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Autore: JoJo    03/12/2010    5 recensioni
Non c'è niente di peggio che vedere la propria vita rubata, pezzo dopo pezzo. Sapere che qualcuno osserva tutto ciò che fai, che punta costantemente i suoi occhi malati osservando ogni minimo particolare. La sua ossessione si trasmette anche alla sua vittima, e gli agenti del BAU questo non possono permetterlo.
Genere: Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Uffici dell'unità di analisi comportamentale. Quantico, Virginia.

 

Morgan inclinò piano la testa mentre, dall'uscio della piccola area relax, osservava il più giovane membro del team rovesciare ossessivamente nel proprio caffè dei grossi cucchiai di zucchero.
Sei un disastro, ragazzino.- commentò, facendolo sobbalzare- Già distrutto dalla convivenza?”
Reid gli rivolse un'occhiata stanca “Dal trasloco, vorrai dire.”
Potevi chiedermi una mano, lo sai.” gli ricordò, mentre lo affiancava per prendersi una tazza di caffè.
Non è questo il problema, a portare le cose di Alaska in casa hanno pensato i traslocatori.- disse il ragazzo scrollando le spalle- È che lei ha un concetto di ordine anticonvenzionale.”
Derek non riuscì a trattenere una risata “Ma non mi dire?Ha già sconvolto il tuo caos organizzato?”
“Il mio è ordine razionalizzato e logico.- ribattè piccato Spencer, prima di spiegare quale fosse la causa principali dei suoi grattacapi- Il problema è Bruto.”

Bruto?” ripetè il bell'uomo di colore, inarcando un sopracciglio.
Il suo pesce rosso.- specificò quindi Reid di fronte alla sua aria perplessa- Pare sia particolarmente sensibile alla posizione in cui viene messo il suo acquario e che preferisca trovarsi in una stanza con le pareti blu. In casa mia non c'è nessuna stanza con le pareti di questo colore e così abbiamo creato una tenda con un lenzuolo blu, solo che a questo punto il salotto è praticamente inagibile fino a quando non decideremo di dipingere la lavanderia, che pare essere la stanza che Bruto apprezza di più.”
Stai scherzando, vero?” domandò quindi Morgan, dopo qualche secondo di silenzio.
Spencer l'aveva guardato stranito “No, è un pesce molto esigente.”
“E' solo un pesce!” gli ricordò quindi l'amico, scuotendo piano la testa.

Beh, tu non l'hai visto mentre prende a testate il suo acquario perchè è arrabbiato.” borbottò Reid, imbronciato. Capiva perfettamente il punto di vista del collega perchè, prima dell'arrivo di Alaska, e di conseguenza Bruto, a casa sua, lo condivideva pienamente.
La voce di Emily Prentiss precedette di una frazione di secondo il suo ingresso nella piccola area relax. Non aveva sentito l'argomento della conversazione fra i due colleghi, ma aveva intuito che avesse a che fare con Alaska dalla faccia di Reid e dal fatto che lo sport preferito di Morgan sembrava essere quello di intromettersi nella sua vita privata.
Sembra che Alaska ti abbia già sconvolto l'esistenza.- disse allegra- Pentito di averle chiesto di venire a vivere con te?”
No, per niente.- rispose immediatamente e con convinzione Spencer, attirandosi uno sguardo dolce di JJ che aveva seguito a ruota Emily- È solo che...vivo solo da quando avevo diciotto anni e mi sembra strano avere qualcuno a casa che mi aspetta. Piacevolmente strano.”
Ci scommetto, ragazzino. Secondo me c'è anche un altro motivo per cui hai sempre quell'aria stanca...”ipotizzò Morgan, ammiccando nella sua direzione.
Reid diventò all'istante color pomodoro, della stessa tonalità di rosso della tazza che reggeva fra le mani magre e affusolate “Questi non sono affari tuoi!”
Spence, lo fa apposta per metterti in imbarazzo.- rise JJ, andando come sempre in suo soccorso- Non dargli corda.”
Ho sentito che Crowford dovrebbe essere dimesso questa settimana, giusto?” domandò quindi Emily, appoggiandosi pigramente al bordo del tavolo in legno vicino a cui si erano fermati a parlare.
Già, domani.- confermò Spencer annuendo distrattamente- Alaska gli sta preparando una piccola festa al suo ufficio all'Hoover Building.”
Lei invece quando riprenderà a lavorare?” chiese invece JJ.
Stamattina aveva appuntamento con lo psicologo dell'FBI per il reinserimento alle indagini e allo Smithsonian.”
Morgan scosse piano la testa “Chiunque sia avrà un gran bel da fare a cercare di farla restare concentrata durante la seduta.”

 

Studio del Dottor Matt Zuller, specialista in psicoanalisi e psicoterapia. Washington, DC.

 

