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Autore: yachan    27/11/2005    6 recensioni
Universo alternativo. I personaggi dell'anime Pokèmon, in una nuova veste. Incontri, amicizie, nemici, amori, rancori e tanto altro, in questa nuova fan fiction.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ITSUMADEMO TOGHETER

ITSUMADEMO TOGHETER

Per sempre…insieme

Cap.1

 

 

-         Che cosa?!- esclamò un ragazzino dai capelli color nero corvino- Ti sbagli!

-         E invece è vero- disse una ragazzina che camminava a pochi passi davanti a lui- Non sarai mai in grado di diventare un maestro di pokèmon.

-         Ritira subito quello che hai detto!- il ragazzino la sorpassò, si mise davanti a lei fermando la sua camminata e la guardò deciso- Io diventerò un master pokèmon!

La ragazzina dai capelli color arancio lo guardò e poi allungò la mano destra verso la fronte del ragazzino. E con un gesto semplice, schioccò le dita sulla fronte della persona davanti a lei, facendogli perdere l’equilibrio.

-         Sciocco- disse seria- Non basta la convinzione per diventare master pokèmon.

-         Eh?- il ragazzino si toccò la fronte, dopo aver recuperato l’equilibrio.

-         D’accordo, hai vinto degli incontri…ma questo non significa niente. Paragonato agli altri allenatori…tu sei un minuscolo insetto- disse duramente, facendo arrabbiare il ragazzino.

-         E’ facile parlare tu! Non sei un’allenatrice di pokèmon! Non puoi capire!- si girò e corse via- Baka!- gli gridò quando era ormai lontano.

La ragazzina lo guardò allontanarsi, senza muoversi e senza cambiare espressione.

Forse…aveva esagerato? No…era per il suo bene.

 

*****

Un signore anziano con un lungo camice bianco, uscì dal suo laboratorio e si stiracchiò i muscoli, mentre guardava deliziato il cielo di quella mattina.

I pokèmon, quelle belle creature di cui si prendeva cura ogni giorno, se ne stavano tranquillamente scorrazzando nel prato accanto al laboratorio.

Guardò felice quei pokèmon, ma qualcosa catturò la sua attenzione…era una persona, più precisamente un ragazzino che correva in direzione del laboratorio.

-         Ehi, Satoshi- salutò il signore.

-         Prof. Ookido!- disse il ragazzino, raggiungendolo.

-         Eh, eh, sei venuto per Pikachu, vero?- disse il signore guardando il ragazzino, ma poi notò il suo sguardo amareggiato- Fammi indovinare…avete di nuovo litigato?

-         Chi?- disse sorpreso Satoshi.

-         Con Kasumi, no?- sorrise divertito- Non fate altro che punzecchiarvi, eh?

-         No, non è così- scosse la testa triste- E’ Kasumi che…

-         E dimmi, cosa è successo questa volta?- chiese mentre invitava a Satoshi ad entrare nel laboratorio.

-         Ha detto che non diventerò mai un master pokèmon.

-         Oh, capisco. E’ per questo che sei arrabbiato?

-         E non è un buon motivo? Insomma, si da arie di chi sa sempre tutto, però non è tanto brava negli incontri!- si lamentò, sbuffando.

-         Eh, eh, sempre i soliti- ridacchio, mentre apriva la porta che conduceva in una delle stanze del laboratorio.

-         Non c’è niente da ridere!- si offese il ragazzino.

Un pokèmon giallo con lunghe orecchie saltò dal tavolo dove stava mangiando e corse in braccio al ragazzino.

-         Ehi, Pikachu, tutto bene?

-         Pika! (Si!)

-         Ne sono contento…- sorrise, abbracciandolo affettuosamente. Poi guardò il signore che aveva di fianco- La ringrazio molto di essersi preso cura di Pikachu.

-         Oh, nessun problema- sorrise, mentre chiudeva la porta e s’incamminarono lungo il corridoio, verso l’uscita- Pikachu aveva solo bisogno di una pomata e di un po’ di riposo per riprendersi- guardò il ragazzino e il pokèmon- Sai, il tuo Pikachu ha fatto grandi progressi…mi ha sorpreso la sua velocità nel riprendersi. Era molto ansioso di tornare da te.

-         Lo stesso vale per me- sorrise.

