Il
Signore Della Umbrella – La Compagnia Dell’Anello
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Capitolo 1: Una festa a lungo attesa -
Tutto ebbe inizio con la fondazione della Umbrella, la più grossa azienda farmaceutica mai esistita
al mondo. O almeno, questa era la sua copertura. In realtà ciò era solo un
paravento per le loro ricerche, finalizzate a creare armi biologiche. L’Umbrella non suscitò mai l’interesse del governo degli
Stati Uniti finchè il suo presidente, Albert Wesker, non invase, con le sue truppe, varie città degli
Stati Uniti. Il Governo attuò così diverse controffensive al fine di sradicare
l’Umbrella, ma nessuna si rivelò efficace. La guerra
andava per le lunghe, così Wesker, il quale a
insaputa dei più era anche un potente e malvagio stregone, pari quasi all’ormai
deceduto Lord Voldemort, decise di attuare un piano
per giungere alla vittoria in breve tempo. Creò un anello, e lo dotò del potere di rendere invisibile chi lo
indossava e di vivere una lunga vita. Così, Wesker
passò rapidamente in vantaggio, e mobilitò le sue armate contro Washington.
Molti soldati perirono nel tentare di arrestare l’avanzata dell’U.B.C.S., i mercenari della Umbrella,
ma essi, incluso lo stesso Wesker, sembravano invincibili.
Fu in quel momento, quando ogni speranza sembrava perduta, che accadde un fatto
inatteso: un uomo, di origine britanniche, chiamato James Potter, riuscì a
stordire Wesker e a privarlo dell’Anello. Furioso e
sconfitto, Wesker fuggì, mentre il suo esercito
veniva annientato. Le controffensive successive del governo statunitense portarono
alla distruzione di Raccoon City, sede della Umbrella. Ma al male fu permesso di perdurare. Wesker era ancora vivo, e in breve costruì una base segreta,
nella quale si nascose per gli anni successivi, che impiegò nel dare la caccia
a James Potter. Quando finalmente scoprì la sua ubicazione, inviò dei soldati a
ucciderlo, ma quando arrivarono si ritrovarono davanti uno spettacolo
inatteso: la sua casa era distrutta, e portava i segni inconfondibili di
un’esplosione. Gli inviati riferirono immediatamente a Wesker,
il quale ordinò di cercare l’Anello. Ma sebbene i soldati avessero setacciato a
tappeto sia la casa che il villaggio, non trovarono traccia dell’Anello. Wesker, furioso, scatenò la sua ira su di loro, e passò gli
anni successivi nel preparare un esercito, con il quale avrebbe finalmente
sottomesso il mondo.
ANNI DOPO…
Harry Potter si svegliò di soprassalto. Aveva appena
udito il rumore di una motocicletta che frenava rumorosamente davanti casa sua.
Si affacciò per vedere chi fosse, poi, dopo averlo riconosciuto, si gettò al
piano di sotto. Quando uscì dalla porta di casa, la figura enorme stava ancora
sul vialetto.
«Sei in ritardo» gli disse Harry.
«Un Mezzogigante non è mai in ritardo, Harry Potter»
rispose Rubeus Hagrid, «né
in anticipo. Ci arriva precisamente quando intende farlo»
Rimasero per un po’ a fissarsi, poi scoppiarono a ridere, e Harry si precipitò
a salutarlo. Ridendo, i due entrarono in casa
«Come stai, Hagrid?» chiese Harry
«Benone!» urlò Hagrid. «Tu che mi dici?»
«Nulla di che» rispose Harry, scrollando le spalle. «E tu?»
«Io niente» disse Hagrid. «Mi ci sono cresciute delle
ciliegie grosse quanto il culo che ti ritrovi!»
«Perché non provi a farti crescere qualcos’altro, invece?» ridacchiò Harry
«Cosa vorresti insinuare?» fece Hagrid, falsamente
minaccioso
«Be’, lo sai» disse Harry, «chi si sviluppa in altezza, non si sviluppa in
lunghezza. E non mi sembri proprio bassino sai» Harry
rise, e Hagrid rise con lui.
«Be’, non mi ci inviti a entrare?» chiese Hagrid.
«Ah, adesso siamo passati agli autoinviti, eh?» scherzò Harry. «Dai, entra »
Hagrid rise. Harry prese la bacchetta, la puntò sulla
poltrona del salotto e la allargò e la rinforzò, dopodiché invitò Hagrid a sedersi.
