
" Se dovevo essere morto allora come mai non lo sono?" chiese l'uomo in un tono non proprio dimesso come voleva farlo apparire. L'arroganza che è intrinseca nella natura dell'uomo si mostrava in quel momento anche in lui.
" Perché lei ha un protettore un po' troppo forte" rispose tranquillamente. Prevenendolo di nuovo dal porre le domande, poi, continuò la sua esposizione con calma.
" Lei non lo può vedere. Io si. Si fidi" sorrise, calma. Ai suoi occhi quell'uomo era sempre stato abbracciato da un'altra figura, una figura che le era anche molto familiare.
Finalmente la riconobbe. A quel punto si alzò in piedi molto lentamente e fissò lo sguardo in un punto dietro alle spalle del sig. Anders, che a quest'ultimo sembrava piuttosto vuoto.
In realtà Rachel stava comunicando con quella figura che abbracciava l'uomo.

- Rob? Perché proteggi questo qua?

Chiese piuttosto perplessa Rachel. Robert - al secolo Rob - era uno di quelli che faceva il suo stesso "lavoro" fino a poco prima. Solo che era morto perché non aveva voluto far fuori la persona che doveva uccidere.. un comportamento piuttosto sciocco, almeno secondo gli standard di Rachel; lei voleva vivere a qualunque costo.

- Credi che abbia scelta, Rachel? Da una parte della barricata o dall'altra le cose non cambiano.. me lo sono ritrovato tra capo e collo.. non fosse che ovviamente non ho più un collo..

Era vero. Chi stava dalla parte della barricata di Rachel, i cosiddetti "falciatori", quando alla fine moriva veniva semplicemente spostato nei Protettori. Una sorta di contrappasso Dantesco prima di tornare nuovamente in vita, e combattere contro i propri stessi compagni non doveva far bene al buon umore di una persona. Non c'era possibilità di scelta, una volta scelta una strada c'era anche l'altra. A parte per le rare persone che venivano tenute in vita in quel modo (uccidendo) senza una loro scelta. In quel caso era decisamente differente la questione

- Sempre il solito spiritosone. Io devo farlo fuori questo sai?

- Lo so… sono obbligato a contrastarti, lo sai

- See, see… compreso

Non che a Rachel desse problemi la situazione; Robert era già morto, non poteva certo ucciderlo finché era un Protettore. E non si creava il problema di uccidere quell'uomo o non ucciderlo, perché voleva rimanere in vita, lei. Aveva scelto di vivere quando avrebbe dovuto essere morta, e la vita altrui era il prezzo che pagava, non era altro per lei. Un prezzo.

Lo scambio di battute tra Rachel e Robert era durato poco più di 10 secondi, ed in quei 10 secondi il signor Anders era rimasto a guardare Rachel tentando di capire cosa volesse fare, erano quasi le tre del pomeriggio e lui doveva andare a lavoro, altrimenti l'avrebbero licenziato… non gli importava molto delle farneticazioni di quella Rachel Simpson, ma continuava a pensare ogni minuto di più che fosse pazza, se non peggio.
Quando poi smise di guardare nel vuoto e fissò quello sguardo così mielosamente cordiale su di lui e parlò, la sua considerazione della sanità mentale di quella donna diminuì ancora di più, anzi, non sapeva come mai non riusciva a buttarla fuori di casa sua, ogni volta che ci provava si ritrovava a sedere nella poltrona a parlare amabilmente con quella pazza.
" C'è un'ultima cosa, signor Anders… io devo ucciderla"
Questo aveva detto.
"C-cosa?" Oramai non ce la faceva più, con uno scatto si alzò, arrabbiato. Era deciso a dirgliene quattro a quella ragazzina, gli era caduto il classico velo rosso di rabbia davanti agli occhi.
Come osava?