Il prof. Ookido guardò Satoshi e si sentì più sereno. Era stata una buona idea affidargli come primo pokèmon Pikachu, anche se all’inizio era ansioso. Pensava che con il carattere di Pikachu, nessuno sarebbe riuscito a diventarne amico. Chissà perché poi…quella mattina che il piccolo Satoshi si era presentato al laboratorio, tutto ansioso di ricevere il suo Pokèmon…aveva deciso di darli Pikachu. La maggior parte degli allenatori aveva iniziato con pokèmon di elementi base, come il fuoco, acqua ed erba.

In un certo senso, era una fortuna che Satoshi fosse arrivato tardi quel giorno e che in mancanza di altri Pokèmon, il professore Ookido abbia deciso di fare un tentativo…anche se l’inizio non era molto promettente. Ma con il tempo, aveva visto dei notevoli miglioramenti in Pikachu, sia sotto il profilo combattivo, che comportamentale. Sì, Satoshi era riuscito in quello che molti avrebbero fallito. Era riuscito a diventare amico di un pokèmon difficile.

Ed era una cosa grandiosa che esistessero persone come lui, con una grande passione per i pokèmon.

Sì, aveva preso tutto dal padre…

-         Adesso io vado, la mamma mi starà aspettando.

-         Certo- gli aprì la porta dell’ingresso- Ah, e poi…

Satoshi si girò verso il signore.

-         …non arrabbiarti per quello che ti ha detto Kasumi. Sono sicuro che non lo ha detto per cattiveria. Lei tiene molto a te- sorrise- anche se non lo dimostra apertamente.

Satoshi lo guardò perplesso.

-         Sarà, ma Kasumi a volte è proprio perfida.

-         Eh, eh- ridacchiò- sta tranquillo. Un giorno andrete d’accordo- e lo spinse fuori dal laboratorio- Ciao e a presto- lo salutò.

-         Arrivederci e grazie!- e si allontanò, con in braccio il suo Pikachu.

Lei tiene molto a te, anche se non lo dimostra apertamente.

“See, non credo proprio. Kasumi rimarrà la solita, anche dopo mille anni!”

Pensando a questo, si avviò verso casa.

La sua casa era una bella villetta con il suo giardino ben curato, in un paesino tranquillo e pacifico, Pallet Town. Attorno alla sua casa c’erano poche case e da lì al laboratorio del prof. Ookido ci volevano solo quindici minuti a piedi.

Eh, sì, Pallet Town era proprio un posto da paradiso, come molti lo definivano.

-         Che noia- sbuffò la ragazzina dai capelli color arancio guardando l’orologio della cucina- Ma quanto ci impiega?

-         Stai aspettando Satoshi?- chiese una donna dai capelli castani, raccolti in una coda e con un grembiule sul suo vestito- Dovrebbe essere qui a momenti- disse mentre tagliava le verdure.

Kasumi guardò inorridita le verdure che stava tagliando la signora per la cena ed uscì dalla cucina.

Mentre si dirigeva verso il soggiorno, sentì la porta d’ingresso aprirsi.

-         Oh, finalmente sei arrivato Satoshi- disse Kasumi e guardò il pokèmon che aveva in mano- Oh, sei andato a riprenderti Pikachu.

-         Pika! (ciao!)

-         Ciao Pikachu- salutò il pokèmon, mentre Satoshi lo appoggiava per terra- Pensavo che ti avesse mangiato uno Snorlax, scambiandoti per un salame- disse al ragazzino.

-         Spiritosa- disse sarcastico e poi si avviò in cucina per salutare la madre.

-         Ciao figliolo, sei andato dal prof. Ookido?- disse la signora sorridendogli e fermandosi di cucinare.

-         Sì, mamma- disse Satoshi annuendo- E’ pronta la cena?

-         Certo, pazienta ancora qualche minuto.

-         Bene- e uscì dalla cucina per salire su per le scale.

-         Ehi, Satoshi- lo chiamò la ragazzina dai capelli color arancio raccolti in un codino laterale- Mi stai ascoltando?- disse scocciata, visto che il ragazzino l’aveva ignorata.

Satoshi arrivò fino alla sua stanza, senza aprire bocca.

-         Ah, ho capito. C’è l’ hai con me per oggi- disse la ragazzina, appoggiando le mani sui fianchi- E’ così, vero?

-         Ti sbagli- disse aprendo la porta e guardando Kasumi dalla soglia dell’entrata- Non sono più un bambino, non me la prendo per queste sciocchezze- disse con superiorità e chiuse la porta.

