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Autore: Nihal    05/12/2010    8 recensioni
“Minato, per cena ho voglia di ramen.”
“Ma cara, Teuchi è in vacanza.”
“Minato, per cena ho voglia di ramen.”
“Ma…”
“Minato, vuoi contraddire una donna in dolce attesa?”

[A sakuchan_94 per il suo compleanno. Sì, quello di due mesi fa!u___ù]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Voglia di ramen



“Minato, per cena ho voglia di ramen.”
“Ma cara, Teuchi è in vacanza.”
“Minato, per cena ho voglia di ramen.”
“Ma…”
“Minato, vuoi contraddire una donna in dolce attesa?”

***


Fu così che quel giorno Minato si impegnò a delegare tutte le sue mansioni di quella giornata al povero Kakashi – che altra colpa non aveva se non quella essere passato per la stessa strada dell’Hokage due minuti dopo che Kushina lo aveva lasciato per uscire con Mikoto – mentre lui si dirigeva mestamente a casa sua, dove avrebbe dovuto riuscire a mettere insieme tutti gli ingredienti che servivano per il ramen e poi, peggio ancora, avrebbe dovuto sperimentare per la prima volta l’uso dei fornelli e cucinare.
“Ma Minato sensei, io oggi dovrei partire per una missione!” si lamentò Kakashi grattandosi distrattamente il capo. Non era possibile che il suo maestro si fosse dimenticato della missione, dal momento che era stato lui stesso, il giorno prima, ad affidargliela rammentandogli che era molto importante che lui la portasse a termine il più in fretta possibile.
“Revocata” asserì Minato frettolosamente, facendo per andarsene.
“Ma io non posso svolgere i suoi doveri di Hokage!” gli fece notare Kakashi che non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
Minato agitò una mano davanti a lui con noncuranza.
“Ma sì che puoi… devi solo chiuderti in ufficio e firmare le carte, non ti preoccupare.”
“Ma…” protestò debolmente Kakashi.
“Niente ma, io devo proprio andare. Mi raccomando Kakashi, io mi fido di te…”
E mormorando qualcosa sull’isterismo delle donne incinte e sulla proverbiale inettitudine culinaria degli Hokage di Konoha se ne andò per la sua strada, lasciandosi indietro un Kakashi sbigottito che forse stava iniziando a capire il motivo del nervosismo del suo maestro.