Alaska si mosse di nuovo sulla comoda sedia imbottita che fronteggiava l'ampia scrivania presidenziale del dottor Zuller.
Ed ora che si fa?- domandò curiosa, dopo aver posato la penna che aveva usato per firmare i documenti che il medico le aveva dato- Devo...uhm...devo parlare di quello che è successo due settimane fa?Della mia famiglia?Del divorzio dei miei genitori?Del fatto che non ho mai potuto avere un cane perchè mia madre è allergica al pelo?”
Se sono argomenti che ritiene importanti, sì.” confermò l'uomo, mentre metteva mano ad un piccolo blocco per appunti.
La ragazza annuì. Non appena era entrata in quello studio raffinato, ma dall'arredamento antico e vissuto, e quando aveva stretto la mano calda e avvolgente dello psicanalista, aveva deciso che quell'uomo dai folti mustacchi e lo sguardo gentile le stava decisamente simpatico.
Preferirei avere un chiaro punto di partenza.- mise subito in chiaro Ross, con un sorriso scanzonato sul volto- La mia mente tende ad essere leggermente labirintica e potrei parlare di cose poco attinenti o rilevanti...”
Mentre sorrideva gli occhi del dottor Zuller diventarono due mezzelune dietro le spesse lenti dei suoi occhiali “Lasci decidere a me cosa è importante, signorina Ross, e si rilassi soprattutto. Credevo avesse già fatto terapia in precedenza.”
Già, ma avevo otto anni.- disse l'antropologa con una scrollata di spalle- Lo psicologo mi ha fatto fare dei disegni e qua non vedo pennarelli. In effetti è la prima valutazione riabilitativa della mia vita. Non dovrei sdraiarmi?”
Se lo ritiene più comodo.” rispose gentile il terapista.
Credo di sì, è più conforme all'idea che ho di una seduta da uno strizzacervelli.- continuò a chiacchierare Alaska, guardando interessata il divanetto in pelle addossato a una parete- Potrebbe indossare una barba finta e degli occhiali a mezzaluna al posto di quelli che indossa?Oh, e magari mettersi una pipa in bocca.”
L'uomo fece roteare gli occhi “Dottoressa Ross...”
Dottor Zuller.” gli fece eco lei, con un sorriso radioso sul volto.
Credo che sia meglio che io faccia le domande e lei prenda questa seduta più seriamente. Lo Smithsonian confida nell'esito di questa seduta e nella mia valutazione.”
Lo so.- ammise Alaska, agitando i palmi- In effetti un mio collega mi ha dato una lista su come affrontare una seduta di terapia. Dice di scrivere ciò di cui si vuole parlare, ma io non so di che cosa parlare quindi finirei per pasticciare un foglio per niente quindi ho saltato questo passaggio. Poi dice che dovrei farmi guidare dal mio terapista e su questo concordo, ma la terza e quarta regola?Azzera le tue aspettative e preparati per ogni seduta?Sono praticamente impossibili da mettere in atto: se le saltassi sarebbe tanto grave?Ah, e poi ci sono gli ultimi due punti. Pensa al tuo terapista come il tuo maggiore confidente, insomma lei mi sembra una persona fantastica e sicuramente portata nel suo lavoro ma io ho altri confidenti che, dovendo creare una classifica immaginaria, si troverebbero al di sopra di lei...Oh, l'ultima regola è di chiedere al terapista di leggere quotidianamente il proprio blog o la pagina di Facebook, ma io non ho niente del genere. Dovrei aprire un account per rendere attuabile questo punto?”
Il dottor Zuller scosse la testa “Dottoressa Ross, vorrei ricordarle che questa è solo una seduta valutativa, quindi non è ancora deciso se lei diventerà mia paziente a tutti gli effetti, tutto dipende da come andrà oggi e se deciderò che lei è idonea al reinserimento lavorativo. È tutto chiaro?”
Sicuro.- assicurò Ross, annuendo con foga- Possiamo iniziare.”
Fantastico.- sospirò l'uomo, prima di scribacchiare qualcosa sul suo taccuino- Vorrei che lei rispondesse alle mie domande in tutta onestà. Mi rendo conto che il suo fidanzato lavora nell'unità che ha creato i test per identificare i disturbi da stress postraumatico ma...”
Il volto dell'antropologa si illuminò “Loro hanno creato quei test?Davvero?E' una cosa fenomenale!”
Lo psicologo scosse la testa, deciso ad ignorare l'ultimo intervento della giovane “Ha avuto qualche problema a dormire, di recente?Incubi?Insonnia?Sonno leggero e discontinuo?”
No, no, no e no.- disse Alaska, scandendo la risposta ad ogni domanda, prima di sporgersi verso l'uomo- Vanno bene risposte così sintetiche o preferisce che sia più descrittiva?”
Risponda come preferisce, dottoressa.- rispose paziente lo psicoterapista- Com'è stato il suo reinserimento nella quotidianità?”
Ross fece dondolare la testa “Un po' stressante, in effetti. Mi sono trasferita a casa del mio ragazzo e poi ogni giorno passo in ospedale a trovare Nate, il mio partner...In effetti sono stati giorni piuttosto impegnativi.”
Si è trasferita?Come mai?Trova difficile ritornare a casa sua?” domandò incalzante Zuller, fissandola incuriosito.
Oh, no. Era un bell'appartamento, solo che in questo modo passerò più tempo con Spencer ed è questo quello che voglio davvero. Vivere con lui, intendo.” aggiunse con un sorriso amorevole.
Che mi dice di Crowford?- indagò di nuovo il dottore- Come sono i vostri rapporti dopo la sparatoria?”
