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Autore: DeepBlueMirror    05/12/2010    8 recensioni
Dopo la risoluzione del caso Kira, Halle Lidner è tormentata da un dubbio: se i suoi sospetti fossero fondati, Near avrebbe avuto un ruolo inquietante all'interno del caso...
Spunti tratti dalla mia capacità di osservazione e confermati dall'opinione della grandissima Akane (mai giocato a dnd poisoned?) sono presente in questa fic forse leggermente OOC... A voi l'ardua sentenza.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Halle Lidner, L, Mello, Near
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Secret meeting


Benvenuti, onorevoli lettori e lettrici!
Intanto grazie per aver aperto questa pagina e per i prossimi minuti che , spero, dedicherete alla mia fic!
Ho voluto a tutti i costi scrivere una one shot, per mettermi alla prova: l'elemento che affronto avrebbe tremila risvolti affrontabili in capitoli e capitoli, ma non voglio.
Perdonatemi dunque se NON sarò breve XD.
Aggiungerò un particolare divertente riguardo la stesura della fic alla fine^^
Dedico questo breve scritto alla Maestra Redseapearl XD e a due mie lettrici "affezionate", Fe85 e DanyDhalia, con la speranza che gradiscano!








-Near-.
-Agente Lidner... Qualche problema con i documenti che le ho affidato?-.
Halle Lidner entrò nell'ufficio, davanti al cui uscio aveva sostato più e più volte negli ultimi mesi, chiedendosi cosa fosse più giusto fare.




Una volta chiuso il caso Kira aveva continuato a lavorare assieme a Rester e Jevanni per Near; il giovane aveva mostrato di essere il degno successore di L in tutto e per tutto, a partire dal numero impressionante di casi brillantemente risolti.

Il ritmo meno serrato dei casi successivamente affrontati aveva concesso ad Halle tempo prezioso per riflettere sugli eventi degli anni precedenti.
Sulla corsa contro il tempo affrontata nel tentativo di liberare l'umanità dalla minaccia omicida di Light Yagami.
Se solo ripensava al volto pulito e ancora fanciullesco del giovane studente che era risultato essere il responsabile di quel massacro di massa le venivano i brividi: quante persone aveva ingannato con la sua perfezione apparente? Quanti avevano confidato nella sua eccezionale intelligenza e nel suo senso di giustizia malato, sicuri di essere al fianco di colui che avrebbe apportato un fondamentale aiuto nella lotta contro Kira?


Erano passati i giorni.


Halle aveva riflettuto, ricordato, elaborato dati e immagini; era stata un'operazione automatica, portata avanti con ostinazione dal suo cervello sovraccarico di informazioni.


In fondo era accaduto tutto così in fretta...


Aveva a malapena avuto il tempo di inorgoglirsi per essere stata chiamata a far parte dell' SPK, l'ente speciale impegnato nelle indagini su Kira formato unicamente da agenti scelti per esperienza e abilità.

Aveva a malapena avuto il tempo di realizzare quanto il caso cui lavorava fosse rischioso.
Aveva a malapena avuto il tempo di provare pietà per i colleghi uccisi dal quaderno della morte proprio sotto i suoi occhi.

Aveva avuto a malapena il tempo di rendersi conto della morte di Mello.


Si era affezionata a quel ragazzo orgoglioso, impulsivo e brutale, capace però di gesti di grande nobiltà d'animo.

Tutto ciò che aveva potuto fare per lui era stato pregare affinchè la sua anima riposasse tra le braccia di quella Madonna* cui tanto sembrava devoto.



Fu proprio pensando a tali eventi che un dubbio si era fatto strada nella sua mente, rodendola come un tarlo che affondi lentamente nel tenero legno.

Un dubbio rafforzato da alcuni dettagli cui non aveva dato peso durante le indagini, ma che ora riaffioravano con insistenza.