“Sarà, ma a me non sembra”- pensò Kasumi, davanti alla porta chiusa. Si girò e si avviò verso le scale- “chissà se oggi dà qualche film interessante”

Satoshi si appoggiò sulla porta e guardò per terra, dove c’era il suo Pikachu che l’osservava.

-         Non preoccuparti, non è niente- disse lui cercando di sembrare convincente.

Si staccò dalla porta e si avvicinò alla finestra. Aprì le ante della finestra e fece entrare aria nella stanza. Poi, guardò la foto che aveva nel porta foto sulla scrivania.

Ritraeva cinque persone. Una donna dai capelli castani, un signore dai capelli grigi e poi giù tre bambini. A destra un bambino con occhi fini che guardava con noia davanti a sé, al centro un bambino dai capelli color nero corvino, che sorrideva contento e a sinistra, un poco in disparte dal gruppo, una bambina dai capelli color arancio, che incrociava le braccia e guardava di lato la macchina fotografica.

Da un bel po’ di anni, la sua vita era cambiata. Dall’arrivo di lei…

 

*****

Una signora stava lavando i piatti, mentre un ragazzino scese dalle scale, fino a giungere in cucina.

-         Mamma…- si guardò in giro- Non c’è Kasumi?

-         No- si girò a guardare il figlio- E’ uscita. Perché, avevi bisogno di lei?

-         No, no- scosse la testa e si sedette vicino al tavolo- Figuriamoci.

La madre lo guardò. Era assorto nei suoi pensieri, con i gomiti appoggiati sul tavolo che sostenevano il mento.

-         E’ successo qualcosa?

-         No, perché?

La signora sorrise e si asciugò le mani sul grembiule.

-         Perché ogni volta che litigate, tu sei triste.

-         Non è vero!- cercò di difendersi.

-         Allora, cos’è successo questa volta?- chiese sedendosi di fronte al figlio.

-         Niente…- disse distogliendo lo sguardo dalla madre.

-         Niente non è la parola giusta- sorrise e lo guardò- Dimmi.

Non c’era niente da fare. La madre riusciva sempre a capire tutto di lui. Non c’era modo di nascondergli qualcosa.

-         D’accordo…è successo che Kasumi non mi ritiene ancora in grado di disputare gli incontri che si terranno al torneo Indigo.

-         Oh, è per questo?

-         Sì, lei non fa che criticarmi ogni volta…perché faccio questo, perché faccio quello…parla, parla come se ne intendesse molto. Ma lei non ha mai disputato un incontro vero.

-         Non ti va giù che ti consideri ancora inesperto?

-         Mh…ogni tanto mi piacerebbe che invece di criticarmi, facesse il tifo per me.

-         E quindi è questo- disse appoggiando il mento alla mano destra-…lei ti vede ancora inesperto, mentre tu vorresti che lei tifasse per te- riassunse.

-         Più o meno…

-         Ci tieni molto al parere di Kasumi, eh?

-         Non ho detto questo- disse leggermente imbarazzato.

-         Ih, ih, non è cambiato molto…

-         Come?- chiese Satoshi senza capire.

-         Mi ricordo che quando eravate più piccoli, litigavate spesso. Kasumi ti prendeva in giro e tu facevi di tutto per ottenere la sua attenzione. A costo di combinare qualche guaio- rise mentre ricordava- Una volta hai sfidato Kasumi a una gara di nuoto, ma ancora non sapevi nuotare bene e così per poco annegavi.

Satoshi si sentì ancora più imbarazzato. Non si ricordava di certi episodi.

-         Oppure c’è stata una volta che sei salito su un albero, ma sei scivolato e ti sei fatto male al braccio.

-         Mamma, per favore…- disse Satoshi con la testa sprofondata dalla vergogna- Possiamo finirla con i ricordi?

-         Come vuoi…ma eravate davvero carini.

-         Ma ormai siamo cresciuti.

-         Sì, è vero…ma non del tutto- si alzò dal tavolo- Ne avete di tempo per maturare e di commettere errori. L’importante è apprendere dalle esperienze. Non avere fretta di crescere subito. Hai ancora molto da imparare. E sono sicura che Kasumi vuole dirti questo. Lei vuole solo che tu maturi.

-         Non sembrerebbe…a me sembra che ci provi gusto a prendersi gioco di me.

-         Dici così ma…- guardò la finestrella della cucina- Sappiamo entrambi che non è così…vero?

-        

 

-         Stupida!- disse un bambino dai capelli color nero corvino e una t-shirt verde acqua.

-         Stupido!- ribatte una bambina dai capelli color arancio e una maglietta gialla.