Come prima, direi.- rispose Alaska, stringendosi nelle spalle- A parte il fatto che ora lascia che io mi prenda cura un po' di lui, anche se la maggior parte delle volte fa decisamente troppa resistenza. Spencer dice che è perchè è un maschio alfa e non vuole che la sua immagine ne risenta...”
Zuller annuì, fissandola concentrato “E lei come sta?”
La domanda parve spiazzare la ragazza, che aggrottò la fronte, confusa “In che senso?”
Dopo tutto quello che è successo.- specificò l'uomo, facendo un vago cenno con la mano- Lei come si sente?”
Bene, ovvio.- ribattè Alaska, stranita- È Nate quello a cui hanno sparato, giusto?”
Zuller arricciò le labbra, pensieroso, mentre sfilava dalla cartella personale di Ross un foglio spiegazzato che ripose con cura sulla scrivania davanti a sé “Ho letto la sua lettera d'addio al suo fidanzato. Mi dispiace, ho dovuto farlo per la mia valutazione, non avrei voluto invadere la sua privacy.”
Non importa.- lo tranquillizzò immediatamente Ross, con un sorriso gentile sul volto- Non sono cose private, solo cose che avrei voluto ricordare a chi rimaneva se davvero quell'uomo fosse riuscito ad uccidermi.”
Il dottor Zuller sbattè le palpebre sorpreso. Parlare con l'antropologa fino a quel momento lo aveva portato alla conclusione che la giovane cercasse di rimuovere completamente quanto le era accaduto, ma il realismo di quella frase pronunciata con tono leggero lo aveva colpito.
Sembra molto consapevole di quello che sarebbe potuto accadere.” disse, dando voce alle proprie nuove impressioni.
Alaska annuì con fermezza “Sì, lo sono.”
E' la sua reazione che mi lascia perplesso, dottoressa Ross.- espose quindi i suoi dubbi il terapeuta- Gli avvenimenti delle ultime due settimane sono stati sconvolgenti, e ricalcano episodi spiacevoli ricollegati alla sua infanzia, eppure...Eppure eccola qui, allegra e smaniosa di tornare alla propria vita di tutti i giorni, senza nemmeno più quel collarino ortopedico come indizio di quello che è accaduto. Può capire, immagino, che tutto questo mi sconcerti un po'.”
Alaska gli rivolse un sorriso ampio, come se stesse spiegando una cosa molto semplice a un bambino “C'è un' unica cosa che posso dire di aver imparato con certezza dalla vita, dottor Zuller , ed è ciò che ho imparato dalla mia, di vita, da quello che ho vissuto: il mondo va avanti, qualunque cosa accada.”
Zuller la guardò con interesse“Quindi è questo che sta facendo?Sta andando avanti?”
Già.- rise la ragazza, allegra- Non sono certo un gambero, giusto?”
Presente e futuro.- ricapitolò l'uomo, con tono carico di approvazione- Una bella prospettiva. Ma non si cancella il passato con una passata di spugna, ne è consapevole, vero?”
Immagino di sì.- concordò Ross, prima di perorare di nuovo la propria causa- Ma è anche inutile continuare a pensarci e perdersi la vita vera.”
Ha ragione.- interloqui quindi, mentre scribacchiava qualcosa sul suo taccuino. Quand'ebbe finito, tornò ad osservare la giovane- Mi parli un po' del suo lavoro. È un'antropologa forense, giusto?Immagino che si sia avvicinata alla disciplina per un interesse archeologico...”
Il volto di Alaska parve illuminarsi ancora di più mentre parlava del proprio lavoro “In effetti, ho iniziato a lavorare su casi prettamente archeologici solo di recente. Io ho studiato specificatamente per utilizzare l'antropologia a scopi di indagine.”
Quindi cosa fa, esattamente?- si informò di nuovo Zuller- Fornisce alla polizia e altre istituzioni perizie su tutti i ritrovamenti sospetti di ossa?”
Qualcosa del genere.- confermò Ross entusiasta- So che può sembrare strano o macabro, ma io...Insomma, l'unica cosa che so fare alla perfezione è ricostruire volti e storie partendo da ciò che agli occhi di molti non sarebbero altro che semplici scheletri.”
Il dottore annuì lentamente “Capisco.”
Nel piccolo studiolo calò un leggero silenzio, per niente fastidioso, mentre il dottor Zuller pareva concentrato nell'analisi dei propri appunti e della cartella di Alaska.
Quindi sono pazza?” domandò la giovane con tono interessato, non appena l'uomo chiuse la cartelletta con un gesto secco.
Zuller le rivolse un sorriso ampio “La definizione di pazzia è piuttosto ariosa, comunque, se quello che mi sta chiedendo è l'esito di questa seduta posso dirle che a mio parere lei è riabilitata alle indagini e al lavoro allo Smithsonian.”
Niente più strizzacervelli?” chiese conferma di nuovo Ross, mentre un sorriso smagliante le si apriva sul volto.
Non per ora.” confermò l'uomo, sorridendole gentile.
Perfetto.- trillò Alaska felice- Non è stato poi così male, giusto?”
Zuller si alzò, porgendole la mano per congedarla “Invierò la mia valutazione al suo responsabile ai laboratori FBI e allo Smithsonian. E' stato un piacere conoscerla, dottoressa Ross.”
Piacere mio, dottor Zuller.” ribattè immediatamente la ragazza, stringendogli la mano in una stretta calda e uscendo dalla stanza quasi danzando.
L'uomo sorrise fra sé, mentre tornava a sedersi. Aveva ancora sulla scrivania la copia della lettera di addio della dottoressa Ross al suo fidanzato, reperto che le era stato inviato dall'agente speciale David Rossi. Prese il foglio fra le mani e infine scosse la testa mentre lo appallottolava e lo lasciava scivolare nel cestino dei rifiuti del suo ufficio. Erano cose che non avrebbe mai dovuto sapere.