«Grazie» disse Hagrid. Harry si sedette
«E allora,» esordì Harry, «a che dobbiamo il piacere della visita?»
«Ci ero passato per salutare» rispose Hagrid. «Ma
dov’è Ginny?»
«E’ andata con Luna a fare shopping» rispose Harry. «Donne» aggiunse poi. Hagrid ridacchiò.
«E che mi ci dici della festa?» disse Hagrid. «Che ci
ha in mente di fare?»
«Conosci Luna» rispose Harry. «L’ha trasformata in una baraonda. Mezza Hogwarts è stata invitata. E l’altra metà si presenterà
comunque»
Hagrid rise.
«E non è tutto» proseguì Harry. «E’ diventata strana, questo periodo. Più del
solito»
«Che intendi?»
«Be’, ha in mente qualcosa. Non so cosa di preciso»
«Dai, ora ci vedo se ci riesco a farci rinsavire io»
«Ma se non ci sono riuscito io, che la conosco meglio!»
«Ok, allora vaffanculo!» Harry e Hagrid
risero, proprio mentre la porta si aprì. Sulla soglia c’erano Ginny e Luna, le quali non appena videro Hagrid si aprirono in larghi sorrisi e si precipitarono a
salutarlo.
«Hagrid, come stai?» chiese Ginny.
«Alla grande!» rispose Hagrid. «Vi vedo in forma!»
«Sì, certo. Quanto ti ha pagato Harry per dirlo?»
«Mah, veramente lui non c’entra niente»
«Sì, come no», risero.
«Ciao Hagrid» disse Luna.
«Ciao Luna» rispose Hagrid. «cinquantasei anni, eh?
Non sei invecchiata di un giorno!»
«Sono quarantasei» lo corresse Luna, sorridendo. «Ma grazie lo stesso»
«Si be’, quarantasei, cinquantasei, non fa molta
differenza» ridacchiò Hagrid.
Passarono così buona parte del pomeriggio a ridere, scherzare e chiacchierare,
poi, verso la sera, Hagrid si congedò.
«Be’, gente, io ci devo andare!» li salutò tutti.
«Ciao Hagrid!» risposero gli altri
«Ci vediamo alla festa!» aggiunse Ginny
«Sicuro!» convenne Hagrid.
«Oh, Hagrid aspettami, vengo anch’io» intervenne Luna
a sorpresa, come al solito
«Ma tu di solito non ti Smaterializzi?» domandò Hagrid
«Sì, ma oggi ho voglia di un po’ d’aria fresca» rispose Luna
«Oh be’, se la metti così» disse Hagrid.
«Andiamo!»
Salutarono ancora poi si recarono alla motocicletta volante. Hagrid fece salire Luna, poi montò in groppa(alla moto,
eh), che sprofondò di parecchi centimetri. Accese il motore e partì rombando.
Luna applicò un Incantesimo di Disillusione su di loro
«Grazie Luna!» disse Hagrid, e presero il volo.
«Allora, Luna, come te la passi?»
«Bah, ti dirò» rispose Luna, «non una meraviglia»
«Come mai?»
«Sai, sono stufa di questa vita monotona. E’ sempre la solita routine, e poi mi
manca mio padre. Io sono vecchia, Hagrid. So che non
lo sembro, è che sono stanca. Sottile. Come…» esitò, «…il burro spalmato sul troppo pane. Vorrei andare a
rivedere mio padre. Penso che mi ci voglia una vacanza. Una lunghissima
vacanza. E non penso che ritornerò. In effetti non voglio farlo» aggiunse dopo
un po’.
«Su, su, Luna» la rassicurò Hagrid. «Non dire così.
Ci è un po’ di depressione che viene di solito ai compleanni. Capita a tutti»
«Forse hai ragione» convenne Luna, non del tutto convinta. «Verrai alla mia
festa, vero?»
«Sicuro!»
Il giorno dopo, tutti erano agitati per l’imminente
festa di Luna. Dato che aveva affittato una sala a Londra, nessuno degli
invitati poteva arrivarci per vie magiche, così furono tutti costretti a usare
mezzi Babbani. Quando però entrarono, si capiva fin
da subito che l’aria era satura di magia. I cellulari dei presenti si spegnevano
e si riaccendevano, si impallavano e la potenza del segnale variava dal massimo
al minimo. E tutto più del solito. Le uniche apparecchiature elettroniche che
funzionavano erano gli altoparlanti che diffondevano una piacevole musica da
festa, poiché protette dalla stessa magia che le faceva impazzire. Nel
complesso, la festa era molto divertente. Harry fu felice di rincontrare quasi
tutti i suoi vecchi compagni di Hogwarts e dell’ES,
molti dei quali adesso lavoravano per lui nell’Ufficio Auror.