***


Mise piede nella cucina quasi con deferenza, come se quel posto avesse un non so che di sacro. E per lui effettivamente era così: quello era il regno di Kushina e lui non avrebbe mai pensato di dovercisi addentrare, un giorno. In primo luogo, optò per un censimento generale degli strumenti. Iniziò ad aprire credenze a caso e a tirare fuori pentole, pentolini, padelle e vari contenitori che sicuramente avevano una loro funzione precisa, sebbene Minato non la conoscesse affatto.
Prese in mano una padella di medie dimensioni e iniziò ad osservarla da tutte le angolature.
“Bene, secondo me questa posso usarla. Credo. O forse è meglio quell’altra?”
Così dicendo si spostava nella cucina cercando di evitare di centrare in pieno i mobili che la riempivano.
Quando riuscì a creare un assortimento abbastanza vasto di padelle, dovette passare ai vari ingredienti.
Gli ci volle qualche secondo prima di capire che lui non aveva la più pallida idea di che razza di ingredienti servissero per preparare la pietanza tanto adorata dalla moglie. Si buttò sulla prima sedia che gli capitò a tiro, sconfortato.
Kushina aveva preparato il ramen così tante volte che la buona creanza avrebbe voluto che lui imparasse a memoria gli ingredienti. Peccato che così non era stato.
“E adesso cosa faccio?” mormorò sconfortato da sé, mentre la ridicola idea di andare a cercare Teuchi in qualunque posto egli fosse si faceva sempre più allettante di minuto in minuto.
Perché non poteva avere in casa una di quelle comode confezioni di ramen istantaneo? Erano molto utili, soprattutto quando una persona era totalmente incapace di cucinare. Gli venne in mente che l’ultima l’aveva divorata Kushina due sere prima. “Allora, pensiamo… cosa farei se fossi Kushina?”
“Ordinerei a me stesso di prepararmi del ramen, evidentemente.”
Dopo aver tentato, in modo non molto proficuo, di immedesimarsi nella moglie, un’illuminazione folgorante lo colpì. Un libro di ricette che Kushina non aveva mai usato giaceva nell’altra stanza. Avrebbe potuto attingere la ricetta da lì.
Risolto quel problema avrebbe soltanto dovuto… cucinare! Si affrettò a prendere il libro e iniziò a cercare la voce ramen. Pensava che sarebbe stato facile, eppure si sbagliava. Eccome se si sbagliava. Un’intera sezione era dedicata a quel piatto tanto prelibato.
Ramen al miso, ramen shoyu, ramen tonkotsu, ramen shio…
“E adesso cosa preparo? Quale preferisce Kushina?”
Il suono del campanello lo distrasse dai suoi cupi pensieri, che lo avevano fatto afflosciare inerte sul tavolo della cucina, con il libro delle ricette sotto di lui.
Rincuorato da quell’interruzione, corse alla porta ad aprire, trovandosi davanti il volto severo di Fugaku Uchiha, che lo squadrava con espressione di disappunto.
Minato gli sorrise con trasporto: in quella situazione disperata, anche la presenza dell’Uchiha gli faceva piacere.
“Fugaku, entra!”
Fugaku oltrepassò la porta con circospezione e il suo sguardo cadde sul libro di ricette ancora aperto sul tavolo.
“Devo dedurre che hai affidato le tue mansioni di Hokage al giovane e inesperto Kakashi Hatake per qualcosa di estremamente importante.”
Minato si grattò la testa con imbarazzo.
“Beh… sì, sì. Molto importante. Molto.” Annuì imbarazzato.
“Vedo” mormorò Fugaku lanciandogli uno sguardo di disapprovazione.
Minato si affrettò a spostarsi di lato, in modo da coprirgli la vista del libro di ricette.
“Hai qualcosa di importante da dirmi?”
“Effettivamente sì.”
“Non può aspettare a domani?”
“Evidentemente no.”
È davvero stimolante conversare con quest’uomo si ritrovò a pensare Minato con una punta di ironia.
“Cosa vuoi dirmi?”
“Volevo parlarti della posizione del nostro clan all’interno del villaggio.”
Come tutte le altre volte in cui chiedeva di conferire con lui, d’altronde.
“E cosa vuoi dirmi?”
“Penso che dovremmo avere più spazio. Possiamo renderci utili.”
“Fugaku, voi vi rendete già utili. Fate parte della pol…”
Si bloccò, quando gli venne in mente che il clan Uchiha era noto per la sua eccellenza nelle arti culinarie.
“Hai ragione. Tu… cioè voi nella tua persona, potete essere utili al villaggio. Per una questione della massima importanza.”
Gli occhi dell’Uchiha si accesero di curiosità sebbene riuscisse a mascherarlo quasi perfettamente.
“Di cosa si tratta?” chiese con voce atona.
“Prima devi assicurarmi che obbedirai alla mia richiesta. È molto importante.”
“Non potrei disobbedire agli ordini dell’Hokage” asserì Fugaku in tono diplomatico.
Minato si spostò nuovamente di lato, concedendogli magnanimamente la vista del libro di cucina.
“Aiutami a preparare il ramen!”
Minato non sarebbe mai riuscito a descrivere l’espressione piena di orrore di Fugaku quando gli fece la sua richiesta. Poteva però vantare di essere riuscito a far cambiare espressione all’amico, forse per la prima volta in vita sua.
“No” dichiarò, facendo intendere chiaramente che secondo lui nel momento in cui lo avevano nominato Hokage quelli del consiglio erano palesemente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
“Non vuoi aiutare il tuo Hokage?”
“No.”
“Vorresti tradirmi?”
“Non è un vero tradimento.”
Minato sembrò riflettere per qualche minuto.
“Bene, dirò in giro che mi hai aiutato a preparare il ramen e che hai indossato il grembiule di mia moglie.”
Fugaku sbiancò. Minato poteva considerarsi fiero di se stesso. Il secondo cambio di espressione di un Uchiha nel giro di cinque minuti non era un risultato da poco.
“Ti disprezzo” biascicò solo Fugaku tentando di mantenere un tono dignitoso, mentre consultava con espressione signorile il libro delle ricette.
“Sì, ti voglio bene anch’io” affermò Minato con ilarità, sperando che grazie all’amico sarebbero riusciti a fare qualche progresso.
Per diversi minuti in cucina regnò un silenzio quasi religioso, ad esclusione dei regolari sbuffi di disapprovazione di Fugaku che si stava convincendo sempre di più dell’ipotesi di un tentativo di complotto da parte dell’Hokage ai suoi danni. Riteneva addirittura ridicola l’idea che Minato l’avesse obbligato a cucinare per lui.
Da parte sua Minato continuava a spiare al di sopra della spalla di Fugaku, che era intento a consultare il libro di ricette come se all’interno ci fosse scritto qualcosa di estremamente importante.
“Allora?” chiese ansioso, quando Fugaku si decise ad alzare lo sguardo dal libro con studiata lentezza.
“Allora cosa?” chiese lui evidentemente contrariato dall’impazienza dell’Hokage.
“Allora, è facile da preparare?”
“Namikaze, per chi mi hai preso? È difficile trovare qualcosa in cui gli Uchiha non eccellano” affermò Fugaku in tono pomposo.
Minato agitò la mano con fare annoiato e evitò di contraddirlo. L’amico era un po’ suscettibile sull’argomento. In pochi minuti Fugaku riuscì a mettere insieme ciò che gli sarebbe servito per preparare quella che sarebbe stata la cena di Kushina.
Minato si disse che avrebbe dovuto chiamarlo sin dall’inizio: lui ci aveva impiegato trenta minuti soltanto per capire quale fosse la padella giusta. Per inciso, alla fine la sua scelta era ricaduta anche su quella sbagliata, dal momento che quando l’aveva indicata all’Uchiha lui lo aveva allontanato con un gesto stizzito della mano.
Minato fu ben contento di non dover fare altro che passare gli ingredienti a Fugaku che annunciava ciò che gli serviva con una serietà degna di un ninja medico nel pieno di un’operazione delicata.
“Germogli di soia” ordinò, senza voltarsi dalla posizione che aveva assunto davanti ai fornelli.
Minato gli porse ciò che gli era stato chiesto senza fiatare.
“Salsa di soia.”
“Sì, dottor Uchiha.”
Lo sguardo di Fugaku gli fece gelare il sangue nelle vene. Era più che evidente che non gradiva qualche battuta di spirito.
Quando il classico odore del ramen appena preparato si espanse per la cucina, Minato iniziò a rilassarsi. Sebbene fino a quel momento avesse osservato l’amico all’opera, non era riuscito a convincersi che un uomo serioso come Fugaku sarebbe stato davvero capace di destreggiarsi così bene tra i fornelli.
Terminate le ultime operazione Fugaku si allontanò dall’Hokage e fece per andarsene.
Minato lo richiamò.
“Ehi, Fugaku, grazie per l’aiuto.”
L’Uchiha gli fece un cenno per fargli capire di aver sentito il ringraziamento.
“Saresti una cuoca provetta” continuò lui, felice di poterlo stuzzicare un po’.
“Va’ al diavolo, Namikaze” replicò lui, con tono dignitoso, mentre usciva dalla porta.
Minato si rese conto che probabilmente Fugaku era l’unica persona esistente in tutte le terre ninja che riuscisse ad insultare qualcuno con espressione dignitosa.
Osservò il ramen quasi con reverenza. Adesso doveva solo aspettare il ritorno di sua moglie e mettergli sotto gli occhi la sua pietanza preferita.
Sicuramente quella serata sarebbe stata un successo.