 

Casa di Spencer Reid e Alaska Ross. Washington, DC.

 

Reid gettò le chiavi di casa nello svuota tasche di fianco all'appendiabiti nell'ingresso. Gli ci volle un po' per frenare l'istinto di chiamare a gran voce il nome di Alaska, ansioso com'era per il fatto di non averla sentita per tutto il giorno, ma la vista del cappotto rosso di lei, sovrastato disordinatamente dal basco di lana giallo e dalla voluminosa sciarpa color verde pino che le aveva visto indossare quella mattina stessa prima di uscire di casa lo tranquillizzarono un po'.
Prese quegli indumenti dalla sedia su cui erano stati abbandonati e li ripose con calma al loro posto, vicino al suo cappotto già placidamente penzolante dall'appendiabiti, dopodichè si mosse lungo quello spazio piccolo ma accogliente, facendosi strada verso la stanza attigua cercando di evitare alcuni scatoloni il cui contenuto non aveva ancora trovato una collocazione in seguito al trasloco.
Al?Sei in casa?” chiamò Spencer entrando in salotto e guardandosi intorno guardingo.
Non fece in tempo a finire la frase che Alaska gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo.
Sei tornato presto!” trillò la ragazza, alzando lo sguardo verso di lui e abbagliandolo con un sorriso prima di posare le labbra sulle sue.
Reid restò intossicato dalla sua presenza per qualche secondo prima di rispondere “Sì, in ufficio non c'era molto da fare, e poi ero un po' preoccupato...”
Preoccupato?Perchè?” domandò Alaska curiosa.
Ti ho chiamato tutto il giorno e non hai mai risposto e a casa continuava a scattare la segreteria. Non sapevo dove fossi e...”
Ross lo interruppe, facendo dondolare la testa mentre scioglieva l'abbraccio “Lo so, lo so. Ma il cellulare è scappato!Giuro!Non ho la più pallida idea di dove possa essersi nascosto, questa volta.”
I cellulari non hanno volontà propria, Al.” ribattè Spencer, senza riuscire a soffocare una risatina divertita.
Ma questo sì.- continuò la ragazza con convinzione- Questo è malefico: hai visto quante funzioni ha?Non mi stupirebbe scoprire che sia a capo della tanto temuta ribellione delle macchine di cui si parla in tutti quei film di fantascienza!”
Non dirò a Rossi che parli così del suo regalo di compleanno.” rise di nuovo Reid.
La giovane antropologa agitò le mani “A parte la sua personalità malvagia mi piace molto, davvero. Trovo molto carina quella sua custodia arancione e viola.”
Spencer scosse piano la testa, pensando a cosa avrebbe potuto dire David sapendo che più che il cellulare da cinquecento dollari, Alaska aveva apprezzato il suo astuccio comprato alle bancarelle.
Indovina!” la sentì esclamare, mentre si faceva cadere a gambe incrociate sulla poltrona.
Il profiler sbattè le palpebre, spiazzato “Cosa?”
Non posso dirtelo, devi indovinare!” puntualizzò immediatamente Alaska.
Dimmi almeno l'argomento, le probabilità che io riesca a indovinare quello che tu mi vuoi dire senza nessuna ulteriore informazione sono decisamente basse, se non nulle.”
Ross gli lanciò un'occhiata divertita “Tu sai esattamente il numero di quella probabilità, vero?”
Può darsi.- tergiversò Reid- Allora, di che si tratta?”
Non sono pazza!” rivelò quindi l'antropologa, accompagnando le proprie parole con un battito di mani.
Certo che non lo sei.” ribattè immediatamente Spencer, stranito da quell'affermazione.
“Lo so, ma ora non lo sono ufficialmente.- spiegò quindi Alaska velocemente- Ti ricordi quando la Tanaka mi ha chiesto se sono pazza e io le ho risposto che non potevo saperlo visto che non ho fatto test per verificarlo?Beh, il dottor Zuller mi ha detto che non lo sono e ora ho un documento che dice, nero su bianco, che non sono pazza!E che posso tornare al lavoro, quindi!”

