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Autore: Ayumi Yoshida    02/12/2010    4 recensioni
“Chi era quel garçon con i capelli rouge a cui parlavi il jorno della dernière prova del Torneo?”
(Terza classificata al contest "Casa Delacour" indetto da Senihal e giudicato da Vogue)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Note al lettore: Ho deciso di raccontare in questa storia quello che mamma Row non ci ha raccontato (e di questo mi rammarico molto, perché di sicuro dalla sua penna sarebbe stato mille volte migliore), cioè di come Fleur abbia conosciuto e si sia innamorata di Bill, il suo percorso verso Bill, dunque. Per una volta l’ho immaginata a seguire qualcuno, non ad essere seguita. ^^ Essenzialmente questa storia è un collage di missing moment che mi sono stati ispirati da una determinata frase del quarto libro: “Fleur Delacour, notò Harry, studiava Bill con profondo interesse da sopra la spalla della madre. Harry capì che non aveva proprio nulla da obiettare sui capelli lunghi o gli orecchini zannuti.” Proprio da questo punto comincia la mia storia, snodandosi poi attraverso il quarto anno di Harry ad Hogwarts con tutto ciò che di bello o di brutto è accaduto. Spero possa piacerti almeno un pochino, io mi sono davvero divertita a scriverla! Sono consapevole del fatto che avrei potuto fare di meglio, ma, visto il periodaccio che ho passato, sono comunque soddisfatta. ^^
La traduzione delle frasi in francese è alla fine della fic. Ti auguro una buona lettura. ^^

 

***

 

Arrivare a lui

 

