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Autore: Kuro Nekomiya    26/11/2010    8 recensioni
Trasposizione di una poesia dalla realtà a TMM. E' troppo strana da commentare, quindi, leggete! ^O^
Genere: Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Contrasto

 

 

 

 

 

"Rosa fresca aulentissima, donna che entri nella gioventù, ti

coccolano tutte le donne, nubili e maritate; salvami da questo fuoco, se è

la tua volontà; per te non ho riposo né di notte né di giorno, perché

penso solo a voi, madonna mia" Disse lui inginocchiandosi di fronte alla sua amata.

 

 

"Tu soffri per me, perché sei in preda alla follia. Potresti rompere il

mare, seminare i venti, raccogliere tutte le ricchezze di questo secolo:

mai potresti avermi a questo mondo; piuttosto mi taglio i capelli e mi 

faccio suora." Minaccia la dama stizzita voltandosi di schiena.

 

 

"Se ti tagli i capelli, sarebbe meglio che io muoia, perché facendoti

suora io perderò il mio piacere e la mia felicità. Quando passo sotto le

tue finestre e ti vedo, rosa fresca di giardino, ad ogni ora mi dai un buon

conforto: facciamo in modo che si congiunga il nostro amore." Dice lui più accorato.

 

 

"Che il nostro amore si possa congiungere non voglio che mi piaccia;

se qui ti trova mio padre cogli altri miei parenti, stai attento che non ti

raggiungano, perché essi sono molto veloci. Come ti è stata favorevole la

venuta, ti consiglio che ti guardi intorno quando te ne vai." Rispose lei tagliente, scuotendo la chioma rossa.

 

 

"Se i tuoi parenti mi trovano qui, cosa mi possono fare? Io ci metto

una difesa di duemila augustali*: così tuo padre non mi potrà toccare

nemmeno se possedesse tutto l’oro che si trova in Bari.

Capisci, bella, quello che intendo dire?" Disse rassicurante lanciandole un occhiata languida sull’ultima frase.

 

 

"T…Tu non mi lasci vivere né la sera né il mattino! io sono una donna

molto preziosa, come l’oro finissimo! Se tu potessi donarmi tante

ricchezze quante ne ha il Saladino**, e aggiungervi quelle che il Sultano

possiede, non mi potresti nemmeno toccare la mano."  Affermò con sicurezza anche se indietreggiando, alzando di un poco la gonna del vestito.

 

 

"Molte sono le donne che hanno la testa dura, ma l’uomo con le sue

parole le domina e le avverte a pensarci bene: e tanto gira loro intorno e

le sollecita, finché le ha in suo potere. Una donna non si può salvare

dall’uomo: stai attenta, bella mia, se non vorrai pentirtene." Replicò questa volta sorridendo malizioso, puntando le iridi ambrate nelle sue.  

 

 

"E di cosa dovrei pentirmi? Che io fossi uccisa piuttosto che qualche

onesta e onorata donna possa essere ripresa o rimproverata per colpa

mia! Ieri sera ti ho visto passare sotto la mia finestra correndo senza

fermarti. Se vuoi, puoi andare più piano, canterino: tanto, a me le tue

parole non piacciono affatto."  Pronunciò con enfasi teatrale come a nascondere qualcosa.

 

 

"Quanti sono i colpi che mi hai dato al cuore, quando ci ripenso,

ogni volta che esco fuori di casa! A questo mondo non ho ancora amato

una donna quanto amo te, rosa invidiata: e credo bene che tu mi sei

stata destinata!"  Reagì lui prendendola per i fianchi.

 

 

"Se ti fossi destinata cadrei dall’alto della mia condizione, perché le mie

 bellezze sarebbero mal affidate nelle tue mani; ma se questa disgrazia

dovesse accadermi, piuttosto mi taglierei le ciocche ed entrerei come

suora in un monastero, prima ancora che tu possa toccarmi il corpo."  Esclamò mentre rapida tolse le mani dalla sua vita con ben poca grazia.

 

 

"Se tu ti farai suora, donna dal viso chiaro, vengo anch’io al

monastero e mi faccio frate: pur di vincere le tue resistenze in questa

prova lo farò volentieri. Così con te potrò stare la sera e il mattino: devo

proprio a tutti i costi farti mia e averti in mio dominio."  Assicurò soddisfatto leccandosi le labbra.

 

 

"Ohimè tapina e misera, quale cattivo destino ho io! L’altissimo Gesù

Cristo è completamente adirato con me; mi ha fatta nascere per farmi

imbattere in un uomo che ha una condotta e un modo di pensare

blasfemo. Cerca su questa terra, che è molto grande: e troverai una

donna più bella di me."  Disse con un brivido cercando di farlo desistere.

 

 

"Ho cercato in Calabria, Toscana e Lombardia, in Puglia, a

Costantinopoli, Genova, Pisa e in Siria, Germania e Babilonia e in tutta

la Barberia: da nessuna parte ho trovato una donna tanto cortese come

te, perciò ti ho scelta come mia sovrana".  Affermò, questa volta rubandole un bacio sulle sue dita di seta, ma subito staccandosi.

 

 

"Poiché tanto ti sei affaticato nella ricerca, ti rivolgo una preghiera:

che tu vada a chiedere la mia mano a mia madre e a mio padre. Se essi

si degneranno di concedermi a te, portami nella chiesa del monastero e

sposami davanti alla gente; e poi farò tutto ciò che mi comanderai." 

Farfugliò lei arrossendo cedendo finalmente alle lusinghe di lui.

