Questa sotto specie di shot è nata all’improvviso, in
un periodo poco lontano da ora in cui ero particolarmente fissata con il mondo
dei “vampiri”. Ho voluto sperimentare questa visione su un personaggio a cui –
da quasi due anni ormai – sono
affezionata. Sono nata su Efp come Ryna91
ma vi consiglio vivamente di dimenticarvi di lei. Era ancora troppo ingenua
per capire veramente che valore avesse la scrittura nella sua vita. Detto
questo spero che apprezzerete la “nuova me”. Più matura, con uno stile diverso
e un nuovo punto di vista.
Vi lascio alla lettura. Ovviamente i commenti sono
sempre graditi. (:
Disclaimers: Tutto
ciò non è a fini di lucro, in quanto non voglio in nessun modo rappresentare il
vero carattere di Nick Jonas. Il personaggio di Chloe, invece, mi appartiene.
- Invisible
Blood
Il cuore le si fermò per un attimo quando i dodici
rintocchi che segnavano la mezzanotte,
perforarono il silenzio di quella calda sera di giugno. Londra, così dannatamente
bella, le incuteva un certo timore: la paura folle, di perdere l’unica cosa per
cui valeva la pena lottare.
Osservò le luci giallastre in lontananza, sospirando,
nell’attesa di un segnale. Era nervosa e ciò che odiava di più al mondo era
aspettare l’avvenire di un qualcosa incerto. Le macchine, nonostante la tarda
ora, sfrecciavano veloci per le vie della città e lei, dall’alto del palazzo in cui si
trovava, le osservava distratta.
Un rumore, improvviso, catturò la sua attenzione. Si
voltò di scatto, sentendo dei passi avvicinarsi a lei. Deglutì il groppo che
aveva in gola, marcando il respiro già pesantemente affannato.
Era lui?
Tirò un sospiro di sollievo, quando lo vide, mentre un
ampio sorriso le incurvava le labbra. –Sei vivo!- Esclamò, allacciando le braccia
intorno al suo collo. Lo strinse a sé, mentre una morsa allo stomaco le fece
mancare il respiro: qualcosa non andava.
Il ragazzo infatti, era rimasto immobile, senza dire
una parola. Lei sciolse l’abbraccio, incerta, osservando il suo viso alla debole
luce della luna che penetrava dalle finestre alle loro spalle. –Nicholas?- Esalò,
notando l’espressione incupita del ricciolo che le stava di fronte.
-E’ meglio se ti allontani, Chloe.- Le disse lui,
senza tonalità di voce.
Sgranò gl’occhi castani, confusa. -Che ti prende?- Domandò,
cercando di recuperare il sorriso, per poi avvicinarsi di nuovo a lui con l’intento
di abbracciarlo di nuovo.
Si morsicò il labbro inferiore, nervosamente, quando
sentì il corpo della castana stringersi di nuovo a lui. Sentì il suo calore, il
battito regolare del cuore rimbombare nel suo petto, il profumo, dolcissimo,
del suo sangue che lo penetrò fino a corrodergli l’anima. Strinse la vita della
ragazza a sé con un braccio, mentre l’altra mano le scostava una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Socchiuse gl’occhi, inarcando la testa da un lato,
per sfiorare con le labbra la pelle sensibile del suo collo. Le dita, ancora
intrecciate tra i suoi lunghi capelli, le portarono la testa all’indietro: e la
vide, con i suoi occhi di vampiro affamato, l’arteria pulsare viva sotto la sua
pelle. Si passò la lingua sulle labbra, sentendo la sete seccargli la gola.
Chloe emise un gemito; la presa del ragazzo si fece
più forte. -Ehi.- Tentò, cercando di allontanarsi per guardarlo negl’occhi,
accorgendosi, subito dopo, che avevano assunto una leggera sfumatura rossa.
Capì che il suo l’avvertimento era ben fondato.
-Stai male?- Domandò subito preoccupata, sapendo
perfettamente che il ragazzo l’avrebbe capita.
-No.- Rispose lui, guardandola. -Non sento dolore, non
questa volta.- Aggiunse.
-Da quanto sei così?- Gli chiese, rimanendo ferma a
qualche passo da lui.