“Alors, comment ça va ici, ma sœur?” sussurrò una vocina graziosa e, improvvisamente, Fleur sentì le ginocchia cederle sotto il peso della piccola Gabrielle. Raggiante, piegò le gambe e, quando riuscì a scorgere il suo sorriso felice, la abbracciò.
“Gabrielle, ma chère!”esclamò allora la ragazza ergendosi in tutta la sua altezza con un movimento fluido e trascinando la sorellina con sé “Tu t’est reprise entièrement! Je suis tellement heureuse!”
La signora Delacour sorrise a quella scena e la rassicurò: “Elle va bien, ne te préoccupe pas! Et toi, comment vas-tu?” le chiese poi nuovamente.
L’espressione di sua figlia si incrinò leggermente, tanto che ella permise a Gabrielle di ritoccare terra con i propri piedi.
“Pas mal.” replicò annoiata, come se stare in quel posto fosse un offesa alla sua persona. Alla sguardo interrogativo della madre e della sorellina, che guardava adorante ogni cosa si trovasse nella stanza e non riusciva a capire cosa potesse andare male in un luogo grande e bello come quello in cui si trovavano, continuò di malavoglia a parlare: “Ici à Hogvàrts tout est tellement superbe… ” Fece una smorfia per far capire che non intendeva superbo in senso positivo e continuò, altezzosa “J’entends, fier. Tous le gens sont fiers, ici. Encore, ils ont organisé toutes choses d’un façon exagéré, mais tous est également pénible. Pénible.”
Sua madre aggrottò le sopracciglia, sorpresa.
“ Mais tu n’avais pas rencontré un garçon qu-”
Arrì!” trillarono in coro Fleur e sua sorella a voce tanto alta che il soggetto della loro conversazione – Harry Potter, Arrì – intento a discutere con due persone nell’angolo opposto della sala, si voltò per un secondo a guardarle, l’espressione interrogativa.
“Il est le seul qui m-”
Al lato di Harry, una figura alta e muscolosa si voltò incuriosito a sua volta verso le due sorelle, ma riuscì a scorgere solo una cascata di capelli chiarissimi, quasi argentei, e sbatté le palpebre, accecato dai bagliori che emanavano. Fleur, dal canto suo, smise di urlare all’improvviso lodi all’indirizzo di Harry e cominciò a fissare il ragazzo che si trovava proprio accanto a lui. Completamente coperta dal corpo delle madre, riusciva, però, a vederlo in ogni sua caratteristica oltre la sua spalla.
“C’est cool!” pensò all’improvviso, utilizzando la prima parola inglese che aveva imparato da quando era arrivata a Hogwarts e squadrandolo dalla testa ai piedi più volte. Di profilo perché impegnato a chiacchierare con Harry e con una donna che aveva il suo stesso colore di capelli – rosso fuoco -, la ragazza ne percorse il profilo del viso perfettamente diritto con gli occhi, poi indugiò più volte sulle sue spalle larghe, sui suoi capelli raccolti in una coda, sull’orecchino di una strana forma  che gli pendeva da un orecchio.
Gabrielle, accanto a lei, le diede una gomitata sulle ginocchia, distogliendola con un sogghigno da quel ragazzo sconosciuto.
“Il était le seul?” rise, riferendosi con un cenno del capo a Harry che ormai non le guardava più.
Fleur sentì il fiato mancarle e per un secondo boccheggiò. “Pas plus,” sussurrò senza parole scuotendo la testa, gli occhi increduli ancora rivolti a quel ragazzo “mais je ne connais pas même son nom. Je dois absolument le découvrir.”
Combattiva, strinse un pugno e si colpì piano un fianco, facendo ondeggiare i capelli. Sua sorella soffocò una risatina.
“Tu étais en train de dire… ?” le chiese allora la signora Delacour, fingendo di non aver capito nulla di quello che era successo, ma la sua volontà di non intromettersi durò molto poco, perché lo sconosciuto che aveva attirato l’attenzione di sua figlia passò proprio accanto a loro accompagnato da quell’Arrì che, durante la seconda prova del torneo Tremaghi, come la stessa Fleur le aveva detto, aveva salvato Gabrielle dall’annegamento. Fleur gli lanciò un’ultima occhiata adorante e a malincuore riprese a parlare con sua madre. Piuttosto criticamente le assicurò che certamente quel ragazzo non poteva frequentare Hogvàrts, perché no, non l’aveva mai visto e poi non era come gli altri, non aveva la loro aria fier.
Gabrielle continuava a ridacchiare senza pietà, ma sua sorella neppure se ne accorse, persa in pensieri troppo profondi per riuscire ad essere disturbata. La signora Delacour riuscì ad interromperla soltanto quando madame Maxime gettò la sua ombra scintillante di ametiste sulla stanza sporgendo il busto dalla porta della sala e richiamando la sua allieva.
“Tu dois te préparer pour la dernière épreuve , il faut commencer de ce moment! ” annunciò facendo voltare tutti. Fleur, imbronciata, chiese: “Déjà?”, ma non ci fu verso di convincere la donna del contrario. Con un sospiro, salutò la madre e la sorella con un bacio e si avviò verso la carrozza. Percorrendo i lunghi corridoi, non fulminò nessuno dei ragazzi che osarono guardarla, come faceva di solito, troppo intenta a controllare ogni singola finestra per rivedere quel viso amico di Arrì. Dall’alto del castello, però, il parco appariva un intreccio di alti alberi e non riuscì a scorgere alcun viso conosciuto, ma non s’irritò.
Più combattiva che mai, affrettò il passo verso l’esterno. L’avrebbe rivisto, avrebbe fatto di tutto per rivederlo, persino seguirlo in capo al mondo. Se avesse superato l’ultima prova del Torneo Tremaghi avrebbe potuto fare anche quello.
 