Si fecero la linguaccia ed ognuno prese direzioni differenti.

Il bambino dai capelli neri raggiunse un laboratorio non molto distante da lì.

Un signore era preso a scrivere qualcosa su dei fogli, che non si accorse dell’arrivo del bambino.

Passò vicino al recinto dei pokèmon per controllare le loro condizioni e notò un bambino vicino a dei pokèmon.

-         Satoshi?- disse sorpreso il signore- Ehilà, come va?

-         Salve prof. Ookido…- disse Satoshi alzando lo sguardo- Non le dispiace se sto qua un po’?

-         Certo che no- sorrise, poi si guardò in giro- Mh? Non vedo tua sorella…dov’è Kasumi?

Il bambino non rispose e chinò lo sguardo.

-         Abbiamo litigato- rispose.

-         Oh, capisco- si chinò vicino a lui- E per che cosa?

-         Volevo catturare un pokèmon…

-         Come?

-         Sì, l’ho visto fare in tv…- disse Satoshi- gli allenatori catturano i propri pokèmon prima di farli allenare.

-         Sì, ma non credi di essere ancora un po’ piccolo per queste cose?

-         Allora anche lei la pensa come Kasumi- disse un po’ demoralizzato.

-         Ogni cosa ha il suo tempo, Satoshi. Non avere fretta di crescere- gli accarezzò la testa- Sono sicuro che diventerai un ottimo allenatore.

-         Lo crede davvero?- iniziò a sorridere.

-         Certo- fece cenno di sì- Ah, solo per curiosità…come avevi intenzione di catturare il pokèmon?

-         Con le mani- fece vedere le sue braccia con il sorriso sulla faccia.

Il signore stette un attimo in silenzio, poi scoppiò a ridere.

-         Ehi!- disse offeso Satoshi.

-         Scusa, scusa…ma non è certo così che si catturano i pokèmon.

-         No?

-         No. E poi è pericoloso…pensa se il pokèmon si sarebbe arrabbiato e ti avrebbe attaccato? Ti saresti fatto molto male.

-         Ma io sono prudente e poi non gli voglio fare del male.

-         Lo so, ma i pokèmon selvatici non sono come quelli addomesticati. Non sono abituati agli uomini e attaccano se qualcuno gli si avvicina.

-         Oh…

-         Adesso capisco…Kasumi si è arrabbiata per questo, vero?

-         Sì…ha detto che ero un incosciente e io mi sono arrabbiato.

-         L’ ha detto solo per il tuo bene.

-         Se pensa al mio bene, perché non è un po’ più gentile?

-         Eh, eh…purtroppo non siamo fatti alla stesso modo- si alzò in piedi- Ma io credo che sia una cosa positiva. Pensa se fossimo tutti uguali, ci annoieremo di sicuro. E lo stesso vale per i pokèmon. Ci sono tante specie e ognuno con un carattere differente. Quando crescerai te ne accorgerai da solo.

-         Mh…- disse poco convinto.

 

-         Satoshi?- lo chiamò la madre.

-         Eh?- si svegliò dai suoi pensieri.

-         Tutto bene?

-         Ah, sì- si alzò dalla sedia- Vado in stanza.

-         D’accordo.

Il ragazzino salì le scale, seguito dal suo Pikachu ed entrò in stanza.

Con suo stupore, si ritrovò una ragazzina in stanza. Stava seduta sul bordo della finestra aperta.

-         Ehi, c’è ne hai messo di tempo.

-         Kasumi? Da quanto sei qui?

-         Mh…credo da qualche minuto.

-         Sei entrata dalla finestra?- disse Satoshi vedendo la finestra aperta.

-         Sì.

-         Perché non usi semplicemente la porta come fanno tutti?

-         Non ci sarebbe più gusto- disse facendo spallucce.

-         Non ti capirò mai- disse sospirando e sedendosi sul letto- E poi la mamma ti ha ripetuto tante volte di non fare queste cose.

-         Ehi…- gli lanciò un oggetto che lui prese al volo.

-         Cos’è?

-         Un dolce…lo vendono nel paese qui vicino.

-         Come? Sei andata fin lì?

-         Certo. E’ buono, sai? Perché non lo assaggi?

Satoshi prese il dolce ed iniziò a mangiarlo.

-         Mh…hai ragione. E’ buono.

-         Pika? (e a me?)

-         Certo Pikachu, c’è n’è anche per te- disse Kasumi, dandogliene un pezzo.

Il pokèmon lo mangiò di gusto.