Nicholas sospirò, -Due giorni.-
-Mio Dio, non ti nutri da due giorni?!- Sbottò, facendo
un passo all’indietro. La guardò, affranto: aveva paura di lui, lo sentiva, lo
capiva da come lo guardava, dal cuore che improvvisamente aveva iniziato ad
accelerare i battiti, dal leggero tremolio delle mani.
-Devo portarti in ospedale.- Concluse, determinata.
–Oppure potrei cercare una banca del sangue, come abbiamo sempre fatto, no?- Continuò
con voce frenetica. –Se solo non fosse così tardi. I taxi passano per questa
strada? O forse è meglio andare direttamente sulla sedicesima?-
-Chloe.- La interruppe, -Non posso aspettare altro
tempo.- Si passò una mano tra i folti riccioli, strizzando gl’occhi, mentre le
forze lo abbandonavano. –Io, io ho bisogno di sangue, ora.- Sollevò poi lo
sguardo, incontrando gl’occhi impauriti della sua ragazza, -Vattene, non voglio
che tu mi veda quando perderò la ragione.-
Lei deglutì rumorosamente, -Non posso andarmene,
Nick.- Lo ammonì. -E tu questo lo sai.- I pugni stretti tentarono di ingannarlo
dal fatto che stesse tremando sotto il suo sguardo scarlatto.
-Guardati! Stai tremando…- Le fece notare con una
smorfia di disprezzo per se stesso. L’amava, nonostante fosse sempre stato
convinto che quelli come lui, non potessero provare determinati sentimenti.
Aveva capito invece che ne era ancora in grado, e quel sentimento lo invadeva
in ogni cellula del suo corpo. L’amava sì, ma ora la stava mettendo in
pericolo.
-Non ho paura di te, Nicholas.- Sospirò lei, seccata.
-Se fosse così, non pensi che me ne sarei già andata da tempo? Pensi che mi
fiderei di vivere con te, che sei uno dei vampiri
più temuti qui a Londra?- Gli domandò. -Non ti avrei donato me stessa… se
avessi avuto paura di te.-
-Lo so, ma non posso permettermi di farti del male,
Chloe.- Sospirò lui, allontanandosi. Si avvicinò alla parete opposta,
accasciandosi a terra: schiena e testa contro il muro freddo.
-Ed io non posso permettere che tu muoia.- Ribatté
lei, seguendolo. Si accovacciò davanti a lui, prendendogli il viso tra le mani,
-Non posso perderti.-
Resistette al profumo inebriante del suo sangue e si avvicinò
al suo viso, con gl’occhi socchiusi, cercando disperatamente le sue labbra. La
baciò, sentendo squarciare le membra. Si oppose, con tutte le sue forze,
all’incredibile voglia di affondare la bocca sul suo collo, per ottenere quel
bacio così tormentato, ma allo stesso tempo passionale.
E mentre le loro lingue si univano, infuocate, le mani
di lui la stringevano a sé. –Nick?- Lo fermò, come illuminata. Lui sollevò lo
sguardo, senza forze: se fosse morto in quell’istante, sarebbe stato felice.
–Hai bisogno di sangue, giusto?-
Emise un gemito, in senso affermativo. Chloe allora si
scostò i capelli dal collo, intrecciando le dita con quelle del ragazzo, -Bevi,
allora.- Affermò.
Nicholas sgranò gl’occhi, -No. Chloe. Non posso.- Iniziò,
scuotendo la testa, cercando di allontanarla.
Lei si avvicinò di nuovo al suo viso, -Morirai se non
bevi all’istante.- Dichiarò con tono duro, -Hai sempre detto che per te il mio
sangue è cento volte più dissetante
di quello degl’altri. Ti basterà berne un po’ per migliorare. Poi andremo a
cercare una banca del sangue.-
-No. Non sono capace di controllarmi.-
-Sì che lo sei. Avanti.- Lo fissò negl’occhi,
percependo il suo respiro affannarsi. Lui ricambiò lo sguardo per qualche
secondo, le sfiorò il collo con le dita sentendo l’arteria pulsare sotto i suoi
polpastrelli, -Io…- Sospirò, avvicinandosi.
Non lo sapeva che quell’azione l’avrebbe messa in
pericolo.
Accecata dalla paura di perdere l’unica cosa che
potesse renderle migliore la sua vita, non si interessava di quello che poteva
accaderle.