Sapeva bene che il suo dubbio riguardava un campo in cui, a suo parere, nessun essere umano dovrebbe mai mettere piede: l'intimità altrui.

La sfera emotiva dell' uomo è qualcosa di impalpabile, di nebuloso, ma di estrema influenza sulla sua intera esistenza: chi si lascia trasportare dai propri sentimenti sa bene di cosa parlo.
Vero, Mello?




Ma con Near era tutta un'altra faccenda.


A dirla tutta, Halle cominciava a essere stanca di quel lavoro.

Era una professionista abituata a tutto, durante l'addestramento nei corpi di polizia e durante la permanenza alla CIA aveva affrontato ogni genere di prova, seguito ogni genere di indagine e appreso più di sessanta modi per affrontare un avversario in un corpo a corpo o in uno scontro a fuoco.
Ma non era stata abituata a lavorare sotto le direttive di un capo distaccato ed emotivamente assente come Near.

La presenza dei suoi superiori, uomini eccezionali che l'avevano sostenuta emotivamente nei momenti duri, nonchè partecipato dei suoi successi sul lavoro, era stata la sua ancora di salvezza in quel mare di tensione costante che l'aveva spesso portata a chiedersi se fosse davvero questo il lavoro giusto per lei.

Ricordava risate, ramanzine bonarie e rimproveri severi, pomeriggi passati ad arrovellarsi il cervello alla ricerca di prove, inseguimenti adrenalinici, tutto fianco a fianco con ispettori rinomati ed esperti, eppure così vicini ai sottoposti, quasi paterni.


Near non era così; Halle dubitava che l'etereo e algido adulto che si aggirava nella struttura dove lavoravano con silenziosa eleganza, senza proferire verbo se non interpellato o costretto dalle circostanze, fosse capace di una parola di conforto, di un gesto gentile o anche solo di uno sguardo che esprimesse una qualche partecipazione.




Dio, che pensiero cinico.

Però fondato, questo Lidner non poteva negarlo.

Durante l'incontro con Yagami e i suoi, Near aveva parlato della morte di Mello come dell' evento che aveva portato ad ottenere la prova schiacciante della colpevolezza di Light, senza mostrare interesse per il fatto in sè, quanto per le conseguenze di questo.


In seguito il massimo che aveva fatto in sua memoria era stato aggiungere alla sua dieta una certa quantità di tavolette di cioccolata.


Probabilmente la morte di un estraneo avrebbe comportato lo stesso coinvolgimento emotivo da parte dell'albino.

Mai un briciolo di emozione, mai un gesto inconsulto, irrazionale, mai un tremito nella voce.


Tuttavia non era questo a tormentarla: Near era libero di vivere le proprie (non) emozioni come meglio preferiva.




No, Halle aveva un sospetto terribile riguardo la realtà dietro la morte di Mello.

Sperava con tutte le sue forze di essersi sbagliata, eppure molti particolari sembravano avvalorare le sue ipotesi.


"Ho bisogno di sapere" pensò Halle, seguendo l'invito di Near ad accomodarsi sulla poltrona davanti a lui.

"Ho bisogno di comprendere per chi lavoro veramente...
Near, possibile che tu abbia manipolato Mello per ottenere la vittoria su Kira?".
Era questo il tarlo.
E non smetteva di ronzarle in testa.



Il suo stravagante datore di lavoro sedeva su una delle piastrelle bianche del pavimento dell'ufficio, impegnato in una solitaria partita di Mikado** ; senza levare lo sguardo dai bastoncini colorati che sollevava con movimenti lenti e regolari delle mani ferme domandò: - Mi perdoni se mi ripeto, Lidner, c'è qualche problema?-.

