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Autore: Meggie    01/12/2010    6 recensioni
Cercava di curarsi, di leccarsi le ferite da sola, fregandosene se ogni tanto non era così brava, fregandosene se ogni tanto qualcosa le sfuggiva, come una lacrima, un sussulto, un po’ di dolore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Your words are all over me

Certe volte, quando Luna dormiva così profondamente da non sentire nulla, Usagi si raggomitolava su un fianco e guardava fuori dalla finestra. Pensava che più si stringeva a sé, minori erano le possibilità di lasciarsi andare. Se si tratteneva abbastanza forte, non avrebbe fatto scappare nulla, neppure quelle sensazioni spiacevoli che ogni tanto la scuotevano un po’.
Soprattutto loro.
Erano i momenti di debolezza che si rimproverava, che le rimproverava Luna, che le rimproveravano tutti. Anche Mamoru.
Quando lo diceva Mamoru, però, era il momento peggiore di tutti. Quando lo diceva lui, Usagi gli credeva. E le veniva un po’ da piangere. Le veniva voglia di rannicchiarsi contro una parete, così da non cadere per terra, e di piangere. Come una bambina stupida.
Doveva crescere, ma crescere da sola era un incubo.
Doveva diventare forte, ma senza nessuno che le dicesse come fare, si sentiva solo persa e spaventata.
Di notte, quando Luna non la sentiva, Usagi provava a ricacciare dentro tutte le emozioni che tentavano di scappare dal suo corpo. Cercava di curarsi, di leccarsi le ferite da sola, fregandosene se ogni tanto non era così brava, fregandosene se ogni tanto qualcosa le sfuggiva, come una lacrima, un sussulto, un po’ di dolore. Ogni tanto le dita non erano abbastanza per trattenere tutto dentro. Ogni tanto era troppo.
Ogni tanto si sentiva da sola e impaurita e così persa che avrebbe voluto gridare. Gridare addosso a Luna, alle altre ragazze, a Mamoru. Avrebbe voluto prenderlo per le spalle, scuoterlo con una violenza che non aveva e gridargli in faccia di spiegarle cosa avrebbe dovuto fare per essere come lui la voleva. Di dirglielo chiaro e tondo.
Lei non riusciva a capirlo.
Essere più forte, essere più adulta, essere migliore. Erano tutti concetti così alti, così fuori dalla sua portata. Era veramente quello che la gente si aspettava da lei?
Era quello che Mamoru si aspettava da lei?
Era ciò che lui le aveva detto a parole. Usagi, però, ascoltava col cuore. Si rifiutava di sentire parole vuote, parole cattive, parole dette con il solo scopo di allontanarla.
Quando iniziava a pensare a questo, quando iniziava a pensare a quanto fosse lontana, a quanto dovesse sforzarsi per essere lontana da Mamoru, tutto si sgretolava. Le emozioni che tratteneva a forza dentro di sé, quel dolore che le sfuggiva dalle dita a piccole gocce, veniva riversato completamente fuori, in un’ondata che le metteva paura.
Luna si svegliava sempre. La guardava con quei suoi occhi grandi, ma non la rimproverava. Le si accoccolava addosso e Usagi poteva stringerla un po’ di più a sé, cercando di porre un freno a tutto, cercando di usare Luna come scoglio per non lasciarsi andare.
Funzionava sempre, perché piano piano tornava sempre a respirare, un attimo prima di affogare completamente.
E tornava a guardare fuori dalla finestra, il calore di Luna contro il petto e il viso arrossato dalle lacrime. Guardava la luna e pensava che doveva avere ragione lei. Che una persona da sola non può essere forte, che ha bisogno degli altri, che ha bisogno di un sostegno. Usagi era convinta di questo. Era convinta che l’unico modo per diventare adulta, un’adulta di quelle che a Mamoru sarebbero piaciute, una di quelle toste, fosse avere legami. Fosse farli crescere, questi legami.
Forse non era Mamoru a dover insegnare qualcosa a lei, forse era il contrario.
 Erano pensieri come quelli che la facevano sentire meglio, che la facevano sentire forte e determinata e migliore. Era in momenti come quelli che sentiva di potercela fare.
Stringeva Luna, guardava fuori dalla finestra e pensava a Mamoru, a quanto il suo cuore, comunque, battesse forte anche solo a pensarlo. A quanto fosse lontana da lui e a quanto, comunque, si sentisse vicina.
Ed era un tipo di lacrime diverso, quello con cui si addormentava. Erano emozioni che la scuotevano un po’, che la facevano piangere, ma che la tranquillizzavano, che le facevano pensare “Sono solo parole e le parole feriscono, ma non importa”. Non importava.
Lei sapeva perdonare.
Luna la sgridava per tante cose, ma il suo cuore grande, la capacità di inglobare tutti in un abbraccio sincero, in un abbraccio che esprimeva sfumature di mille emozioni, non glielo rimproverava mai.
Lei sapeva perdonare.

NOTE: Volevo scrivere su Usagi in questo periodo e finalmente ce l’ho fatta ;O; Amo, nonostante la sofferenza, il distacco che si crea tra Usagi e Mamoru in questa seconda serie. E niente, non so bene come sia uscita, ha preso forme non previste (pensavo di scrivere 100 parole al massimo e sono a più di 700 X’’D)… spero comunque che possa in qualche modo piacervi :)
E il titolo viene dalla canzone “Under the sheets” di Ellie Goulding <3
   
 
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