***


Kushina rise all’ultima affermazione di Mikoto e poi si divisero per andare ognuna a casa propria.
Avevano passato tutto il giorno fuori casa e in quel momento Kushina – per quanto apprezzasse una giornata tra amiche – non voleva fare altro che andare a casa e possibilmente cenare.
Non appena entrò, la prima cosa che vide fu Minato che le sorrideva.
“Ti ho preparato la cena, cara” affermò sorridendole.
Kushina rispose al sorriso.
“Sono contenta, ho proprio voglia di-”
“Ramen?” terminò la frase per lei Minato.
“No, in realtà stranamente mi è passata la voglia di ramen. Ho deciso che voglio gli onigiri. Spero che tu me li abbia preparati.”
“O-ni-giri?” riuscì solo a sillabare l’Hokage, prima di cadere con un tonfo sul divano in uno stato catatonico.
Non voleva più il ramen, adesso preferiva gli onigiri.
Si era attirato l’odio imperituro di Fugaku Uchiha senza motivo.
“Minato, stai bene?”
Kushina osservò il marito che non sembrava dare segni di vita.
Gli uomini. Certe volte proprio non riusciva a capirli.


Fine!




Prima che iniziate a lanciarmi i pomodori o qualcosa di più contundente voglio dire, in mia difesa, che i miei neuroni – quelli rimasti, ovviamente – si sono presi un’immeritata vacanza, quindi la colpa è loro se ho scritto una cosa del genere!>___>
E anche di sakuchan. Visto che questa storia è per il suo compleanno. Non guardiamo i dettagli, cioè che il suo compleanno è stato due mesi fa è che io l’ho scritta un po’ in ritardo. È colpa del fusorario! È sempre colpa del fusorario!°°
Tanti auguri, baka!** Visto che ci sono ti faccio anche gli auguri di Natale anticipati!xD
Prendetevela con lei se volete, non con me!ç___ç
*sparisce prima che un’ondata di pomodori la travolga*
P.S: scusatemi per il titolo, ma sono stata sempre scarsa in queste cose!ç____ç

  
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