Wow. Congratulazioni, credo.- disse incerto- Quindi dobbiamo festeggiare?”
Ross gli rivolse un sorriso colpevole, mentre si mordeva nervosamente il labbro inferiore.
Devo dirti un'altra cosa, prima.- pigolò- Promettimi che non ti arrabbierai.”
Non mi arrabbierò.” promise, aggrottando le sopracciglia incuriosito da quel preambolo.
Croce sul cuore?” domandò quindi la ragazza.
Croce sul cuore.” ripetè Reid annuendo e mimando una x sul petto, dopo aver decifrato lo sguardo carico di aspettativa della ragazza.
Alaska iniziò a parlare velocemente, alzandosi e iniziando a camminare su e giù lungo la lunghezza del divano “E' che prima di tornare a casa ho incontrato una mia amica e mi ha detto che la sua vicina deve cambiare casa e trasferirsi in un appartamento ed è una vera tragedia perchè quella donna aveva un sacco di animali. Davvero, almeno una trentina fra cani, gatti, pesci rossi e furetti...Comunque, le ho chiesto se per caso avesse bisogno di una mano per qualcosa e alla fine ho preso una decisione che forse avremmo dovuto prendere insieme...”
Quale decisione?” domandò il profiler confuso da quel discorso.
Spencer, ti presento Pappa: verrà a vivere con noi.”
Reid osservò la ragazza chinarsi velocemente e, una volta rialzata, notò fra le sue braccia un batuffolo gigantesco di pelo nero, rosso e bianco. Gli ci volle un po' per individuare un paio di occhi verdi che lo scrutavano con attenzione e alla fine, di fronte al suo silenzio, il gatto proruppe in un miagolio acuto e lamentoso.
Pappa?E' un nome?” fu tutto quello che riuscì a domandare, mentre la osservava accarezzare la testa del felino che, più che un animale domestico, sembrava una piccola tigre siberiana dal pelo lungo e arruffato.
Gli piace, quando dico pappa lui si gira sempre, vero piccolino?” spiegò Ross, grattando il mento dell'animale.
Spencer inclinò la testa di lato, guardandolo riluttante “Vuoi davvero tenere questo gatto?”
Un passo importante per la nostra relazione, non trovi?Quasi come avere un figlio!Ho fatto mettere una lettiera nella lavanderia, e la cuccia in salotto ma possiamo spostarla dove vuoi. In camera, forse, così non si sente solo...”
Alaska, non possiamo tenere animali.- cercò di spiegare il profiler, senza nemmeno provare ad avvicinarsi al gatto- Lo sai che viaggio molto, no?E tu passi lunghe giornate allo Smithsonian e...”
Derek ha Clooney e non ha mai avuto problemi, con lui.” gli ricordò l'antropologa.
Reid spalancò la bocca, rimanendo impacciato per qualche secondo. Si sentiva come un genitore che doveva proibire qualcosa a un bambino, solo che lui aveva a che fare con qualcuno che riportava argomentazioni perfettamente logiche “E' diverso e poi...”
Ti prego!- lo implorò allora Alaska, piegando le labbra all'ingiù- I gatti sono incredibilmente indipendenti...”
Spencer sospirò, scuotendo la testa “Alaska...”
E poi lui è così carino: lo sai che fa le fusa?” continuò imperterrita a parlare l'antropologa.
Alaska...” ripetè ancora una volta Reid, non riuscendo però a fermare le argomentazioni della sua ragazza.
Sai che accarezzare un gatto può ridurre il livello di stress?”
Alaska...”
Hey, lo sai che è stato Newton a inventare la porticina per i gatti?”
Alaska...”
Le persone che vivono con un gatto vivono di più, sono meno stressate e meno soggette ad attacchi di cuore...”
Alaska...”
Tipregotipregotipregotipregotiprego!” lo implorò, apparentemente a corto di nuovi argomenti, mentre saltellava su e giù con le mani giunte.
Spencer alzò un sopracciglio, non riuscendo a non sorridere “Ti sei davvero informata parecchio sui gatti, per convincermi, vero?”
Ho fatto una ricerca su Google prima che arrivassi.” ammise Ross, stringendosi nelle spalle.
Il profiler annuì, lanciando un'occhiata di sbieco al felino, che si era già impossessato della sua poltrona preferita “Quindi ci tieni davvero molto a questo gatto...”
Certo.- rispose Alaska con un sorriso radioso sul viso- Pappa è speciale.”
Reid annuì distrattamente “Non vorrei deluderti, ma tutti i gatti fanno le fusa.” le ricordò.
Ma lui le fa a ritmo di musica.” specificò orgogliosa la ragazza.
Davvero?” domandò incredulo Spencer, anche se non sapeva se fosse un fatto reale o un'esagerazione dovuta all'entusiasmo della giovane.
Certo- confermò Ross annuendo- se gli canti una canzone lui comincia a fare le fusa tenendo il tempo.”
Te lo stai inventando?” chiese di nuovo, alzando un sopracciglio.
Alaska scosse la testa “Certo che no. Ti prometto che mi occuperò io di lui: visite dal veterinario, pulizia della lettiera, ricerca della pappa che preferisce. Non ti accorgerai nemmeno che c'è, a meno che non vi troviate nella stessa stanza e lui non decida di volere un po' di coccole e...”
D'accordo.- sospirò quindi Reid, interrompendola- Rimane.”
Davvero?” il volto della giovane antropologa parve illuminarsi mentre pronunciava quella singola parola.
Certo.- confermò Spencer, il suo sorriso che faceva da specchio a quello che aveva di fronte- E poi, sai, sto iniziando a sviluppare una certa difficoltà a non esaudire le tue richieste.”
Attento, potrei approfittarne.- lo avvertì Alaska, mentre gli stringeva la vita in un abbraccio- A volte mi domando perchè sei così buono con me...”
Lui gli lasciò un bacio leggero sulla sommità del capo “Perchè ti amo, suppongo.”
Alaska rise, prima di alzare lo sguardo verso di lui “Bene. Ricordati di questo mentre ti dico un'altra cosetta...”
Perchè sento che non porterà a niente di buono?” domandò, con un tono leggermente inquieto.
Mio padre mi ha fatto una sorpresa: è arrivato oggi dall'Alaska e stasera ci ha invitati a cena!”