-         Sai, la signora che mi ha venduto questi dolci, ha detto che c’è un posto dove passano parecchi pokèmon…

-         Davvero?

-         Ho pensato che sarebbe l’ideale per te. Potresti tentare di catturare qualche pokèmon.

-         Come?- disse sorpreso Satoshi.

-         Beh, al torneo si partecipa con sei pokèmon…e tu finora ne hai cinque…

-         Mh, è vero…

-         Allora ci andiamo domani.

-         Domani?

-         Sì, domani non c’è scuola e abbiamo tutto il giorno- si avviò alla porta- Ti va bene?

-         Sì…

-         Allora a domani- aprì la porta e si fermò- Satoshi…

-         Sì?

-         Sei ancora arrabbiato con me…?

Satoshi la guardò, poi scosse la testa.

-         No, non più.

Kasumi era di spalla a lui, ma Satoshi riuscì a vedere un sorriso di sollievo sul volto di lei, prima di uscire dalla stanza.

 

Un bambino era sdraiato sul letto, finché sentì bussare. Il bambino si alzò e si accorse che proveniva dalla finestra.

Si avvicinò alla finestra e vide una bambina che gli faceva un cenno di saluto.

-         Kasumi!- aprì subito la finestra- Cosa ci fai qui! Se ti vede la mamma, si arrabbia!

La bambina entrò nella stanza e mostrò una videocassetta con aria contenta.

-         Cos’è?

-         Non lo immagini? E’ la registrazione di: imparando con i pokèmon.

-         Mh?

-         Mi hanno detto che trattano temi importanti come catturare i pokèmon ed addestrarli…insomma, sono le basi importanti di chi vuole diventare allenatore pokèmon.

-         Come mai…?

-         Non fraintendere, mi hanno detto che è interessante e quindi l’ho preso. E visto che poteva interessare anche a te, mi sono chiesta se ti andava di vederlo insieme a me.

-         Ma la mamma…

-         Ih, ih, non preoccuparti, a quest’ora starà dormendo- ridacchiò facendogli l’occhiolino- Basta che non facciamo rumore quando andiamo in sala.

-         Va bene.

I due uscirono dalla stanza, camminando pian piano e raggiungendo la sala.

-         Nessuno in vista- disse Kasumi sottovoce- Puoi mettere la cassetta.

-         Okey- inserì la cassetta nel videoregistratore e si sedettero sul divano, davanti alla televisione.

I due bambini guardarono incuriositi il video.

-         Ehi, Kasu…

-         Mh?- spostò il suo sguardo dal televisore al bambino.

-         Tu credi che diventerò un allenatore di pokèmon?- disse un po’ preoccupato.

-         Ehi, tu non diventerai un allenatore di pokèmon…- disse seria.

-         Ah…- Satoshi chinò la testa triste.

-         …tu diventerai il miglior allenatore pokèmon- sorrise.

Satoshi alzò la testa sorpreso.

-         Però per favore non tentare più di catturare un Pidgey con le mani.

I due risero, poi rimasero fino a tardi a guardare la cassetta, finché il sonno non ebbe il sopravento su di loro.

Una signora con una vestaglia rosa addosso e una coperta in mano scese le scale e raggiunse la sala.

Due bambini stavano dormendo sul divano, sdraiati uno accanto all’altro.

La signora sorrise e coprì i due bambini con la coperta. Spense il televisore e diede un bacio sulla fronte ai due bambini, prima di tornarsene a letto.

 

-         Pika? (cosa succede?)- chiese il pokèmon, vedendo il suo allenatore silenzioso.

-         Niente…- sorrise e si sdraiò sul letto- Andiamo a dormire, Pikachu. Ho il presentimento che domani Kasumi ci sveglierà presto.

-         Pi (si)

 

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Prossimamente:

Satoshi parteciperà al primo incontro del torneo della Lega Indigo…ma non tutto andrà come sperava…

C’è la farà Satoshi a superare le difficoltà?

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Eccomi qua! Per chi pensava che mi ero persa nei meandri della disperazione…ecco che sono risorta! Già, già, perché in tutto questo tempo, ho cercato di scrivere questa fan-fiction…ma per non rischiare di lasciarla a metà…ogni giorno cercavo di scriverne almeno un rigo (ehh, mi spreco ^_^’).

Ho già in mente la storia, però ci sono ancora dei punti che devo sistemare…ma al più presto un nuovo capitolo! Contateci!

By Ya-chan

   
 
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