"C-cosa?" classica reazione, quella che ebbe in quel momento il sig. Anders, si alzò di scatto in piedi e, la faccia rossa come un pomodoro, iniziò a dare letteralmente di matto. Rachel sospirò affranta, pensando che dopotutto molti altri avevano almeno avuto il buon gusto di morire con un po' di classe. Anders invece sbraitava. E tentava alternativamente di strozzarla e di fuggire dalla casa, qualche volta tentava anche di prendere il telefono e chiamare la polizia… in quel frangente a lei non restava che decidere di cosa farlo morire, il suo preferito era l'infarto fulminante, pulito e veloce, senza tanti spargimenti di sangue e nemmeno tanto dolore.
Con calma flemmatica aprì nuovamente il palmo della mano sinistra e portò indietro il gomito, e poi spinse in direzione del petto del sig. Anders.
Incontrò un po' di resistenza, Robert faceva il suo dovere e la ostacolava, ma lei non aveva affatto voglia di doverci provare di nuovo daccapo con quell'Anders, affatto.
Così poco dopo Anders giaceva a terra morto.

- Te l'ho ammazzato, visto?

Sogghignò Rachel all'indirizzo di Robert, la figura evanescente stava in piedi davanti a lei guardando il corpo del suo ex protetto con una certa dose disappunto, aveva perso il lavoro dopotutto.

- Vedo, vedo. E la figlia?

Rispose da parte sua Robert, umanitario come al suo solito, anche da morto. Era di certo una persona che non si smentiva mai.

- Biglietto infilato nella cassetta della posta per la Francia, comprato con i contanti del sig. Anders.

Detto questo frugò nelle tasche dei pantaloni del sig. Anders e tirò fuori il portafoglio ben fornito, prendendo tutto l'ammontare, che per fortuna doveva bastare per un biglietto aereo. Lei di certo non voleva metterci del suo, gli aveva già fatto un favore ammazzandolo. Guardò Robert e sospirò, notando la sua espressione corrucciata.

- Ti spiace per il tuo ex protetto? Gli ho risparmiato una non voluta vita come la mia… dovresti esserne felice, no?

Anche questo era vero. Se non avesse ucciso Anders, lui stesso avrebbe dovuto tenersi in vita come faceva lei, e visto che a Rachel non dispiaceva affatto continuare a vivere per un po' e magari morire di vecchiaia, e supponeva che ad Anders, uomo di saldi principi, dispiacesse uccidere gente per vivere, gli aveva fondamentalmente fatto un favore.

Robert non rispose ma guardò di nuovo lei, poi il cadavere, infine la salutò con la mano e scomparve. Tanto si sarebbero incrociati di nuovo di sicuro.

**

La sera stessa nella cassetta della posta di quella casa in cui rimaneva un solo occupante, per giunta minorenne, apparve un biglietto aereo per la francia, accompagnato da biglietti per le ferrovie francesi. Una testimone disse che li aveva imbucati una ragazza piuttosto anonima con una coda alta e i capelli castani e ricci, un paio di jeans, una felpa e scarpe da ginnastica.
Uguale a mille altre che passavano per la strada ogni giorno, insomma.
L'unico particolare che la testimone si ricordava perfettamente erano due occhi verdi da gatto e tante lentiggini, altro non le veniva in mente perché ogni volta che provava a ricordare vedeva i due occhi da gatto e si dimenticava nuovamente l'aspetto di quella ragazza; questo fu quello che la donna disse alla polizia e che venne scritto a verbale.

In un quartiere vicino a quello dove abitavano gli Anders, una ragazza in Jeans, Felpa, Scarpe da Ginnastica, coda alta con capelli castani e ricci, occhi verdi da gatta e molte lentiggini saliva le scale per entrare nel suo appartamento, quando fu fermata dalla vecchia signora che abitava nell'appartamento davanti al suo.
" Rachel, hai sentito? Pare che Anders, quello che lavorava alla fonderia, sia morto d'infarto…"
" Buona sera, Giovannina! Oh… non lo sapevo, quando è successo?"
" Oggi, a casa sua, pare… dicono che è colpa dei turni alla fonderia, sai cara.. così giovane.."
" Davvero! Sono cose che succedono, al giorno d'oggi… con tutta quella roba chimica e quel calore.."
" Vero, vero. Ai miei tempi non succedeva! A proposito.. quel taglio sulla schiena ti è guarito?"
" Si, non si preoccupi signora Giovannina! Era solo un'irritazione della pelle"

Rachel girò le chiavi nella toppa ed entrò in casa, tirò fuori dalla tasca dei jeans il resto dei soldi di Anders e li mise in una cassettina dove teneva i soldi guadagnati con quel "lavoro", togliendoli a chi non ne aveva bisogno.
Dopotutto, lavorando solo di mattina guadagnava poco, anche lei doveva pur vivere, no?


  
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