-No, nessuno, Near... Volevo solo farti alcune domande, se me lo permetti- rispose la donna con il tono più neutro che le riuscì: impazienza e nervosismo non si addicevano alla sua professionalità.
Il giovane si fermò un istante, rimanendo in silenzio; poi riprese la sua attività con aria assente: -Prego-.
-Le domande che ti porrò potrebbero risultare indiscrete- aggiunse lei brevemente, attendendo la reazione dell'altro.
Ancora silenzio.
Alla donna venne rivolta un'occhiata vagamente perplessa; poi Near annuì:- Capisco. In caso io ritenga le sue domande eccessivamente invadenti, non risponderò-.

Il tono monotono e disinteressato di Near cominciava a far sgretolare la disponibilità di Halle che gli si rivolse con maggiore freddezza: - Nei giorni precedenti l'incontro alla Yellow Box... Uno dei Death Note è stato nelle nostre mani-.

Silenzio.
- Esatto. Per la precisione nelle mie mani- confermò Near, precedendola nel ragionamento.
Come sempre, del resto.
La donna si lasciò sfuggire un sorriso nervoso:- Vado dritto al punto, allora. Mello si è comportato in modo decisamente... Atipico. Non sarebbe stato da lui morire per fornirti l'indizio determinante e non credo che possa avere agito in modo così estremo solo per stima e affetto nei confronti di L... Quindi...-.
- Si sta chiedendo se io non abbia manipolato Mello attraverso il Death Note- concluse Near con voce piatta.
Halle serrò le labbra, puntando lo sguardo su di lui: il giovane aveva interrotto il mikado, portando una mano sul ginocchio destro e una alla chioma bianchissima. Gli occhi rimasero però fissi sul pavimento
La stanza si svuotò di ogni suono, fatta eccezione per i loro respiri.
-C'era anche un'altra possibilità per manipolare Mello- aggiunse la donna dopo un respiro profondo.
Near alzò lo sguardo e lo puntò con decisione negli occhi della sua interlocutrice, con grande stupore di quest'ultima.
Vi era un vago bagliore nelle iridi grigio cupo dell'albino.


-Vada avanti, Lidner-.



-L'incontro con Mello... Quello durante il quale gli consegnasti la foto...- proseguì Halle, incoraggiata dalla debole reazione dell'altro.

-Sì- mormorò assorto il giovane, arrotolando ripetutamente una ciocca candida tra le dita.
-... Tu rimanesti sempre di spalle-.
-Corretto-.
-Non avresti avuto modo di... Osservare l'abbigliamento di Mello nei dettagli...-.
-...-.
-Eppure... La bambola con le sue fattezze, quella che costruisti alcuni giorni dopo, era perfettamente identica a lui in ogni particolare!- disse Halle con una nota di urgenza in più nella voce: eccoci al punto di non ritorno, pensò.
-Tu e Mello vi siete certamente incontrati privatamente. E in tale occasione lui deve essersi tolto la giacca. Un incontro non breve, dunque - proseguì, pentendosi immediatamente dell'eccessiva aggressività nella sua voce; notò un lieve sobbalzo di Near di fronte alla sua rabbia.
Il giovane sembrava ora a disagio e ella non riusciva a non gioirne: se fosse riuscita a scalfire la sua indifferenza, la risposta che ella cercava sarebbe stata molto più facile da ottenere.
-È mio desiderio sapere se Mello abbia deciso di farsi uccidere dopo averne parlato con te... Se la sua morte sia stata solo un'utile stratagemma per raggiungere la vittoria più rapidamente! Eravate due geni, non era possibile trovare un altro modo che non costasse la vita a nessuno? - conclusi bruscamente, ormai al limite dell' autocontrollo.

Non era riuscita a rimanere lucida.

Non davanti al pensiero che la morte di Mello fosse stata coordinata da Near stesso.
L'esplicitare a voce quell'ipotesi era stato terribilmente doloroso.


Silenzio.



- Halle-.

