Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Lu_Sama    01/12/2010    0 recensioni
Questa storia è stata creata un po' alla volta da me e le mie amiche. è iniziata come una campagna seria del gdr Vampiri - il requiem, ma ben presto è degenerata in un crossover, con personaggi di manga e videogiochi e spunti di trama presi qua e là. A volte è seria, a volte è comica, i personaggi crescono e cambiano. A voi il giudizio... ''Vivere ogni giorno come fosse l'ultimo, sorridere per le piccole cose, arrossire ad un complimento, amare, odiare, gioire... Quando si ha tutta l'eternità davanti a sè, queste cose iniziano lentamente a sfumare...'' (P.S. Lo shonen ai è presente, ma non parte integrante della storia)
Genere: Malinconico, Demenziale, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 8 - Di male in peggio

La prima a parlare, la mattina dopo, fu Riza.
- Forza... Non possiamo passare l'eternità qui... - la sua voce era flebile. Scosse la testa, con le lacrime agli occhi.
Capivo cosa provava...
Ancora una volta, a causa della nostra natura, eravamo stati abbandonati. Ancora una volta avevamo dovuto vedere la paura, il dolore, il disgusto, sui volti delle persone che ci erano accanto.
Annuii. Non c'era tempo di crogiolarsi nel dolore... Avevamo pur sempre una missione da compiere...
- Bene... Alziamo il culo da qui... Abbiamo molte cose di cui discutere... - quasi mi stupii della mia stessa voce... Che tono apatico...
Poco male, ero tornato quello di sempre... Non che fossi mai cambiato più di tanto, ma il solo fatto di stare decentemente in compagnia di altre persone era una gran seccatura. Si finiva per affezionarsi, quindi perdere la capacità di esaminare razionalmente una situazione, fino a rischiare la vita pur di difendere  i ''compagni''.
No... Non erano cose che facevano per me...
Era meglio così... Sì... Era decisamente meglio così...
Ci mettemmo in cammino, ognuno perso nei propri pensieri.
Quando decisi finalmente di guardarmi intorno, vidi mia sorella che, probabilmente senza neanche pensarci, si dirigeva verso il villaggio dei ragazzi.
Mi affiorò un sorriso amaro.
- Jude... - la chiamai. Lei si fermò, guardandomi con un'espressione a metà fra il depresso, l'apatico e lo stralunato.
Scossi la testa. Lei capì, e le salirono le lacrime agli occhi.
Non potevamo più tornare là...
Abbassò il capo, senza dire nulla anche se, in fondo, non c'era proprio nulla da dire.
Avanzammo per un periodo imprecisato, troppo stanchi e troppo demoralizzati per parlare o anche solo per renderci conto dello scorrere del tempo. Quando finalmente alzamo gli occhi dal terreno, ci rendemmo conto che il cielo era già diventato buio, perciò ci affrettammo a raggiungere le luci che intravedevamo non troppo distanti, appartenenti, forse, ad un nuovo villaggio. Lontano dal Luna Park, lontano dai ragazzi, lontano dalla mia debolezza...
Ci inoltrammo nel villaggio semi deserto, così differente da quello in cui eravamo stati solo poche ore prima. Era un posto triste e squallido, le case erano tutte grigie e con le tende tirate, non c'erano bambini che correvano felici per le strade, non c'erano donne sorridenti e uomini brilli che cantavano e ridevano abbracciati. Non c'erano cagnolini puliti e amati o coppiette che si sbaciucchiavano in gran segreto.
C'erano solo uomini ubriachi dall'aria torva negli angoli bui delle strade, prostitute con le gambe aperte che tracannavano vodka e pochi bambini, con profonde cicatrici.
Mi guardai intorno, con un'espressione di palese disgusto sul volto. Girammo alcuni minuti, alla ricerca di un albergo in cui passare la notte.
Avrei voluto poter chiudere gli occhi e dimenticare tutto, ma non potevo farlo ed avevamo molte cose di cui parlare.
Trovammo senza sforzo una sottospecie di albergo ed entrando vedemmo un rozzo oste seduto al bancone. Emanava ribrezzo. Era sudicio e grasso, la faccia era per la maggior parte occupata da un tozzo grugno e i piccoli occhi porcini ci scrutavano con odio e diffidenza.
Quando ci avvicinammo emise un verso simile ad un grugnito. No... Nulla a che fare con l'eleganza e la bellezza di Sephiroth...
- Vorremmo una stanza. - era inutile usare parole cortesi o girarci intorno, non ne avevo nè tempo nè voglia, ma soprattutto volevo allontanarmi al più presto da quel vomitevole uomo che mi faceva salire i conati con la sua sola presenza.
- Avete i soldi? - domandò in modo abbastanza scortese, con una voce potente ed impastata da alcol e probabilmente droga.
Senza aprir bocca, tirai fuori dalla tasca un sacchetto pieno di monete d'oro. I suoi occhi si illuminarono e con un ghigno che doveva essere un sorriso sul volto ci consegnò una chiave, facendo un inchino ed indicandoci la strada.