C’era un bel sole, il giorno della partenza da Hogwarts, e nessuno riusciva ad essere triste di lasciare i propri amici in una giornata del genere. Harry, Ron e Hermione si stavano godendo i raggi dal soffitto della Sala Grande chiacchierando, i bagagli accatastati intorno ai piedi. C’era un gran via vai di ragazzi che trascinavano borse, gabbie di animali e correvano da una parte all’altra. In particolare, Fleur, che spiccava tra tutta quella folla per il colore dei suoi capelli - lo stesso della luce, quel giorno - continuava a misurare la sala a grandi passi con le braccia incrociate e l’espressione impaziente passando molto vicino a loro fendendo letteralmente la ressa al suo passaggio.
“Mia madre sta spingendo perché Bill cambi lavoro.” diceva Ron senza reale interesse, troppo impegnato a seguire con gli occhi la ragazza, che continuava a camminare nervosamente avanti e dietro facendo ondeggiare i capelli.
“E perché mai?” chiese Hermione in tono severo, ma soltanto Harry se ne accorse e sorrise.
“Con quello che è successo è preoccupata nel saperlo lontano.” mormorò Ron, tutto ad un tratto assumendo un’espressione afflitta, accortosi che Fleur non lo degnava di uno sguardo. “Non vuole che lavori per la Gringott in Egitto. Sta cercando di farlo avvicinare a casa.”
“Ma non ha senso!” ribatté Harry scaldandosi “Sappiamo bene che Vold-“
“Ti prego, no!” lo interruppe Ron rabbrividendo. “Non quel nome.”
Hermione, pensierosa, si morse un labbro. “Infatti, non ha senso. Ma le mamme si preoccupano sempre per i figli. Dopo quello che è successo…”
Tutti e tre divennero improvvisamente silenziosi, ripensando agli ultimi avvenimenti, e raggiunsero la Sala d’Ingresso, sudati e con i bagagli per le mani, in silenzio e a testa bassa. Anche Fleur aveva percorso il loro stesso corridoio e continuava a misurarlo a grandi passi, sbuffando senza sosta. Sembrava quasi che non pensasse minimamente a Cedric Diggory, intenta a sbatacchiare i suoi capelli di qua e di là. Stringendo le labbra, Hermione le diede le spalle e Harry e Ron furono costretti a fare lo stesso per poter guardare la loro amica in viso. Si vedeva chiaramente che si stava trattenendo a stento dal dire qualcosa.
Arrì!” esclamò improvvisamente una voce roca ben conosciuta, e gli occhi di Hermione si assottigliarono lentamente. Fleur risalì per la centesima volta i gradini del castello, come spinta da un impeto invisibile, e gli si avvicinò a grandi passi, decisa. “A presto!” lo salutò stringendogli calorosamente la mano. Harry, che non se lo aspettava, le rivolse uno sguardo stupito.
“A presto” replicò a sua volta, ma la ragazza non sembrava intenzionata a troncare il discorso. Si chinò accanto al suo orecchio tanto quanto bastava per colmare la loro differenza di altezza e sussurrò: “Chi era quel garçon con i capelli rouge a cui parlavi il jorno della dernière prova del Torneo?”
Senza riflettere sul perché di quella domanda, Harry, che ricordava bene di chi stesse parlando, rispose: “Bill, il fratello di Ron, il mio amico.” e immediatamente gli occhi di Fleur si animarono di una nuova luce. Gli sorrise.
“Mi ha fatto piascere conoscerti, Arrì. Spero che sci rivedremo quando troverò un travail in Inghilterra per migliorare il mio anglese.” disse infine, spiegando con un sorriso soddisfatto il piano che aveva architettato nelle lunghe notti prima della partenza al suo ignaro interlocutore. Almeno, da qual momento, sapeva che quel ragazzo dai capelli rossi lavorava in Inghilterra o, meglio, ci avrebbe lavorato presto.
Ron, al fianco di Harry, batté le palpebre, riuscendo a dire a stento: “Va già benissimo così!”
Sempre sorridendo, Fleur si volse indietro e prese a correre, raggiante, verso la carrozza che doveva riportarla a Beauxbatons.
“Bill.” mormorò tra sé e sé, ripetendo il nome di quel ragazzo. Suonava bene persino pronunciato da lei, che era straniera, e questo la rendeva ancora più ansiosa di arrivare a lui. “Bill. Je veux le revoir.”
 