La donna tacque, sorpresa: la voce di Near era appena udibile, poco più di un sussurro.
-Mello sarebbe indignato per la poca fiducia che ha nelle sue capacità intellettive e nella sua lucidità... Un uomo come lui non avrebbe mai accettato di morire sotto mio suggerimento, come lei ha insinuato poco fa-.
La voce di Near suonava quasi metallica mentre esponeva ordinatamente le sue obiezioni: che quella sfumatura ferrea del suo timbro solitamente piatto fosse rabbia ?
Halle si sentì come una scolaretta scapestrata di fronte al severissimo preside, in attesa della sua punizione: un certo sollievo si diffuse nel suo cuore, mentre le sue ipotesi venivano smantellate con metodica accuratezza.

Vi era sempre la possibilità che Near stesse mentendo per non perdere il suo appoggio, ma non riusciva a credere che Near, per quanto abile, riuscisse a simulare emozioni.
L'erede di L aveva sempre mostrato serie difficoltà a trasmettere a chi gli stava vicino qualcosa di più intimo e profondo di deduzioni brillanti e piani ben organizzati: alla donna non era sfuggito il fatto che il giovane durante la conversazione non avesse ripreso il gioco, come faceva di suo solito; era assolutamente immobile, rigido, quasi raggomitolato su se stesso, con un'espressione indecifrabile sul volto.

Sembrava che i suoi lineamenti morbidi non sapessero bene come posizionarsi.

Le nocche della mano stretta sul ginocchio erano bianchissime, come se stesse mettendo una certa forza in quell'atto.
"Che sia rabbia?" si domandò Halle per la seconda volta.

-Per quanto possa risultarle poco valida la mia versione dei fatti, dato che non può essere confermata da nessuno, posso assicurarle che non ho manipolato Mello utilizzando il quaderno-.
Lidner annuì in silenzio, senza staccargli gli occhi di dosso.

Alcuni istanti e Near pronunciò tre frasi con lo stesso tono di voce di un colpevole nell'atto di confessare:
-Non l'ho spinto a fare nulla. Non ci siamo accordati su nulla... -.
Il giovane genio parlava ora tenendo gli occhi chiusi: se solitamente appariva piuttosto fragile dal punto di vista fisico, ora sembrava spossato, privo di qualunque energia.

-...Soprattutto, non ho mai voluto la sua morte-.

Halle ascoltò quella risposta appena mormorata con aria impassibile, nonostante lo sconvolgimento interiore che quelle ultime parole avevano scatenato in lei.
A turbarla non erano state le parole del suo datore di lavoro, poichè era consapevole di quanto Near non avesse nulla di personale nei confronti di Mello, ma il modo in cui le aveva dette.

Sembravano essergli state strappate contro la sua volontà e con grande fatica.

-Riguardo il mio ipotetico incontro con Mello, mi perdonerà se non le fornirò alcuna risposta in merito. E ora se non le dispiace tornare al suo lavoro, agente...- concluse Near , raddrizzando le spalle e tornando a concentrarsi sul gioco che aveva abbandonato poco prima.


Tornando se stesso, forse.


Lidner annuì:- Certo... Perdona la mia invadenza, volevo solo...-.
-Non c'è bisogno di aggiungere altro, ho capito perfettamente- la interruppe Near, rimuovendo, mentre la donna tornava al suo lavoro dopo avergli gettato un'ultima occhiata, alcuni bastoncini dal gioco con movimenti molto più lenti di prima.

Forse a causa delle mani non più così ferme.







-Near
-.
-Mello-.