 

Bristot Du Coin. Dupont Circle, Washington, DC.

 

Se i veri amici si riconoscono davvero nel momento del bisogno, allora Spencer aveva avuto quella sera la conferma che i suoi colleghi del Bau erano i migliori amici che potevano capitargli.
Morgan gli aveva detto che era decisamente ridicolo preoccuparsi così tanto per un semplice incontro, ma Spencer era certo al cento per cento che l'amico non avesse affatto il quadro completo di quello che sarebbe successo quella sera. Lui, Spencer Reid, sarebbe stato esaminato e giudicato dal padre di Alaska, uomo rigoroso e decisamente iperprotettivo nei confronti della figlia.
Quando aveva rivelato le proprie paure, Emily gli aveva ricordato che aveva già conosciuto alcuni membri della famiglia di Ross l'inverno precedente durante le festività natalizie, ma Spencer sapeva benissimo che le due cose non erano minimamente paragonabili: Olga, la bellissima mamma finlandese di Alaska, condivideva con la figlia un'attitudine ottimista e spensierata; il suo nuovo marito Karol, era un polacco bonario ed affettuoso; e i suoi due fratellini, gemelli omozigoti con cui non era riuscito a passare molto tempo a causa della loro vivacità incontenibile, erano amichevoli e simpatici. Dai racconti che aveva sentito, sia da Rossi che l'aveva conosciuto anni prima, che da Alaska, non poteva dire altrettanto del signor Ross.
Non fare quella faccia, Spence.- disse JJ, sottraendolo dai suoi pensieri- Andrà tutto bene.”
Reid le rivolse un sorriso incerto “Sì. Certo.”
Insomma, non può essere così male, no?” si azzardò a domandare Emily, alzando un sopracciglio.
No, ma è diametralmente opposto ad Alaska, per quanto ricordo.- intervenne Rossi- Un uomo molto disciplinato, un po' rigido e molto attento alle regole. Un leader naturale, sarebbe stato un buon soldato, probabilmente.”
Non fargli il profilo!” sbottò immediatamente Reid, ancora più agitato dopo aver ascoltato le parole del collega più anziano.
In Nocciolina c'è il cinquanta per cento del suo DNA!- gli ricordò quindi Penelope, usando il suo soprannome preferito per la giovane antropologa- Dovrà pur aver ereditato qualcosa!”
Spencer scosse la testa, affranto “Solo i capelli e il colore degli occhi, a quanto ho visto dalle foto.”
Andiamo, in fondo Alaska gli avrà già tessuto ampiamente le tue lodi.- tentò di rassicurarlo Morgan, con un sorriso scanzonato sul volto- Hai sicuramente la strada spianata!”
Dici che quindi sorvolerà sul fatto che lei non gli ha ancora detto che si è trasferita da me?” domandò incerto Reid, alzando le sopracciglia in un'espressione preoccupata.
Che cosa?- sbottò Prentiss incredula- Non gliel'ha ancora detto?”
Non ne sono sicuro.” mormorò il ragazzo pensieroso.
Qualcuno è nei guai!” canticchiò Penelope, facendo dondolare la testa a tempo.
Eccoli, sono loro.” annunciò Hotch, additando una coppia che stava attraversando la strada e camminava nella loro direzione.
Reid non potè impedirsi di deglutire a vuoto mentre seguiva con lo sguardo Alaska che si stringeva al braccio di un uomo alto, il fisico asciutto ben fasciato da un cappotto nero molto elegante.
Il padre di Alaska era più minaccioso di quanto si aspettasse. Aveva già visto il volto dell'uomo, ovviamente, in una delle numerose foto di famiglia della ragazza. Peter Ross aveva un volto duro e spigoloso, parzialmente coperto da una folta barba nera, ben curata, che nascondeva alla vista le guance magre e scavate e il mento sporgente. Gli occhi erano azzurri e brillanti, dello stesso colore di Alaska, con una forma a mezzaluna che terminava in un ventaglio di rughe d'espressione. Era stato un bell'uomo, probabilmente, e gli anni avevano aggiunto al suo aspetto un pizzico di quel fascino dell'uomo vissuto, tuttavia, ciò a cui riusciva a pensare Spencer in quel momento era quanto l'uomo assomigliasse al pirata Barbanera o, perlomeno, all'immagine che da bambino si era sempre fatto del filibustiere. Anzi, mentre lo guardava stringere con possesso le spalle esili della figlia, poteva giurare che fosse addirittura più minaccioso.
Signor Ross.- lo salutò immediatamente e quasi con reverenza non appena fu a portata d'orecchio- Sono felice di conoscerla, finalmente.”
Dottor Reid.” gli fece eco l'uomo con una voce profonda, mentre stringeva la mano che gli veniva offerta.
Spencer si sentì stritolare le dita da quella stretta potente e, al contempo, cercò di ignorare gli occhi penetranti dell'uomo che sembravano scandagliarlo con la minuzia di una macchina ai raggi X. Al suo fianco, Alaska sorrideva felice di quell'incontro, incurante dello sguardo inquisitorio che il genitore stava rivolgendo al suo ragazzo.
Dave!- esclamò quindi l'uomo, voltandosi verso Rossi- Sono davvero felice di rivederti!”
Anche io, Peter.- ribattè David, stringendogli la mano sorridendo- Sei ancora capo di quella fabbrica che produce stivali da pioggia nell'Oregon?”
Il signor Ross si strinse nelle spalle “Ormai sono anni che l'ho affidata a uno di quei manager dalla faccia antipatica ma che sanno fare il proprio lavoro. Ora mi dedico a quello che mi piace davvero.”
Alaska gli avvolse un braccio intorno alla vita, orgogliosa “Papà ha preso il brevetto di pilota quando si è trasferito in Alaska.”
Beh, congratulazioni, allora.” si complimentò Rossi.
Peter sorrise, gesto che gli fece strizzare gli occhi chiari, e poi si voltò a guardare il resto del team che aveva assistito in silenzio a quei saluti “E questi devono essere gli strizzacervelli sotto steroidi al soldo dell'FBI dei quali mi hai parlato tanto, giusto tesoro?”
Alaska aggrottò le sopracciglia, confusa, mentre ricambiava lo sguardo del padre “Non credo di aver parlato di nessuno con quella definizione. Lavorano alla sezione di analisi comportamentale, sono colleghi di Spencer.”
Alaska, devo davvero trovarti qualcuno che ti insegni come riconoscere le battute all'interno di un discorso...” sospirò l'uomo, scuotendo piano la testa.
Ci stiamo lavorando.- sorrise amichevolmente Morgan tendendogli la mano- Molto piacere, signore, io sono...”
Derek Morgan.- lo precedette Peter, ricambiando la sua stretta- E voi dovete essere Emily Prentiss, Penelope Garcia, Jennifer Jereau detta JJ e Aaron Hotchner.”
Ci ha googlati?” si informò con un sorriso Penelope, che aveva già deciso che quell'uomo dall'aria austera e l'ironia sottile le stava simpatico.
No, non ne ho avuto bisogno. Mia figlia mi ha tessuto talmente tanto le vostre lodi che mi sembra già di conoscervi.” rivelò, rivolgendo uno sguardo amorevole ad Alaska.
Vogliamo entrare?- aggiunse poi, additando l'ingresso del ristorante francese alle loro spalle- Ho prenotato un tavolo.”