“Pardon!” esclamò Fleur con impazienza, scuotendo i lunghi riccioli biondi. Immediatamente, tutta la coda di persone che si era formata lungo la scalinata d’ingresso della Gringott si voltò a guadarla, e subito i volti contratti si distesero.
“Prego” mormorò qualcuno con una nuova gentilezza, e la ragazza salì i gradini in fretta, dispensando qua e là sorrisi tirati che abbagliarono chiunque li ricevesse.
Pardon, mais si tratta di travail.” tagliò corto, pratica, per giustificare il suo comportamento ad alcuni signori di mezza età che volevano ascoltarla “Je suis en retard.”
Il rumore dei suoi sandali con il tacco risuonò amplificato lungo il corridoio lastricato di marmo colorato, ma Fleur non si fermò minimamente ad osservare la ricchezza che tutto, persino i disegni sui pavimenti, ostentavano, catturando ad ogni passo gli occhi. Arrivata al bancone per il pubblico, si avvicinò al folletto che le sembrava più comprensivo e tossì piano per attirare la sua attenzione.
“Excusez-moi, monsieur foletto” disse a voce bassa, cercando di mostrarsi rispettosa: da quel colloquio dipendeva tutta la sua vita futura. Nonostante avesse ricevuto un’occhiataccia tramite le lenti strette, continuò con fiducia: “Sono qui per il coloquio di lavoro.”
“Ah” commentò il folletto senza interesse. Frugò tra la pila di documenti che si ergeva sul bancone davanti a lui e ne estrasse un foglio verdino, che le consegnò. “Lo compili e si metta in fila in quel corridoio, davanti all’Ufficio di assunzione.” Accennò con la mano ad un portone di legno massiccio sulla sua sinistra e la congedò. Lievemente irritata per quel trattamento, Fleur lo spinse e entrò nel corridoio che il folletto le aveva indicato. Molto porte affacciavano su di esso, ma nessuna sembrava essere quella che le interessava. Ovunque, poi, c’erano uomini o donne appoggiate alle pareti in attesa del proprio turno.
Subito decise di chiedere a qualcuno dove fosse l’Ufficio di assunzione: cominciò a guardarsi intorno ansiosamente per trovare qualcuno che sembrasse più gentile di quel folletto, ma all’improvviso si sentì bruciare. Dal fondo del corridoio un ragazzo dai capelli rosso fiamma camminava nella sua direzione.
Con il cuore leggero, prese a correre verso di lui stringendo forte la borsa. Non avrebbe mai immaginato di poterlo rivedere così presto.
Excusez-moi, monsieur” attirò la sua attenzione con voce roca e sbatté piano le palpebre. Il ragazzo strinse gli occhi, come se quella ragazza che l’aveva chiamato emanasse un’aura troppo luminosa persino da sopportare per gli occhi. A guardare i suoi capelli argentei pareva davvero così.
“Buongiorno, mi dica pure.” disse gentilmente, con un sorriso cordiale. Fleur gli sorrise a sua volta.
“Buonjorno. Sto scercando l’Uffiscio di assunsione, sono qui per un coloquio di travail.”
Il ragazzo sogghignò alla sua strana pronuncia, ma le tese la mano: “Piacere, Bill Weasley. Se non le dispiace posso accompagnarla io.”
Il sorriso di Fleur divenne ancora più luminoso, proprio come i suoi occhi, mentre gli stringeva la mano con tutta se stessa.
Merci beaucoup. Io sono Fleur Delacour. S’il vous plaît, soltanto Fleur.”
“Bene, Fleur. Seguimi. Di dove sei, precisamente?”
Sorridendogli tra una chiacchiera e l’altra, osservando la sua schiena e i suoi capelli così vicini, finalmente la ragazza realizzò: “L’ho raggiunto.”
E non importava il fatto che dovesse congedarlo per sostenere il colloquio, che probabilmente avrebbero lavorato in due ali della Gringott diverse: sarebbe stata come una maratoneta, avrebbe continuato a correre finché non fosse arrivata definitivamente a lui.
 