I due giovani si osservarono in silenzio.
Erano passati cinque anni dall'ultima volta che si erano visti.
Mello, appoggiato allo stipite della porta della camera d'albergo che aveva prenotato per il loro incontro, scrutava l'ex compagno d'istituto con la sua solita espressione tagliente; Near ricambiò l'occhiata, osservando con aria impassibile l'aspetto scarmigliato e stanco del rivale e l'enorme cicatrice, ricordo dell'irruzione della polizia giapponese nel covo dove aveva vissuto durante la sua "carriera" da criminale, che rendeva il suo volto affilato ancora più feroce.
-Entra- disse brusco il giovane biondo, scostandosi per lasciar passare l'ospite.
L'albino seguì il suo ospite fino ad un logoro divano nero dove si accomodarono, l'uno piuttosto distante dall'altro; l'albergo scelto dall' ex mafioso era a dir poco spartano, la stanza era cupa e spoglia, illuminata solo dalla pallida luce solare che filtrava dalle tende logore.
-Ho elaborato una storia piuttosto fantasiosa per giustificare la mia assenza all'SPK, Mello... Perchè hai voluto vedermi in privato?- domandò Near, sollevando il ginocchio sinistro fino al petto e ruotando leggermente il busto verso Mello; questi tenne lo sguardo ostinatamente fisso davanti a sè, dando un morso violento alla cioccolata che reggeva tra le dita affusolate e avvolte dalla pelle nera dei guanti.
-Sarò breve e diretto: meno tempo perdiamo meglio è per entrambi. Ho saputo che hai intenzione di incontrare il secondo L-.
-Sì-.
Mello annuì, voltandosi poi verso di lui e puntando lo sguardo ceruleo sul suo volto: - Hai tutte le prove necessarie per incastrare quel bastardo?- scandì con durezza, dando un nuovo morso alla cioccolata.


Near non potè fare a meno di evitare il suo sguardo.
Mello non ebbe bisogno di una risposta per capire cosa passava nella mente del rivale.


Una risata secca, amara e piuttosto lugubre risuonò nella stanza.
Mello scosse la testa, infilando la stagnola ormai vuota della cioccolata in una tasca del giaccone scarlatto poggiato sul bracciolo accanto al quale era stravaccato
: -Incredibile... Il geniale erede di L si trova con le spalle al muro-.
Near strinse gli occhi attraversati da un lampo di fastidio: - Potrei dire lo stesso di te, Mello... Sei rimasto solo***, senza mezzi e ti mancano prove schiaccianti per poter incastrare il colpevole e prenderti la tua vittoria su di me-.
Mello si voltò di scatto verso il giovane albino: - Possiedo più mezzi di quanto tu non immagini... E per quanto riguarda il caso, credimi se ti dico che sono a conoscenza di alcuni elementi piuttosto interessanti- ribattè con aria di sfida, la voce carica di astio.
Near abbassò nuovamente lo sguardo: - Inutile continuare a discutere, Mello... So quanto mal sopporti la mia presenza, per cui andiamo al sodo. Ho intenzione di attuare un piano che potrebbe comportare la mia morte in cambio di una prova certa della colpevolezza di Kira. Sottolineo "potrebbe", in quanto temo che le probabilità di riuscita siano estremamente basse. Tuttavia non vedo altra soluzione- disse con voce piatta, mascherando la propria inquietudine, -Il secondo L, ovvero Kira, è astuto, un abile stratega e un uomo spietato- proseguì - Anche calcolando ogni singola variabile so che non mi sarà possibile prevedere ogni sua mossa. Come hai detto poco fa, ho le spalle al muro. Ma non intendo rinunciare senza apportare alle indagini il mio contributo-.
-Il tuo contributo? Dai per scontato che la tua morte porti a qualche risultato... E se così non fosse?- domandò aspramente Mello - Se tu morissi invano?-.
Near sospirò, sollevandosi dal divano con lentezza: - Lascerei tutto in buone mani- rispose -Ora perdonami, Mello, ma devo tornare al quartier generale. Per qualunque cosa non esitare a chiedere a Lidner di avvertirmi-.

Quella frecciatina finale segnò il suo destino.