Strinse con forza uno dei lembi della camicia del
ragazzo e sdraiandosi a terra lo fece stendere su di sé. –E ora muoviti. – Disse,
mostrandogli ancora una volta il collo – Fallo. Ora.- Continuò, fulminandolo
con gl’occhi, -Chloe, non hai la minima idea di quello che…-
-Proprio non capisci, eh?- Sbraitò lei, all’ennesimo
tentativo di sfuggirle. Si infilò una mano in tasca, continuando a stringere il
ragazzo sopra di sé, sentendo il respiro diventare più affannato contro il suo
collo. Ne estrasse un piccolo coltellino svizzero: semplice, manuale. Non aveva
l’abitudine di portarne uno in tasca, solitamente, per quello si reputò
fortunata. Maneggiò con l’aggeggio per qualche istante, poi, velocemente, se lo
portò alla gola. Un piccolo, sottile, rigagnolo di sangue, iniziò a scivolare
sulla sua pelle candida. –E adesso, bevi.-
Lui la osservò incerto: l’odore del sangue gli
bruciava le narici.
Le strappò di mano il coltellino, scagliandolo con
forza contro il muro, e le strinse il polso bloccandole il braccio sopra la
testa. Si leccò le labbra, impaziente. Con la mano libera le sfiorò il corpo,
arrivando alla spalla. Non riuscì a contenersi e con un gesto le lacerò la
maglietta lungo la cucitura. -Dio…- Riuscì a imprecare, a un millimetro dal suo
collo.
Le labbra sfiorarono la piccola ferita che la ragazza
si era procurata, dopodiché, lentamente, le posarono un bacio delicato. –Non
voglio farti del male.- Sussurrò, iniziando ad assaporare il sangue che stava
colando.
-Lo so, lo so.- Tremò lei, sotto il suo peso, -Mi fido
di te.-
Un urlo straziato uscì dalla sua bocca rosea. Percepì
i denti del vampiro lacerarle la pelle delicata e il sangue sgorgare via dalle
sue vene. Il cuore iniziò a tamburellarle nel petto, mentre le mani esperte di
lui la stringevano, troncandole il respiro. Un altro grido acuto perforò il
silenzio. Era differente però, non di dolore. Era un grido, sì, ma collegato ad
una sensazione di piacere. Piacere, che sentiva aumentare ogni volta che il
ragazzo con determinazione si stringeva a lei per bere.
Dolore e piacere mescolati, insieme.
Ogni volta che il ragazzo sembrava assaporare con
lentezza il suo delizioso sangue, la castana provava un immenso dolore al
collo, che si espandeva su tutta la schiena, scendendo giù lungo la spina dorsale.
Si aggrappò a lui, stringendolo, affondando le unghie dentro la sue carne
tenera, ma dura e resistente allo stesso tempo.
Urlò, perdendo le forze, impazzendo letteralmente, non
capendo per quale assurdo motivo desiderava che quella tortura continuasse. Desiderava
di più, nonostante il dolore. In quelli che furono i suoi ultimi momenti di
lucidità, ritenne che tutto ciò fosse dovuto a quel dolce piacere, passionale e
coinvolgente, che continuava a provare. Lo sentiva, colmarle il vuoto che le
lacerava lo stomaco; e più si stringeva al ragazzo, sentendo inevitabilmente
dolore, più lo voleva: fisicamente parlando.
Come poteva, in un atto così doloroso, provare tanto
piacere allo stesso tempo? Non riuscì a darsi una risposta, sentendo tutti i
sensi pian piano abbandonarla. Il vampiro aveva smesso di bere… o forse era lei
stessa che non riusciva più a percepirlo. Sentì il respiro affannato del suo
fidanzato sul collo, un bacio e poi una carezza. Aveva chiuso gl’occhi, durante
quel misto di emozioni, e non aveva più la forza di riaprirli.
-Chloe…- Sussurrò lui, sollevandole un poco la testa
da terra. Lei tentò di rispondergli, ma non ci riuscì. Era così… stanca. –Chloe
ti prego, rispondimi.- Tentò di nuovo lui, scuotendola un poco: la voce era…
sofferente?
Ma niente, lei proprio non riusciva a parlare. Avrebbe
voluto urlare che stava bene, che riusciva a sentirlo, ma che si sentiva solo troppo
stanca per farlo.
-Mio Dio, che ho fatto?!- Urlò lui, stringendola
contro il suo petto. Sentì le sue braccia tenerla stretta, accarezzandole la
testa mentre la cullavano.