 

La tavolata proruppe in una risata divertita quando Peter Ross finì, con una battuta ad effetto, di raccontare una storia legata alla propria giovinezza. Nonostante parlasse sempre con il tono di un generale intento a descrivere una missione del passato, il padre di Alaska si era rivelato un uomo ironico. Questo, tuttavia, non era servito a tranquillizzare Spencer che, seduto di fianco alla propria ragazza, aveva faticato a toccare il piatto raffinato che si ritrovava davanti.
Alaska fece roteare gli occhi platealmente, divertita “Papà, ti prego. Non usi questo aneddoto dai tempi dei balli scolastici.”
E funzionava perfettamente, allora.- confermò orgoglioso Peter- I tuoi cavalieri ti hanno sempre riportato a casa cinque minuti prima del coprifuoco.”
E dal giorno dopo non avevo più loro notizie.” aggiunse la ragazza, rivolgendo il proprio sguardo verso il team di profiler.
Finchè non è arrivato quel Walt Morrison.- continuò a borbottare il genitore- Ragazzo tenace, una tempra di ferro: se non sbaglio fa il pompiere ora, giusto?”
Alaska si strinse nelle spalle “Già, credo sia diventato capo del suo dipartimento da poco.”
Peter non commentò quella risposta, si sfregò le mani in modo teatrale e rivolse un'occhiata globale ai presenti, per poi posare i propri occhi chiari e indagatori su Reid che, vedendo quello sguardo, sentì improvvisamente seccarsi la gola.
Direi che come preamboli ci siamo: mi sono imposto come una figura paterna iperprotettiva e minacciosa, vi ho rifilato qualche aneddoto per fare intuire cosa potrei fare a chi fa soffrire la mia bambina e confermato così di essere un padre temibile.- elencò soddisfatto il signor Ross- Direi che ora possiamo passare a qualcosa di più interessante.”
Oh!Sapete che allo Smithsonian sono finalmente arrivati dei macchinari che ci permetteranno di ricostruire completamente uno scheletro andato perduto semplicemente basandoci su...” stava già cominciando a raccontare Alaska, provocando così un sorriso rassegnato del genitore.
Alaska, intendevo qualcosa di più interessante per tutti.- specificò, ammiccando in direzione dei profiler- Immagino che l'aspettativa generale sia che io torchi un po' il qui presente dottor Reid, giusto?”
Finalmente, signor Ross!- esclamò quindi Penelope gioviale- Mi sono portata i popcorn da casa apposta per questo!”
Morgan annuì concorde “E' per questo che ho scelto un posto con una buona visuale sul nostro G-man!”
Un' esecuzione in stile moderno, insomma.- commentò Hotch con un mezzo sorriso- Sei sicuro di essere pronto per una cosa del genere Reid?”
Gli occhi del giovane genio sembravano urlare una risposta negativa, ma la sua voce disse “Sì...credo.”
Peter annuì gravemente, come un professore pronto a torchiare un alunno poco preparato “Partiamo con un argomento a piacere: parlami di te.”
Papà, credo di averti già parlato ampiamente di lui, non trovi?” gli ricordò Alaska con un sorriso.
Tesoro, silenzio, papino sta cercando di torchiare il tuo fidanzato.- tagliò corto il signor Ross, muovendo un dito ammonitore in sua direzione- Allora, dove hai studiato, ragazzo?”
Uhm, io...- Spencer si schiarì la voce,imponendosi di non balbettare, cosa che riteneva impossibile considerando il fatto che si sentiva estremamente sotto pressione- M-mi sono diplomato alla Public High School di Las Vegas, poi ho proseguito gli studi a Yale. Sono laureato in matematica, chimica e ingegneria e ho due dottorati, in psicologia e sociologia. Presto discuterò la tesi del dottorato in filosofia e...”
Peter spalancò gli occhi, sinceramente colpito “Allora non esageravi come tuo solito quando dicevi che il tuo ragazzo è un genio!”
Certo che non esageravo.- confermò Alaska sorridendo- Sai, Spencer ha una quantità enorme di libri, stiamo facendo una fatica impressionante a fare entrare nell'appartamento anche la mia roba.”
Al loro tavolo calò immediatamente il silenzio. Peter Ross aveva stretto immediatamente le labbra in una linea dure che scomparve nella barba corvina, gli occhi spalancati per lo stupore.
Hotch non potè fare a meno di scuotere piano la testa, così come Rossi, per l'ennesima volta incredulo per l'eccessivo candore della giovane antropologa.
Tu...Tu sei andata a vivere con il dottor Reid?” domandò, con il fiato corto Peter.
Oh-oh.” commentò Emily a bassa voce, mentre JJ faceva saettare i propri occhi blu dai due Ross a Spencer, che sembrava stesse trattenendo il respiro.
Oh, sì.- confermò Alaska sorridendo e mettendo una mano su quella di Reid- Da due settimane ormai.”
Da due settimane.- ripetè gravemente il signor Ross, fulminando letteralmente il giovane genio- Non trovi che sia presto per andare a convivere?”
No, non credo.” ribattè immediatamente Alaska, scrollando le spalle.
Peter scosse la testa, come per riacquistare lucidità, e tornò a guardare incredulo la figlia “Voglio dire, da quanto è che state insieme?Un anno?E vi conoscete da poco di più!Direi che è stata una decisione troppo avventata, e tu dovresti essere un genio?”domandò infine, fissando di nuovo Spencer con aria accusatoria.
Beh, ecco, io...” si ritrovò a balbettare Reid, spiazzato da quella reazione.
A me non sembra poi così poco.- continuò a dire Alaska, con calma- Tu e Bianca vi siete sposati dopo due mesi dal divorzio, giusto?”
Il tono della ragazza era talmente serafico e colmo di ovvietà che quel ragionamento parve mettere in difficoltà l'uomo. In effetti, Peter Ross aveva conosciuto la moglie esattamente una settimana dopo essersi separato dalla madre di Alaska e, nel giro di due mesi, si era trasferito ad Anchorage con lei, l'aveva sposata ed era diventato di nuovo padre nel corso di un anno.
E' diverso.” provò a dire, ricomponendosi.
Morgan alzò un sopracciglio, mentre aspettava la risposta di Alaska, che non tardò ad arrivare.
Perchè?”
Peter aggrottò le folte sopracciglia “Perchè...Perchè io e Bianca eravamo due adulti, con già alle spalle un buon bagaglio di esperienze. Alaska tu sei ancora così giovane e mi sembra che il qui presente dottor Reid lo sia altrettanto e non so se...”
Io amo sua figlia.” lo interruppe Spencer d'impulso, spiazzando tutti i presenti tranne Alaska.
“Come?” riuscì ad articolare il signor Ross, sbattendo le palpebre confuso.

Io amo Alaska.- ripetè Reid, ignorando la vocina nella sua testa che lo informava che il discorso che stava per fare sarebbe diventato tema di dibattito e ironia da parte di Derek, Penelope ed Emily- Più di qualsiasi altra cosa al mondo. E, in effetti, so che tutta la nostra storia è stata caratterizzata da una certa impulsività e che non ci conosciamo ancora come se stessimo insieme da anni, ma ci amiamo. Davvero. E io non sono mai, decisamente mai, impulsivo, ma con lei non ho potuto farne a meno di esserlo perchè la amo. Davvero.”
Il padre di Alaska non rispose, ma continuò a guardarlo, in silenzio, per diversi secondi. Il suo sguardo era talmente profondo e imperturbabile che fu difficile per tutti i presenti intuire a cosa stesse pensando.
Visto perchè lo amo?” trillò Alaska, interrompendo con tono allegro il silenzio che era calato sulla tavolata.
Peter Ross sospirò, si passò una mano sulla tempia e tornò a rivolgersi alla figlia. I membri del team trattennero il fiato, non sapendo cosa aspettarsi.
Allora, che novità ci sono nella tua vita, Alaska?- domandò, ben intenzionato a lasciar perdere l'ultima parte della loro conversazione- A parte, ovviamente, il fatto che sei andata a vivere con il qui presente dottor Reid senza nemmeno dirlo al tuo vecchio.”
Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma quella confessione accorata gli aveva fatto capire che stava lasciando la propria bambina in buone mani. Spencer accennò ad un sorriso nervoso, in cuor suo rallegrato dal fatto che Peter Ross avesse finalmente deviato l'attenzione da lui.
Beh- cominciò Alaska raddrizzandosi sulla sedia eccitata e lanciando ai presenti un'occhiata allegra, apparentemente incurante del cambio di argomento- oggi io e Spencer abbiamo adottato un gatto...”
Penelope proruppe in un gridolino, mentre batteva le mani entusiasta “Aw, sono diventata zia!”
...e mi sono iscritta a un corso all'università.” concluse l'antropologa, infilandosi in bocca una forchettata dell'insalata variopinta che aveva nel piatto.
Lo sapevo, è successo!” sbottò Derek, con tono fintamente drammatico.
Cosa?” domandò JJ, alzando un sopracciglio
Il nostro G-man, qui.- spiegò con un ghigno- L'ha plagiata e trascinata nel suo folle mondo fatto di studio permanente!”
Il mio mondo non è fatto solo di studio.” protestò immediatamente Reid.
Giusto, c'è anche la magia della fisica.” confermò Rossi, ironico.
Peter scosse la testa, divertito da quello scambio di battute “Ignorali e dicci a che corso ti sei iscritta.”
Arte e disegno.” lo informò Alaska orgogliosa.
Arte?- ripetè suo padre, prima di iniziare a raccontare- Il dottorino non c'entra, direi che è decisamente influenza materna, sapete, Olga...”