La stanza, come previsto, era una delle cose più disgustose che avessi mai visto. I muri erano scrostati e sporchi, le finestre davano direttamente su di un altro muro ed i vetri erano così incrostati di fumo e chissà che altro che era impossibile vederci attraverso. C'erano sei letti, uno più malconcio dell'altro, tre per ogni lato della stanza, con cuscini e coperte che andavano dal grigio al marrone, mentre sul pavimento erano sparsi mozziconi di sigaretta, cenere e preservativi usati e con mia grande gioia notai un topo sfrecciare sul fondo della nostra stanza.
Emisi un verso di disgusto, ma poi mi lasciai cadere sul primo letto. Non potevamo fare gli schizzinosi ed io ero stravolto. Le ragazze mi imitarono e nuovamente cadde il silenzio.
Restammo così, a guardarci con occhi spenti per alcuni minuti, finchè non decisi di iniziare a parlare di cose serie.
- Bene... Basta piagnistei, e parliamo di cose serie per cortesia... - non ci fu alcun tipo di reazione da parte delle ragazze, perciò continuai.
- Cosa è successo? Direi che è chiaro che non abbiamo risolto il problema del Nexus... Ma vorrei sapere... Perchè? Cosa è successo? - guardai nella direzione di Envy, attendendo una risposta. Lei sospirò, chiuse gli occhi per un secondo e si morse le labbra. Cercò di parlare, ma le uscì soltanto un verso roco. Si schiarì la voce e riprovò a parlare.
- Ecco... Abbiamo sbagliato... -
La guardai accigliato.
- Abbiamo sbagliato? Ma abbiamo fatto esattamente quello che ci hai detto di fare! Ci siamo messi a correre come degli idioti e...-
- Sì esatto. Il problema è proprio questo... Io... Ho sbagliato a darvi le istruzioni... -
Sgranammo tutti gli occhi, guardandola come se fosse un alieno, con la bocca spalancata come pesci lessi.
- TU COSA? - urlò Jude.
- Sì... Mi spiace... Dovevate correre nel senso opposto... Perchè... Abbiamo solo peggiorato la situazione... Vi siete accorti che non abbiamo incontrato un solo vampiro da quando siamo partiti...? Non vorrei esagerare, ma temo che tutti i vampiri siano... morti... -
Cadde il silenzio. Morti... Tutti morti... Eravamo soli ora...
La consapevolezza della vera solitudine mi serrò lo stomaco in una morsa gelida.
- Ma... Non può... Non... -
Cercai di articolare una frase di senso compiuto, ma non riuscii a far altro che biascicare monosillabi in modo sconnesso.
Lo shock per me era stato grande. Non avevo più una casa dove tornare, non c'erano più compagni simili a me con cui combattere, non c'erano  più stupidi principi da odiare...
- Fine... - sussurrò Katrina.
Mi girai a guardarla, senza capire. Notai che stava per mettersi a piangere e che aveva stampato sul volto un sorriso rassegnato.
Lei alzò il volto, guardandomi negli occhi.
- Per noi è la fine... I Lupi ed i demoni non ci metteranno molto a rendersi conto che i vampiri sono scomparsi... E quando ci troveranno... Per noi sarà la fine del gioco... Moriremo. Tutti. Senza eccezioni... - Dopo aver parlato, riabbassò la testa, continuando a sorridere e dondolandosi leggermente, come una pazza.
Io scossì la testa. Mi stava salendo una rabbia che non provavo da molto. Una rabbia immotivata e folle.
- Oh no invece! Noi non moriremo! Non gliela darò vinta a quei figli di puttana! Io ho una promessa da mantenere! -
Mi alzai veloce, sotto gli sguardi interrogatori delle ragazze e sbottai:
- Ho fame! Vado a mangiare! -
Me ne andai sbattendo la porta ed incominciai a girare per le strade semi deserte, in cerca di una preda per lo meno decente, perso in mille pensieri caotici, nervoso ed arrabbiato.
All'improvviso mi dovetti fermare, poichè andai a sbattere contro un uomo enorme, completamente avvolto da un mantello grigio, sporco e rattoppato in più punti.
Vidi due occhi gialli scintillare da sotto il cappuccio.
- Ludwig Arwel? - ringhiò. L'unico pensiero che mi venne in quel momento, fu che negli ultimi giorni mi stava cercando troppa gente, e che troppe persone conoscevano il mio nome...
In ogni caso annuii, a quel punto l'essere emise un verso a metà fra una risata ed il ruggito di un leone.
- Molto bene vampirello, il mio capo vuole vederti!- detto ciò mi consegnò una lettera sulla cui busta non compariva nulla. Quando rialzai il volto, l'uomo era già scomparso.
Aggrottai la fronte, dimenticando completamente la mia cena e dirigendomi verso l'albergo.
Quando rientrai nella stanza trovai le ragazze esattamente come le avevo lasciate. Sventolai la lettera in aria, per richiamare la loro attenzione.
- Cosa sarebbe..? - mi chiese Riza, improvvisamente un po' più viva.
- Non lo so... Me l'hanno appena consegnata...- mi misi sul letto, in mezzo alle ragazze, così che potessero leggere tutte. Aprii lentamente la busta, ed iniziammo a leggere.

Gentile Signor Arwel,

Le scrivo, poichè il suo è l'unico nome che  mi è stato riferito.
Ci tenevo ad informarla che abbiamo preso in ostaggio i suoi amici,
tali Gojyo, Asuka, Boris, Sanji e Sephiroth.

Sperando in una sua visita il più presto possibile,
per ora la congedo.

Cougar,
capo della Banda Del Ruggito Feroce.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Lu_Sama