Lo sentì urlare di nuovo di disperazione. Stava
piangendo, poteva percepirlo. Eppure non riusciva a capire… era forse, morta? A
quel pensiero, un tuffo al cuore la fece immobilizzare del tutto. Si sarebbero
spiegate molte cose, in effetti.
Era morta. E il fatto che sentisse ancora tutto, era
sì inspiegabile, ma non del tutto strano. Probabilmente la sua anima era ancora
legata a lui. Dopotutto, era morta… per lui.
Sentì ogni percezione abbandonarla completamente,
sospirò, anche se forse era solo un suo parto mentale e fece in modo di
stringersi più a lui, -Nick.- Sussurrò, per poi cadere nel buio totale.
///
Quando riprese coscienza era decisamente disorientata.
Non ricordava nulla, se non l’aver implorato il vampiro di bere il suo sangue. Di averlo fatto accasciare a
terra sopra di sé, e poi… e poi nient’altro.
Tentò di aprire gl’occhi, ma sentendo la testa pesante
ci riuscì a malapena. Sentì una leggera pressione sul braccio così indirizzò lo
sguardo in quella direzione, -Come stai?-
La voce sofferente del suo ragazzo fu un colpo allo
stomaco, -Nicholas.- Riuscì a sussurrare.
-Come stai?- Ripeté.
Chloe cercò di alzarsi, ma sentendosi completamente
senza forse sbuffò pesantemente, -Io…-
-Mi dispiace.- La interruppe lui, stringendole la
mano. La sua pelle bianca rifletteva la luce che filtrava dalla finestra. Ora
che lo notava, non erano più nell’edificio abbandonato in cui si erano
incontrati.
Si morsicò il labbro, abbassando lo sguardo, -Mi dispiace,
davvero.-
-Che… stai dicendo?- Chiese, confusa. Nel frattempo
lanciò uno sguardo dietro alle spalle del vampiro: era a casa sua, riconosceva
le tende spesse attaccate alle finestre. Era stata lei stessa a suggerigliele,
per non fare entrare i raggi del sole.
-Io te l’avevo detto che non era buona idea.- Singhiozzò
lui, appoggiando la testa sul suo fianco. –Te l’avevo detto!-Ribadì, stringendo
il lenzuolo che copriva la ragazza, tra il pugno della mano libera.
-Tu stai bene, vero?- Domandò lei, ricordandosi
all’improvviso il motivo di quella scelta.
Nicholas alzò lo sguardo, le guance bagnate. -Sì.- Mormorò
accarezzandole il braccio, mentre abbozzava un sorriso. Chiuse gl’occhi quando
la mano debole della sua ragazza gli accarezzò la fronte.
-Sono contenta, che tu stia bene.- Disse, questa volta
più decisa, -E’ l’unica cosa che conta, per me.- E detto questo si portò una
mano alla gola, nel punto in cui suppose il vampiro avesse bevuto. Un piccolo
cerotto era stato applicato sulla pelle liscia.
-Ti ho fatto mettere dei punti.- Sussurrò lui
abbassando di nuovo lo sguardo.
Lei sorrise, ma qualcosa non andava. Perché aveva
quell’espressione così sofferente, se entrambi stavano bene e tutto era finito
per il meglio?
-Nicholas…- Lo guardò e non pronunciò altro. Lui
avrebbe capito che pretendeva sapere cosa non andava.
-Non guardarmi con quegl’occhi.- Biascicò il vampiro
distogliendo lo sguardo, -E’ già difficile così.-
-Parla.-
Si morsicò il labbro, nervosamente. Era agitato, così
si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra. Guardò per un attimo fuori,
sommerso dalle mille parole che non volevano uscire. -Quando…- Iniziò, -Quando
ti ho detto che non sarebbe stata una buona idea, avevo ragione.- Disse.
Chloe trattenne il respiro: che voleva dire?
-Ma tu hai insistito così tanto, e… Dio, te ne sono
grato perché mi hai salvato la vita, però…- La voce tremava, non riusciva a
reggersi in piedi, così si sedette di nuovo sul letto, accanto alla ragazza.
–Mi dispiace.-
-Di… di cosa?- Tremò lei, sgranando gl’occhi.
-Non avrei dovuto farlo.-
-Nick, ti prego! Mi stai spaventando!- Esplose lei.
