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Autore: LionHeart_    28/11/2010    169 recensioni
«Oh mio Dio» disse Joanne con un filo di voce «Ma che scherzo è questo? Tu… tu non puoi esistere.»
«Io?» fece Harry. Ancora una volta Joanne sussultò. Era terrorizzata.
«Oh, andiamo, J.K. Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, credi davvero che non sarei venuto a farti visita?»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fino alla fine

Spazio autore:  

Avete mai immaginato un incontro tra J.K. Rowling e Harry?

Io sì.

One shot scritta di getto, completata proprio due minuti fa. Spero vi piaccia.

Fino alla fine

La città di Edimburgo era sommersa da una cascata d’acqua.

Pioveva. Pioveva da giorni e giorni, senza sosta. Il cielo era illuminato di lampi e scosso da tuoni. Le strade erano vuote.

Per la prima volta da giorni, allo scoccare della mezzanotte, la pioggia cessò di colpo. Il silenzio piombò sui quartieri che sembrarono improvvisamente più bui.

E in quel silenzio penetrante, l’unico rumore che si riusciva a distinguere era un tac-tac-tac leggero e discontinuo. Proveniva da una finestra. La finestra di una lussuosa casa in centro, l’unica luce accesa a quell’ora.

Joanne era davanti al computer, fonte di quel tremolio e scriveva. Batteva le dita sulla tastiera per alcuni istanti, poi si fermava, rileggeva, cancellava e riscriveva. Andava avanti così da giorni.

I suoi occhi erano stanchi, ma la sua mente lavorava frenetica.

Mancava poco.

 

«Non avrai problemi» mormorò Ginny.

Harry la guardò e distrattamente abbassò la mano a sfiorare la cicatrice a forma di saetta.

 

La donna tirò un respiro profondo. Il momento era arrivato.

L’aveva previsto da mesi, da anni. Aveva aspettato quel momento, avrebbe immaginato cosa sarebbe successo dopo. Il cuore iniziò a martellarle in petto e la stanza iniziò a vorticare.

Ristabilita la calma, Joanne si concentrò. E ancora una volta, le parole le vennero dal cuore.

 

«Lo so»

La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava tutto bene.

 

Pensò milioni di volte di cambiare quella frase, la riscrisse, poi la cancellò, poi la riscrisse ancora. Ma niente le sembrava tanto perfetto, tanto commovente, per dire addio a Harry Potter.

Distolse gli occhi dallo schermo e si passò le dita sugli occhi. Le scoppiava la testa, non riusciva a pensare ad altro che È finita, è finita, è finita. Quelle parole rimbombavano nella sua testa e riecheggiavano come all’interno di una cattedrale.

 

«Gran finale, eh?»

 

Joanne sussultò violentemente. La voce che proveniva dalle sue spalle fece una risatina. Spaventata a morte, lentamente si voltò, pronta ad urlare.

Quello che vide la lasciò senza fiato.

Un ragazzo alto, magro, con i capelli neri e gli occhi verdi. Indossava un paio di occhiali rotondi, attaccati con dello scotch. I suoi occhi erano verde smeraldo e lì, nascosta tra la frangetta nera ribelle, c’era una piccola cicatrice a forma di saetta.

Harry Potter era lì, davanti a lei, e sorrideva.

 

«Oh mio Dio» disse Joanne con un filo di voce «Ma che scherzo è questo? Tu… tu non puoi esistere.»

 

«Io?» fece Harry. Ancora una volta Joanne sussultò. Era terrorizzata.

«Oh, andiamo, J.K. Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, credi davvero che non sarei venuto a farti visita?»

«C-come?»

Harry si avvicinò al computer e prese posto accanto a Joanne.

Sono stanca, scrivo senza interruzioni da tre mesi, è normale che io abbia le allucinazioni si disse la scrittrice cercando di trovare un senso a tutto quello che stava succedendo.

«No, Jay, non hai le allucinazioni.»

«Tu..tu leggi nel pensiero?»

Harry rise di nuovo. Rideva proprio come Joanne aveva sempre immaginato.

«Io vivo nei tuoi pensieri, Joanne. È lì che sono nato, cresciuto, ed è lì che vivrò per sempre.»

Joanne lo guardò meglio, davanti alla luce emanata dal computer. E si stupì di quanto Harry fosse straordinariamente uguale a come lei l’aveva creato. I lineamenti, il fisico, il modo di muoversi, tutto come aveva immaginato lei. La perfezione era tale che quell’allucinazione, o qualsiasi altra cosa fosse, non poteva che provenire dalla sua testa.

Harry si guardò alle spalle. C’era un poster del film di Harry Potter e L’Ordine della Fenice.

«L’ho sempre pensato che quel tipo non mi somigliasse per niente.»

«Anche io»

Joanne lo guardò ancora. Avrebbe voluto toccarlo, per sentire se era reale.

«Harry… cosa ci fai qui?» chiese balbettando.