Pochi istanti e il giovane albino si trovò schiacciato contro la parete della stanza, sollevato per il bavero della camicia da un Mello a dir poco infuriato.
-Ma bravo, hai scoperto il mio contatto nell'SPK... Pensavi di andartene così, dopo questa battuta in grande stile?- ringhiò a pochi centimetri dal suo volto.
-Abbiamo altro da dirci?- replicò Near glaciale, puntando le iridi fumose negli occhi cerulei dell'altro.
- Non avevamo finito di parlare, Near. La tua penultima frase era piuttosto interessante... Hai già trovato un erede, in previsione della tua fine gloriosa? Sono curioso di sapere chi sia- rispose Mello con voce carica di sarcasmo.

-Se la tua mente non fosse offuscata dalla rabbia, capiresti di aver detto un' enorme sciocchezza, Mello-.

Il giovane prese fiato, pronto a ribattere, ma venne fermato dalla mano di Near che andò a posarsi con delicatezza sulle sue labbra.
-Basta così, davvero- disse, impedendogli di parlare, le dita premute con maggiore decisione sulla sua bocca - Rifletti su quanto ho detto e tenta di essere meno prevenuto nei miei confronti. Mi sembrava superfluo dire che la persona cui cederei il passo, l'unica persona capace di proseguire con successo nell'indagine, saresti tu-.
Mello aveva un' espressione a dir poco disorientata, quasi avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso.
Near proseguì, avvertendo la stretta di Mello sul bavero della camicia farsi più debole: - Ovviamente avresti a disposizione tutta l'attrezzatura e le risorse dell'SPK, nonchè gli uomini rimasti al suo interno. Sono certo che riusciresti a incastrare Kira e a vendicare L, non avendo più la mente offuscata dall'idea fissa di umiliarmi e di dimostrare la tua superiorità su di me... Perciò, Mello, accetteresti di prendere il mio posto, in caso io morissi?-.
L'interpellato tacque, nonostante la mano di Near si fosse scostata, permettendogli di rispondere; il giovane albino rimase immobile, in attesa.
-Non posso accettare una vittoria del genere- replicò con decisione rabbiosa dopo alcuni istanti di silenzio.
Near osservò l'espressione combattuta del rivale, in contrasto col suo timbro deciso: aveva sperato di ottenere il suo consenso, invece si ritrovava punto a capo.
Sarebbe morto invano, dunque?
-Capisco- rispose tuttavia con voce calma, chinando il volto e sperando che Mello non scorgesse la sua espressione.
Ovviamente le sue speranza non vennero esaudite.
Mello si chinò per incontrare nuovamente il suo sguardo e sussultò lievemente, notando l'ombra di inquietudine che aleggiava sul volto del rivale.
-Hai paura di morire, Near?- domandò con una certa curiosità negli occhi ancora fiammeggianti.
Il giovane tentò di evitare ancora le iridi cerulee dell'altro, anche stavolta senza successo.
Near annuì impercettibilmente, chiedendosi perchè stesse rivelando tanto di sè alla persona che più lo voleva umiliato e sconfitto, rendendosi terribilmente vulnerabile.

- Lascia che lo faccia io, allora-.
A quelle parole decise, Near sobbalzò, improvvisamente agitato.
-No-.
-A me non interessa morire o restare in vita: ho i miei obiettivi e li raggiungerò a qualunque costo. Pensi forse che la mia morte sarebbe meno "utile" della tua?- ribattè Mello nuovamente infuriato.
L'erede di L scosse la testa con decisione: -Ritengo ingiusto che tu ti sobbarchi questa parte del piano; se vuoi realmente mostrare la tua "utilità", prendi il mio posto e manda Kira al patibolo-.
- Io invece credo che tu sia convinto della mia inferiorità! Non è sempre stato così, sin da quando eravamo bambini? Speri che io non riesca a risolvere il caso, speri che io ne esca umiliato!- ribattè Mello aggressivamente, tornando a torreggiare sul rivale e costringendolo a rannicchiarsi nuovamente contro il muro per non essere schiacciato.


-Pensala come vuoi-.