Lui sospirò, -Mentre il mio affamato corpo si nutriva
del tuo sangue, il mio “veleno” si trasmetteva nel tuo corpo.- Spiegò.
-Il tuo veleno? Che vuol dire?- Chiese, accigliata.
-Sei una vampira, adesso.- Chiarì lui, frettolosamente:
ancora qualche giro di parole e la castana sarebbe impazzita.
La vide trattenere il fiato. La confusione divenne
un’amara realtà.
-Ma…- Una lacrima, una sola, bagnò la sua guancia.
-Mi dispiace davvero, Chloe.- Si scusò lui,
stringendole la mano. –Non doveva finire così.-
-No.- Tirò su con il naso, -Non devi scusarti. E’…
insomma, è colpa mia.- Disse, –L’importante è che tu sia salvo.-
-Perché continui a ragionare in questo modo? Ho rovinato
tutto, dannazione!-
-Non importa.- Scrollò la testa, accarezzandogli il
collo con le dita.
-Chloe… hai la minima idea di cosa voglia dire tutto
ciò? Niente più sole, niente più uscite fuori con gli amici. Niente più cibi
salutari. La tua vita girerà solo intorno al… sangue.-
-Non sarà così, non lo permetterò.- Rispose lei,
abbozzando un sorriso.
Poi una strana forza le permise di alzarsi un poco dal
letto su cui giaceva. Si avvicinò al ricciolo, stringendolo in un abbraccio. Lo
strinse forte a sé, cercando di rassicurarlo – e ne frattempo, di rassicurarsi.
L’impatto fu strano. Il contatto con la pelle fredda
del ragazzo non lo sentì nemmeno. Non la fece rabbrividire, come faceva un
tempo. Le sensazioni erano raddoppiate, percepiva ogni profumo, ogni colore che
la circondava, benché fosse buio. Ma dopotutto, era questo che doveva
aspettarsi d’ora in poi: cambiamenti.
Poiché niente sarebbe stato più come prima. Lei, sarebbe cambiata. Anzi, lo era
già. Era un’immortale. Il suo corpo sarebbe diventato resistente. Non si
sarebbe più dovuta preoccupare di cosa la gente avrebbe pensato di lei. Sarebbe
diventata forte, e veloce. Le percezioni sarebbero aumentate di giorno in
giorno… regalandole un nuovo punto di vista del mondo.
L’unico inconveniente? Il sangue. Avrebbe vissuto solo
ed esclusivamente di sangue. Ma, ora che ci pensava, per i vampiri quel liquido
scarlatto era una portata prelibata. Non avrebbe provato ribrezzo nel nutrirsi
con esso, perciò.
E poi, poi c’era lui.
L’unico motivo per il quale, andava la pena di continuare a vivere. Non c’era
nemmeno motivo di ragionarci su: era tutto quello che desiderava, ed ora niente
avrebbe potuto dividerli.
Quindi, tutto sommato… non si prospettava male, questa nuova vita.
-Questa non è vita.- Mormorò lui sulla sua spalla,
come se avesse percepito i suoi pensieri.
Lei si staccò lievemente, guardandolo negl’occhi.
Quegl’occhi che ora nascondevano mille sfaccettature intense color nocciola,
-Come hai fatto a…-
-I vampiri percepiscono i pensieri degl’altri
vampiri.- Puntualizzò lui. –Non riesci a sentire i miei, semplicemente perché
li ho schermati.-
-Schermati?- Domandò la ragazza sollevando un
sopracciglio.
-Protetti… beh, ti insegnerò quando avrai le forze per
imparare.- Rispose dolcemente, accarezzandole il volto.
-Sarò una brava studentessa.- Gli fece l’occhiolino,
tentando di sdrammatizzare. No, non le importava affatto cosa era successo.
L’importante era che erano vivi – in un modo o nell’altro – ed erano, insieme.
Si sporse poi in avanti e socchiudendo gl’occhi, gli
posò un bacio a fior di labbra. –Te lo prometto.-
Ti amo.
Lo sentì. Così chiaro e trasparente. Non capiva come
poteva riuscirci, ma lo sentì come un suo pensiero. Generato dalla sua testa.
Il ricciolo non aveva parlato, poiché le sue labbra erano ancora attaccate alle
sue, ma gl’occhi tradivano quel sentimento.
Si guardarono intensamente e lei sorrise trattenendo
il respiro, -Anch’io.-