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Autore: Emily Alexandre    02/12/2010    30 recensioni
Avevo detto che non avrei mai scritto storie a lieto fine, né ambientate in tempi moderni: “The Guardian” è la mia sfida personale. Siamo nel XXI secolo, Elizabeth Turner vive in un paese vicino Londra con una sorella maggiore che adora, un padre amorevole ma poco presente, una madre convinta che la preoccupazione maggiore per una donna debba essere un buon matrimonio e una sorella minore che segue le orme materne. Single di professione e giornalista per passione, Elizabeth vince una prestigiosa borsa di studio per frequentare uno stage di dieci mesi al famoso giornale inglese “The Guardian” e lì, tra quelle mura affollate, incontrerà il bel tenebroso odioso arrogante giornalista che diventerà la croce e la delizia della sua vita… Tra Londra, New York e lo Yorkshire. Tra caratteri orgogliosi e troppi pregiudizi quanto in là si spingeranno prima di capire qual è la realtà? Ispirato a "Pride&Prejudice" un omaggio, nel mio piccolo, al genio di Jane Austen... perché tutte noi sogniamo Mr.Darcy ma quando lo troviamo vorremmo solo ucciderlo!
Storia eliminata per nuovi progetti fuori da efp.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Between pride and prejudices, The Guardian World'
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The Guardian

 

Le campane della Chiesa suonavano allegre e l’odore di incenso si fondeva con quello dell’erba tagliata da poco, dei campi fioriti e del cibo delizioso che proveniva dai ristoranti poco lontani; Brentwood è una piccola città alle porte di Londra, moderna ma non troppo, dove tutti conoscono tutti.

E tutti conoscono me.

Quel giorno di fine maggio, però, non ero io ad essere al centro dell’attenzione di tutta la cittadinanza, ma la mia adorabile neosposa sorella maggiore che usciva dalla Chiesa di St. Nicholas sottobraccio al suo ex fidanzato – appena marito sotto una pioggia di riso e petali di rose bianche.

Era davvero splendida.

Non era una di quelle bellezze prorompenti che attirano l’attenzione per strada: la sua era una bellezza più posata, elegante… i capelli color oro erano raccolti e tenuti fermi da un cerchietto decorato con piccoli fiori di swarovski, mentre il vestito candido composto da un corpetto ricamato e da una gonna che scendeva morbida le metteva in evidenza il corpo esile e slanciato. La cosa più bella di tutte però era lo sguardo luminoso e pieno d’amore che sembrava risplendere più del sole: era il suo giorno e lei era il ritratto della felicità.

Suo marito, elegante nel classico smoking nero, era un bell’uomo anche se non certo un adone… alto e magro con gli occhiali sempre poggiati sul naso era il classico ingegnere in carriera. Non era il genere d’uomo che avrei scelto per me, ma gli ero sinceramente affezionata: adorava mia sorella, l’amava e la venerava…e soprattutto la rendeva felice.

Ero ferma alla fine delle scale della Chiesa con il mio bouquet di damigella tra le mani e la guardavo sorridente, costringendomi ad ignorare, per l’integrità della mia mente nonché della mia reputazione, la mia imbarazzantissima madre che piangendo e singhiozzando continuava a dire a chiunque le capitasse sotto mano quanto fosse felice che sua figlia si fosse sistemata. Ecco, non che io non ami mia madre, ma è quel tipo di donna secondo cui la massima aspirazione del genere femminile dovrebbe essere trovare un marito e sistemarsi. Da che io ho memoria la ricordo ad organizzare cene a casa invitando le sue amiche con i figli maschi cercando di accasarci, anche quando non eravamo che bambine: non che i suoi sforzi avessero dato qualche frutto, ad ogni modo.

La sua adorata figlia maggiore, la placida e riflessiva di casa, si era trovata il marito da sola… e decisamente aveva fatto un buon lavoro! Mia sorella è un’organizzatrice di mostre a Londra e durante un’esposizione di quadri, otto mesi prima del matrimonio, aveva incontrato il futuro marito che di arte non capiva nulla ma che era un buon amico dell’artista. Da quel giorno lui aveva iniziato una corte serrata a cui lei aveva ceduto presto e volentieri.

Quanto a me, ogni qual volta quelle cene venivano organizzate scappavo di corsa: l’idea di mia madre proprio non riuscivo a condividerla… avevo avuto qualche storia, ma la mia priorità era sempre stato lo studio e la carriera. Forse quella mia reticenza al matrimonio era data solo dal fatto di non aver conosciuto l’uomo giusto, ma non me ne facevo un problema: siamo nel XXI secolo dopotutto! Si, ero decisamente l’incarnazione di quel genere di donne che mia madre abolirebbe volentieri.

Fortunatamente le rimaneva la piccola di casa che dall’alto dei suoi sedici anni pareva condividere i pensieri materni: un buon matrimonio, ed anche in fretta.

