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Autore: Lady Antares Degona Lienan    29/11/2010    0 recensioni
Lei alzò lo sguardo su di lui: l'aveva sempre tenuto basso.
I suoi occhi erano fatti d'oro, quello stesso oro che gli stava offrendo per ucciderla.
Era lui. C'era lui, riflesso nei suoi occhi. Lui guardò quell'oro sparso negligentemente per terra e lasciò che l'indecisione marciasse sulla sua intraprendenza.
Probabilmente in uno scontro diretto avrebbe avuto la meglio. Si chinò verso terra e afferrò il sacchetto di malagrazia. « Un mese. » ribadì.
Mayura Shimotane continuò a fissarlo, quegli occhi vuoti che lo inseguivano tenaci come fantasmi. « Un mese. Grazie. »
[ Prima classificata al concorso indetto da Suzako ]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Angel [Masquerade]
Meet The Girl
- Capitolo I -

 

 

 

 

 

 

 

Una piccola goccia di the schizzò fuori dalla tazza e macchiò il suo kimono bianco in corrispondenza dei pettorali. Sasuke abbassò lo sguardo, infastidito dalla lieve sensazione d'umido contro la pelle.

« Tu devi essere l'ANBU di Konoha. »

« Sono io. Gazza mi manda a dire che accetta - che noi accettiamo - l'incarico. »

L'uomo davanti a lui sorrise reclinando la testa verso destra. Male, pensò il ninja. A Konoha inclinare la testa in direzione opposta al cuore non era mai considerato un buon segno: indicava una persona cattiva, dall'animo impuro. Anche Itachi aveva sempre avuto quella cattiva abitudine - e sua madre cercava sempre e costantemente di correggerlo, sia durante gli allenamenti, sia durante le giornate trascorse nella villa. Alla fine, non era servito a niente. Con quella predisposizione ci nasci. Con la voglia di fare del male, anche.

« Sono estremamente contento. Si tratta di una persona che mi ha sempre dato più di un problema, e che da un paio di mesi era completamente sfuggita al mio controllo. »

« Cosa intende per sfuggita al suo controllo? E' un soggetto violento? »

Mizu scoppiò a ridere inaspettatamente. « Forse mi sono espresso scorrettamente. Quella - indicò la macchiolina sul kimono bianco - è sfuggita al controllo della ragazza che ha servito il the. Il "soggetto", come dici tu, sarebbe spiegabile solo con una teiera che si sfracella per terra. »

Sasuke non demorse. « E' violento? »

« E' violenta, certo. Ma ha la sua stupida logica ninja che la obbliga a comportarsi secondo una serie di codici e codicilli che la rendono sciocca, oltre che prevedibile. »

Il moro strinse le mani a pugno, senza nemmeno curarsi di nascondere il suo gesto di stizza. Stupide regole ninja, certo. Tutto quello che lo sosteneva, tutto quello per cui tirava avanti. Quello e i suoi fantasmi, l'unica trasgressione a quei codici che aveva imparato a memoria tanto tempo prima, quando ancora non sapeva dare loro un significato, se non in vista della sua vendetta. Un ninja non mostra mai le proprie emozioni: dunque lui uccideva senza rimorsi, e nemmeno si curava di chiudere gli occhi quando lo faceva.

« Nonostante il suo essere sciocca e prevedibile, pare vi stia causando parecchi problemi. », commentò con fare noncurante. Ricordava la notte che era seguita alla battaglia contro Itachi, alla sua vittoria definitiva, quando aveva alzato gli occhi e aveva pensato d'essere finalmente libero. Non gli era rimasto niente: niente a cui aggrapparsi, niente per cui andare avanti. Niente, se non quell'insieme di regole che erano rimaste salde e fedeli nonostante tutto. Poi erano giunti i fantasmi, una sorta di scappatoia da quella trappola giuridica in cui si era volontariamente gettato. I rigurgiti dei sentimenti, delle emozioni giungevano ore, giorni, addirittura mesi dopo l'omicidio che aveva compiuto. Ma alla fine arrivavano sempre. Erano la sua convinzione, la sua ancora di salvezza: così Sasuke sapeva che, nonostante tutto, non era solo un ammasso di formalità e pensieri razionali. No; lui sapeva provare emozioni.

« Non sta a te, dirmi cosa sia successo prima della tua venuta. »

« Ma sta a lei farlo. Devo sapere a cosa vado incontro. » disse lui.