Near era sconvolto quanto Mello per il modo in cui egli stesso aveva pronunciato quelle parole: la sua voce era sembrata il guaito di una bestia ferita tanto era piena di dolore.
Più passava il tempo più si ritrovava in completa balìa delle proprie emozioni.
-Near...-.
-Lasciami andare-.
-No-.
-Devo supplicarti in ginocchio?- disse Near ormai al limite della sopportazione: quella situazione lo rendeva teso e incapace di mantenere il solito autocontrollo. Tentò di spingere via Mello, ma questi rimase immobile, bloccandolo contro il muro, gli occhi ancora colmi di stupore.
-Dimmelo- ordinò perentorio l'altro.
-Cosa?-.
-Come dovrei pensarla, per citarti -.
Mello sembrava essersi ripreso dalla sorpresa, visto il tono sarcastico con cui gli si rivolgeva in quel momento.
-Dovresti smettere di pensare che qualunque parola esca dalla mia bocca sia mirata a ferirti, Mello-.
-È così?-.
-Sì-.
-La tua parola contro la mia, Near-.
-La tua paranoia testarda contro il mio tentativo di mostrarti quanto tu ti sbagli, piuttosto-.

Era la conversazione più lunga che avessero mai avuto.
Near si sentiva esausto, al limite delle proprie forze: non lo aveva convinto a prendere il suo posto e stava rischiando di convincerlo ad andare a morire al posto suo.
Le cose non andavano affatto bene.

-Near, permettimi di agire come meglio credo e avrai quelle prove- disse Mello respirando pesantemente e fissandolo con aria decisa.
Near sentì nuovamente un' inquietudine crescente farsi strada nella sua persona.
Il cervello gli sussurrava i vantaggi di tale piano, suggerendogli di accettare, mentre un'altra voce gli urlava di negare ancora una volta il suo consenso.


Sollevò lo sguardo su Mello, ancora curvo sul suo corpo raggomitolato contro la fredda parete, trovandosi di fronte al suo rosario nero.
Il Cristo in croce evitava il suo sguardo, il capo reclinato sulla spalla, l'espressione carica di sofferenza.
Per un istante la sua mente sovrappose quell'immagine a Mello e tutto fu più chiaro.


-Non potrei mai accettare di lasciarti morire-.


Near pronunciò quelle parole in tono di resa.
Non avrebbe potuto, no.
Non avrebbe sopportato di saperlo morto in qualche luogo sconosciuto, il corpo nervoso e agile privo di qualunque guizzo vitale, gli occhi, ora ardenti, vuoti, l'espressione fiera raggelata in una smorfia di dolore.


"Sto compiendo il primo gesto irrazionale della mia vita.
Sto agendo per la prima volta senza aver premeditato nulla".
Questo pensò, mentre portava il crocifisso alle labbra, posandovele sopra per alcuni istanti.


Fu un attimo.
Mello si chinò fulmineo su di lui, un'espressione sconvolta sul viso.
Un attimo.
Near si lasciò scivolare tra le dita il crocifisso, che tornò al suo posto, mentre una mano guantata di nero lo costringeva a levare il viso.


Un attimo fu il tempo in cui le loro labbra si incontrarono per la prima ed unica volta.


-Mello...-.
-Devi andare, lo so. Halle mi ha detto che hai una mia vecchia foto dell'orfanotrofio... Verrò presto a prenderla-.
-Va bene-.




-Near, io ho finito. Ci sono altri documenti di cui vuoi che mi occupi?-.
L'interpellato si riscosse, il flusso di ricordi interrotto dall'ingresso discreto di Halle.
-No, Lidner, vada pure- rispose in tono appena udibile.
-Come desideri- disse la donna, salvo poi avvicinarglisi con aria preoccupata, - Near, io... Perdonami per aver insinuato la tua colpevolezza riguardo la morte di Mello-.
-Non si preoccupi, ha fatto bene a farmi partecipe dei suoi timori... Sono una persona piuttosto difficile, lo so bene, ma deve credermi se le dico quanto io apprezzi il suo lavoro e quanto le sia riconoscente per ciò che ha fatto in questi anni. Anche per aver sostenuto Mello. Sarebbe spiacevole se le incomprensioni guastassero il nostro rapporto- disse Near con la parvenza di un sorriso comprensivo sul volto, osservando la donna chinare la testa in segno di scusa e di ringraziamento e andarsene.



