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Autore: Ilaja    02/12/2010    7 recensioni
Ci troviamo in Austria, in un periodo sempre più prossimo al nostro presente. Un'Austria combattuta, che sfocia nell'oscurità. Un'Austria abitata sia da umani che da creature sovrannaturali, che dovrebbero costituire un unico gruppo, un unico branco.
Così non è. Perchè a regolarne lo svolgimento è una forza malevola e potente, una animata da un interebbe ben più alto del semplice 'dominio sul mondo'.
Lei detta legge. E non una legge uguale per tutti. L'Egalitè, la Fraternitè e la Libertè francesi sono poste contro il loro naturale opposto. Stiamo parlando dell'Adìkia, in greco letteralmente "ingiustizia". Stiamo parlando della legge della selezione naturale.
Della legge del più forte.
Storia classificata seconda al contest "Supernatural mistery" indetto da Oyzis
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Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Adikia - La legge del più forte

Partecipante al contest "Supernatural mistery"

indetto da Oyzis

 

 

 

 

adikia

 

 

 

 

Nickname: Ilaja

Titolo storia: Adikìa – La legge del più forte

Rating: Verde

Genere: Thriller, Giallo, Sovrannaturale

Avvertimenti: Nessuno

Note dell’autore: Nessuna

 

Capitolo 1.  Prologo - L’inizio della fine

Duncan Redland correva. Correva a perdifiato. Incespicando, franando sul terreno, inciampando nelle radici di quel bosco che, oramai, aveva perso quella bellezza medievale che, mistica, scorreva tra le foglie, per trasformarsi in un’inquietante raduno di alberi imponenti, ombrosi, neri come la morte e come il buio che si dipanava svelto alla fine della propria esistenza.

La scarpata era accanto a lui, di un fascino ammaliante, ripida e sassosa, definitiva. Nonostante il burrone alla sua sinistra, Duncan continuava a correre sull’esiguo sentiero battuto dai suoi precedenti, scivoloso per il fango, oscuro per la notte che avvolgeva le eterne pendici del monte Männlich.

Männlich. Che nome adatto. Nel gergo di quella terra, di cui ormai non conosceva più il nome per la paura che gli attanagliava il cuore, voleva dire “morte”.

Un brivido percorse la sua forte e robusta schiena, che tutt’un tratto parve curva, debole, spaventata come il volto del giovane.

Duncan non osò fermarsi lungo tutto il tragitto di discesa, senza curarsi delle gambe molli che non riuscivano più a tenerlo in piedi per la strada quasi verticale, senza curarsi dei graffi alle gambe o degli schizzi di fango sulla faccia. Scivolò, cadde a terra e piantò la mano per frenarsi proprio su una pianta d’ortica, ma non ci fece caso. Senza far conto del dolore, si rialzò di scatto e riprese la sua ansiosa marcia, la mano gonfia e un’ulteriore sbucciatura sulle ginocchia.

La vetta era immensa. Se fosse stato in una delle sue solite, piacevoli passeggiate, se la sarebbe percorsa tranquillamente in poche ore, seguendo il sentiero più sicuro, esaminando le rocce e il terreno e facendo pause sull’erba, per guardare lo splendido paesaggio avvolto nelle nubi bianche di solitudine, verdeggiante, maestoso, miracoloso.

Il giovane virò; la strada sterrata scomparve alla sua vista dietro un curvo pendio, e Duncan imboccò un viottolo meno conosciuto, che solo lui, durante le sue diverse esplorazioni del luogo, aveva osato attraversare. Era mangiato dalle felci e dai sassi, talmente impregnato d’umidità dal macchiare di muffa le cortecce degli alberi, bagnare le foglie malefiche delle ortiche e rendere scivoloso anche quel breve sprazzo di terreno non conquistato dal fango o dalle pietre tondeggianti.

Dietro di sé sentiva l’alito fetido del suo malvagio nemico, ansante per la corsa. Cercò di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere. Tuttavia immagini macabre gli vennero alla mente: gli artigli che gli squarciavano il petto, i canini affilati che affondavano nella sua carne… a Duncan venne un conato.

Forse per quello, forse per il troppo spavento che provava per concentrarsi sulla strada, improvvisamente, si ritrovò di fronte un burrone profondo centinaia di metri, dove l’unico atterraggio per un’eventuale caduta erano i massi appuntiti che troneggiavano sul fondo della scarpata.

Il sudore che aveva accumulato con la corsa, nonostante il freddo di quella notte, si tramutò presto in brividi gelati. I suoi occhi chiari non riuscivano più a distinguere il cielo dal buio dello strapiombo; presto ebbe un capogiro e si dovette tenere con una mano a un ramo oscillante per non spiaccicarsi a terra.

Il mostro era dietro di lui. Ansimava, la puzza emanata che avvolgeva l’aria attorno a lui, facendo scuotere Duncan dal breve attimo di malore.

Lentamente, il giovane si girò, terrorizzato. Lui era lì, in piedi di fronte al ventenne inglese, la bocca spalancata, le zanne rilucenti al chiarore di quella luna indifferente, inquietante.

“I… io…” La lingua non ubbidiva più a Duncan, incollata com’era al suo palato bloccato.

“La vendetta è dolce.” La voce risuonò nel silenzio di quella notte, ed era talmente cavernosa, rombante, dal sembrar far parte della stessa oscurità, una fetta del buio che, ghiacciato come l’aria avvolta dalla paura, stava conquistando anche il cuore impazzito di Duncan. “Più dolce di quel che gusterò dopo la tua morte. Mi piace stare qui, a godere del tuo sgomento, mentre tremi come una verginella di fronte a un uomo.”

Duncan era troppo spaventato per sentirsi ferito nell’onore da quel commento.

Il tono giocondo dell’essere mutò di colpo: ora era minaccioso e irato. “Tu mi hai derubato della casa!” ruggì, gli occhi iniettati di sangue che scrutavano in due fessure il volto bianco del giovane. “Hai distrutto la mia famiglia, mi hai rovesciato la fama che con tanta fatica avevo costruito!”

“I… io non…” La sua debole protesta si esaurì sotto lo sguardo feroce della creatura. Lo strappo che sarebbe dovuto essere una bocca si storse in una smorfia di compiacimento, di piacevole crudeltà.

Duncan non riuscì più a respirare.

Gli artigli gli sferzarono il ventre, l’ombra gli attraversò gli occhi.

Non emise nemmeno un rantolo.

Nel buio della notte un corvo gracchiò di piacere.

 


>>Ilaja Ciao a tutti! Come da titolo, questa storia ha partecipato al contest "Supernatural mistery" indetto da Oyzis sul forum di EFP. Dal prologo già si carpisce un accenno alla trama: in un mondo popolato sia da esseri umani che da creature sovrannaturali, strani fatti iniziano a succedere. Una sequenza di omicidi e un mistero sempre più inquietante si fa strada nella Vienna di un tempo forse non troppo lontano; e sta a due comuni ragazze, sconosciute a loro stesse ma accomunate dalla stessa tenacia e forza interiore, svelarlo.

Spero di avervi incuriosito abbastanza, e che seguiate questa storia (per favore, almeno fino al primo capitolo! *-*)

Un abbraccio

vostra,

Ilaja <3

  
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