 

 

"Ciò che dici, vita mia, non serve proprio a niente; di tutte le tue

parole ormai non faccio nemmeno più conto; hai creduto di fare la

superba, ma non ne hai la forza; e così t’ho dato la botta finale, il colpo

di grazia. Dunque, se proprio vuoi, continua ad essere una villana." 

Ribatté distaccato, incrociando le braccia come a fare l’offeso.

 

 

"Nessuna paura mi metti, io resto nella sicurezza

inattaccabile del mio forte castello; stimo le tue parole ancora meno di

quelle che dice un bambino. Se non ti levi e te ne vai di qua, proverei un

grande piacere se tu venissi ucciso."  Rispose la dama con tono superbo tradendo il suo pensiero precedente.

 

 

"Dunque, vorresti, vita mia, che io fossi ucciso? E allora se proprio

debbo essere ucciso, o sfregiato, io non mi muoverò di qua, se prima non

avrò colto il frutto che si trova nel tuo giardino: lo desidero sempre, la

sera e il mattino". Esclamò guardandola profondamente.

 

 

"Quel frutto non lo hanno avuto né conti né cavalieri; molti lo hanno

desiderato, giudici e marchesi, ma nessuno lo ha mai potuto avere, e per

questo se ne sono andati molto arrabbiati. Intendi bene quel che voglio

dire? Valgono meno di mille onze i tuoi averi." Affermò lei distogliendo lo sguardo cercando di non sbilanciarsi.

 

 

"Molti sono i tuoi pretendenti, ma bella, non mi disprezzare,

se prima non mi provi. Se il vento cambia e soffia favorevole a

 prua e mi permette di raggiungerti sulla spiaggia, ti devo ricordare

 queste parole: questa mia anima mi duole assai." Proferì lui serio.

 

 

"Se tu non ti levi e te ne vai, con la mia maledizione, i miei fratelli ti

trovano in questa casa, e allora io potrò ben vedere che tu ci perderai la

vita, perché mi sei venuto a tentare colle tue proposte: né parente né

amico ti deve portare aiuto."  Rimbeccò aggressiva cercando di difendersi.

 

 

"Io non posso ricevere aiuto né da amici né da parenti: sono

straniero, mia cara, fra questa buona gente. Ora fa giusto un anno, vita

mia, che mi sei entrata nella mente. Da quel giorno io sono ferito

d’amore."  Disse ma questa volta sincero con occhi pieni di dispiacere.

 

 

" Anche se mi giurassi sul Vangelo che sarai mio marito, non potrai

avermi mai a questo mondo; piuttosto mi getto nel profondo del mare."

Reagì Ichigo facendo la preziosa.

 

 

"Se tu ti getti nel mare, donna cortese e fine, io ti seguirò per tutta

la marina, e dopo che sarai annegata, ti troverò distesa sulla spiaggia;

solo per raggiungere questo scopo: con te mi devo congiungere e

peccare." Ammise Kisshu ammiccando prima di tornare serio e

aggiungere: "Se non appagherai questo mio desiderio, smetto di cantare

e di farti la corte. Acconsenti, donna mia, fa’ che ti piaccia, perché lo

puoi ben fare! Anche se tu ancora non m’ami, sappi che io molto ti amo,

 e mi hai preso così come si prende un pesce all’amo."  Sussurrò stringendola al suo petto mentre ella s’imporporava in viso.

 

 

"Io so che tu mi ami e anch’io ti amo con tutto il cuore, paladino.

Su,ora vai, torna qui domani mattina, se farai ciò che ti dico,

t’amerò di cuore buono e fino. Questo ti prometto io senza menzogna:

tieni la mia parola, perché mi hai in tuo potere." Sorrise la rossa

intrecciando le dita a quelle del suo amante.

 

 

"Proprio per quello che tu mi hai detto, mia cara, per nulla al mondo

mi muoverò. Piuttosto,: soddisfa il mio desiderio, amica bella, perché

l’anima col cuore mi si sta consumando." Pronunciò tutto d’un fiato sfiorandole la schiena.

 

 

"Mio signore, poichè me l’hai giurato, io sono tutta un fuoco, sono

alla tua presenza e da voi non mi difendo. Se ti ho disprezzato, abbi

pietà, a voi mi arrendo. E andiamo a letto, finalmente, perché questo ci è

donato dal destino..." Sussurrò avvicinandosi alle labbra di lui.

 

 

“Sei audace…bambolina.” Bisbigliò rubandole un bacio e svanendo con lei.

 

 

 

 

 

 

*Gli augustali sono monete d'oro fatte coniare da Federico II di Svevia

**E’ stato un condottiero e sultano dell’attuale Iran

 

 

Spazio dei commenti ù.ù

BUONGIORNO!!! >ω< Come va? Vi chiederete da dove mi è venuta questa idea pazza…bene vi rispondo subito….abbiamo analizzato una poesia a scuola  che si chiama appunto Contrasto, di Cielo d’Alcamo…e appena ho letto la parafrasi mi sono resa conto di quanto le battute assomigliassero al rapporto tra Kisshu e Ichigo…e allora eccola qui..U_U Oddio…Kisshu  Ichigo nel medioevo…ma ve li immaginate? XD Kisshu morirebbe sul rogo per lussuria! XD Ho cambiato alcune battute, ma in modo impercettibile…mentre ne ho eliminate altre fuori luogo…So che è un po’ particolare ma spero vi sia piaciuta! ^^ Aspetto recensioni..

A presto

Kuro ♥ 

 

 

 

 

  
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