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Autore: micho    03/12/2010    8 recensioni
Dopo una missione difficile Ezio si confronta con i risultati e con la sua vita
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claudia Auditore , Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUESTO SONO IO
 
 
Una macchia di luce calda e indistinta.
Silenzio.
Il dolore mi assale in ogni parte del corpo.
Confusione nella mente.
Poco a poco la vista si fa più nitida: il chiarore sono le candele accese del lampadario che pende dall’alto soffitto a volte della mia stanza all’Isola Tiberina.
Tentare di sollevarmi su un gomito mi costa una tale fatica che il cuore sembra voler balzare fuori dal petto e lo sguardo si annebbia di nuovo. Stringo gli occhi lottando con la nausea e le vertigini e provo di nuovo ad aprirli solo quando il mondo sembra aver deciso di smettere di vorticarmi intorno.
I vestiti strappati e sporchi di sangue sono buttati su una sedia, ma le mie armi sono perfettamente pulite e ben allineate su una cassapanca. Quell’immagine mi strappa un mezzo sorriso che viene dopo un attimo cancellato dalle mie labbra al sopravvenire dei ricordi.
Nessun piano è perfetto, mai. L’imponderabile è sempre in agguato e un errore di valutazione può capitare anche ai migliori.
Si rischia e si perde, o si vince, ma a un prezzo molto alto.
Il Capitano è morto e la Torre è bruciata, ma ho pagato per questo, quasi con la vita, e ho lasciato qualcuno sul campo: Sofia.
E’ come se una mano guantata di ferro mi stringesse lo stomaco e il respiro accelera per fornirmi l’aria che sembra non bastarmi.
Le coperte mi scivolano via di dosso mentre poso i piedi sul pavimento gelido, mentre ogni fibra del mio corpo mi dice, mi urla di non farlo con estenuanti ondate di dolore. Rabbrividisco mentre un velo di sudore freddo mi ricopre la pelle.
Riprendo fiato e mi alzo sforzandomi di restare dritto sulle gambe che stentano a reggermi, afferro la coperta e me la avvolgo addosso soffocando un lamento. E’ tutto così difficile, non ultimo raggiungere la porta senza svenire.
Dopo un tempo che pare interminabile appoggio sulla maniglia una mano così debole che quasi non riesce ad afferrarla e spingo la pesantissima porta.
-Ezio!-
Non mi sfugge il braccio della Volpe che trattiene Claudia dal correre a sorreggermi e resto appoggiato alla porta, con gli sguardi di tutti puntati addosso.
Le mie reclute superstiti sfoggiano evidenti i segni della battaglia: fasciature e visi stanchi e tirati. Sono in migliori condizioni di me, perché io ho sbagliato due volte. La prima mandandoli allo sbaraglio a dispetto della loro scarsa esperienza, la seconda cercando di sottrarre il corpo di Sofia allo spregio delle guardie che sentivano di aver ormai la vittoria in tasca. Non ci sono riuscito, ho dovuto abbandonarla per salvarmi la vita e portare a termine ciò che avevo così imprudentemente iniziato.
Non riesco a ricordare come posso aver raggiunto la cima della torre, non ricordo di averla incendiata né di come poi sia arrivato qui. Tutto è avvolto in una nebbia rossastra che fa apparire la realtà come un incubo.
La voce di Stefano mi riporta nella stanza.
-Ti abbiamo trovato nel fieno, Maestro. Avevamo paura che fossi morto.-   
         Maestro. Così mi chiamano. Mi guardano con gli occhi limpidi della speranza o con quelli vuoti di chi non ha più nulla da perdere.
Mi domando cosa vedano nei miei. La durezza, la determinazione, la paura, i sogni spezzati, il dolore della perdita, le scelte difficili. La freddezza e la compassione. La stanchezza e l’indomabile proposito. Il sangue e il respiro.
Di qualcuno di loro, a volte, osservo i pensieri passare attraverso la maschera che hanno deciso di indossare. Di altri ho scoperto l’essenza solo nell’abbandono della morte.
Oggi li guardo e domani non so se li rivedrò, perché questa è una strana famiglia, una fratellanza di persone che si incontrano magari per un solo giorno o per una sola ora. Io stesso ho rischiato oggi di non tornare.
La mia è una vita che ha per compagna la morte, sulla pelle porto tutti i segni dei suoi abbracci a cui mi sono sottratto spesso per un soffio e dentro l’anima le ferite sanguinano e stentano a rimarginarsi. La morte data e la morte subita, una compagna che conosco ormai bene e che non mi vergogno a temere. Non credo a coloro che affermano di non aver paura di morire. Io ho paura, ma al di sopra di tutto che la mia possa essere una morte inutile, che le mie battaglie non portino a nulla, che tutta la mia vita sia stata solo un insensato spreco di tempo, di aver solo inseguito la vendetta rivestendola dei panni puliti di uno scopo nobile. Mi sembra alle volte di non saper reggere al dubbio, alla responsabilità che mi è caduta sulle spalle, al destino che marchia il mio sangue come fuoco. La sensazione di essere solo è forte, ho dovuto costruire il distacco come una corazza che comunque non sa proteggermi da certi affondi.
Le vite intorno a me, quelle che ho preso, quelle che ho contribuito a salvare, mi passano accanto come fantasmi che mi sfiorano lievi, o che mi gettano a terra lasciandomi dolorante e sconfitto.
Esistono anche momenti in cui penso di poter vincere, che porterò a termine il mio scopo e potrò vivere in pace, e raccogliere i frutti della mia immane fatica, ma in quei momenti una nuova paura si affaccia alla mia mente: è il terrore di rimpiangere questa vita…
          Un fruscio, qualcosa mi ha sfiorato il braccio, alzo lo sguardo. Sofia è passata accanto a me diretta come al solito alla sala delle armi. Mentre si allontana si volta. Un timido sorriso quasi tutto interiore sul viso stanco. Nessun altro l’ha vista, tutti guardano me.
Gli occhi mi si annebbiano, le ginocchia tremano e afferro più forte la porta. Claudia accenna a resistere al braccio della Volpe, c’è ansia sul suo volto e non capisco se tema solo per l’unico fratello che le è rimasto o se sia turbata perché per la prima volta nella sua vita mi vede debole.
Ma io ho deciso di mostrarmi debole, sono un uomo e non sono altro. Per chi ha visto in me solo l’affascinante canaglia, il fiero combattente, l’arrogante stratega, il freddo, feroce Assassino ho solo poche parole: questo sono io.
 
 
 
  
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