« Sei un ninja. Arrangiati con il poco che sai. » fece per alzarsi. La katana si poggiò con leggerezza sulla sua spalla, tagliando appena la stoffa dell'hiragana. Mizu fece schizzare lo sguardo verso Sasuke, le pupille ridotte a due capocchie di spillo.

« Codici e regole, ricorda? Lei mi paga per un lavoro che io non eseguirò, se non mi dirà esattamente quello a cui vado incontro. » lui non provava emozioni. Lui non sentiva odio. Semplicemente si tutelava.

« Si chiama Mayura Shimotane. La sua famiglia è nobile: hanno radici che risalgono nitidamente fino a settecento anni prima della fondazione di questo villaggio. E' stata una ninja di livello alto, tempo fa. Prima che io la assumessi per svolgere gli stessi compiti che adesso dovrai svolgere tu. »

« Pulizia. » disse Sasuke. Mizu annuì, deglutendo. « Proprio così. È stata una mia assassina, la mia migliore assassina, per molto tempo. »

« E adesso? » il moro appoggiò le labbra alla tazza: il the era diventato freddo. Si umettò le labbra, attendendo risposta.

« Forse dell'altro the… - »

« E adesso? »

« Un anno fa tornò da una missione sostenendo di non aver potuto lasciare lì il cadavere. Era brava, in questo. Nel far sembrare tutto accidentale: una caduta, il morso d'un serpente... » Mizu sorseggiò la bevanda ormai ghiacciata, pensandola sicuramente più calda della pioggia che infuriava fuori dalla finestra. Le sue spalle avevano perso in larghezza: man mano che parlava, si faceva sempre più piccolo. « Non abbiamo mai ritrovato i cadaveri, ma d'altra parte, non me ne stupisco. Sapeva benissimo come far girare il gioco a suo favore. »

 « Fino a che qualcuno non si è accorto di quello che stava succedendo, dico bene? È stato allora che la gente ha cominciato a pensare a lei come mandante degli omicidi, e la donna è l'unica prova di quanto lei ha ordinato. »

« In un certo senso… » grugnì Mizu; spostava lo sguardo su tutti i mobili della stanza, ma non lo guardava mai. Era curioso come riuscisse abile in quell'arte: doveva averla praticata a lungo prima di giungere ad una tale perfezione.

« Quindi, a me il compito di ucciderla. »

L'uomo gettò sul tavolo un sacchetto di monete; quello si aprì, riversando sul piano di legno lucido una decina di monete d'oro. Il sacchetto colpì la tazza di the, che si ribaltò e infine cadde sul pavimento con un rumore greve. Fine della discussione, a quanto pareva. « Sono cento ducati d'oro. Oro puro. Credo sia una buona ricompensa, dato il rischio che stai per correre. Te ne sono grato. »

« Perché le creerò un nuovo peso sulla coscienza? »

Mizu non rispose, limitandosi a socchiudere gli occhi in un gesto di sfida. Sasuke non si scompose: azionò lo sharingan e scomparve dalla stanza, le monete d'oro al sicuro dentro il kimono.

Mayura Shimotane. Forse finalmente avrebbe avuto al suo fianco un fantasma degno di questo nome.

 

***

 

Il suo palazzo si trovava a qualche chilometro dal villaggio, immerso nelle proprietà di famiglia, esattamente al centro della tenuta: la casata degli Shimotane doveva aver goduto d'enorme prestigio nei tempi passati, forse qualche secolo prima. Sasuke colse di sfuggita un paio di dipinti dell'epoca Edo di ottima fattura sulle mura di cinta. Era stata una casata di ninja, proprio come la sua: le tombe nascondevano ancora rivoletti di chakra che - come richiamati dal potere latente custodito sottoterra - continuavano a danzare sulle lapidi. Era uno spettacolo grottesco, ma affascinante.

Scelse un albero abbastanza appartato e vi si appoggiò, nascosto tra le fronde, aspettando che giungesse la notte. Non aveva voglia di perdere tempo studiando l'avversario, aveva già saputo abbastanza: la questione non sarebbe stata facile da risolvere, ma in fondo aveva lo sharingan. E probabilmente la donna non sapeva nemmeno che cosa fosse.

Fu allora che la scorse per la prima volta in lontananza.

La figura uscì dall'ala occidentale, attraversò tutto il cortile in senso longitudinale e poi si rituffò all'interno dell'abitazione, scomparendo alla vista. Sasuke scorse solo dei capelli lunghi, ma non seppe dire di che colore: era già troppo buio per poter distinguere chiaramente dei particolari.