«Mi sembra ovvio. È arrivato il momento di salutarci per sempre.»

Lo sguardo di Harry si posò sulle ultime righe scritte al pc. Joanne annuì.

«Ne è passato di tempo da quando ci siamo conosciuti» continuò lui. Lei era ancora paralizzata, incredula e spaventata. Poi di colpo, decise di assecondare quella situazione surreale.

«Tu mi hai salvato. Grazie a te, la mia vita è cambiata.»

«Non è vero, Jay. Sono io che devo ringraziarti. Senza di te non sarei neanche esistito, in un certo senso sei stata tu la mia vera madre.»

«Forse dovrei… scusarmi…per avertene fatte passare così tante.»

«Oh, non devi. In fondo mi sono divertito, in tutti questi anni. Anche se…»

«Se…?»

«Beh… quel Basilisco mi ha traumatizzato. È stata la cosa più spaventosa che io abbia mai visto, forse anche più di Voldemort stesso.»

«Dici? Uhm, forse hai ragione… farti affrontare un Basilisco a 12 anni è stato un po’ esagerato.»

«Anche con il Torneo Tremaghi ci sei andata pesante, però.» Harry rise.

«Volevo qualcosa di epico. E poi al terzo anno eri stato fin troppo tranquillo, avevi bisogno di qualche altro problema… e quale problema migliore se non il ritorno di Voldemort?»

«Però Joanne, ascoltami… devo proprio dirtelo…»

Ci fu una pausa.

«Sirius potevi anche risparmiarlo. Come anche Fred… Mio Dio, hai idea di come stia Ron adesso? E Ginny? E tutta la sua famiglia?»

Una lacrima solcò il viso di Harry Potter.

«Mi… mi dispiace» disse Joanne con un groppo in gola «Le guerre portano delle grandi perdite. Grandi ed importanti. È per questo che la gente dovrebbe smettere di combattere, è per questo che non dovrebbero esserci mai più membri dell’Ordine contro Mangiamorte. Buoni contro cattivi.»

«Mi mancherà. Mi mancheranno, tutti loro.»

«Anche a me. Non è stato facile scrivere quelle parti, te l’assicuro.»

«Oh, non preoccuparti, lo so. Io c’ero.»

«Come sarebbe a dire “c’eri”?»

«Questo. Io sono sempre stato con te, da quando hai scritto per la prima volta il mio nome su quel pezzo di carta in quella caffetteria. Ti seguo da allora. Quando tu scrivevi io mi mettevo in un angolino, nascosto, e in silenzio vivevo tutte le avventure e assaporavo tutte le emozioni che avevi deciso di donarmi.»

«Adesso dovrai continuare senza di me.»

Harry annuì.

«È finita, Harry. Ho smesso di raccontare le tue storie, da stasera. Domani il libro entrerà in stampa, e sarà la tua ultima occasione per entrare nel cuore dei miei lettori.»

«Lo so. Sarà dura senza di te, J.»

«Anche senza di te sarà difficile. Non me la ricordo neanche la mia vita di prima. È come se tu fossi nato insieme a me.»

«Forse è così. Chi può dirlo? In fondo ho sempre vissuto nella tua testa.»

Ci fu un lungo momento di silenzio. Joanne e Harry non sapevano esattamente come dirsi addio, come porre fine alla loro grandissima avventura insieme. Nessuno dei due.

«Puoi… puoi farmi un favore?» disse Joanne timidamente. Harry annuì.

«Vai a trovarli… tutti quanti… mostrati a tutti loro, permettigli di vederti. Ringraziali, fagli capire che, se loro non ti dimenticheranno, la storia di Harry Potter non avrà mai fine.»

«Non posso» disse Harry e improvvisamente sembrò molto più piccolo dell’età che dimostrava.

«Ognuno di loro ha un Harry nel cuore. Ognuno di loro mi ha immaginato e disegnato in modo diverso. Io sono stato un pezzo della loro infanzia, della loro vita. Sono arrivati al punto di sentirsi personalmente coinvolti nella Battaglia di Hogwarts, anche se fisicamente non erano lì. Hanno pianto, riso, urlato di gioia e di dolore, avuto voglia di strappare quelle pagine, avuto voglia di urlare Avada Kedavra a qualcuno. E ora tutto questo è finito, tra qualche mese sarà tutto finito. E i tuoi lettori soffriranno.»

«Me ne rammarico. E ancora di più, mi rammarico del fatto di non poter fare nulla per fermare tutto questo. Non posso scrivere della tua vita per sempre, tu lo sai.»

«Forse qualcosa la puoi fare.»

Joanne aprì un documento vuoto.

Poi accadde qualcosa di magico. Harry posò le sue mani su quelle della scrittrice, le loro quattro mani si fusero fino a diventare soltanto due. E le mani, insieme, iniziarono lentamente a scrivere.

 

E a te, se sei rimasto con Harry

Proprio fino alla fine.

  
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