Me ne stavo tranquilla in attesa di spostarci al ristorante, quando la voce squillante che mi perseguitava da quando ero nata mi raggiunse. –La mia prima figlia sposata, e così bene!- stava dicendo tra un  singhiozzo e l’altro –Questo mi rende davvero felice. Adesso non mi resta che trovare un marito alla mia secondogenita, prima che il tempo passi e la sua bellezza sfumi!-

Sentii distintamente molti occhi voltarsi verso di me, ma non mi mossi di un centimetro… L’unico segno del mio nervosismo erano le mie mani che stringevano convulsamente il bouquet. Grazie tante mamma, per avere una così alta considerazione della mia intelligenza! Un conto era dire certe cose a me… ma così! In pubblica piazza!

Fortunatamente due braccia familiari mi avvolsero e mi portarono via. Sempre benedette le migliori amiche! Senza di lei probabilmente quel giorno sarei stata capace di fare una scenata al matrimonio di mia sorella, ma il suo intervento provvidenziale mi aveva trascinata lontano.

Un bel quadretto familiare, non trovate?

Manca all’appello solo il mio quieto, placido, adorabile padre, un medico di mezza età che da trent’anni combatte con le follie e i nervi di sua moglie… E con la ribelle figlia minore.

Lo adoro, non c’è molto altro da aggiungere. È lui che mi ha trasmesso l’amore per l’arte e per la letteratura, lui che mi ha sempre spronato negli studi, disinteressandosi completamente al mio stato civile: non che non gli piacerebbe vedermi sposata… solo, non ne fa una priorità.

Henry Jonathan Turner, 51 anni, medico, sposato con Cicely Ginette Spancer in Turner, 50, casalinga. Eccoli qui i miei genitori, apparentemente totalmente diversi, ma che a quanto pare vanno d’amore e d’accordo.

E poi ci siamo noi, le tre figlie: Eleanor Cicely Turner in Grey, all’epoca ventottenne, laureata con il massimo dei voti in arte e gallerista affermata, nonché mia amatissima sorella; Rebecca Geraldine Tuner, sedici anni, studentessa e futura moglie che guarda costantemente alla sua sorella maggiore zitella come un esempio da non seguire.

Quanto a me, il mio nome è Elizabeth Jane Turner, giornalista per hobby e single di professione.  La mia storia, quella parte della mia vita che forse vale la pena di raccontare, inizia l’autunno dopo il matrimonio di mia sorella, tra le aule della Cambridge University con un master in giornalismo, una irripetibile opportunità, un sogno da realizzare e un fastidioso imprevisto con due irriverenti occhi blu.

 

 

 

Note:

Salve a tutti lettori e lettrici!! Qualcuno di voi già mi conosce, qualcun'altro non ha giustamente idea di chi io sia, ma sono felice di vedervi qui! Dunque, questa storia è nata come una sfida personale... avevo detto "non scriverò mai storie a lieto fine" e "non scriverò mai storie ambientate in tempi moderni". Ovviamente, le ultime parole famose! Elizabeth è nata all'incirca un mese fa e sono già al secondo capitolo nella stesura, ma avevo deciso di aspettare di finire la pubblicazione di altre due long...ovviamente, non ho resistito. Vi avviso però che probabilmente il primo capitolo arriverà per Natale, non prima...intanto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...perchè se questo prologo è una schifezza forse dovrei considerare l'idea di non pubblicare affatto! Quindi, le recensioni positive e negative che siano mi farebbero davvero piacere...Di solito non sono un'autrice che chiede di recensire, se ora lo sto facendo è solo perchè questa storia è un esperimento, una sfida...e sono totalmente insicura!

Passando alle cose più tecniche, per me lieto fine significa Jane Austen, quindi sarà evidente quanto mi ispiri a lei...ovviamente però il tutto sarà portato ai tempi moderni! Mi sono resa conto dopo che Elizabeth Turner poi richiama il personaggio che Keira interpreta ai Pirati dei Caraibi, ma è stata una cosa totalmente non voluta. Quando l'ho realizzato avevo pensato di cambiare il cognome, ma Turner mi piace troppo...per cui l'ho lasciato!

Elizabeth è una giornalista...e nello scrivere questa storia è vivissimo in me il ricordo del periodo che ho trascorso in una redazione, uno dei più belli della mia vita. E ovviamente il fastidioso imprevisto l'ho beccato io....ed è a quella persona narcisista, megalomane ed egocentrica che dedico questa storia. A lui che probabilmente non leggerà mai e con cui non è mai successo nulla ma che durante quei mesi mi ha lasciato tantissimo...a partire da un amore indescrivibile per quel lavoro.

Smetto di tediarvi oltre.... Mi trovate
-Blog
(per spoiler, missing moments e pensieri vari)
- 
Gruppo facebook (spoiler, chiacchierate, video, contest e chi più ne ha più ne metta)
-
Pagina facebook (per le citazioni dalle storie e spoiler vari)
-
Contatto facebook (sarò lieta di aggiungervi, ma per problemi personali non accetto più nessuno che non mi scriva almeno due parole per dirmi chi sia)

 
Un abbraccio, Emily Alexandre




NB: il 17 giugno 2017 ho pubblicato su Amazon una nuova versione di questa storia, ambientata a Madrid. Potete trovare qui tutte le info.

   
 
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