« Mayura. » disse in un sussurro. Mayura, pensò. Poi chiuse la mente e attese l'arrivare delle stelle.

 

***

 

« Ti ho visto osservarmi, questo pomeriggio. Eri sull'albero sotto cui è sepolto mio padre. 47 radici, 50 rami maggiori. Foglie verdi, nonostante il freddo: è un bell'albero, l'orgoglio della tenuta. L'albero sotto cui è sepolto mio padre, per l'appunto. »

« 50 radici, 63 rami maggiori. » ribatté Sasuke, fermo sulla soglia della palestra. L'ambiente era buio, illuminato solo da un camino incassato nella parete a nord: lei, il viso proteso verso le fiamme. « Erano dati dell'anno scorso, della vecchia primavera. Non ho più avuto tempo per controllare. Che importa? Mio padre è morto, l'albero si nutre di lui. »

« Doveva essere un buon padre. »

« Forse. » concesse lei. « Chi sei tu? Sai già chi sono io. »

L'Uchiha annuì grave, facendo schioccare la lingua. « Sei Mayura Shimotane. Io sono Sasuke Uchiha, del paese della - »

« Del paese della Foglia, certo, uno dei migliori ANBU di tutta Konoha.  Cosa ci fa uno come te nel paese del The? »

Lui tacque, preferendo il silenzio ad un'umiliante risposta: avrebbe capito comunque. Lei rise e inclinò la testa in un piccolo e discreto cenno di ringraziamento. « Mizu. Avrei dovuto immaginarlo. Chi altri avrebbe osato tanto? Lurido bastardo. » Era incredibile come si tendesse verso il fuoco - e come il fuoco si tendesse verso di lei, mille piccole lingue di fiamma che si srotolavano nel buio.

« Sono qui per ucciderti, lo sai questo? »

« Che domande: è da vent'anni che io sono qui con lo stesso proposito. »

Sasuke disegnò un arco perfetto con le sopracciglia. La guardò con aria interrogativa - la miglior aria interrogativa che potesse concedersi, ovviamente, si chiamava Sasuke Uchiha e faceva l'ANBU di professione, per carità. Non si sarebbe stupito nemmeno alla notizia della resurrezione di suo fratello: forse perché sapeva che prima o poi sarebbe successo per davvero. « Per uccidermi? »

Rise di nuovo: era una bella risata, tonda e senza suoni acuti. « Per uccidere me stessa. » Un attimo prima si tendeva verso il fuoco; l'attimo dopo era protesa verso di lui, il braccio destro davanti al corpo. Il sacchetto di monete atterrò esattamente davanti al piede del ragazzo, e quello valutò almeno duecento monete d'oro puro. La fissò. « E questo? »

« Sono trecento monete d'oro. Sono per te, se accetti l'incarico che ho intenzione di assegnarti. » Sasuke pensò alla situazione e la trovò ridicola. « Sarebbe? », chiese.

« Un mese. Voglio solo un mese. Poi esaudirai il mio desiderio, non quello di Mizu, il mio, e mi ucciderai. Non opporrò resistenza. »

« Ho già avuto del denaro per questo compito. Non ne voglio altro. »

« Sciocchezze: quel denaro ti è stato dato per paura. Il mio rappresenta una volontà. È un contratto. Se accetti quei soldi, saprò che mi ubbidirai ciecamente. »

« Sono un ninja. Come te. » disse Sasuke; lei alzò lo sguardo su di lui: l'aveva sempre tenuto basso. I suoi occhi erano fatti d'oro, quello stesso oro che gli stava offrendo per ucciderla. « Prendi quell'oro, e sarai legato a me. Prendilo, o affrontami. »

Era lui. C'era lui, riflesso nei suoi occhi.

Lui guardò quell'oro sparso negligentemente per terra e lasciò che l'indecisione marciasse sulla sua intraprendenza. Probabilmente in uno scontro diretto avrebbe avuto la meglio. Si chinò verso terra e afferrò il sacchetto di malagrazia. « Un  mese. » ribadì.

Mayura Shimotane continuò a fissarlo, quegli occhi vuoti che lo inseguivano tenaci come fantasmi. « Un mese. Grazie. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie mille a Héra, a Artemisia, a Helen e a Kaho. Sperando che continui a piacere.

Ross

   
 
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