Tuttavia, non riuscì a scorgere da nessuna parte Seamus
Finnigan, che non vedeva più dalla fine di Hogwarts. Evidentemente anche Dean, il suo migliore amico,
doveva pensarla allo stesso modo, dato che anche lui era preoccupato, anche se
cercava di non darlo a vedere. Osservava la sua ex-moglie Luna, che ora ballava
con il suo nuovo marito, Neville, senza però provare nulla. Aveva da tempo
dimenticato, e ora erano normalissimi, anche se stranamente, amici. La festa
proseguiva per le lunghe, molti erano ubriachi, Hagrid
lo era più di tutti, e tutti si divertivano. Harry, che ballava con Ginny, non aveva notato che Lily e Rose, che erano migliori
amiche, stavano sgattaiolando verso la sala di controllo della sala. Erano
tutte e due ubriache, e quando entrarono nella sala controllo lanciarono degli Schiantesimi ai presenti senza quasi accorgersene. Si
recarono davanti ai comandi e li azionarono a caso. La musica prese a saltare
pezzi, a interrompersi e a ricominciare all’improvviso, a ripetere da capo una
canzone, tutto questo mentre i presenti si guardavano attorno smarriti e Lily e
Rose ridevano come due matte. Poi azionarono un ultimo interruttore, e la sala
piombò nell’oscurità. Alcuni non si accorsero di niente, altri risero più forte
di prima, altri ancora urlarono senza una motivazione precisa. Harry, che era
ancora sobrio, accesa la bacchetta e si recò nella sala controllo, dove trovò
Lily e Rose che pomiciavano. Harry inarcò un sopracciglio, fece un rapido
calcolo mentale su quanto dovessero essere ubriache, dopodiché si avvicinò e le
separò tirandole per le orecchie. Le due ragazze trasalirono.
«Lily Potter» sospirò Harry guardandola, a metà tra il divertito e
l’esasperato, «e Rose Weasley» aggiunse poi spostando
lo sguardo sull’altra ragazza. «Dovevo immaginarlo»
Dopo che ebbero sistemato il casino provocato da
Lily e Rose, la festa riprese. Verso la fine, Luna salì sul palco, incitata dai
presenti, per fare un discorso
«Allora,» esordì, «da dove cominciare?» Ruttò, e rise: era ancora ubriaca
fradicia.
«Biei gari Botter e Weazley, Baciock e Dhomas, Magmillan e Abbodd, e duddi voi vegghi membri della zcuola di Magia e Zdregoneria di Hogguarzz, grazie ber ezzere
venuti!»
I presenti, o almeno quelli che avevano capito, applaudirono.
«Oggi è il mio guarantazeiezimo gombleanno,
e ho una voglia di zgobare inimmagiabile!»
Tutti risero.
«Inimmaginabile» la corresse Hermione, poi scoppiò a
ridere insieme agli altri
«Guindi, denevo a pregizare al mio amore Neville di brebararsi,
berghè stazera lo devasto!»
I presenti continuarono a ridere, persino Neville, che non sembrava aver capito
niente di quello che succedeva
«Guanto a duddi gli altri!» proseguì Luna. «Volevo
dire ghe gonozgo la medà di voi zolo a medà e nudro ber meno della medà di voi zolo medà dell’affeddo ghe meridade»
Nessuno capì niente, alcuni per via dell’alcool, altri perchè
comunque Luna aveva sparato una serie di parole senza alcun nesso logico. Poi,
all’improvviso, Luna si fece seria, e parve riacquistare un po’ di lucidità.
«Ora gende» singhiozzò. «Devo fare un annungio. Vi informo ghe guesta è la fine. Me ne vado. Vi zaluto
dal biù brofondo del mio guore. Addio»
E detto questo scomparve.
Ok
ragazzi/e, questa è la mia nuova fan fiction. Per chi mi conosce, saprà che i
commenti o i dialoghi in grassetto sono frasi dirette dell’autore (cioè io), e
sono lieto di presentare questo nuovo crossover! Spero vi piaccia, e dal
prossimo capitolo questo spazio sarà riservato alla risposta alle recensioni.
Ma ora, è il momento di salutarci, l’appuntamento è martedì prossimo con il
secondo capitolo: L’ombra del passato.
Ciao ragazzi/e, ci si vede Martedì!