 

Casa di Spencer Reid e Alaska Ross. Washington, DC.

 

Spencer sospirò pesantemente dopo essersi chiuso la porta alle spalle. Doveva ammetterlo, la serata non era stata disastrosa come se l'era aspettata. Certo, non poteva dire che il padre di Alaska l'avesse preso in simpatia, ma perlomeno aveva sotterrato l'ascia di guerra, ben deciso a dargli una possibilità.
Qualche passo davanti a lui, Alaska si era già sfilata sciarpa e cappotto.
E' stata una bella serata, vero?” domandò la ragazza, ruotando su se stessa al centro dell'atrio, facendo roteare la gonna del vestito.
Spencer rimase catturato da quel gesto e dalla felicità dipinta sul suo viso per il semplice fatto di aver condiviso una cena con il padre e gli amici più cari e, mentre stava contemplandola come fosse un'opera d'arte, lei gli si avvicinò, posando le sue mani fresche ai lati del suo viso. Baciò Spencer a lungo, con dolcezza, e quando interruppe quel contatto fece passare piano il proprio indice sulle sue labbra, tracciandone il contorno.
Sì- confermò quindi Reid- E' stata una bella serata.”

 

Lei rise.
E lui pensò che non c’era lavoro più importante, e più gratificante, del riuscire a farla ridere ancora. 
- Helen Simonson

 

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Finto! Incredibile, vero? Per prima cosa perchè ho scritto ben 10 capitoli: insomma un numero praticamente perfetto che, se mi ci fossi impegnata e mi fossi imposta di scrivere una storia dandomi questo numero come punto d'arrivo non ci sarei mai riuscita. E poi perchè, in effetti, questo capitolo mi è rimasto sul pc per diversi giorni, già concluso e solo in attesa di una revisione che continuavo a rimandare. Ma alla fine ce l'ho fatta: finito. Che poi, finita finita la storia di Alaska e Reid non lo è, perchè siccome soffro d'insonnia, ho una fantasia indomabile e quando mi metto sui libri il mio cervello pensa a tutto fuorchè quello su cui dovrebbe davvero concentrarsi ho già un'altra storia in cantiere. Più leggera (di sicuro), più divertente (spero), senza sangue, psicopatici e casi raccapriccianti (con enorme sollievo dei protagonisti). Insomma, non volevo lasciare questo universo senza prima mettere davvero la parola fine, e magari anche un happy ending, alla storia che ho creato e ai personaggi che ho deciso di introdurre nel mondo di CM.
Tuttavia, anche se il vero finale sarà nell'ultima storia di questa serie (che inizierò a pubblicare questo fine settimana, sabato o domenica secondo i miei calcoli...) “Just for a week, right?”, ho deciso che anche “Do not follow me” aveva bisogno di un epilogo allegro e non agrodolce come l'ultimo capitolo che ho pubblicato: in poche parole questo finale è giusto un quadretto generale che ho voluto darvi di come i personaggi sono rientrati nella propria quotidianità.
Non mi dilungo oltre: ringrazio chiunque abbia letto, commentato, messo fra preferiti/seguiti/ricordati questa storia, e spero che continuate anche a seguire il continuo.
Un bacione a tutti quanti, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo finale e...

STAY TUNED!! ;)

Kisses JoJo

 

 

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Oh! P.S. Mi son dimenticata di dirvi che alle recensioni di questo capitolo non risponderò nel primo capitolo della nuova storia, ma *rullo di tamburi* userò finalmente la nuova funzione di risposta alle recensioni messa a disposizione dal sito. Besos di nuovo, JoJo!

 

Antu_ : Ormai ti sei guadagnata la pole position delle recensioni!:) Ti devo dire che mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento, con ciò che pensi dei personaggi, quello che hanno vissuto e come hanno reagito. Come dici tu, Alaska preferisce ricordare l'arcobaleno che la tempesta e questo è la cosa che più mi piace di lei. Una volta ho letto una frase di Chuck Palahniuk che diceva (più o meno) “E' difficile dimenticare la sofferenza, ma è ancora più difficile ricordare la dolcezza. Non abbiamo cicatrici che mostrino la felicità. Impariamo così poco dalla pace.” Devo dire che mi ha fatto molto pensare e che, probabilmente, ho voluto capovolgere questa visione nel creare Alaska...La lettera che le ho fatto scrivere è stata piuttosto difficile, per me, semplicemente perchè io sono una specie di Nate in gonnella (ok, non così drastica, eheheh) quindi pensare di dover esprimere sinceramente e completamente i sentimenti di una persona in una lettera d'addio è stato un po' complicato. Sono contenta che nel complesso non sia stato un disastro totale. Orbene, ti lascio ora: alla prossima storia!Bacioni

 

Maggie_Lullaby : Heylà!Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e anche la lettera, che ho trovato abbastanza difficile da scrivere. Mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento, anche se breve è stato decisamente efficace. Alla prossima storia, spero!Un bacio

 

Tempest_the_Avatar : Salve!(Notare il saluto generico per non incappare in sbagli di fuso,eheheh) Che dire?Sono davvero contenta che il cazzeggio ti abbia condotto alle mie storie e che apprezzi così tanto la coppia Alaska/Reid. Spero che continuerai a leggere anche il seguito!Kisses

   
 
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