Halle lasciò la struttura a mente serena.
Aveva potuto scorgere più umanità in quel breve sorriso che in molti anni di pacche sulla spalla da parte dei suoi superiori.





Rimasto solo, Near rimise nella loro custodia i bastoncini da mikado abbandonati da ore e si alzò dal pavimento, diretto verso la stanza che utilizzava per la notte.
Poggiò la custodia in un angolo, accanto ad altri giocattoli, e si avvicinò al proprio letto, sedendo sul materasso morbido.
Con un gesto ormai quotidiano sollevò il cuscino, allungando una mano verso l'oggetto che nascondeva in quello stesso posto da anni.

Al centro esatto della zona di materasso prima coperta dal guanciale era posato un rosario nero.

-Near-.
Near si voltò un' ultima volta verso Mello:- Sì? -.
Il giovane biondo afferrò il polso destro di Near, sollevandogli la mano e depositandovi il suo rosario nero.
In silenzio.
Le dita dell'erede di L si chiusero sui grani lignei, mentre Mello rientrava nella stanza, richiudendo la porta; probabilmente avrebbe atteso qualche ora prima di lasciare l'albergo, per evitare che qualcuno li vedesse assieme.
Near, voltò le spalle alla porta e si diresse verso l'uscita, avvolgendo il rosario attorno a un polso e celandolo alla vista con la stoffa della manica nivea.




La mano di Near raccolse con delicatezza l'oggetto, portandolo al suo petto.
A capo chino, gli occhi fissi sui grani che componevano un'ordinata catena rossa e nera, si trovò a rivolgere la sua quotidiana preghiera a quella Madonna cui Mello sembrava essere tanto devoto, nella speranza che la sua anima potesse riposare tra le Sue braccia.







Questa fic è stata un parto XD.
Doveva avere più capitoli, doveva presentare due pairing, doveva avere una lemon, poi doveva essere breve, senza alcun riferimento sentimentale e poi... Boh, è uscita così.
Ho inserito OOC a ogni buon conto, dato che la caratterizzazione di Halle e il rapporto Mello Near possono solo essere ipotizzati da noi poveri scrittori di fic.
Il What if? è legato alle ipotesi di Halle, in parte riprese da quelle di Mazuda nell'ultimo numero e in parte, come già detto, colte dalla mia osservazione.

Vi prego di scrivere le vostre impressioni.
Per questa fic è importantissimo che io abbia le vostre impressioni, dato che mi sono mossa in modo diverso dal solito e ho trattato elementi moooolto delicati, spero con la giusta sensibilità e completezza.


Grazie,
Irene.












*Non la cantante, nel caso ci fossero dubbi... La Madonna, non Madonna XD Ho pensato al rosario e alle statuette presenti nel covo all'interno dell'anime.

**Antico gioco cinese di destrezza e di pazienza. Si gioca su un tavolo ricoperto con un tappeto utilizzando 31 bastoncini colorati della lunghezza di 17 cm circa. I bastoncini vanno lasciati cadere a ventaglio da una posizione verticale. Il giocatore li toglierà dal gruppo ad uno ad uno cercando di non muovere gli altri. Se sbaglia e muove gli altri bastoncini il turno passerà a un altro giocatore... Che in questo cosa non c'è, dato che Near gioca da solo XD
*** Sarà ovvio, forse, ma ci tengo a sottolineare che Near non può essere a conoscenza della sopravvivenza di Matt e dell'aiuto che egli è in grado di dare al numero due della Wammy's; dunque ai suoi occhi Mello è solo e senza mezzi.

  
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