 
***
 
 
Traduzione frasi in francese (in ordine):
"Allora, come va qui, sorellina?"
"Gabrielle, cara! Ti sei riprese completamente! Sono così felice!"
"Sta bene, non preoccuparti. E tu, come stai?"
"Qui a Hogvàrts tutto è così superbo... intendo, fiero. Tutti sono orgogliosi, qui. Poi hanno organizzato tutto in modo così esagerato, ma tutto è comunque misero. Misero."
"Ma non avevi incontrato un ragazzo ch-"
"E' l'unico che m-"
"E' cool!"
"Era l'unico?"
"Non più, ma non so neanche il suo nome. Devo assolutamente scoprirlo."
"Stavi dicendo...?"
"Devi prepararti per l'ultima prova, dobbiamo cominciare da adesso!"
"Già?"
"Bill. Bill. Voglio rivederlo."
"Permesso."
"Sono in ritardo."


***

Note dell’autrice: Questa fic si è classificata terza su quattro al contest “Casa Delacour” indetto da Senihal, ma giudicata dall’efficientissima Vogue, che ringrazio con tutta me stessa per la velocità e per l’accuratezza del giudizio, che riporto.
 
3°Classificata
Ayumi Yoshida “Arrivare a Lui”

-Grammatica: 9.5/10
-Lessico e stile: 8.5/10
-Caratterizzazione: 15/15
-Originalità: 9.5/10
-Gradimento Personale: 8.5/10
Totale: 51/55
Per quanto riguarda la grammatica, la penalizzazione è dovuta a delle imprecisioni più che a dei veri e propri errori (‘il parco appariva un intreccio di alti alberi’ quando sarebbe stato meglio ‘sembrava’ o ‘appariva in’; ‘che pensasse minimamente’ in cui hai dimenticato il ‘non’ e ‘sbatacchiare’, che mal si riferisce al successivo ‘capelli’). Per il resto, di errori veri e propri non ce ne sono.
Sullo stile sono stata combattuta, lo ammetto. Perché sebbene io non abbia avuto il minimo problema nel seguire il filo del discorso, parlando abbastanza bene il francese, oggettivamente devo ammettere che per chi non lo parlasse potrebbe risultare abbastanza fastidioso andare alla fine della pagina per leggere la traduzione. Sarebbe poco rilevante se le frasi in francese fossero un po’ di meno (anche perché in alcuni casi non si tratta nemmeno di concetti facilmente intuibili). Per il resto, il modo in cui scrivi è decisamente buono, semplice ma lineare, non presenta alcun problema.
Davvero buona la caratterizzazione, Fleur appare proprio così come la Rowling ce l’ha descritta nel periodo che ha passato ad Hogwarts: un po’ snob, sempre pronta a criticare gli studenti di altre scuole, eppure più malleabile nell’approcciarsi a Bill, e comunque priva di remore poi nel domandare di lui ad Harry e Ron. Perfetta.
È anche abbastanza originale come storia, o almeno lo è nella prima parte. Difatti, personalmente non avevo mai letto nulla sul momento specifico in cui Fleur nota Bill, frangente che hai reso bene, in modo interessante. Un po’ più inflazionata è la seconda parte, ma non ti ho penalizzata più di tanto proprio perché è preponderante la scena di Hogwarts rispetto a quella alla Gringott.
Insomma, una storia che mi è piaciuta proprio per l’impostazione stessa di Fleur, e per il momento iniziale, che ben dimostra cosa sia stato a far avvicinare la ragazza a Bill. Davvero un buon lavoro.

 
Era la prima volta che muovevo questi personaggi, che mi piacciono davvero molto, e temevo di averli distrutti. Sono molto contenta che non sia accaduto. ^^
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, nel positivo e nel negativo, e vi ringrazio anticipatamente nel caso decidiate di lasciarmi un parere. Mi rendereste davvero felice. ^^
 
Tantissimi complimenti a whateverhappened, Chamomille e Lucille, le mie tre compagne di contest. Non vedo l’ora di leggere le vostre fic, ragazze! ^^
 
Alla prossima,
Ayumi



   
 
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